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domenica 7 ottobre 2012

L'AMERICA dei miei paesani. Antonio ed Alfredo Di Lascia. Tra atmosfere alla Baricco e uno Sturzo vero


LA SCHEDA SU ALFRED DI LASCIA

MATERIALI A CURA DI ORESTE MOTTOLA




Il prof. Alfred Di lascia, figlio di genitori italiani originari di Altavilla Silentina, nato a Chelsea nel Massachussetts nel 1924, ordinario di storia della Filosofia al Manhattan College di New York, è considerato uno dei maggiori studiosi stranieri del pensiero di don Luigi Sturzo.
Come segretario del gruppo “People and Liberty” ebbe modo di conoscere il sacerdote calatino durante il suo esilio americano e di farne conoscere la figura e il pensiero negli USA.
Seguì alla Fordham University le lezioni sulla sociologia sturziana di Robert Pollock e fu in contatto con i maggiori studiosi americani e italiani di Sturzo tra cui Robert M. Mac Iver, Felice Battaglia e Gabriele De Rosa.
Il prof. Alfred Di lascia ha studiato i più impegnativi testi teorici di Luigi Sturzo, per parecchi anni ha scavato con tenacia e passione tra le carte lasciate dal sacerdote e sociologo calatino. E’ stato più volte in Italia, a Roma presso l’Istituto Luigi Sturzo per utilizzare soprattutto il carteggio fra Luigi e il fratello Mario Vescovo di Piazza Armerina che è una fonte preziosa e fondamentale per conoscere la genesi del pensiero sturziano, a Caltagirone e a Piazza Armerina per conoscere i luoghi in cui si sono formati i due fratelli e farsi un’idea più precisa della loro personalità e per consultare due periodici introvabili in altre città: la “Croce di Costantino” diretta dal giovane don Luigi Sturzo e la “Rivista di autoformazione” pubblicata da mons. Mario Sturzo dal 1927 al 1930.
Ha pubblicato nel 1981 la notevole opera “Filosofia e storia in Luigi Sturzo”, vincitrice del Concorso internazionale indetto dall’Istituto Luigi Sturzo di Roma, in cui ha mostrato con larga informazione e vivo senso critico come i principi che ispirano l’azione politica di Sturzo si presentano organizzati e strutturati in un compiuto sistema.  Di Lascia ha dimostrato come Sturzo fu, oltre che un politico di razza e un originale sociologo,  anche un filosofo e un teologo influenzato dal pensiero di autori come Agostino, Vico, Leibniz e Blondel e che va compreso nella prospettiva più ampia della filosofia europea e della cultura internazionale.
Di Lascia con le sue ricerche ha colmato una lacuna che aiuta a comprendere meglio il patrimonio culturale del nostro Paese tra il dissolversi del positivismo ottocentesco, l’idealismo di Croce e di Gentile e le varie correnti dello spiritualismo cristiano.
Nel congresso Internazionale di studi tenutosi a Bologna nel 1989 su “Luigi Sturzo e la democrazia europea” ha tenuto una apprezzata relazione su “Luigi Sturzo nella cultura degli Stati Uniti”. Ha partecipato come relatore alla “Cattedra Sturzo” di Caltagirone e continua a diffondere il pensiero sturziano negli USA e in Italia.
IL PADRE ANTONIO DI LASCIA
Antonio Di Lascia (1884 - 1967), quando parti da Altavilla per l'America era solo un giovanissimo emigrante in cerca di fortuna. Uno dei tanti. Figlio della panettiera Carmela Tedesco, dal paese natio s'era portato appresso la passione per la musica e per il flauto e niente più. La traversata oltreoceano gli trasmise quella passione per il mare che lo portò ad arruolarsi nella Marina americana. Qui aiutato agli inizi da una zia diventò un capo orchestrale e sulle navi con stelle e strisce di "zio Sam" girò tutto il mondo e si soffermò soprattutto nei mari tra Cuba e le Filippine. Con la divisa, il flauto e la bacchetta da direttore. Più volte ebbe modo di suonare anche nelle orchestre dirette dal celebre maestro Arturo Toscanini. Acquistò anche la nazionalità americana.

