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venerdì 25 giugno 2010

Giuseppe Gargano detto “Pinuccio” decorato come “Maestro del lavoro” dal presidente Napolitano

Giuseppe Gargano detto “Pinuccio” decorato come “Maestro del lavoro”
E’ il 2 giugno 2010, Pinuccio viene convocato dal console italiano in Germania per ricevere la “Stella al Merito del Lavoro” conferita con il decreto firmato il 1° maggio dal Presidente della Repubblica.
Le Finalità: Premiare singoli meriti di perizia, laboriosità e buona condotta morale dei lavoratori dipendenti da imprese pubbliche o private. Pinuccio è uno di questi!
( http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=308676 )
Pinuccio raggiunge la famiglia in Germania nel 1969, precisamente a Krefeld. E’ uno dei tanti altavillesi che ha dovuto lasciare Altavilla, con tutta la famiglia, per lavorare e vivere affrontando sacrifici, lasciando tanti affetti nel comune natìo. Da quel dì, ritorna ad Altavilla almeno una volta l’anno ed è uno di quelli che soffre nel vedere il proprio paese incanalato in una strada buia che evidenzia la scomparsa di amicizie, affetti, tradizioni, storia. Pinuccio che abitava con la famiglia in Via Borgo, ricorda la vita, i negozi, le processioni, che in quegli anni animavano la via ed il paese. Oggi è tutto scomparso , in via Borgo un silenzio totale anche di giorno; l’unico punto d’incontro e’ la piazza, trovi qualche vecchio amico e la mente ripercorre il passato! Oggi è rimasto solo questo!
Un tuffo nel passato e Pinuccio ricorda:”Lasciai Altavilla, quel giorno di settembre 1969, partendo con l’autobus delle 14.00 per raggiungere la stazione ferroviaria di Salerno. In piazza salutai amici e parenti e quando l’autobus è partito i miei occhi lacrimavano come “la fontana dei Franci”. A Krefeld i primi due anni sono stati durissimi: la nostalgia del paese ,le usanze cambiate,gli amici persi, la mancanza conoscenza della lingua tedesca… ma col passare degli anni, grazie ai miei familiari, amici e ai concittadini, riesco ad integrarmi raggiungendo tante soddisfazioni personali sposando una cittadina tedesca Angelica, dalla quale ho avuto una figlia che oggi lavora nel campo della previdenza sociale.”
“Nei primi anni , lavoravo con mio padre e mia sorella in una fabbrica di succhi di frutta, poi l’officina meccanica della Citroen. Dal 1976 lavoro presso la “J. Finck & Co KG” una fabbrica dedita alla lavorazione di carta, plastica e articoli speciali per l’imballaggio. Oggi sono Responsabile della Logisitica. Sono contento del mio lavoro svolto in armonia con la proprietà e con i miei collaboratori. “
Pinuccio a Krefeld non è “solo lavoro”. Incomincia ad impegnarsi anche nel sociale collaborando con la missione cattolica, italiana di Krefeld diventando membro del consiglio pastorale. Comunque “il chiodo fisso” nella mente di Pinuccio è sempre Altavilla! Nel 2005, in occasione della giornata mondiale della gioventu’, viene formato il gruppo organizzativo S.Antonio da Padova del quale assume la responsabilità ed il cui fine è quello fare beneficenza e assistenza alle persone bisognose. Nel 2006 viene acquistata, da una chiesa oramai chiusa, una statua lignea di Sant’Antonio, alta ca. 80 cm e che il 13 giugno viene portata in processione per le vie limitrofe alla parrocchia di Krefeld. Pinuccio ha creato a Krefeld, il 13 giugno, una “Litte Altavilla” proprio per mantenere vivo il suo legame alla cultura e alla tradizione alla quale appartiene.
Il lavoro, la professionalità e l’attaccamento alla propria terra di origine sono stati anche evidenziati dalla radio tedesca WDR (trasmette per due ore al giorno in lingua italiana) che ha intervistato Pinuccio in occasione della giornata del volontariato; il Messaggero di Sant’Antonio, invece, ha pubblicato un articolo sulle iniziative del gruppo organizzativo Sant’Antonio di Krefeld.
Anche questo è Altavilla! Altavilla sconosciuta e dimenticata! . Grazie Pinuccio ! Bruno Di Venuta jr

giovedì 24 giugno 2010

Bruno Di Venuta risponde a Gerardo Di Veniere: "Io folgorato? Tu unto!"

