Pubblicato su carta sin dal 1993, è uno dei più longevi periodici dell'area della Piana del Sele e Cilento. La Collina degli Ulivi online vuole essere ancora di più un luogo di informazione, ascolto e diffusione di idee, anche attraverso l'interazione in tempo reale con i suoi lettori in ogni parte del mondo.

giovedì 30 settembre 2010

Chiese di San Biagio e Sant’Egidio. Siamo ad una svolta?

Partito ufficialmente il tavolo tecnico sulle chiese chiuse da trent'anni

Si è tenuto il 28 settembre, presso il Convento San Francesco di Altavilla, l’incontro sulle ipotesi di interventi sui beni ecclesiastici altavillesi, organizzato dall'Ufficio Beni Culturali della Curia Diocesana di Vallo della Lucania. Di seguito vi proproniamo il report dell'incontro a cura dell'associazione L'Auriga Cilento, che si è fatta promotrice della strutturazione di strategie di recupero delle chiese inagibili dal terremoto del 1980.


Al tavolo dei lavori erano invitati il sindaco di Altavilla, il parroco e le associazioni culturali, oltre alle Soprintendenze BSAE e BAP di Salerno. Erano presenti il parroco, don Costantino Liberti, la Diocesi con l’architetto Raffaele Rammauro, la dottoressa Maria Giuseppina Felici della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici, l’architetto De Feo della Soprintendenza per i beni artistici e paesaggistici, il presidente del consiglio comunale Enzo Baione e il dirigente dell’Ufficio tecnico Alessandro Fusco: Diverse le associazioni locali presenti: MusicaNova con Renato Mazzei, AltavillaViva con Piero Lettieri e Claudia Fusco, L’Auriga Cilento con Arcangelo Bellissimo, Maurizio Di Masi, Sergio Di Masi, Marco Polito, Amedeo Cennamo e, come privato cittadino, Gerardo Di Verniere.


Fra gli interventi sottolineiamo quello del signor Di Verniere che ha illustrato il suo impegno personale, profuso sin dal lontano 1986, relativamente al restauro delle chiese altavillesi e delle loro opere interne, sostenendo di aver lavorato sempre in simbiosi con la Diocesi e la Soprintendenza. A questo proposito, Felici e Rammauro, non avendo in questi anni mai ricevuto documentazione in merito al progetto della sistemazione della pavimentazione avvenuta in San Biagio, si sono riservati di controllare nei propri archivi quanto sostenuto dal Signor Di Verniere.


I rappresentanti dell’Auriga Cilento, ringraziando i promotori dell’incontro, iniziativa che negli ultimi mesi avevano più volte sollecitato, hanno chiesto a Felici se sia possibile spostare i 50 mila euro – già stanziati secondo quanto riferito dal delegato della BSAE nel convegno altavillese da loro promosso il 20 agosto 2009 - per il consolidamento della chiesa di Cielo e Terra, su almeno una delle chiese altavillesi chiuse, in particolare quella di Sant’Egidio che si presenta in una situazione migliore rispetto a quella di San Biagio e potrebbe quindi essere riaperta in tempi brevi e con stanziamenti relativamente bassi.


A tal proposito è stato sottolineato che la Chiesa di Cielo e Terra è di proprietà comunale, ed il Comune su tale immobile ha già ottenuto un finanziamento di circa 800 mila euro, destinati al recupero della struttura e alla creazione di un museo. Felici, non essendo al corrente del finanziamento riferito dal delegato della BSAE, si è impegnata ad effettuare le dovute ricerche per verificare quanto sostenuto dal suo delegato, e se tale notizia fosse confermata provvederà sicuramente a far spostare su S.ant'Egidio tale contributo.