Al contrario del protagonista di "Novecento", il romanzo di Alessandro Baricco incentrato su di un orchestrale marittimo che si rifiuta ostinatamente di scendere dalla sua nave, Antonio Di Lascia, dal 1935, collocato in pensione, scelse di tornare ad Altavilla, anche per far studiare in Italia i suoi due figli. Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale non ebbe dubbi: corse al Liceo Tasso di Salerno e, con mezzi di fortuna, riportò Alfredo e Giovanni in America.

Ebbe una vita che solo un grande scrittore come Ernest Hemingway avrebbe saputo raccontare adeguatamente: dal ponte delle sue navi ha visto scorrere tantissima vita, con la sua quotidianità e le sue grandezze, le meschinità ed i suoi eroismi. Le immense distese americane si alternano ai paesaggi africani, le dolci ed avventurose notti di Cuba lasciano il posto alle asprezze di guerra. E non ebbe mai paura delle tempeste: amava dire infatti che, per lui, quello era il momento giusto per radersi!

Fu spesso al centro di magiche feste dove eleganti ufficiali di marina con le loro mostrine d'oro accompagnavano nelle danze signore fascinose dagli eleganti alberi da sera luccicanti, cariche di gioielli e di voglia di vivere. Ed il "via col vento" era dato proprio dalle note dell'orchestra diretta dal maestro Antonio Di Lascia. Ha fornito la colonna sonora di storie d'amore che potevano entrare e ben figurare anche nelle trame dei romanzi di Scott Fitzgerald come di un bel film hollywoodiano. "Mr. Antonio" padroneggiavano tutti i generi musicali: dal jazz al fox trot, agli inni ed alle marce di prammatica.

Per gli altavillesi fu sempre "il professore americano" e la sua figura dal portamento distinto e sempre elegante mente vestita, nonostante il carattere allegro e gioviale fu sempre guardata con rispetto e timore. Pochi erano i suoi amici il medico don Amedeo Molinara, i tabaccai Alessandro ed Eduardo Belmonte ed il noleggiatore Cesare Suozzo. Tornato ad Altavilla una prima volta dopo la fine della prima Guerra Mondiale era già un affermato musicista se ne andò subito perchè capì che gli orizzonti del paese erano ancora molto ristretti. il professore Di Lascia s' invaghisce di una ragazza altavillese di "buona famiglia" come allora si diceva Letizia Napolitano e succede che mentre suona l'Ave Maria nella chiesa del Carmine gli accade di incrociare il suo sguardo ... e si emoziona talmente tanto da smettere di suonare per lunghi attimi. Che romantica dichiarazione d'amore!

Accade però che nell’Altavilla di quegli anni al figlio della panettiera non fosse possibile sperare di poter sposare una giovane possidente. Tornato in America, Antonio Di Lascia si sposa subito con una giovane napoletana: Concetta Di Poto. Dal 1935 agli inizi della Guerra visse tra Italia e Stati. Da maggio ad agosto era qui con le famiglie del colonnello Gallo e di don Ciccio Mottola tra coloro che si potevano permettere una spartana baracca sulle spiagge di Paestum. I suoi figli Alfredo e Giovanni erano già dei provetti nuotatori e sbalordivano tutti con le loro prodezze natatorie. I ragazzi studiarono dapprima al Collegio Convitto "Le Querce" di Firenze e poi s'iscrissero al Tasso di Salerno. Poi la guerra e la fuga in America. Qui Giovanni ed Alfredo proseguono gli studi e si affermano nelle rispettive attività professionali.

Così Bruno Mazzeo, su “Il Mattino” del 2 maggio del 1967, ne racconta la sua tragica fine, provocato dalle esalazioni della stufa elettrica : “Il professore!. Così lo chiamavano tutti dopo essere stato per circa un cinquantennio in America (…). Inutili si erano rivelati i reiterati inviti dei suoi figli (…) per riportarlo in seno alle loro famiglie. Sordo alle resistenze non aveva saputo resistere al prepotente richiamo del suo caro paese. Antonio Di Lascia era nato ad Altavilla Silentina nel 1881. Era stato il primo flauto al Teatro Metropolitan di New York e successivamente maestro direttore della banda musicale della Marina Militare statunitense. (…) Era venuto a godersi la sua pensione nell’accogliente quiete del suo paese natio, lasciando i figli ottimi professionisti in America, che molto spesso venivano a trovarlo”.