IO FOLGORATO, TU UNTO …
Carissimo Gerardo, questa volta, leggendo la tua lettera, sono rimasto folgorato dalle inesattezze, dalle contraddizioni e dalle bugie in essa contenute. L’Auriga Cilento, risponderà con la documentazione necessaria sui punti in cui è stata nominata. Adesso rispondo a titolo personale, perché mi hai chiamato in causa fornendo al Soprintendente e a chi ci legge, informazioni sul mio conto assolutamente false. Mi hai attribuito una carica politica mai assunta in quanto il sottoscritto è stato un semplice consigliere (di maggioranza) dal 1983 al 1988, nell’amministrazione comunale, capeggiata da Rosario Gallo, che era stata eletta grazie anche alla tua fattiva collaborazione (…verba volant sed scripta manent). Non ho mai ricoperto la carica di assessore del Comune di Altavilla Silentina ed erano gli anni (tre anni dal terremoto del 1980) in cui, sia come consigliere comunale che come socio del “Circolo Culturale Tre Torri” partecipavo attivamente all’organizzazione di manifestazioni socio-culturali per il nostro paese. A tal proposito ricordo con grande piacere alcuni eventi (con la E maiuscola) : la pubblicazione del libro “Villaggi Fluviali nella pianura pestana del secolo VII” a cura del prof. Paolo Peduto (Università di Salerno), la pubblicazione del libro”Altavilla Silentina – Profilo storico monumentale e paesaggistico” di Galardi-Messone finanziate dall’amministrazione di cui facevo parte e la nascita del “Parco Naturale la Foresta” avvenuta, non con un progetto e un finanziamento faraonico, ma con un impegno comunale di spesa minimo (se non sbaglio ca. 1,5 milioni di lire ovvero 780,00euro di oggi) e la collaborazione determinante dell’allora Cooperativa “Rinascita valle del Calore” presieduta da Oreste Mottola. Pochi soldi e tanta collaborazione per rendere fruibile la Foresta che fu inaugurata con una festa popolare ancora oggi indimenticabile per la presenza di tante persone arrivate dall’intera provincia. Purtroppo oggi restano solo i ricordi di quelle belle serate, e bisognerebbe interrogarsi per quali motivi queste iniziative non sono state piu’ realizzate negli anni successivi …. (dovresti ricordare i tanti problemi sorti nella Pro Loco durante la tua presidenza? Ricordi come e’ finita? )
In merito alle chiese e al mio impegno da consigliere comunale, credo che sia paragonabile a quello di tanti altri altavillesi, fiducia nei tecnici incaricati, fiducia nelle istituzioni…. Ricordo bene pero’ di non aver mai fatto un comizio elettorale nel quale promettevo la riapertura delle chiese in pochi mesi e sempre entro il dicembre dell’anno in corso. Tu l’hai fatto da candidato nelle tue campagne elettorali , da ASSESSORE DEL COMUNE di Altavilla e lo scorso luglio in Piazza Antico Sedile durante una pubblica manifestazione ,in un ruolo non ben definito. Infatti nell’occasione dicevi che la Chiesa di San Biagio sarebbe stata riaperta entro dicembre (2009?) !.
Sinceramente in questa tua lettera non capisco tutto il tuo astio nei confronti di tutti e sinceramente trovo assurde le tue accuse a tecnici responsabili che hanno ruoli ben definiti nella diocesi e nelle due Soprintendenze. Secondo te sono tutti incapaci e non sanno valutare la realtà ? Ho il sentore che l’iniziativa nella quale sono coinvolto dia molto fastidio perche’ le cose riscontrate sono molto differenti da quanto hai raccontato in questi anni, e all’orizzonte si intravedono i nuovi importanti eventi che il prossimo anno interesseranno la popolazione altavillese…
Caro Gerardo, io saro’ stato pure folgorato sulla via di DAMASCO, ma tu, SEI STATO UNTO DAL SIGNORE COME PROTETTORE DEI BENI STORICI-AMBIENTALI ALTAVILLESI? San Biagio, Castello, Foresta, le cause dello stato pietoso in cui versano sono da ricercare ad Altavilla o in coloro i quali, pur non vivendo ad Altavilla, non vogliono restare indifferenti allo scempio che e’ stato compiuto?
Come Altavillese, desidero che San Biagio e Sant'Egidio siano riaperte al piu' presto cosi' come è avvenuto in tanti altri paesi della Diocesi nei decenni passati! Bisognerà utilizzare tutte le risorse e i canali disponibili, come quello da noi segnalato a Don Costantino il 15 marzo scorso, per centrare l'obiettivo. Questo è il motivo per il quale continuero', anche a 300km di distanza, a creare ed appoggiare iniziative tese ad un rilancio socio-culturale del MIO PAESE!!!
Affettuosamente
Bruno Di Venuta

mercoledì 23 giugno 2010

Sforzi reali e polemiche virtuali tra i detriti di una comunità

(Risposta al post Chiesa di San Biagio, la risposta di Gerardo Di Verniere)