Rammauro, nel prendere la parola, ha proposto alcuni canali di finanziamento – fra l’altro già suggeriti dall’Auriga nel convegno promosso nell’agosto del 2009 - e cioè:


- attingere ai finanziamenti ARCUS presentando un progetto globale per il recupero di tutti i beni storici altavillesi, per richiedere un finanziamento del 70-80% dell’investimento totale, purché il progetto venga presentato entro il marzo del 2011.
- utilizzare il filone relativo ai finanziamenti previsti per i contributi dell’8 per mille dai contribuenti. Indipendentemente dalle strade intraprese è indispensabile però garantire la somma restante, non copribile dai finanziamenti pubblici, attraverso altre fonti.


L’architetto della Diocesi ha poi sottolineato la bellezza e l’importanza storica della Casa Canonica di Sant’Egidio dove ha scoperto - dietro la carta da parati che riveste le pareti - degli affreschi molto belli, oltre agli altri affreschi conosciuti, come quello situato dietro la pala di San Francesco presso il Convento. Queste affermazioni hanno destato stupore e meraviglia anche nell’arch. De Feo, della soprintendenza BAP.


L’Auriga Cilento e MusicaNova si sono dichiarati favorevoli alle proposte di Rammauro, chiedendo però che il tutto sia realizzato e gestito da chi ha competenze in merito, ovvero dalla Diocesi stessa o dalla Soprintendenza. Il Comune di Altavilla ha dato la disponibilità nel collaborare, ma ha precisato che attualmente non ha fondi a disposizione per questo tipo di interventi.


Nelle conclusioni si è concordato che tutte le progettazioni e gli interventi futuri sui beni ecclesiastici altavillesi saranno seguiti direttamente dalla Diocesi (nella persona di Rammauro) e dalla Soprintendenza (Felici), i quali provvederanno a comunicare tutti gli aggiornamenti e le vicende che scaturiranno da queste decisioni concordate. Entrambi hanno sottolineano che in queste occasioni sono molto importanti gli aiuti esterni che possono arrivare da Associazioni locali, imprese e cittadini.


Don Costantino ha comunicato che servono ancora 18 mila euro per completare il pagamento del restauro dell’organo di San Biagio e ha chiesto alle associazioni e ai cittadini di mobilitarsi per trovare questi fondi. Con l’occasione ha comunicato che la statua della Madonna del latte è rientrata al Convento San Francesco a seguito del restauro effettuato a Salerno, mettendo fine ad una vicenda durata diversi anni.

martedì 28 settembre 2010

La Madonna del latte torna ad Altavilla

Dopo la segnalazione dell'Associazione L'Auriga Cilento (ne abbiamo parlato in questo post), l'effigie lignea di una dolcissima Madonna che allatta il suo bambino, ha fatto ritorno ad Altavilla, dove fu creata da uno scalpello di ben quattro secoli fa.


L'opera d'arte era rimasta in un laboratorio di restauro di Salerno per ben sette anni: vi era giunta nel 2003 per un restauro ultimato nel 2007. Ma da allora, complici forse i cambi di guardia nella curia altavillese, della statua si erano perse le tracce.


Fa sapere l'associazione presideuta da Bruno Di Venuta: "Subito dopo la nostra segnalazione, il parroco, Don Costantino Liberti, si è attivato per  farla rientrare dal laboratorio di restauro di Salerno in cui giaceva da diversi anni. Ringraziamo la Diocesi e Don Costantino per la sensibilità dimostrata".


La Madonna sarà visitabile presso il Convento di San Francesco. Speriamo che,  insieme ai quadri del Peccheneda, trovi la sua giusta valorizzazione artistica.

venerdì 24 settembre 2010

Altavilla tra i luoghi del cuore FAI



Abbiamo pensato di iscrivere il nostro borgo al progetto "I Luoghi del cuore" del FAI. Tra i beni maggiormente segnalati saranno selezionati quelli da recuperare. Ecco perché vi invitiamo tutti a votare.