ALFRED DI LASCIA: LO STUDIOSO DEL PENSIERO DI STURZO


Alfredo Di Lascia, docente all'Università di Manhattan è tra i massimi studiosi a livello mondiale del pensiero di don Luigi Sturzo. Il prof. Alfredo Di Lascia, che oggi ha il volto incorniciato da una barba da francescano, di salde convinzioni politiche "liberal" che negli Usa vuol dire sinistra ed è anche dorigini altavillesi. E' infatti figlio dellaltavillese Antonio Di ( Lascia, valente flautista e direttore d'orchestra nelle formazioni musicali della Marina Americana. Al prof. Alfredo Di Lascia qualche anno fa il (Comune di Caltagirone il paese dov'è nato don Sturzo ( 1 ha attribuito un importante premio. L'altro fratello, Giovanni, laureato in giurisprudenza ed in lingue straniere, è stato insegnante di francese.
Ho cercato, con l'aiuto d
alcuni testimoni, (vedi nota 2) di capire la storia di questi nostri compaesani che hanno, con la loro intelligenza, notevolmente onorato Altavilla.
LA SCELTA DELL'EMIGRAZIONE Le puntuali annotazioni dei fratelli Ferrara 3 ci raccontano, con la consueta freschezza, com'era l'Altavilla che si avviava verso la fine del secolo e nella quale nacque e crebbe Antonio Di Lascia.
L'unica speranza di avere una vita migliore era nella scelta dell'amara vita dell'emigrazione. Ciò nonostante la sobrietà contadina ed il decoro piccolo borghese cominciavano ad avere la meglio sulla pura e semplice fame.
Nel 1883 un terremoto aveva seriamente distrutto il paese. Negli stessi anni avvengono alcuni gravi scandali municipali: finisce ammazzato il sindaco Achille Alberto Baione, uomo chiacchierato per i suoi tanti intrallazzi. Anche il Monte Frumentario che doveva dare soccorso ai poveri subisce gravi ammanchi.
Le cattive condizioni igieniche sanitarie sono all
origine di epidemie di vaiolo e di dissenteria, con conseguente grande mortalità infantile. Nel 1890 unepidemia dinfluenza fece tantissime vittime è così la popolazione altavillese scese sotto le tremila unità. Ma in Italia sbocciavano i fiori dello stile liberty e Francesco Crispi esibiva, come. fiore all'occhiello del suo secondo governo, la conquista dell'Eritrea.
Anche emigrare costava e così non tutti potevano partire. Occorreva innanzitutto procurarsi, e pagare, il passaporto. Nel 1901 il famoso passaporto rosso, autentico simbolo degli emigranti, costava due lire che, dopo pochi anni aumenteranno fino ad otto. Il viaggio in nave (17 giorni per arrivare in America) costava ben 165 lire.
La prima emigrazione altavillese si dirige verso il nord America perché alla fine del secolo XIX secolo il Brasile deve sopportare le conseguenze di una grave crisi del caffè, mentre l
Argentina è esposta ad una preoccupante recessione agricola, con conseguenze negative sull'andamento monetario.
Con Altavilla si svuotano anche i paesi del circondario. Nel 1902 a Piaggine risultano 667 emigranti su 3212 abitanti, nel 1913 a Cicerale si contano ben 500 emigranti e ad Agropoli 600 su 2000. Nel 1914 a Felitto se le vanno in mille su 1874, a Capaccio su 3000 abitanti un terzo sono emigranti.
LA STORIA DI ANTONIO DI LASCIA
"Nomen omen" dicevano i latini: nel nome c'è il destino. E' stato davvero così per Antonio Di Lascia (1884 - 1967) che quando parti da Altavilla per l'America era solo un giovanissimo emigrante in cerca di fortuna. Uno dei tanti. Figlio della panettiera Carmela Tedesco, dal paese natio s'era portato appresso la passione per la musica e per il flauto e niente più. La traversata oltreoceano gli trasmise quella passione per il mare che lo portò ad arruolarsi nella Marina americana. Qui aiutato agli inizi da una zia diventò un capo orchestrale e sulle navi con stelle e strisce di "zio Sam" girò tutto il mondo e si soffermò soprattutto nei mari tra Cuba e le Filippine. Con la divisa, il flauto e la bacchetta da direttore. Più volte ebbe modo di suonare anche nelle orchestre dirette dal celebre maestro Arturo Toscanini. Acquistò anche la nazionalità americana.