di Diomira Cennamo

Vorrei intervenire su un punto di questa articolata lettera, punto marginale, se vogliamo, rispetto all'ampiezza della polemica, tarata su ben altre problematiche.
Si continua ad accusare Internet, a far finta che il Web non esista, a sostenere che i collegamenti, il coordinamento e le azioni virtuali non siano dopo tutto reali. La posizione espressa a riguardo e tra le righe da Gerardo in un punto della sua lettera aperta è una posizione che tra cinque anni - mi auguro - nessuno si sentirà più di avallare, ma che attualmente continua a relegare comunità come quella altavillese ai margini della crescita e dello sviluppo sociale, civile ed economico.
Proprio mentre scrivo, nell'azienda per cui lavoro, qualche stanza più in là dalla mia, si sta svolgendo un importante incontro con cui si prenderanno delle decisioni di peso economico rilevante. Lo si farà a distanza, attraverso un sistema di video conference call, più o meno simile, come meccanismo, a quello grazie al quale io con altre sette persone volenterose abbiamo fondato un'associazione 'tale' Auriga Cilento un anno e mezzo fa. Associazione di cui non faccio più parte, ma di cui difenderò sempre gli intenti e le modalità con cui è nata, perché sono anche un mio parto e frutto di tanti sforzi mentali e fisici (e tutt'altro che virtuali, credetemi).
Del convegno citato da Gerardo, che è stato un po' l'ultima battuta della mia presenza in associazione, posso testimoniare (come moderatore dell'incontro) la piena disponibilità a far parlare chiunque lo desiderasse, con una sessione dedicata alle domande che si è conclusa soltanto all'esaurimento delle domande stesse, a cui gli esperti convocati erano prontissimi a rispondere. Ma eravamo in tanti quella sera a poterlo testimoniare...
Detto ciò, soffro sempre nel constatare quanto qualsiasi iniziativa avviata per il bene comune sprigioni polemiche contro piuttosto che sostegno verso gli sforzi e la volontà d'azione dei propri concittadini. Perché sono concittadini anche quelli che non abitano più nella propria città, vero? O forse non meritano attenzione, ascolto, dignità, diritto di parola, nonostante spesso portino ostinatamente immutata per anni la residenza sulla carta d'identità? Doppiamente beffati da una terra che li ha sputati fuori una volta e che gli sputa addosso ora per mezzo di chi è rimasto? Mi auguro di parlare con interlocutori abbastanza intelligenti per rifiutare tutto questo.
Oggi, queste persone, legate a filo diretto con la propria terra d'origine, spinte da un affetto viscerale a ritornarvi, possono finalmente farlo, virtualmente ma con sforzi concreti, prima di un rientro, forse troppo lontano per poter fare qualcosa di buono per questa loro terra.
Oggi, grazie a Internet, le comunità non sono più solo comunità fisiche, ma sono comunità di interesse, in cui chi ha a cuore una causa comune più finalmente lavorare insieme a sua difesa.
Potrei citarvi un numero infinito di esempi di questo tipo. Ve ne faccio solo uno, quello di un'associazione per lo sviluppo territoriale che lavora, attraverso un ufficio virtuale che si chiama Internet e i cui collaboratori sono sparsi nei cinque continenti (l'unico problema è il fuso orario, ma si gestisce anche quello). Ho intervistato personalmente la giovane fondatrice in questo articolo: http://www.workingcapital.telecomitalia.it/2010/05/youth-action-for-change-i-giovani-protagonisti-dello-sviluppo/.
Detto ciò, mi piacerebbe che tutti (e sottolineo tutti) si andasse oltre la polemica e ci si unisca, ognuno con le capacità e la volontà che ha, vicino o lontano, titolato o non titolato, per abbracciare una causa, per risolvere un problema che li accomuna tutti.
Persone come Gerardo non possono e non devono diventare capro espiatorio di inadempienze varie del passato. Anche perché, come diceva qualcuno, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Anche perché una persona di buona volontà come lui ha fatto sicuramente quello che ha potuto e saputo fare e che potrebbe continuare a fare molto se giustamente guidato, non da balie ma da istituzioni di tutela che, come giustamente lui dice, dovrebbero essere presenti prima anziché fare la nottola di Minerva, perché altrimenti è chiaro che 'qualcosa' non ha funzionato nel meccanismo stesso della tutela a loro carico. Non vi pare?
Io vorrei vedere tutte insieme forze e volontà, capacità e competenze a lavorare per uno stesso vitale obiettivo: risollevare un paese che sta cadendo a pezzi.
Sapete cosa penso? L'unica cosa che è e resta veramente virtuale sono le polemiche. Superiamole unendoci. Divisi e armati non si fa nulla e gli obiettivi più belli saranno conseguiti con una vittoria amaramente 'monocratica'. Vittora acida, che inasprisce sempre e non è mai vera vittoria.

Chiesa di San Biagio, la risposta di Gerardo Di Verniere

Caro Oreste ti trasmetto le puntualizzazioni alle singole eccezioni sollevate nella lettera a firma Fabio De Chirico, che sono parte integrante di una nota, molto più corpos,a da me trasmessa, oltre che al Soprintendente, anche al Vescovo ed a Padre Costantino.




