Pubblicato su carta sin dal 1993, è uno dei più longevi periodici dell'area della Piana del Sele e Cilento. La Collina degli Ulivi online vuole essere ancora di più un luogo di informazione, ascolto e diffusione di idee, anche attraverso l'interazione in tempo reale con i suoi lettori in ogni parte del mondo.

mercoledì 31 ottobre 2012

Un proverbio famoso: "Capaccio, malaccio, malagente... pure l'erba è malamente!"

Nino Voza STORIA DI UN PROVERBIO.
(sempre per cazzeggiare)

Un commerciante di Salerno andava in giro per la provincia ad acquistare prodotti ortofrutticoli.
A Capaccio notò un orto di sedano (accio) e decise di acquistarne una grande quantità.

Pagò, ma dopo essersi allontanato un poco con il suo furgone balilla si pentì del suo acquisto.
Ritornò dal venditore ed ebbe con lui una accesa discussione, quasi una lite, pretentendo la restituzione dei soldi.
Il venditore capaccese, sicuro del fatto suo, con grande fermezza rifiutò la pretesa del compratore.
Il compratore lungo la strada del ritorno ebbe un improvviso e potente stimolo di defecazione (ciglio di panza).
Si fermò, si diresse dietro una macchia, espletò i suoi bisogni corporali e, non avendo con se carta per pulirsi, strappò un ciuffo d'erba per nettrasi con quella, ma non si era accorto che tra l'erba strappata da terra c'erano anche delle foglie urticanti (ardicole)!
A questo punto la famosa imprecazione:
"Capaccio, malaccio, malagente... pure l'erba è malamente!"

lunedì 29 ottobre 2012



Il Luciano Pignataro WineBlog
<http://www.lucianopignataro.it/a/la-ricetta-cult-bucatini-cacio-e-pepe/30441/>

BENVENUTO CILENTO!

La prima rassegna indipendente dei vini, degli oli e dei grandi prodotti
del Parco Nazionale

Seconda edizione

Hotel Savoy, Paestum

23 novembre

Ore 16-21:30



Banco di assaggio dei migliori vini del Cilento e degli Alburni

AZIENDA AGRICOLA FRATELLI LAUREANA, BELRISGUARDO, BOTTI, CASEBIANCHE,
CANTINE BARONE, CASULA VINARIA, DE CONCILIIS, DONNA CLARA, I VINI DEL
CAVALIERE CASA VINICOLA CUOMO, MAFFINI, POLITO, ROTOLO, SALVATORE MAGNONI,
SAN GIOVANNI, SAN SALVATORE, TENUTA DI BARTOLOMEO, TENUTA MAINARDI,
VERRONE VITICOLTORI

Ospiti
Amilcare Troiano, presidente del Parco Nazionale Cilento e Vallo di Diano

Ferdinando Capuccio, presidente dell’Enoteca Provinciale di Salerno

La birra artigianale

Birrificio dell’Aspide, Roccadaspide



La selezione dei oli Cilento dop e Colline Salernitane dop curata dalle
condotte cilentane di Slow Food

Le colline di Zenone, Ascea
Azienda Madonna dell’olivo, Serre



I Presìdi Slow Food e le Comunità del Cibo del Parco Nazionale del Cilento
e Vallo di Diano

Associazione dei pescatori del Presìdio Slow Food delle Alici di menaica,
Pisciotta

Associazione dei produttori del Presìdio Slow Food del Fagiolo di Controne

Ceci di Cicerale, Agriturismo Corbella di Giovanna Voria



Le altre eccellenze dell’artigianato alimentare cilentano

Salumi del Vallo di Diano, Santo Jacopo, Monte San Giacomo

Mozzarella nella mortella, Caseificio Tenuta Chirico, Ascea

Praline del Cardinale di Raffaele Figliola

Prodotti caseari, La Bottega del Formaggio, Giungano

Trasformati di Fico bianco del Cilento, Azienda Agricola D’Angiolillo, Ascea

Confettura di Fico bianco del Cilento, Agriturismo Murikè di Eugenio
Cioffi, Morigerati

Fichi bianchi del Cilento, Officina del Gusto Santomiele
<http://www.lucianopignataro.it/a/ogliastro-cilento-santomiele-larte-del-fico-bianco/3724/>
, Prignano Cilento

Conserve, Maida
<http://www.lucianopignataro.it/a/paestum-maida-e-il-buono-da-conservare/37184/>
– Azienda Agricola Francesco Vastola, Capaccio

Miele, torroncini e farro, Apicoltura Cavalieri, Roccagloriosa



ore 15

Verticale di Fiano Valentina di Alfonso Rotolo a cura dell’Ais
Cilento-Vallo di Diano

2011-2010-2009-2008

Con Maria Sarnataro, Luciano Pignataro e Alfonso Rotolo

Costo: 10 euro

Prenotazioni: masarnat@tiscali.it



ore 17:30

Laboratorio del Gusto “Il salubre condimento” a cura delle condotte
cilentane di Slow Food

Assaggio comparato di oli extravergini di oliva del Cilento e abbinamento
con legumi dei Presìdi Slow Food

Costo: 5 euro

Ingresso gratuito per i soci Slow Food

Prenotazioni: g.capacchione@libero.it



ore 19

Verticale di Cilento Aglianico Cenito di Luigi Maffini a cura dell’Ais
Cilento-Vallo di Diano

2007-2006-2005-2004-2003

Con Maria Sarnataro, Luciano Pignataro e Luigi Maffini

Costo: 10 euro

Prenotazioni: masarnat@tiscali.it



ore 20:30
Ristorante Tre Olivi Paestum
La cena delle eccellenze con

Cristian Torsiello, Osteria Arbustico
<http://www.lucianopignataro.it/a/osteria-arbustico-a-valva-la-formula-della-felicita-di-cristian-torsiello/50290/>
, Valva

Vitantonio Lombardo, Locanda Severino
<http://www.lucianopignataro.it/a/caggiano-sa-locanda-severino-la-stella-piu-a-sud-della-campania/35386/>
, Caggiano