Al contrario del protagonista di "Novecento", il romanzo di Alessandro Baricco incentrato su di un orchestrale marittimo che si rifiuta ostinatamente di scendere dalla sua nave, Antonio Di Lascia, dal 1935, collocato in pensione, scelse di tornare ad Altavilla, anche per far studiare in Italia i suoi due figli. Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale non ebbe dubbi: corse al Liceo Tasso di Salerno e, con mezzi di fortuna, riportò Alfredo e Giovanni in America.
Ebbe una vita che solo un grande scrittore come Ernest Hemingway avrebbe saputo raccontare adeguatamente: dal ponte delle sue navi ha visto scorrere tantissima vita, con la sua quotidianità e le sue grandezze, le meschinità ed i suoi eroismi. Le immense distese americane si alternano ai paesaggi africani, le dolci ed avventurose notti di Cuba lasciano il posto alle asprezze di guerra. E non ebbe mai paura delle tempeste: amava dire infatti che, per lui, quello era il momento giusto per radersi!
Fu spesso al centro di magiche feste dove eleganti ufficiali di marina con le loro mostrine d'oro accompagnavano nelle danze signore fascinose dagli eleganti alberi da sera luccicanti, cariche di gioielli e di voglia di vivere. Ed il "via col vento" era dato proprio dalle note dell'orchestra diretta dal maestro Antonio Di Lascia. Ha fornito la colonna sonora di storie d'amore che potevano entrare e ben figurare anche nelle trame dei romanzi di Scott Fitzgerald come di un bel film hollywoodiano. "Mr. Antonio" padroneggiavano tutti i generi musicali: dal jazz al fox trot, agli inni ed alle marce di prammatica.
Per gli altavillesi fu sempre "il professore americano" e la sua figura dal portamento distinto e sempre elegante mente vestita, nonostante il carattere allegro e gioviale fu sempre guardata con rispetto e timore. Pochi erano i suoi amici il medico don Amedeo Molinara, i tabaccai Alessandro ed Eduardo Belmonte ed il noleggiatore Cesare Suozzo. Tornato ad Altavilla una prima volta dopo la fine della prima Guerra Mondiale era già un affermato musicista se ne andò subito perchè capì che gli orizzonti del paese erano ancora molto ristretti. il professore Di Lascia s' invaghisce di una ragazza altavillese di "buona famiglia" come allora si diceva Letizia Napolitano e succede che mentre suona l'Ave Maria nella chiesa del Carmine gli accade di incrociare il suo sguardo ... e si emoziona talmente tanto da smettere di suonare per lunghi attimi. Che romantica dichiarazione d'amore!.
Accade però che nell' Altavilla di quegli anni al figlio della panettiera non fosse possibile sperare di poter sposare una giovane possidente. Tornato in America, Antonio Di Lascia si sposa subito con una giovane napoletana: Concetta Di Poto. Dal 1935 agli inizi della Guerra visse tra Italia e Stati. Da maggio ad agosto era qui con le famiglie del colonnello Gallo e di don Ciccio Mottola tra coloro che si potevano permettere una spartana baracca sulle spiagge di Paestum. I suoi figli Alfredo e Giovanni erano già dei provetti nuotatori e sbalordivano tutti con le loro prodezze natatorie. I ragazzi studiarono dapprima al Collegio Convitto "Le Querce" di Firenze e poi s'iscrissero al Tasso di Salemo. Poi la guerra e la fuga in America. Qui Giovanni ed Alfredo proseguono gli studi e si affermano nelle rispettive attività professionali.