Esimio Soprintendente,

-Non ho fatto il sagrestano dei siti di proprietà della Curia in quanto ho detenuto il possesso della sola chiave di S.Biagio per volontà dei parroci che mi hanno gratificato della loro fiducia contraccambiata da un ben riscontrabile impegno, senza compenso di sorta;
-Il pulpito ligneo non è stato “colpevolmente abbandonato sul pavimento” bensì poggiato su due consistenti tavole e la polvere riscontrata era quella che normalmente si deposita sui mobili quotidianamente e che, periodicamente, comunque mi premuro di togliere. In verità le mie scarse conoscenze in materia di legni e di mobili antichi mi indicano nella situazione ambientale il vero pericolo per questi manufatti più che il velo di polvere. Non mi risulta che un ambiente asciutto, giustamente illuminato ed arieggiato, con una temperatura ed un grado di umidità costanti nell’anno provochino danni ai mobili. -Relativamente al coro “parzialmente smontato da malintenzionati che ne avevano tentato il furto”, questo “a mio dire”, tengo a precisare di essere stato il promotore e di aver partecipato in prima persona, in accordo con la locale stazione dei Carabinieri, ad una operazione che ha portato alla cattura di una intera organizzazione criminale ( 5 in una sola notte) esperta in furti sacrileghi perpretati in tutta Italia. Nell’occasione ho messo a repentaglio la mia incolumità personale come ben Le potranno confermare i Marescialli Garrisi Fabrizio (all’epoca comandante di stazione) e Salerno Francesco (attuale comandante).
-Relativamente al disordine ed all’incuria che regnerebbero sovrani si tiene a precisare, per quanto riguarda San Biagio di mia competenza, che quanto asserito è frutto di una valutazione sommaria che non ha tenuto nemmeno conto di quanto depositato e come custodito al punto da parlare di preziosi pavimenti che giacciono abbandonati ignorando che il “prezioso pavimento” è stato rimesso in sito dopo aver proceduto al recupero ed al restauro di tutte le piastrelle “leggibili” e che quello, semplicemente adocchiato, era materiale di risulta e, peraltro, cotto di Ogliara. Mi sorprende poi che nemmeno ci si è accorti che la chiesa dispone già da anni di idoneo sistema di allarme (grazie alla curia vescovile).
Quello che comunque mi ha maggiormente ferito è stata l’accusa di superficialità, quasi disinteresse, rivolta ai parroci e conseguentemente al Vescovo, ma che sento giustamente mia in quanto depositario della loro fiducia
In oltre venti anni di impegno nessuno degli interventi eseguiti è stato fatto di mia iniziativa e questo si evince, ( i documenti sono anche in vostro possesso), dal fatto che tutti i lavori sono stati appaltati , a conoscenza della Curia,dagli Enti finanziatori (Provveditorato e Soprintendenza) e che quelli finanziati da Provincia , Comunità Montana e CEI (parte strumentale dell’organo e cinque statue lignee) sono stati tutti, secondo norma, autorizzati preventivamente ed eseguiti da personale regolarmente accreditato presso la Soprintendenza.
……….Considerazioni circa la “superficialità dei parroci che avrebbe portato all’impossibilità della fruizione del patrimonio artistico” mi spingono a chiedere a chi ha relazionato:
-conosce il numero delle chiese di Altavilla?
-conosce l’entità dei danni subiti da S.Egidio e San Biagio?
-mi sa indicare le leggi regionali di finanziamento attive nel corso di questi anni, con i relativi
importi appostati, ai quali i parroci avrebbero potuto fare ricorso? (Risparmi ad un addetto ai lavori la citazione della L.R.58 o dei fondi POR )
I generali seduti a tavolino discutono le strategie, i problemi li trovano materialmente sul campo i poveri soldati, e per fortuna ci sono i soldati!
Relativamente poi al coordinamento, ribadisco di essere riuscito a far lavorare in simbiosi gli Enti e la Curia grazie anche alla solerzia ed alla capacità di funzionari, da me già precedentemente citati e dei quali serbo un grato ricordo.
Tengo infine a tranquillizzare la S.V. in merito all’ attenzione ai bandi di finanziamento : la consultazione del BURC, per quanto ci riguarda, è consuetudine derivata dalla delega di assessore (Ambiente e fonti di finanziamento) come dimostra quanto già esposto in curriculum nonchè la partecipazione anche all’ultimo bando (L.R.02-D.G.R. n.200 del 5/03/2010) con due istanze presentate dal parroco nonostante una tempistica capestro. Faccio poi presente che, considerata l’impossibilità di reperire fondi con altri sistemi, ho addirittura presentato una richiesta al Ministro Bondi, come risulta dalla risposta, qui allegata, del dott. Hullweck, Capo della Segreteria.
…………….. Ciliegina sulla torta è l’aver scoperto che esiste un’associazione, tale “Auriga Cilento” che viene addirittura indicata quale autorevole e qualificato riferimento territoriale. Questo crediamo sia scaturito dall’analisi scrupolosa, da parte di chi ha relazionato, di un curriculum dell’associazione e dei singoli componenti (che certamente farà sembrare poca cosa quello da me esibito in apertura di missiva ) che avremmo piacere di conoscere per essere convinti di questa ”forte ed anomala” sponsorizzazione .
In verità dai dati in nostro possesso (quali cittadini presenti sul territorio e quindi “informati dei fatti”) risulta
-che tale associazione è nata via Internet da circa un anno e che il primo incontro “de visu” tra i componenti è avvenuto (me presente) nella scorsa estate in San Biagio;
-che i componenti, tranne qualche eccezione, non risiedono in Altavilla Silentina ma vivono sparsi
per l’Italia;
--che in occasione del loro primo incontro pubblico avvenuto nella Cappella del Carmine hanno raccontato una loro verità sul patrimonio, non permettendo al parroco ed agli amministratori (pur invitati) di interloquire;
-che il presidente, di nomina monocratica, dott. Di Venuta Bruno, oggi “folgorato sulla via di Damasco” da amore viscerale per il proprio paese, nulla ha fatto per il patrimonio (intendo quello artistico) quando questo versava in situazioni disastrose e lui era assessore al Comune di Altavilla Silentina (verba volant sed scripta manent).
Esimio dott. De Chirico , dopo 24 anni di impegno, documentato dai fatti e dalla testimonianza di decine di addetti ai lavori, nel corso dei quali ho lottato quasi sempre da solo (e non per scelta) per salvare e tutelare il patrimonio mi chiedo e Le chiedo :
-la credibilità di una persona deriva da un credito reale o da un credito millantato?
-le comunità locali , specie quelle che per decenni sono state abbandonate anche dalle istituzioni preposte (impegnate ad usare i pochi fondi per realizzare nelle città mostre ed eventi più premianti dal punto di vista dell’immagine) e che da sole (grazie ad associazioni culturali e di volontariato) si sono adoperate a conservare il patrimonio ereditato dagli avi, non pensa meritino rispetto e non abbiano bisogno di balie sponsorizzate?
-La Soprintendenza, in luogo di piangere poi sul latte versato, si è fatta mai promotrice, in accordo con i vescovi, di organizzare qualche tavola rotonda, con tutti i parroci delle diocesi,mirante a chiarire l’importanza del loro ruolo e le incombenze derivanti dall’essere anche custodi del patrimonio artistico ?
-Le statue ed il “Braccio di San Biagio” non pensa che abbiano prima di tutto un’essenza religiosa e
non possano essere ridotte solo ed esclusivamente al rango di opere d’arte e quindi di mere suppellettili?
…………………………………
Gerardo Di Verniere