Maria Rina, Il Ghiottone
<http://www.lucianopignataro.it/a/policastro-bussentino-cilento-ristorante-il-ghiottone-e-la-cucina-di-maria-rina/44585/>
, Policastro

Peppe Stanzione, Le Trabe
<http://www.lucianopignataro.it/a/paestum-tenuta-capodifiume-ristorante-le-trabe/20714/>
, Capaccio

Fabio Pisticci, Il Papavero
<http://www.lucianopignataro.it/a/eboli-ristorante-il-papavero-aria-nuova-in-cucina-con-fabio-pesticcio/38295/>
, Eboli

Matteo Sangiovanni, Tre Olivi, Capaccio

Lorenza Riccardi, La Cantinella sul Mare
<http://www.lucianopignataro.it/a/villammare-di-vibonati-cilento-cambio-chef-al-ristorante-la-cantinella-sul-mare/47695/>
, Villammare di Vibonati
Costo: 35 euro

Prenotazioni: prenotazioni@lestradedellamozzarella.it

Il ricavato sarà devoluto per il restauro del dipinto del XIX secolo
‘Madonna con bambino’ della Chiesa di S. Maria Assunta di Giungano.



Degustazione Fiano Cilento a cura dell’Amira Paestum



In collaborazione con

Ais Cilento e Vallo di Diano
Slow Food condotte Camerota e Golfo di Policastro, Cilento e
Gelbison-Vallo Della Lucania
Amira Paestum <http://amira.blog.tiscali.it/tag/amira-paestum/>
Le Strade della Mozzarella <http://www.lestradedellamozzarella.com/>



Supporto tecnico
Hotel Savoy Beach,  <http://www.hotelsavoybeach.it/> Perlage, Edizioni
dell’Ippogrifo



Logistica cantine e aziende artigianato alimentare
Novella Talamo
cell.: 347 4689312
e-mail: ntalamo@gmail.com



Ingresso libero
Bicchiere per gli assaggi: 5 euro

domenica 21 ottobre 2012

venerdì 19 ottobre 2012

Lorena Sidoti dal Cilento una delle ragazze del calendario Ryanair



Lorena Sidoti dal Cilento una delle ragazze del calendario Ryanair
Lorena Sidoti dal Cilento una delle ragazze del calendario Ryanair
Viene dal Cilento una delle ragazze del calendario Ryanair, Lorena Sidoti di Vallo della Lucania in provincia di Salerno in Campania  è la ragazza  di marzo del famoso calendario della compagnia aerea.
Ryanair, compagnia aerea ultra low cost irlandese, ha annunciato TVN Foundation (Varsavia, Polonia) come partner di beneficenza scelto per il Calendario delle Assistenti di Volo Ryanair 2013, attraverso il quale spera di raccogliere fino a €100.000 per beneficenza, portando il totale dei proventi raccolti dalle splendide assistenti di volo a oltre €600.000 da quando il primo calendario è stato pubblicato nel 2008. Il Calendario di Beneficenza delle Assistenti di Volo Ryanair 2013 è più hot che mai, presentando le più sexy assistenti di volo Ryanair in costume da bagno e lingerie. Le Associazioni benefiche hanno fatto domanda di partnership in numero record, con più di 450 richiedenti quest’anno e, alla fine, le bellezze di Ryanair hanno scelto TVN Foundation (tra oltre 450 associazioni benefiche candidate) per ricevere gli interi proventi del calendario 2013. TVN Foundation è una delle più grandi associazioni benefiche in Polonia, raccogliendo circa 42 milioni di euro per cause di beneficenza dal 2001. Il calendario delle assistenti di volo Ryanair 2013 sarà in vendita a bordo dei voli Ryanair, su Ryanair.com o presso i centri di TVN Foundation in Polonia a soli €10, con tutti i proventi destinati direttamente a TVN Foundation. A Varsavia sono state fotografate in occasione del lancio del calendario: Patrycja Wagner (Miss Gennaio); Patricia Turienzo Martin Albo (Miss Febbraio); Casandra Amores (Miss Aprile); Monika Kaveckiene (Miss Giugno); Harriet Frost (Miss Settembre); e Lynn Jimenez (Miss Ottobre) - con Michael O’Leary. Ma tra le protagoniste ci sono anche tre italiane: la salernitana Lorena Sidoti, originaria di Vallo della Lucania, la napoletana Alessia Oreste e la toscana Matilde Casalini di Volterra. Ryanair è l’unica compagnia aerea ultra low cost in Europa, con più di 1.500 voli giornalieri (oltre 500.000 all’anno) da 51 basi e 1.500 rotte a tariffe basse in 28 paesi, per 170 destinazioni. Ryanair opera con una flotta di 298 nuovi Boeing 737-800 e ordini per ulteriori 7 nuovi aeromobili (senza considerare le cessioni programmate) in consegna entro la fine del 2012. Regolata dalla Irish Aviation Authority, Ryanair conta attualmente un organico di oltre 8.500 persone, prevede di trasportare più di 79 milioni di passeggeri nel corso dell’anno fiscale corrente (31 marzo 2013) e vanta un record di 28 anni di sicurezza.

giovedì 18 ottobre 2012

dixit: Felice Ferrante in un intervista locale, "Spiegami chere'"

E' uscito finalmente l'album tanto atteso di Felice Ferrante "Dove Sei ". L'annuncio è stato dato dallo stesso artista irpino sulla pagina ufficiale di facebook dove è stato poi invaso da migliaia di messaggi di fans che hanno sostenuto e che sostengono il giovane artista campano. L'album composto da 5 inediti e di produzione della Melisma Records, ha lasciato davvero incantati i numerosi fan che sono giunti dinanzi alla sua abitazione per l'acquisto del disco autografato.
I titoli dell'album sono quelli che il giovane artista ha cantato nella sua tour estate 2012 ovvero DOVE SEI, singolo lanciato dallo stesso mesi prima e che ha avuto numerosi consensi, AMMORE, LE COSE CHE NON TI HO DETTO, DIMMI e SPIEGAME CHERE'.
Felice Ferrante in un intervista locale ha rilasciato alcune dichiarazioni: "Sono davvero soddisfatto del lavoro che abbiamo svolto con il mio Team, non mi aspettavo cosi tanto entusiasmo da parte di questa bella gente, a breve avvieremo anche il sito ufficiale".
Felice Ferrante è atteso dai fans sabato 20 Ottobre alle 21:00 presso il park hotel L'Incanto di Pietradefusi (AV) per autografare quello che oramai sta diventando "L'ALBUM DI SUCCESSO".