ALFREDO DI LASCIA MI SCRIVE Caro signor Mottola, il generoso pacco e la gentile lettera mi hanno tanto sorpreso quanto commosso. Dalla morte di mio padre, una trentina d'anni fa, fino a questa grande sorpresa non ho avuto contatto con nessuno in Altavilla con la sola eccezione che alla fine del novembre 1993 quando incontrai il precedente sindaco di Altavilla, Rosario Gallo, che venne a Caltagirone (Sicilia), con tre guardie municipali, a presentarmi una bella «plaque" (targa). (...) Ho letto tutti i fascicoli della Collina degli Ulivi" e la bella opera storica artistica archeologica. Molte persone trattate le ricordo bene: il dottore Sassi, il prof. Galardi, Eduardo Belmonte (è ancora vivo?), il podestà (a quei tempi) Mottola e il figlio Giovanni insieme al suo fratello Vincenzo, Giovanni Rocco e altri. L'articolo che avete scritto sulla vita di mio padre mi è piaciuto molto, e le fotografie che l'accompagnano sono proprio belle. (...) Mio padre ha suonato sotto la direzione del famoso compositore di marce, John Philips Sousa che, come forse saprete, compose la bellissima marcia, ('Stars and stripes,forever". Vi ringrazio per la pubblicazione dello scritto di mio fratello a Vincenzo Grimaldi, di cui anni fa parlò affettuosamente e che mi raccomandò di visitare a Battipaglia. E ringraziamenti cordiali a tutti coloro che hanno partecipato alla compilazione del libro La Collina degli ulivi". Congratuzioni per un'attività preziosa e benefica che, quando io abitavo ad Altavilla (1933-39, nell'estate) non avrei mai immaginato ...


LA SCHEDA BIOGRAFICA Dal 1949 insegna filosofia al Manhattan College e dove dal 1971 è ordinario di Filosofia. Ha tradotto in inglese molti. articoli e un libro di discorsi di Paolo VI. Ha pubblicato alcuni studi sulla filosofia italiana contemporanea sulle riviste americane "Thonight" e "Cross Currents". Di "Cross Currents" è uno dei fondatori ed attualmente ne è uno dei direttori.
E' componente della "Adivisory Board" della Encyclopedia of Philosophy in 8 volumi.
Ha tenuto una conferenza al XII Congresso internazionale di Filosofia a Venezia, nel 1958.
 
NOTE: 1 Il sacerdote fondatore del vecchio Partito Popolare che congiuntamente, il Fascismo ed il Vaticano, costrinsero all'esilio.
2 Rosina Scorziello nipote di Antonio Di Lascia , il prof Vincenzo Grimaldi, Amedeo Di Matteo, Francesco Lettieri, Aniello Mazzeo e Cesare Suozzo.

3 Da "A. e A. Ferrara, Cenni storici su Altavilla Silentina,1898, Vasto, Tip. Zaccagnini. "I primi che in Altavilla aprirono la Via all'emigrazione in America furono il Rev.do D. Enrico Sassi e Dario Guerra nel 7 dicembre 1871. Dopo di loro vi fu e vi è tuttora 1898 una smania addirittura di emigrare. S'incominciò lentamente e alla spicciolata, e poi a poco a poco l'emigrazione prese assai vaste proporzioni. Gli emigrati dal 1874 a tutto il 1896 erano 887, senza contar quelli che non compariscono sui registri". (Pag. 28). Ed inoltre: "...ognuno eleggerebbe potendo, un volontario esilio, come dimostrano i numerosi emigranti, che non pensano più ai genitori, alle mogli e ai figli, nè desiderano di ritornare, tanto sono infastiditi dalla terra nativa. Concorrono ad accrescere l'emigrazione le gravose ed odiose imposte, e le deplorevoli ed accanite fazioni che dividono i cittadini...".



 

Oreste Mottola

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