E' semplice, basta cliccare qui. Ci si registra con un click attraverso facebook e sempre con un click si segnala il luogo preferito. Se volete potete anche aggiungere un commento alla scheda.
Proviamoci o quanto meno facciamo conoscere all'Italia il nostro bellissimo borgo medievale.
C'è tempo fino al 30 settembre.

http://www.iluoghidelcuore.it/castello_di_roberto_il_guiscardo_xi_sec_e_centro_storico_medievale

Foto: Rebecca Nolland

mercoledì 22 settembre 2010

Altavilla. L’omicidio dell’autista della Sita, nuovo articolo su “Cronaca Vera” di Massimiliano Lanzotto

Pubblico dopo aver ricevuto la segnalazione da parte di Oreste Mottola. Da altavillesi abbiamo il dovere di collaborare con la famiglia e gli avvocati alla risoluzione del caso. Chi sa parli. Omertà è colpevolezza.

di MASSIMILIANO LANZOTTO

Altavilla Silentina (Salerno). La sera del 20 dicembre 2007, come tutti i giorni, dopo aver concluso il suo turno, Antonio Mottola, 54 anni, autista delle autolinee Sita, parcheggiò il bus nella area di sosta di Campagna (Salerno): ma contrariamente alle sue abitudini, non fece ritorno a casa, in contrada Olivella di Altavilla Silentina. Dopo l’ultima corsa fermò il bus e si mise alla guida della sua automobile. Ma all’altezza di contrada Castelluccio di Altavilla, intorno alle 22, l’auto fu colpita da un proiettile di un fucile da caccia, di quelli usati per abbattere i cinghiali. Il colpo attraversò il portabagagli, il sedile posteriore e raggiunge polmone e cuore. La morte sopraggiunge poco dopo.

A distanza di oltre due anni chi ha sparato quel colpo mortale non è stato mai trovato. Il tribunale di Salerno, in assenza di prove schiaccianti, lo scorso mese di aprile ha deciso di archiviare il caso. La famiglia non si arrende, vuole giustizia e chiede che vengano riaperte le indagini. “Il lavoro investigativo deve proseguire, il caso deve essere riaperto – dice la moglie Paola Vuolo, 44 anni – Qualcuno sa, ma non vuole parlare. Di cosa ha paura. Ci sono tre figli che vogliono conoscere la verità sul destino del padre”. La donna che apprese la notizia della morte telefonando quella notte stessa sul cellulare del marito, nei mesi successivi ha ricevuto anche un avvertimento. Sul parabrezza posteriore dell’auto ha trovato un scritta inequivocabile tracciata nella polvere: “Ti ammazzo”.

Delitto passionale, incidente di caccia, scambio di persona: di ipotesi sul movente dell’omicidio Mottola se ne sono fatte tante. Nessuna, però, che ha portato a un risultato giudiziario certo. I familiari – assistiti dai legali Ezio Catauro e Carmine Gallo – contestano le indagini nell’immediatezza dell’omicidio. “Perché non furono subito attivati dei posti di blocco nella zona, perché non si tenne conto delle telecamere di sorveglianza installate sulla strada provinciale Campagna-Altavilla”, si chiede il primogenito Emilio Mottola, 34 anni. “Mio padre – aggiunge – era una persona mite, ma potrebbe essere successo qualcosa o che abbia preso le parti di qualcuno e si sia trovato impelagato, suo malgrado, in una situazione difficile. Sono certo che ci sono persone che sanno, ma non parlano per qualche ragione. Gli inquirenti devono tenere conto degli indizi emersi in questi due anni e fare luce sui punti oscuri”.

La vita di Antonio Mottola che i passeggeri della tratta Salerno-Campagna chiamavano “Briciola”, è stata passata al setaccio nelle settimane successive all’omicidio. I carabinieri hanno controllato le telefonate fatte e ricevute dalle utenze cellulari e seguito gli ultimi spostamenti della vittima. “Antonio era un lavoratore infaticabile, attaccato alla famiglia e ai figli. – aggiunge la moglie – Aveva l’hobby della caccia che praticava con un gruppo di amici. Per tutti era una persona alla mano che era pronto a farsi in quattro per un amico. La sua disponibilità verso gli altri era incondizionata, non faceva discussioni con nessuno, scivolava su ogni cosa perché era contro i litigi”.