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mercoledì 17 ottobre 2012

La "prima" a Bergamo di "Mafie in pentola" di Tiziana Di Masi

Tiziana Di Masi porta il suo spettacolo di teatro civile-gastronomico con i prodotti di Libera Terra in una città che ha scoperto finalmente
di avere qualche problema di presenza mafiosa...
Appuntamento per domani, giovedì 18 ottobre, all’Auditorium Arts
di piazza della Libertà (inizio ore 21, ingresso gratuito)

In una Lombardia dove si scopre che il prezzo di un voto procurato dalla 'ndrangheta al politico di turno è di 50 euro, in una Bergamo dove la presenza delle mafie è ben radicata nelle pieghe dell’economia e dei settori edilizia e commercio, va in scena la 113.ma replica di “Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore di una sfida”, teatro civile-gastronomico sui prodotti di Libera Terra, la prima nella provincia orobica.

Lo spettacolo interpretato da Tiziana Di Masi si terrà domani, giovedì 18 ottobre, all’auditorium Arts di piazza della Libertà a Bergamo (inizio ore 21, ingresso gratuito. Info: 035 211.211)

La serata, organizzata dal Comitato soci Coop di Bergamo via Autostrada, fa parte del tour regionale sostenuto da Coop Lombardia  come ulteriore mezzo per sensibilizzare i propri soci in vista della costituzione di una nuova cooperativa di Libera Terra in Sicilia, sui terreni confiscati al boss Matteo Messina Denaro, latitante e considerato il capo della mafia

Ed è proprio l'investimento nell'agricoltura biologica come reazione alle montagne di veleni scaricate dalle mafie nei terreni che costituisce il cuore della sfida lanciata dalle cooperative di Libera Terra in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania e infine nel nord Italia, dal Piemonte alla Lombardia, sempre più nelle mani dei clan.

Le inchieste giudiziarie in corso”, sottolinea Tiziana Di Masi, “stanno rivelando ciò che tutti sapevano ma che molti, per tornaconto politico, negavano: in Lombardia comanda la 'ndrangheta. Eppure non mancavano gli elementi per capire che eravamo in piena emergenza, a cominciare da ciò di cui parla il mio spettacolo: la presenza di quasi mille terreni confiscati nel territorio regionale, di cui 23 in provincia di Bergamo. Giovedì all’Auditorium Arts, come di consuetudine, racconterò non solo le storie legate alle cooperative, ma anche un episodio di “mafia a km zero”. Perché il pubblico dev'essere consapevole che questi fatti, purtroppo, riguardano tutti noi, senza distinzioni di città né di quartiere”.

Le prossime date di “Mafie in pentola”

19/10: Cortona (Ar), teatro Signorelli
28/10: Avezzano (Aq), Castello Orsini
29/10: L’Aquila

Foto scaricabili in alta risoluzione da:

 

venerdì 12 ottobre 2012

Giornalista. Un mestiere ormai diventato troppo pericoloso

ARTICOLO TRATTO DA:
http://affaritaliani.libero.it/coffeebreak/un-mestiere-davvero-pericoloso.html

 Un mestiere davvero pericoloso

Come concludere un excursus, sia pure sintetico, sulle innumerevoli trappole che costellano il cammino del cronista e dell'editorialista, del critico cinematografico e del direttore, tutti accomunati dall'essere, prima di tutto, giornalisti e, come tali, assoggettati ai limiti e alle conseguenze che abbiamo appena esaminato?

Vale davvero ancora la pena di fare questo mestiere, che contínua ad affascinare giovani e meno giovani, di cui è stata più volte pronosticata la fine, ma che continua a entusiasmare chi lo fa e chi lo vorrebbe fare?

La risposta è complessa, anche se un mondo senza informazioni è davvero difficile da immaginare e il conformismo nella comunicazione, al pari dell'omologazione del pensiero, che ridurrebbe l'alea del rischio, è forse il peggio che possa capitare a chi racconta, così come a chi legge o ascolta.

Se tutti i giornalisti, infatti, si limitassero a pubblicare le notizie ufficiali, provenienti dalle fonti istituzionali o dai diretti interessati, certo il lavoro sarebbe più semplice e meno stressante.

Basti pensare all'ufficio, istituito presso ogni Procura, che dovrebbe ufficializzare i risultati delle indagini più importanti, con appositi comunicati, destinati a fornire, però, una lettura di fatti e atti necessariamente di parte.
E allora un professionista dell'informazione deve essere un bravo segugio, un buon analista e avere una visione d'insieme che solo la continua attività di reperimento di fonti e documenti può garantire, certo con una buona dose d'ansia.

La preoccupazione maggiore deriva certamente dagli eventuali rischi economici, che non sempre l'editore è disponibile ad accollarsi e che il giornalista free lance o chi attiva un blog si assume ín proprio.

Si tratta di sanzioni il cui importo non è neppure preventivabile, non rispondendo a criteri fissi e prestabiliti e che, prima ancora, scoraggia la facilità con la quale una causa civile o penale può essere intentata, senza alcuna conseguenza apprezzabile se si dimostra infondata o addirittura pretestuosa.

E quella del giornalista è un'attività che non prevede polizze assicurative, in ragione sia della natura dolosa di molti dei reati ipotizzabili, sia degli iperbolici premi che le compagnie pretendono per garantire una sia pur parziale copertura, ad esempio, del reato del direttore, che è colposo, o della responsabilità civile dell'editore.