domenica 13 giugno 2010

Gli altavillesi sono pronti al cambiamento?



Caro Sergio, mi fa piacere leggere le tue opinioni espresse con la franchezza che ti contraddistingue e mi fa altrettanto piacere constatare l'onestà intellettuale con cui ti poni l'ultima domanda del post: "Gli altavillesi sono pronti al cambiamento?". E' una domanda che mi sono posta anch’io in maniera ossessiva in queste ultime settimane e sulla quale ho raggiunto alcune mie conclusioni personali.
Io credo che continuare a cercare compromessi sia un atteggiamento che porta fuori strada rispetto a un discorso politico puro e, in fondo, realistico, come ci hanno probabilmente dimostrato le ultime vittorie elettorali. Mi spiego meglio.
Parlando con diversi altavillesi, ho sentito ripetere spesso queste parole: “Gli altavillesi votano chi va a fare loro la puntura a casa o chi costruisce loro la stradina sotto casa”.
Altavillesi giudicati alla stregua di pecore egoiste, gregarie di un pastore cinico e lucido nel suo calcolo accurato dei voti.
Altavillesi che votano il parente o il parente del parente, totalmente insensibili a una proposta amministrativa seria.
Altavilla come un insieme di tribù o clan che contano tanto più quanto più ampie sono le famiglie che li compongono.
Altavilla che diventa, allora, un bacino di papabili amministratori giudicati tali in virtù di appartenenze alle vecchie volpi della politica altavillese, i ‘potenti’, la ‘casta’ di sempre.
Ecco come giudica gli altavillesi chi cede alla tentazione del compromesso. Una tentazione che ha sfiorato anche me, devo essere sincera, ma per poco e spiego perché.
Innanzitutto, mi rifiuto di considerare il popolo altavillese così culturalmente arretrato. E, ammesso anche che lo sia davvero, agire come pastori che cercano di condurre all’ovile questa folla cieca e disorientata non è un atto di amore nei suoi confronti, non è volontà di dare ad essa un futuro realmente diverso, realmente lontano da certe logiche.
Le logiche del clientelismo, degli appalti dati sistematicamente al parente o al prestanome, quelle dei soldi dei finanziamenti pubblici che finiscono, prima di completare il progetto, in qualche ‘perdita’ della filiera, quelle delle percentuali sulle manifestazioni pubbliche, quelle delle promesse o delle opere pubbliche arrabattate qualche mese prima delle elezioni a fronte del lungo nulla assoluto, dell’abbandono di un’intera comunità a partire dal primo elemento di civiltà: la sicurezza delle strade e la vivibilità di un centro storico soggetto a crolli e in maleodorante rovina. E ancora, quelle del portare avanti progetti che non recano sviluppo a tutti ma solo a sé o alla propria famiglia o a pochi ‘fedeli’ intimi. E. ancora, quelle dell’incuria del patrimonio culturale, che è l’anima di una comunità ma che può esserne anche la fonte primaria di ricchezza (in termini di indotto turistico), nell’economia attuale. Un discorso che qualsiasi amministratore onesto di un territorio a ridosso della Paestum famosa in tutto il mondo e dello strepitoso territorio del Cilento non potrebbe non fare. Quelle stesse logiche che portano i giovani a scappare via per guadagnarsi da vivere, esattamente e inesorabilmente come un secolo fa.
Credo che il compromesso non convinca più la gente di Altavilla. Credo che Altavilla voglia sentire discorsi diversi, impegni convincenti, vedere la passione negli occhi e nelle voci e occhi e voci nuovi che la trasmettono, questa passione. Ora come prima dell’elezione di Di Feo, che ha vinto in buona parte – qualcuno lo può negare? – per la novità e la freschezza del messaggio che portava.
La gente di Altavilla non è stupida. E intuisce se dietro a un bel programma ci sono persone collegate con il passato o con personaggi del passato invischiati nella melma delle logiche di cui sopra.
E allora, sì, disillusa voterà così, in maniera familistica e clientelare. Ma, a quel punto, cos’altro potrebbe fare?
Caro Sergio, un vero politico deve spezzare il circolo vizioso di queste logiche. Un vero politico deve essere disposto a rischiare di perdere al costo di fare un’opposizione seria. Deve essere pronto alla sconfitta totale in nome della mentalità nuova che vorrebbe vedere nella sua gente. Un vero politico ha idee e proposte di realizzazione, non intento machiavellico di vittoria a tutti i costi.
Un vero politico fa politica sempre, da vincitore e da vinto. Un vero politico non pensa a vincere ma a cambiare una mentalità, se ce ne fosse bisogno, anche lentamente, e con la sola forza di posizioni radicali e libere dal compromesso col passato. Un passato, quello altavillese, che con il compromesso è sempre andato a braccetto, portandoci esattamente qui dove siamo ora.
Sì, Sergio, la gente di Altavilla è pronta. Pronta ad essere accompagnata, con rispetto e pazienza, verso il cambiamento. Fare politica – intendo politica vera – ad Altavilla, in questo momento storico, vuol dire proprio questo.