Le amicizie dell’autista Sita è stata passata ai raggi X. Sono state sentite decine di persone informate sui fatti, compresi due sue ex fidanzate, lontane nel tempo. L’inchiesta che ha cambiato tre magistrati, non ha consentito di acquisire elementi sufficienti per ricostruire la vicenda e individuare l’autore del delitto. “Il caso è stato affrontato, fin dall’evento che ha determinato l’omicidio di Antonio Mottola, con troppa superficialità. – dice l’avvocato Carmine Gallo – Abbiamo avuto un’indagine parziale e, forse, poco obiettiva. Troppe insinuazioni e pettegolezzi si sono fatti, senza alcun riscontro oggettivo, che hanno confuso le indagini su un delitto rimasto ad oggi impunito. Non si è soffermati sulle contraddizioni dell’amico, figura enigmatica nell’inchiesta legata alla vittima da una fratellanza viscerale, né sull’ipotesi di un bracconiere. Infatti, la zona teatro dell’omicidio è conosciuta per la caccia al cinghiale: praticata venatoria esercitata da numerosi cacciatori del luogo. Nessuno di loro è stato mai sentito dagli inquirenti”.

Troppi sono gli aspetti e le contraddizioni nell’omicidio di Antonio Mottola che andrebbero riviste e analizzate di nuovo. Il colpo di fucile, calibro 12, ad esempio, sarebbe stato esploso a una distanza di circa 100 metri, non incompatibile con un appostamento utilizzato per la caccia al cinghiale. “Non sappiamo ancora se il colpo è stato esploso mentre l’auto era in movimento e neppure che marcia era inserita. Troppi sono gli aspetti da chiarire per non chiudere frettolosamente il caso come omicidio senza autori – aggiunge l’avvocato Ezio Catauro – Chiediamo che vengano riaperte le indagini sugli aspetti trascurati, di insistere sui punti oscuri della vicenda e sulle contraddizioni emerse nel corso degli interrogatori delle persone informate sui fatti”.

C’è una cognata dell’autista ucciso che rivela di avergli parlato in un sogno. Antonio Mottola l’avrebbe rassicurata: “ non ti preoccupare, a breve sarà scoperto il responsabile del mio assassinio”. E i sogni sono premonitori. Chissà che questo omicidio avvolto nel mistero non vanga chiarito una volta per tutte. Massimiliano Lanzotto