Il giornalista rischia poi — e molto — nei suoi rapporti con le fonti, qualche volta non del tutto attendibili, difficili da riscontrare, quando non interessate o addirittura inquinate, che non possono essere chiamate in giudizio a confermare quanto sussurrato, con la garanzia del silenzio sulla loro identità.

Fatica a ottenere documenti e atti giudiziari da chi ne ha la disponibilità, non avendo alcun diritto garantito per ottenerli ufficialmente, con inevitabili ricadute sul fronte della completezza dell'informazione, subordinata all'interesse, spesso assai particolare, di chi consegna solo quel che può giovare alla propria posizione.

E ancora il gusto dell'ironia, della polemica, dell'invettiva deve essere temperato dal rispetto dei destinatari, entro confini davvero opinabili; e lo scoop, sempre più raro, è soggetto ai limiti della privacy e a quell'essenzialità, spesso incompatibile con la voglia di raccontare il più possibile e con il diritto di sapere tutto quello che può aiutare a capire.

Qualcuno che si intende di fotografie, la nostra memoria storica di eventi irripetibili o di facce e situazioni che non
possono essere espresse con le parole, ha organizzato una mostra fotografica, pecettando i volti indimenticabili di persone sconosciute, di bambini divenuti simbolo di epoche passate.

Quale sarebbe l'impatto visivo della foto del bimbo ebreo polacco con le mani alzate, simbolo dell'Olocausto, o della piccola Kim Phunk che fugge terrorizzata e completamente nuda sotto le bombe al napalm in Vietnam, se ne avessimo dovuto coprire il volto, in ossequio alla Carta di Treviso e alla legge sul trattamento dei dati?

E tuttavia, la paura della condanna inappellabile, il timore di non potersi mai intestare un bene pignorabile, la corsa contro il tempo, il buco del collega più svelto, gli interventi censori sull'altare dell'opportunità o dell'opportunismo non sono sufficienti a dissuadere i giovani dal pagare per seguire master o dall'iscriversi alle numerose scuole di giornalismo o dal farsi sfruttare, con la prospettiva di un futuro, sempre meno probabile, contratto a tempo indeterminato; e non sono sufficienti neppure per staccare dalla tastiera le dita di giornalisti più attempati, che potrebbero lasciare patemi e rischi ai più giovani e godersi una pensione dignitosa che quelli non avranno, ma che preferiscono firmare contratti di collaborazione non certo faraonici, dopo essere stati rottamati troppo presto, per far fronte alla crisi dell'editoria e favorire nuove assunzioni, a volte rimaste sulla carta.

Sarà l'adrenalina che sale quando si sente di avere la notizia giusta, quando si sa di poter cambiare qualcosa, fermare una lottizzazione abusiva, evitare un sopruso, quando si pensa a tutte le persone che si possono convincere a pensare, riflettere, agire, protestare.

Sarà per questo e per molto altro che questo mestiere, davvero pericoloso, vivrà ancora a lungo, si modificherà certo, ma resterà sempre il mestiere più bello del mondo.

Forestale Cilento fa il punto sulla lotta al bracconaggio



BRACCONAGGIO: LA FORESTALE DENUNCIA NEL CILENTO UN BRACCONIERE PER ESERCIZIO VENATORIO IN AREA PROTETTA.
  
L’uomo, bloccato dopo un breve inseguimento, ha confessato di aver esercitato in zona protetta l’attività venatoria.

Camerota (SA)- E’ stato denunciato dal Corpo Forestale dello Stato G.R., un cacciatore quarantaseienne responsabile di aver praticato esercizio venatorio nell’area protetta del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, in località “Sant’Antonio” in agro del comune di Camerota.

L’operazione è scattata in seguito ad una segnalazione per incendio da parte di alcuni cittadini pervenuta al numero di emergenza ambientale 1515 del Corpo Forestale dello Stato.

Infatti, la pattuglia 1515 composta da personale del Comando Stazione Forestale di Casaletto Spartano, a seguito di una richiesta di intervento pervenuta dalla SOUP di Vallo della Lucania, per un incendio in atto in località “Fenosa” in agro di Camerota,  giunta sul posto, mentre stava effettuando un giro di ricognizione dell’area colpita da incendio, udiva degli spari di arma da fuoco provenire dalla vicina località “Sant’Antonio”. Con l’ausilio di un binocolo, si riscontrava la presenza di un cacciatore, che con il fucile impugnato e con due cani al seguito era intento nell’attività di caccia. Gli Agenti, restando in appostamento e, tenendo sempre sottocontrollo il bracconiere, decidevano di aspettare che lo stesso si avvicinasse alla strada per poi intervenire. Dopo aver installato un richiamo acustico per la selvaggina, lo stesso si incamminava verso la propria autovettura.
L’uomo alla vista della pattuglia forestale, si dava alla fuga, prontamente dopo un breve inseguimento, veniva raggiunto e identificato, risultando all’atto del controllo con la licenza di porto di fucile scaduta.

Le Giubbe Verdi, prontamente eseguivano il sequestro del fucile semiautomatico marca Benelli, del richiamo acustico marca JVC, denunciando il bracconiere alla competente Autorità Giudiziaria di Vallo della Lucania, il quale dovrà rispondere, di esercizio di caccia in Area Protetta con mezzi non consentiti e, di porto abusivo di armi.




Dall’inizio dell’anno ad oggi, per reati connessi alla caccia e alle armi, il Coordinamento Territoriale per l’Ambiente di Vallo della Lucania diretto dal V.Q.A. SILEO Fernando  ha effettuato: n°648 controlli riscontrando n°14 Reati che hanno portato al deferimento all’Autorità Giudiziaria di n°8 persone di cui una arrestata; sono state eseguite inoltre n°2 perquisizioni e n°12 sequestri di cui: nove fucili, sette lacci, una tagliola, cinquantacinque munizioni, una carcassa di rapace protetto(Gheppio); mentre per illeciti amministrativi sono state sanzionate n°13 persone per un importo totale di circa €.3.500,00-

Nonostante il divieto di caccia venatoria all’interno dell’Area Protetta, il fenomeno è molto diffuso nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, che causa gravi impatti sull’ambiente e sull’avifauna dal momento che colpisce anche specie molto rare e in via di estinzione, che in questo periodo arrivano dal nord Europa e attraversano il nostro Paese per andare a svernare in Africa.