sabato 12 giugno 2010

BRUNO MAZZEO: il professore, il giornalista ed il politico

di Carmine Senatore



Il personaggio di cui oggi parlerò, è un personaggio in alcuni momenti strettamente legato alla mia vita: Bruno Mazzeo. Nasce alla fine degli anni venti (il 1928), secondo di sei figli , di cui quattro maschi e due femmine. Il padre, mastro Antonio, era quello che aveva insegnato il mestiere a mio padre. Mio nonno, pur essendo muratore, come era costume dei tempi, affidava l’insegnamento del mestiere ad un altro mastro, anche se poi andava a lavorare o in proprio o col proprio genitore. Michelino era il primogenito, e a lui era affidato l’educazione e l’orientamento professionali dei fratelli più piccoli. Fu così che Bruno, sotto la guida del fratello, divenne sarto. Però la sartoria non poteva dare un reddito adeguato a tutti, per cui avendo le possibilità, fu aperto un negozio, gestore del quale fu chiamato Bruno. Il barista non bastò a Bruno e grazie all’aiuto di Manuccio di Lucia, precettore di gran parte di noi, conseguì la licenza media. Aveva 23 anni. Bruno divenne l’attore drammatico per eccellenza delle recite parrocchiali. Lo ricordo nel ruolo di Tommaso Moro, l’umanista cattolico che rifiutò di accettare l’atto di Supremazia di Enrico VIII e lo condusse alla pena capitale con l’accusa di tradimento. Grazie all’aiuto economico del fratello più grande, decise di prendere il diploma di maestro. Un paio d’anni in convitto da privatista. Infine il conseguimento dell’idoneità in quarta, la relativa frequenza e il conseguimento del diploma. Era il 1954. Fu proprio in quegli che io insieme al fratello minore Giovanni, che poi diverrà colonnello dell’esercito, partecipammo agli esami d’ammissione. Fu proprio Bruno che in quell’occasione ci fece ospitare dalla sig.ra Bonavita, durante gli esami. Ricordo ancora il vecchio edificio di fronte al Palazzo di Giustizia di Salerno in Via Vittorio Emanuele e l ‘acre odore del gas di città che impregnava le scale. Dovettero passare dieci i anni perché Bruno diventasse maestro di ruolo. Ancora stretti rapporti negli anni ‘60, quando, lui incaricato annuale come maestro in località Bosco ed io insegnante nella scuola sussidiata in Pian del Carpine, andavamo a scuola con la sua Seicento bianca. Quando il Malnone straripava, era giocoforza andare a piedi. Via obbligata: un viottolo nel Bosco di Camerine, col mio pacchetto di biscotti “pavesini”, che io mangiavo durante il tragitto. Bruno nel frattempo si era sposato con Iolanda, battipagliese e parente di mio cognata e di mia moglie. Fu durante il matrimonio di Bruno che Vincenzo Grimaldi conobbe Lina. Fu poi durante le sue visite al fidanzato che io conobbi la ragazza che poi divenne mia moglie. Il 1964 fu l’anno in cui , Bruno, insieme a Bruno Di Venuta e a me, diventò di ruolo. Io divenni il maestro più giovane che era stato assunto in ruolo. Nacque in quell’anno anche Antonio, che noi battezzammo col nomignolo “Concorso magistrale”. Com’era vissuto tutti quegli anni Bruno? Col suo stipendio di maestro incaricato e dai proventi di segretario della Coldiretti, l’associazione degli agricoltori vicino alla democrazia cristiana. Grazie alla Coldiretti, con l’appoggio della Democrazia cristiana, gli agricoltori ottennero la loro pensione. Fu un avvenimento eccezionale per i tempi: ai contadini per la prima volta fu riconosciuto il diritto alla pensione, anche se modesta. Noi simpatizzanti di sinistra lo criticavamo, in quanto si faceva passare “un diritto”, per una concessione dall’alto. La gratitudine a Bruno non fu soltanto sentimentale… Sarà eletto con ampio suffragio prima consigliere e poi assessore ai lavori pubblici, guadagnandosi il soprannome di “Zaccagnini”, allora ministro dei lavori pubblici e che poi diverrà segretario della Democrazia cristiana nazionale. Era lui che durante le campagne elettorali teneva i comizi. Possedeva una buona dialettica , aveva il gusto del motto di spirito e una buona dose di “faccia tosta” di fronte alla gente. Intonato, fu lui uno dei protagonisti del “Festival della canzone altavillese” tenuto nella prima metà degli anni ’50. Fu poi apprezzato corrispondente de “Il Mattino”. Si trasferì in seguito con tutta la famiglia a Salerno, dove vive, godendosi la sua pensione.