Cronaca Vera – n. 1972 del 23 giugno 2010, pagg. 8 e 9

martedì 21 settembre 2010

L’ angelo vassallo si è portato con sé il mio mondo di paglia

Nove colpi sono bastati per frantumare la villa di cartapesta nella mia oasi di fittizia felicità. Ci fu un tempo in cui quattro muri grezzi e un tetto aguzzo erano una dignitosa casa tenuta in ordine da un’adorabile vecchina che era anche mia nonna. L’ingresso al cortile, sul retro, era segnalato da due bastoni in legno marcio distanti a malapena la larghezza di un’automobile. Più che un ingresso era un intervallo fra la vigna e la legna accatastata in attesa di ardere in prodigiosi fuochi invernali. Non c’era il cancello verde, pesante e mobile che slitta ora su un binario lucido ad ogni colpo di telecomando e permette di tenere a debita distanza i visitatori che, nell’ordine, devono: suonare il clacson, scampanellare al citofono, farsi riconoscere ed eventualmente, dopo autorizzazione, entrare. L’ispezione dura pochi secondi perché l’apertura, da anni, è stata spostata sul davanti in modo da avere sempre la faccia al nemico, mai le spalle. Ci fu un tempo in cui l’adorabile vecchina passava il pomeriggio seduta sulla panca in ferro battuto a guardare verso la strada. Nulla ostacolava il suo campo visivo e tutti potevano ammirarla nella sua ieratica compostezza contadina. La vecchina, oggi, avrebbe sofferto di claustrofobia morsa nella stretta del recinto alto tagliato a siepe, dei piccoli ulivi piantati a tutela della privacy, delle canne di bambù che svettano alte a proteggere da sguardi indiscreti. Ci fu un tempo in cui la casa della vecchina era difesa solo da un vecchio e malconcio portone sufficiente alla sua funzione: tenere al riparo dal freddo e dal vento. La vecchina, ogni sera, d’estate, spalancava le finestre prive di inferriate permettendo alla frescura di invadere gli spazi e fissava le zanzariere. Gli insetti erano la sua grande preoccupazione. La sfida di una vita fra lei e loro. Ci fu un tempo in cui la vecchina non saltava un appuntamento con il Tg delle venti, quando era ancora un servizio pubblico, e si incupiva, non si capacitava, realizzava l’esistenza di un altro mondo dove non preoccupavano solo gli insetti. Si è vero, qualche anno prima, un alone aveva offuscato il cielo blu cobalto che copriva le loro teste, ma era stata una nuvola di passaggio, un temporale. Come si chiamava? Come lo chiamavano? Don Qualcosa. L’avevano preso proprio lì vicino. Il giorno prima l’aveva incontrato alla bottega e il giorno dopo, paft, nelle prime pagine di tutti i giornali. La vecchina non sapeva leggere, ma l’aveva riconosciuto, glielo avevano detto. L’ ing. Califano era il “professore della Vesuviana”. Mio Dio, del resto si sa che il topo si nasconde dove il gatto non lo cercherà mai. Ci fu un tempo in cui, in una terra che già nel nome rivela le attese infinite e pazienti del Sud, non si conosceva la paura. Poi arrivò la droga e lo spaccio, poi i resort e i villaggi turistici, poi i porti e gli yatch, poi i rifiuti e le discariche, e gli interessi economici. Ci fu un tempo, ieri, in cui nove colpi hanno svegliato un popolo onesto e credulone che ingenuamente si sentiva esonerato da ogni prevaricazione. Nove colpi che hanno lacerato ogni corpo cilentano e frantumato la villa di cartapesta nella mia oasi di fittizia felicità. Ci fu un tempo, non troppo lontano, in cui nella casa dai muri grezzi si spense quell’adorabile vecchina, che era anche mia nonna, beatamente convinta che il problema del Cilento fossero gli insetti. Tiziana Rubano

lunedì 13 settembre 2010

Perché la statua seicentesca della Madonna del latte non ritorna nella sua Altavilla?

Ecco un nuovo esempio di trascuratezza del patrimonio storico delle chiese altavillesi.


La statua della “Madonna del latte”, appartenente ai beni storico-artistici del Convento San Francesco di Altavilla, sebbene sia stata restaurata da oltre tre anni e non ci siano importi economici da pagare, giace ancora presso il Laboratorio di Restauro e Conservazione di Marina Imparato in VICOLO RUGGI GIOVANNI D' ARAGONA 15 – SALERNO.


Inspiegabilmente chi ha promosso e seguito la lodevole iniziativa non ha ancora provveduto a ritirare o far ritirare la statua e riportarla nella sua sede storica.


Per  la Dr.ssa Marina Imparato, che ha eseguito il restauro, manca unicamente la richiesta di restituzione - più precisamente ritiro del bene - da parte del Parroco di Altavilla Silentina. L’atteso rientro però potrà essere effettuato solo dopo l’emissione dell’idonea certificazione ed autorizzazione per il rilascio da parte della Soprintendenza di Salerno che seguirà la richiesta anzidetta.


La statua della Madonna giunge a Salerno nel 2003 insieme ad altre statue altavillesi che, prontamente restaurate, sembra siano rientrate in paese già qualche anno dopo.