    Addetto alla Comunicazione Istituzionale
 Ass. SANTANGELO Antonio (335/1864114)
                                                                                                      Firmato
                                                                                                    V.Q.A. Ing. Fernando Sileo

martedì 9 ottobre 2012

AVERSANA. La storia di due agricoltori che hanno scoperto l'antico porto sul Sele e Tusciano

Oreste Mottola
Due agricoltori scoprono l’antico porto sul Sele e sul Tusciano e poi antiche terme romane nei loro terreni. Antiche carte topografiche e documenti antichissimi dimostrano la presenza in questa zona di un grosso lago fin dall'anno Mille. E collaborano attivamente per scavarli e renderli fruibili. La loro azienda agricola, il “Feudo di ron Alfrè”, una delle più solide della Piana del Sele, specializzata nell’ortofrutta della IV gamma, ovvero le insalate fresche che già arrivano pronte in tavola in tutta Europa, assorbiva tutte le loro energie. Maurizio e Renato De Filitto vivevano bene così, nella zona tra l’Aversana e la Spineta, ai confini tra Eboli e Battipaglia. La svolta arriva l’11 agosto del 2006 quando lavorando con i trattori s’imbattono in una sorta di rampa di scalo in pietra limitata da una bassa struttura muraria. La curiosità prende il sopravvento così come la sensibilità culturale che li porta a fermare i lavori e a recarsi negli uffici della Soprintendenza per chiedere un sopralluogo. Giuliana Tocco Sciarelli, la funzionaria in carica al tempo, intuisce che in quel luogo ci potrebbe essere qualcosa di scientificamente rilevante e in località Aversana ci va di persona. Si fida di Maurizio e Renato e li sprona a continuare loro nelle attività di scavo. E ci spedisce docenti dell’università e giovani tesisti. Viene così fuori il porto che permette l’ingresso sui due laghi molto pescosi usato per secoli come “campo chiuso” per pescare e vendere, verso Salerno e Napoli, il ben di dio che veniva sia dai fiumi vicini, il Sele ed il Tusciano, ma anche dal mare. Ma non c’è solo il porto, su un’area di circa 30mila mq viene anche alla luce un impianto termale pubblico di epoca romana, ben conservato e con bellissimi mosaici. E’ un piccolo esempio di buona cooperazione tra pubblico e privato ed anche di coinvolgimento attivo dei proprietari dei terreni agricoli dove ci sono dei reperti. Qui, tra la Spineta e l’Aversana, le zone più economicamente interessanti della ricca economia agricola della Piana del Sele, in pochi anni si lavora alacremente al disvelamento e successiva fruizione di una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni pur all’interno del vasto comprensorio dell’hinterland di Paestum. I ruoli sono ben distinti: Maurizio è l’archeologo, scrittore e storico. Renato è l’agricoltore, l’uomo di macchina della struttura. Maurizio in zona è ritenuto una sorta di Indiana Jones. Autore anche di tre libri ha tenuto incontri con esperti per sopralluoghi in area di scavo e ha raccolto centinaia di cartografie. Col contributo di periti, ingegneri, cartografi, tavolari e disegnatori, ha allestito due mostre tra Eboli e Battipaglia. Lo scorso anno hanno preso vita il volume "I misteri dell’Aversana" e l’allestimento di una mostra cartografica denominata "Le terre tra il Tusciano e il Sele dall’XI al XIX secolo". Di quest’anno la seconda mostra intitolata come il suo ultimo libro "Tusciano, uomini e terre", che ha incassato il plauso di studiosi e Sovrintendenza.

domenica 7 ottobre 2012

L'AMERICA dei miei paesani. Antonio ed Alfredo Di Lascia. Tra atmosfere alla Baricco e uno Sturzo vero