Altavilla, paese di canti e musica da oltre cinquant’anni. La guerra del 1977

di Carmine Senatore e Davide Pacifico

L’inno paesano del professore Giuseppe Sacco resiste alla sfida del tempo grazie a Iolanda Delli Paoli

“Altavilla, Altavilla/ Paese di canti e musica/ Ti vede illuminata il marinaio/ Ti ammira verso il cielo la pianura/ Chi ha incontrato in te/ Un grande amore/ Non lo può scordare/ E star lontano”

Nel 1957 cosi recitava la canzone prima classificata al I festival della canzone altavillese. Scritta dal veterinario Sacco e musicata dal maestro Alessandro Di Verniere, la canzone ebbe subita un gran successo e fu cantata da tutti gli altavillesi e divenne il simbolo della piccola cittadina. Recentemente dal gruppo”Altavilla viva in Brasile” sotto la presidenza del nostro concittadino Ezio Marra,la canzone è stata registrata da una cantante professionista, la cilentana Iolanda Delli Paoli, ed è diventato l’inno ufficiale dell’Associazione. Sotto l’egida dell’azione cattolica, viene organizzata anche nel nostro paese il I° festival della canzone altavillese. Professionisti e cittadini comuni, poeti in erba, e maestri e intenditori di musica, vengono messi a dura prova nella composizione. Attilio Senatore, Giuliano De Rosa, il veterinario Giuseppe Sacco, Alessandro Di Verniere, il maestro Suozzo sono gli artefici del festival. Il tifo della cittadinanza , per l’una o l’altra canzone assume “una febbre “ che poco a poco coinvolge tutta la comunità cittadina. Organizzatore e presentatore della manifestazione è Manuccio Di Lucia, giovane studente universitario in giurisprudenza, abile nell’eloquio e padrone dei mezzi espressivi. Le voci di Emilio Giannella ,quella di Attilio Senatore , di Bruno Mazzeo e Giuliano de Rosa danno al festival un’eco che rimarrà nel tempo. Tutte le canzoni del festival vennero registrate su un registratore “Geloso” a nastro,uno dei primi prototipi del tempo. Due giovani, parenti di Duccio Baione, provenienti da Roma,sono i tecnici del suono. Per molti settimane le canzoni vengono cantate e i motivi,anche se accennati, diventano patrimonio di tutta la comunità cittadina. Vent’anni dopo si svolse il secondo festival della canzone altavillese, realizzato dal circolo culturale "tre torri" si svolse, più o meno dicembre 1977, nella sala "La cisterna" di Altavilla. Una trentina le canzoni in in gara, con due serate di eliminatorie e una serata finale. " O cane e mast'andrea" di Manuccio o tabaccaro di Cerrelli e " Altavilla tutto questo sei tu", quest’ultima presentata come di autore anonimo, in quanto quest’ultimo, Davide Pacifico, in quegli anni impegnati si vergognava di aver scritto una canzonetta. “Non ricordo il titolo della canzone vincitrice insulsa ancora più della mia, mi spiace. Quello che ricordo – racconta Davide Pacifico - è che la mia canzone fu oggetto di discriminazione da parte dei benpensanti in giuria. Pur avendo superato in semifinale la canzone poi vincitrice e anche la seconda classificata,in finale arrivò terza e provoò una piccola sollevazione fra il pubblico che la voleva vincente. Ma a quell'epoca una canzone scritta da uno di Lotta Continua (nel frattempo purtroppo qualcuno aveva svelato l'identità dell'autore)e cantata da ragazzi coi capelli lunghi, tutti vicino a quell'area politica, non poteva vincere un festival organizzato da Gerardo Di Verniere”. Il festival ebbe un altro strascico. Giovanni Verrone, redarguito dal papà Antonio (proprietario del locale, la mitica “Cisterna”) per aver partecipato alla protesta scappo' di casa e fu poi recuperato – dagli amici - sul lungomare salernitano dopo due giorni. Un bel casino vero per una semplice canzonetta.

