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martedì 24 marzo 2009

Ricordo del professore Agostino Cembalo. Un grande altavillese

L'ULTIMO ALLIEVO DI MANLIO ROSSI DORIA
Agostino Cembalo, contribuì a far diventare scienza i conti degli agricoltori.
Allievo e poi collaboratore di Manlio Rossi Doria, è stato professore d'estimo presso la facoltà di Agraria di Portici.


Per trattenerlo a quel centro per le ricerche economico agrarie per il mezzogiorno, annesso alla gloriosa facoltà di agraria di Portici, il luogo dove è stata elaborata la politica agraria per il Sud, Manlio Rossi Doria, che era uomo fieramente di sinistra e tutto d'un pezzo perché fu azionista prima d'essere socialista, fece in modo da aumentare tutti gli stipendi dei ricercatori e degli assistenti. Agostino Cembalo, un giovane agronomo d'Altavilla Silentina, figlio di Luigi, volitivo piccolo agricoltore della piana di Cerrelli, non doveva andare via. Presso quel prestigioso centro, il cuore politico – economico di Agraria, erano passati nomi illustri. Da Emilio Sereni, che sarà ministro nei primi governi unitari del secondo dopoguerra e poi massimo teorico della politica agraria comunista in Italia a Rocco Scotellaro, non solo il poeta e scrittore che molti ancora conoscono, ma anche il primo applicatore in Italia delle modalità della sociologia applicata al mondo rurale, secondo le modalità messe a punto durante il New Deal roosveltiano. Presso Rossi Doria, che sarà anche senatore socialista eletto in Alta Irpinia, si concentra il milieu degli economisti agrari non solo del Mezzogiorno d'Italia ma, e sovviene il nome del torinese Giovanni Mottura, da tutta la penisola. Cembalo è con Guido Fabiani, Cupo, Matassino, De Benedictis e poi Enrico Pugliese e Mino Nardone, che prima di diventare deputato dei Ds e presidente della provincia di Benevento è ricercatore presso il centro di Rossi Doria. Agostino Cembalo sapeva far di conto, padroneggiava quella scienza che si chiama estimo, che sa dare un valore alle aziende agricole, calcolare la redditività delle colture agricole. Oggi l'avremmo definito un manager dell'agricoltura. E' così la Sangemini, che nella provincia di Caserta, aveva – ed ha ancora – una grande azienda agricola, l'aveva adocchiato per affidargliene la direzione. Nel frattempo con la porticese Cira Aversano, proveniente da una famiglia di floricoltori vesuviani, aveva avviato la creazione di una famiglia. La questione si risolse con Agostino che continuò a fare il direttore della Sangemini e restò, grazie all'aumento degli stipendi deliberato da Rossi Doria, all'interno della ricerca universitaria.
Con il susseguirsi degli anni il mondo accademico lo risucchiò sempre di più fino ad offrirgli quella prestigiosa cattedra d'estimo. Diventò così il primo docente universitario con natali ad Altavilla Silentina, e soprattutto, con origini dirette in quel mondo contadino e non agrario e bracciantile, che l'Italia democristiana degli anni Cinquanta e Sessanta mostrava di tenere in considerazione sì ma senza dargli una robusta iniezione di riforme di struttura tali da dargli un futuro.
Arriviamo così al 1975, quando Maurizio Valenzi diventa sindaco di Napoli e con Antonio Bassolino, segretario regionale comunista, si pongono il problema di cominciare a "mettere le mani" nella gestione di una Centrale del Latte napoletana dove la camorra faceva il bello ed il cattivo tempo. Fu naturale chiedere consigli a Portici, serviva un nome da mettere nel consiglio di amministrazione, che capisse di contabilità, di moralità ineccepibile, capace di non chinare la testa e fosse estraneo a certe "influenze ambientali". Fu Rossi Doria a fare il nome di Agostino Cembalo, anche per l'esperienza fatta sul campo alla Sangemini che allora non imbottigliava solo acqua di fonte ma possedeva una delle più grandi aziende zootecniche della Campania.
Nelle biografie delle personalità di successo, c'è prima o poi il momento nel quale il richiamo del "natio borgo" si fa presente. Per Agostino Cembalo questo arrivò nella prima estate dopo il terremoto del 1980. La parte maggiore la fecero due suoi cugini: prima di tutto Salvatore Cembalo, il dentista che nel 1975 aveva soffiato al potente Antonio Tedesco la poltrona di sindaco, ponendosi a capo di una lista civica "agricola", dove – come accadrà negli stessi anche a Roccadaspide - unirà l'ansia di riscatto delle contrade e quella dei primi figli dei contadini che si sono laureati ed hanno intrapreso prestigiose professioni. Agostino Cembalo c'è, ma è in seconda fila, svolge un ruolo da ideologo. Ma è Germano Di Marco, il cugino comunista, nel 1981 a fargli posto per fargli capeggiare la lista comunista. Quel tempo la temperatura politica di Altavilla poteva tranquillamente essere definita moderatamente clerico-fascista, il Pci solo dal 1975 eleggeva a stento un consigliere comunale. Non c'era neanche la speranza di fare "sponda" con Salvatore, il cugino democristiano, che era già chiaramente distante dal "luccichio" degli anni di governo del paese da parte di Rosario Gallo che si spingeranno fino al 1993. Eletto unico consigliere comunale comunista (era un socialista – liberale – radicale, non un marxista, e chi lo ha conosciuto lo può testimoniare) Agostino Cembalo onorò il mandato nel migliore modo possibile, soprattutto usando quella sua grande competenza di economista agrario. La consiliatura dura poco, nel 1993 si torna a votare, ma Agostino Cembalo non ne vuole più sapere e lascia l'impegno politico locale. E' l'Università a prendere il sopravvento, e negli anni che seguiranno non si concederà più distrazioni politiche. E' nel pool di tecnici che progetteranno quella che è stata, negli ultimi decenni, la maggiore innovazione di sistema apportata all'agricoltura di questa parte della Piana del Sele, vale a dire l'acqua incubata che ha sostituito quella delle canalette a pelo libero. Nella sua Altavilla il programma non è ancora stato completato, ma è stato lui a spiegare la straordinaria valenza economica, e di risparmio d'acqua oggi così preziosa.
Qualche anno fa, per tenere a bada il suo cuore ballerino, per stare più vicino alla sua Cira, "per fare un po' il nonno" come mi disse con quella sua bella voce ed aprendosi in uno dei suoi soliti sorrisi sornioni ed accattivanti, aveva scelto di collocarsi a riposo. Poteva starci fino a settant'anni sulla cattedra. Luigi, il figlio, doveva continuare il lavoro accademico. Ad Altavilla, dov'era tornato, se ne stava in disparte. Toccava a Franco, il genero, occuparsi della politica. Ancora lezioni di stile di quel figlio di contadini che divenne il primo professore universitario del nostro paese. All'amministrazione comunale, alla Bcc di Altavilla – organismi che hanno avuto il suo contributo – il compito di onorarne la memoria, magari, la buttiamo così, con una borsa di studio annuale da attribuire al più promettente dei nostri laureati che vorrà andare a specializzarsi all'estero.
Oreste Mottola

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