LA SCHEDA SU ALFRED DI LASCIA

MATERIALI A CURA DI ORESTE MOTTOLA




Il prof. Alfred Di lascia, figlio di genitori italiani originari di Altavilla Silentina, nato a Chelsea nel Massachussetts nel 1924, ordinario di storia della Filosofia al Manhattan College di New York, è considerato uno dei maggiori studiosi stranieri del pensiero di don Luigi Sturzo.
Come segretario del gruppo “People and Liberty” ebbe modo di conoscere il sacerdote calatino durante il suo esilio americano e di farne conoscere la figura e il pensiero negli USA.
Seguì alla Fordham University le lezioni sulla sociologia sturziana di Robert Pollock e fu in contatto con i maggiori studiosi americani e italiani di Sturzo tra cui Robert M. Mac Iver, Felice Battaglia e Gabriele De Rosa.
Il prof. Alfred Di lascia ha studiato i più impegnativi testi teorici di Luigi Sturzo, per parecchi anni ha scavato con tenacia e passione tra le carte lasciate dal sacerdote e sociologo calatino. E’ stato più volte in Italia, a Roma presso l’Istituto Luigi Sturzo per utilizzare soprattutto il carteggio fra Luigi e il fratello Mario Vescovo di Piazza Armerina che è una fonte preziosa e fondamentale per conoscere la genesi del pensiero sturziano, a Caltagirone e a Piazza Armerina per conoscere i luoghi in cui si sono formati i due fratelli e farsi un’idea più precisa della loro personalità e per consultare due periodici introvabili in altre città: la “Croce di Costantino” diretta dal giovane don Luigi Sturzo e la “Rivista di autoformazione” pubblicata da mons. Mario Sturzo dal 1927 al 1930.
Ha pubblicato nel 1981 la notevole opera “Filosofia e storia in Luigi Sturzo”, vincitrice del Concorso internazionale indetto dall’Istituto Luigi Sturzo di Roma, in cui ha mostrato con larga informazione e vivo senso critico come i principi che ispirano l’azione politica di Sturzo si presentano organizzati e strutturati in un compiuto sistema.  Di Lascia ha dimostrato come Sturzo fu, oltre che un politico di razza e un originale sociologo,  anche un filosofo e un teologo influenzato dal pensiero di autori come Agostino, Vico, Leibniz e Blondel e che va compreso nella prospettiva più ampia della filosofia europea e della cultura internazionale.
Di Lascia con le sue ricerche ha colmato una lacuna che aiuta a comprendere meglio il patrimonio culturale del nostro Paese tra il dissolversi del positivismo ottocentesco, l’idealismo di Croce e di Gentile e le varie correnti dello spiritualismo cristiano.
Nel congresso Internazionale di studi tenutosi a Bologna nel 1989 su “Luigi Sturzo e la democrazia europea” ha tenuto una apprezzata relazione su “Luigi Sturzo nella cultura degli Stati Uniti”. Ha partecipato come relatore alla “Cattedra Sturzo” di Caltagirone e continua a diffondere il pensiero sturziano negli USA e in Italia.
IL PADRE ANTONIO DI LASCIA
Antonio Di Lascia (1884 - 1967), quando parti da Altavilla per l'America era solo un giovanissimo emigrante in cerca di fortuna. Uno dei tanti. Figlio della panettiera Carmela Tedesco, dal paese natio s'era portato appresso la passione per la musica e per il flauto e niente più. La traversata oltreoceano gli trasmise quella passione per il mare che lo portò ad arruolarsi nella Marina americana. Qui aiutato agli inizi da una zia diventò un capo orchestrale e sulle navi con stelle e strisce di "zio Sam" girò tutto il mondo e si soffermò soprattutto nei mari tra Cuba e le Filippine. Con la divisa, il flauto e la bacchetta da direttore. Più volte ebbe modo di suonare anche nelle orchestre dirette dal celebre maestro Arturo Toscanini. Acquistò anche la nazionalità americana.

Al contrario del protagonista di "Novecento", il romanzo di Alessandro Baricco incentrato su di un orchestrale marittimo che si rifiuta ostinatamente di scendere dalla sua nave, Antonio Di Lascia, dal 1935, collocato in pensione, scelse di tornare ad Altavilla, anche per far studiare in Italia i suoi due figli. Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale non ebbe dubbi: corse al Liceo Tasso di Salerno e, con mezzi di fortuna, riportò Alfredo e Giovanni in America.

Ebbe una vita che solo un grande scrittore come Ernest Hemingway avrebbe saputo raccontare adeguatamente: dal ponte delle sue navi ha visto scorrere tantissima vita, con la sua quotidianità e le sue grandezze, le meschinità ed i suoi eroismi. Le immense distese americane si alternano ai paesaggi africani, le dolci ed avventurose notti di Cuba lasciano il posto alle asprezze di guerra. E non ebbe mai paura delle tempeste: amava dire infatti che, per lui, quello era il momento giusto per radersi!

Fu spesso al centro di magiche feste dove eleganti ufficiali di marina con le loro mostrine d'oro accompagnavano nelle danze signore fascinose dagli eleganti alberi da sera luccicanti, cariche di gioielli e di voglia di vivere. Ed il "via col vento" era dato proprio dalle note dell'orchestra diretta dal maestro Antonio Di Lascia. Ha fornito la colonna sonora di storie d'amore che potevano entrare e ben figurare anche nelle trame dei romanzi di Scott Fitzgerald come di un bel film hollywoodiano. "Mr. Antonio" padroneggiavano tutti i generi musicali: dal jazz al fox trot, agli inni ed alle marce di prammatica.

Per gli altavillesi fu sempre "il professore americano" e la sua figura dal portamento distinto e sempre elegante mente vestita, nonostante il carattere allegro e gioviale fu sempre guardata con rispetto e timore. Pochi erano i suoi amici il medico don Amedeo Molinara, i tabaccai Alessandro ed Eduardo Belmonte ed il noleggiatore Cesare Suozzo. Tornato ad Altavilla una prima volta dopo la fine della prima Guerra Mondiale era già un affermato musicista se ne andò subito perchè capì che gli orizzonti del paese erano ancora molto ristretti. il professore Di Lascia s' invaghisce di una ragazza altavillese di "buona famiglia" come allora si diceva Letizia Napolitano e succede che mentre suona l'Ave Maria nella chiesa del Carmine gli accade di incrociare il suo sguardo ... e si emoziona talmente tanto da smettere di suonare per lunghi attimi. Che romantica dichiarazione d'amore!

Accade però che nell’Altavilla di quegli anni al figlio della panettiera non fosse possibile sperare di poter sposare una giovane possidente. Tornato in America, Antonio Di Lascia si sposa subito con una giovane napoletana: Concetta Di Poto. Dal 1935 agli inizi della Guerra visse tra Italia e Stati. Da maggio ad agosto era qui con le famiglie del colonnello Gallo e di don Ciccio Mottola tra coloro che si potevano permettere una spartana baracca sulle spiagge di Paestum. I suoi figli Alfredo e Giovanni erano già dei provetti nuotatori e sbalordivano tutti con le loro prodezze natatorie. I ragazzi studiarono dapprima al Collegio Convitto "Le Querce" di Firenze e poi s'iscrissero al Tasso di Salerno. Poi la guerra e la fuga in America. Qui Giovanni ed Alfredo proseguono gli studi e si affermano nelle rispettive attività professionali.

Così Bruno Mazzeo, su “Il Mattino” del 2 maggio del 1967, ne racconta la sua tragica fine, provocato dalle esalazioni della stufa elettrica : “Il professore!. Così lo chiamavano tutti dopo essere stato per circa un cinquantennio in America (…). Inutili si erano rivelati i reiterati inviti dei suoi figli (…) per riportarlo in seno alle loro famiglie. Sordo alle resistenze non aveva saputo resistere al prepotente richiamo del suo caro paese. Antonio Di Lascia era nato ad Altavilla Silentina nel 1881. Era stato il primo flauto al Teatro Metropolitan di New York e successivamente maestro direttore della banda musicale della Marina Militare statunitense. (…) Era venuto a godersi la sua pensione nell’accogliente quiete del suo paese natio, lasciando i figli ottimi professionisti in America, che molto spesso venivano a trovarlo”.