Di Feo: da sindaco "a tempo pieno" a sindaco "a poco tempo"

di Sergio Di Masi

Quattro anni passano in fretta. Ricordo come fosse ieri quando cominciammo a discutere di liste, candidati sindaco e programmi elettorali in quella che fu la mitica sezione “Giello” dell'ormai defunto DS. Eravamo una bella squadra e facemmo un ottimo lavoro, questo posso affermarlo senza ombra di dubbio... o quasi. In effetti mancò solo quella che si può definire la classica “ciliegina sulla torta” che in pochi auspicavamo ma che si sapeva fosse indispensabile per battere Antonio Di Feo: l'accordo con Rosario Gallo (il sottoscritto, dell'accordo ne era un agguerrito sostenitore..) . Lo so che qualcuno nel leggere storcerà il naso, ma purtroppo quella era l'unica strada da percorrere, un compromesso per il bene di tutti, un accordo che avrebbe probabilmente cambiato le sorti di Altavilla. Veti incrociati, ignoranza politica galoppante ed egoismo spicciolo da elementi di ambo le parti determinarono il mancato accordo. Una giunta Cembalo-Gallo avrebbe fatto meglio di quella attuale? Partendo dall'assunto che la giunta Di Feo sarà ricordata per il “nulla assoluto”, chiunque altro avrebbe fatto meglio! C'era un ottimo programma da rispettare, avevamo menti libere e validi professionisti che avrebbero contribuito all'attuazione dello stesso. Di certo ci sarebbe stata molta “dialettica”, ma quella è il sale della buona politica del resto nella giunta Di Feo, la dialettica non è esistita perchè si tratta di una sottospecie di sultanato... ed abbiamo visto i risultati! Le cose sono andate come sono andate e gli altavillesi hanno avuto il loro “sindaco a tempo pieno” simpatizzante PD che col tempo è diventato “sindaco senza tempo” (da dedicare ai cittadini..), iscritto PDL con incarichi alla provincia, ecco, questo è stato il vero cambiamento che si è avuto in quattro anni! Altavilla è sempre di più un dormitorio (per giunta scomodo..), isolata dal resto del mondo come a voler preservare le “specie indigene” e neanche le sue frazioni più promettenti, Cerrelli e Carillia, riescono a spiccare il volo. Peccato, non è questo che meritano gli altavillesi.
Ad un anno dalle future elezioni spuntano come funghi (alcuni velenosi..) gli “aspiranti sindaco”. In tutto, per adesso se ne contano almeno una ventina. Non faccio i loro nomi altrimenti li “brucerei” ma è fin troppo evidente che sono troppi e che se non ci sarà qualcuno di Cerrelli come di Carillia, di Cerrocupo come di Altavilla Centro, in grado di creare intorno a sé una forte convergenza, si rischia di ripetere la storia di quattro anni fa. Altavilla ha bisogno di un sindaco che con lo sguardo riesca ad andare oltre il ponte sul calore, concreto, libero dai poteri forti e con una concezione nobile della politica. I “salti della quaglia” sono quanto di più squallido possa offrire il teatrino della politica. Adesso è il momento di fare politica, non i soliti “inciuci”. In questo senso l'apertura ad Altavilla della nuova sede del PD grazie all'impegno di tanti giovani è di certo un grande passo avanti. Chiudo con una domanda che mi faccio spesso e che giro a chi legge: gli altavillesi sono pronti al cambiamento?