ALFRED DI LASCIA: LO STUDIOSO DEL PENSIERO DI STURZO


Alfredo Di Lascia, docente all'Università di Manhattan è tra i massimi studiosi a livello mondiale del pensiero di don Luigi Sturzo. Il prof. Alfredo Di Lascia, che oggi ha il volto incorniciato da una barba da francescano, di salde convinzioni politiche "liberal" che negli Usa vuol dire sinistra ed è anche dorigini altavillesi. E' infatti figlio dellaltavillese Antonio Di ( Lascia, valente flautista e direttore d'orchestra nelle formazioni musicali della Marina Americana. Al prof. Alfredo Di Lascia qualche anno fa il (Comune di Caltagirone il paese dov'è nato don Sturzo ( 1 ha attribuito un importante premio. L'altro fratello, Giovanni, laureato in giurisprudenza ed in lingue straniere, è stato insegnante di francese.
Ho cercato, con l'aiuto d
alcuni testimoni, (vedi nota 2) di capire la storia di questi nostri compaesani che hanno, con la loro intelligenza, notevolmente onorato Altavilla.
LA SCELTA DELL'EMIGRAZIONE Le puntuali annotazioni dei fratelli Ferrara 3 ci raccontano, con la consueta freschezza, com'era l'Altavilla che si avviava verso la fine del secolo e nella quale nacque e crebbe Antonio Di Lascia.
L'unica speranza di avere una vita migliore era nella scelta dell'amara vita dell'emigrazione. Ciò nonostante la sobrietà contadina ed il decoro piccolo borghese cominciavano ad avere la meglio sulla pura e semplice fame.
Nel 1883 un terremoto aveva seriamente distrutto il paese. Negli stessi anni avvengono alcuni gravi scandali municipali: finisce ammazzato il sindaco Achille Alberto Baione, uomo chiacchierato per i suoi tanti intrallazzi. Anche il Monte Frumentario che doveva dare soccorso ai poveri subisce gravi ammanchi.
Le cattive condizioni igieniche sanitarie sono all
origine di epidemie di vaiolo e di dissenteria, con conseguente grande mortalità infantile. Nel 1890 unepidemia dinfluenza fece tantissime vittime è così la popolazione altavillese scese sotto le tremila unità. Ma in Italia sbocciavano i fiori dello stile liberty e Francesco Crispi esibiva, come. fiore all'occhiello del suo secondo governo, la conquista dell'Eritrea.
Anche emigrare costava e così non tutti potevano partire. Occorreva innanzitutto procurarsi, e pagare, il passaporto. Nel 1901 il famoso passaporto rosso, autentico simbolo degli emigranti, costava due lire che, dopo pochi anni aumenteranno fino ad otto. Il viaggio in nave (17 giorni per arrivare in America) costava ben 165 lire.
La prima emigrazione altavillese si dirige verso il nord America perché alla fine del secolo XIX secolo il Brasile deve sopportare le conseguenze di una grave crisi del caffè, mentre l
Argentina è esposta ad una preoccupante recessione agricola, con conseguenze negative sull'andamento monetario.
Con Altavilla si svuotano anche i paesi del circondario. Nel 1902 a Piaggine risultano 667 emigranti su 3212 abitanti, nel 1913 a Cicerale si contano ben 500 emigranti e ad Agropoli 600 su 2000. Nel 1914 a Felitto se le vanno in mille su 1874, a Capaccio su 3000 abitanti un terzo sono emigranti.
LA STORIA DI ANTONIO DI LASCIA
"Nomen omen" dicevano i latini: nel nome c'è il destino. E' stato davvero così per Antonio Di Lascia (1884 - 1967) che quando parti da Altavilla per l'America era solo un giovanissimo emigrante in cerca di fortuna. Uno dei tanti. Figlio della panettiera Carmela Tedesco, dal paese natio s'era portato appresso la passione per la musica e per il flauto e niente più. La traversata oltreoceano gli trasmise quella passione per il mare che lo portò ad arruolarsi nella Marina americana. Qui aiutato agli inizi da una zia diventò un capo orchestrale e sulle navi con stelle e strisce di "zio Sam" girò tutto il mondo e si soffermò soprattutto nei mari tra Cuba e le Filippine. Con la divisa, il flauto e la bacchetta da direttore. Più volte ebbe modo di suonare anche nelle orchestre dirette dal celebre maestro Arturo Toscanini. Acquistò anche la nazionalità americana.
Al contrario del protagonista di "Novecento", il romanzo di Alessandro Baricco incentrato su di un orchestrale marittimo che si rifiuta ostinatamente di scendere dalla sua nave, Antonio Di Lascia, dal 1935, collocato in pensione, scelse di tornare ad Altavilla, anche per far studiare in Italia i suoi due figli. Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale non ebbe dubbi: corse al Liceo Tasso di Salerno e, con mezzi di fortuna, riportò Alfredo e Giovanni in America.
Ebbe una vita che solo un grande scrittore come Ernest Hemingway avrebbe saputo raccontare adeguatamente: dal ponte delle sue navi ha visto scorrere tantissima vita, con la sua quotidianità e le sue grandezze, le meschinità ed i suoi eroismi. Le immense distese americane si alternano ai paesaggi africani, le dolci ed avventurose notti di Cuba lasciano il posto alle asprezze di guerra. E non ebbe mai paura delle tempeste: amava dire infatti che, per lui, quello era il momento giusto per radersi!
Fu spesso al centro di magiche feste dove eleganti ufficiali di marina con le loro mostrine d'oro accompagnavano nelle danze signore fascinose dagli eleganti alberi da sera luccicanti, cariche di gioielli e di voglia di vivere. Ed il "via col vento" era dato proprio dalle note dell'orchestra diretta dal maestro Antonio Di Lascia. Ha fornito la colonna sonora di storie d'amore che potevano entrare e ben figurare anche nelle trame dei romanzi di Scott Fitzgerald come di un bel film hollywoodiano. "Mr. Antonio" padroneggiavano tutti i generi musicali: dal jazz al fox trot, agli inni ed alle marce di prammatica.
Per gli altavillesi fu sempre "il professore americano" e la sua figura dal portamento distinto e sempre elegante mente vestita, nonostante il carattere allegro e gioviale fu sempre guardata con rispetto e timore. Pochi erano i suoi amici il medico don Amedeo Molinara, i tabaccai Alessandro ed Eduardo Belmonte ed il noleggiatore Cesare Suozzo. Tornato ad Altavilla una prima volta dopo la fine della prima Guerra Mondiale era già un affermato musicista se ne andò subito perchè capì che gli orizzonti del paese erano ancora molto ristretti. il professore Di Lascia s' invaghisce di una ragazza altavillese di "buona famiglia" come allora si diceva Letizia Napolitano e succede che mentre suona l'Ave Maria nella chiesa del Carmine gli accade di incrociare il suo sguardo ... e si emoziona talmente tanto da smettere di suonare per lunghi attimi. Che romantica dichiarazione d'amore!.
Accade però che nell' Altavilla di quegli anni al figlio della panettiera non fosse possibile sperare di poter sposare una giovane possidente. Tornato in America, Antonio Di Lascia si sposa subito con una giovane napoletana: Concetta Di Poto. Dal 1935 agli inizi della Guerra visse tra Italia e Stati. Da maggio ad agosto era qui con le famiglie del colonnello Gallo e di don Ciccio Mottola tra coloro che si potevano permettere una spartana baracca sulle spiagge di Paestum. I suoi figli Alfredo e Giovanni erano già dei provetti nuotatori e sbalordivano tutti con le loro prodezze natatorie. I ragazzi studiarono dapprima al Collegio Convitto "Le Querce" di Firenze e poi s'iscrissero al Tasso di Salemo. Poi la guerra e la fuga in America. Qui Giovanni ed Alfredo proseguono gli studi e si affermano nelle rispettive attività professionali.

ALFREDO DI LASCIA MI SCRIVE Caro signor Mottola, il generoso pacco e la gentile lettera mi hanno tanto sorpreso quanto commosso. Dalla morte di mio padre, una trentina d'anni fa, fino a questa grande sorpresa non ho avuto contatto con nessuno in Altavilla con la sola eccezione che alla fine del novembre 1993 quando incontrai il precedente sindaco di Altavilla, Rosario Gallo, che venne a Caltagirone (Sicilia), con tre guardie municipali, a presentarmi una bella «plaque" (targa). (...) Ho letto tutti i fascicoli della Collina degli Ulivi" e la bella opera storica artistica archeologica. Molte persone trattate le ricordo bene: il dottore Sassi, il prof. Galardi, Eduardo Belmonte (è ancora vivo?), il podestà (a quei tempi) Mottola e il figlio Giovanni insieme al suo fratello Vincenzo, Giovanni Rocco e altri. L'articolo che avete scritto sulla vita di mio padre mi è piaciuto molto, e le fotografie che l'accompagnano sono proprio belle. (...) Mio padre ha suonato sotto la direzione del famoso compositore di marce, John Philips Sousa che, come forse saprete, compose la bellissima marcia, ('Stars and stripes,forever". Vi ringrazio per la pubblicazione dello scritto di mio fratello a Vincenzo Grimaldi, di cui anni fa parlò affettuosamente e che mi raccomandò di visitare a Battipaglia. E ringraziamenti cordiali a tutti coloro che hanno partecipato alla compilazione del libro La Collina degli ulivi". Congratuzioni per un'attività preziosa e benefica che, quando io abitavo ad Altavilla (1933-39, nell'estate) non avrei mai immaginato ...


LA SCHEDA BIOGRAFICA Dal 1949 insegna filosofia al Manhattan College e dove dal 1971 è ordinario di Filosofia. Ha tradotto in inglese molti. articoli e un libro di discorsi di Paolo VI. Ha pubblicato alcuni studi sulla filosofia italiana contemporanea sulle riviste americane "Thonight" e "Cross Currents". Di "Cross Currents" è uno dei fondatori ed attualmente ne è uno dei direttori.
E' componente della "Adivisory Board" della Encyclopedia of Philosophy in 8 volumi.
Ha tenuto una conferenza al XII Congresso internazionale di Filosofia a Venezia, nel 1958.
 
NOTE: 1 Il sacerdote fondatore del vecchio Partito Popolare che congiuntamente, il Fascismo ed il Vaticano, costrinsero all'esilio.
2 Rosina Scorziello nipote di Antonio Di Lascia , il prof Vincenzo Grimaldi, Amedeo Di Matteo, Francesco Lettieri, Aniello Mazzeo e Cesare Suozzo.

3 Da "A. e A. Ferrara, Cenni storici su Altavilla Silentina,1898, Vasto, Tip. Zaccagnini. "I primi che in Altavilla aprirono la Via all'emigrazione in America furono il Rev.do D. Enrico Sassi e Dario Guerra nel 7 dicembre 1871. Dopo di loro vi fu e vi è tuttora 1898 una smania addirittura di emigrare. S'incominciò lentamente e alla spicciolata, e poi a poco a poco l'emigrazione prese assai vaste proporzioni. Gli emigrati dal 1874 a tutto il 1896 erano 887, senza contar quelli che non compariscono sui registri". (Pag. 28). Ed inoltre: "...ognuno eleggerebbe potendo, un volontario esilio, come dimostrano i numerosi emigranti, che non pensano più ai genitori, alle mogli e ai figli, nè desiderano di ritornare, tanto sono infastiditi dalla terra nativa. Concorrono ad accrescere l'emigrazione le gravose ed odiose imposte, e le deplorevoli ed accanite fazioni che dividono i cittadini...".



 

Oreste Mottola