A maggio 2008 il Prof. Paolo Tesauro Olivieri, storico locale residente a Salerno, pubblica un suo studio-ricerca, “Cenni sulla Madonna del latte nella chiesa San Francesco di Altavilla Silentina” nel quale riporta quanto segue: “…. Da un compaesano, tra il 2003 e il 2004 mi veniva riferito che quella icona bella, maestosa era  stata trafugata e al suo posto si trovava una statua dell’Immacolata. La notizia mi lasciò amareggiato. Essa era vera solo in parte, perché da un altro amico compaesano mi veniva riferito che l’icona si trovava in una bottega di restauro in via G. Ruggi del rione Portanova di Salerno gestito dalla restauratrice Marina Imparato…”. Per verificare la verità di quanto appreso, il professore si recò all’istante presso il Centro di Restauro seguendo poi, passo dopo passo, il restauro della statua che si completerà agli inizi del 2007. Nei primi mesi del 2008 Paolo Tesauro Olivieri scrive al Rettore del Convento San Francesco chiedendo un intervento per riportare l’opera sacra nel suo luogo d’origine. Dalla realtà odierna emerge che sulla vicenda ci sia stato un completo disinteresse.


La restauratrice Marina Imparato, contattata in questi giorni, attende tuttora che la proprietà (Curia di Vallo-Parroco di Altavilla) ne richieda la restituzione. Da ricerche effettuate dall’Auriga Cilento, sembra che nel passato si sia attivato un anonimo cittadino altavillese ( pare ex assessore del Comune di Altavilla) che dopo aver verificato il completamento del restauro, chiese di pazientare in attesa dell’ultimazione dei lavori di ristrutturazione-manutenzione della sede originaria della scultura lignea! Ancora una volta “il privato” assume arbitrariamente ruoli e decisioni che portano a disguidi, incomprensioni, inefficienze e causano astio fra cittadini-parroco-soprintendenza.


La scheda di restauro, redatta dalla restauratrice, riporta quanto segue: "La statua della Madonna del latte, con una dimensione di 1,80x0.65m, è stata realizzata, da uno scultore anonimo, nel XVII secolo. La scultura di un unico pezzo ligneo è stata ricavata da un tronco di un albero la cui essenza era la quercia, le parti assemblate erano la mano e la figura del Bambino sul lato destro….”. Secondo le tesi del Prof. Olivieri la statua potrebbe essere stata scolpita da qualche monaco “versato nell’arte del pennello e della scultura” diversi secoli fa, utilizzando un grosso tronco di legno “incavato nella parte di dietro” e, prima del restauro, non uscì mai da quella “nicchia senza altare” dell’angolo destro del tempio di San Francesco…


Come si può notare dalle foto eseguite nel giugno 2007, gentilmente concesse da Arduino Senatore, la statua è imponente e di superba bellezza.


È possibile intervenire celermente per permettere alla cittadinanza di fruire di un bene proprio?  Parroco e Diocesi possono avviare le procedure richieste?


Duole sottolineare che questa è l’ennesima dimostrazione che, malgrado l’impegno profuso vantato da qualcuno in questi mesi, perduri un’assoluta superficialità nel gestire e vigilare sui beni storico-artistici del nostro paese. Non a caso, la pubblica denuncia dell’Auriga Cilento del 20 agosto 2009 e il successivo sopralluogo della Soprintendenza eseguito il 12/12/2009 hanno evidenziato, con documentazione esplicita, lo stato d’incuria in cui versano le chiese di San Biagio e Sant’Egidio chiuse, come sappiamo, da trent’anni. La Soprintendenza, nell’occasione, chiese collaborazione e l’istituzione di un tavolo tecnico per tentare di risolvere il problema. Nella comunicazione del 27/4/2010 e nell’incontro tenutosi il 14/6/2010 con le Associazioni altavillesi, Padre Costantino Liberti, rivendicando il ruolo di legittimo proprietario (come diocesi) dei beni,  si è assunto l’impegno della convocazione del tavolo tecnico. Ad oggi siamo ancora speranzosi di ricevere l’invito.


Quali sono le motivazioni di questo ritardo se l’architetto Rammauro, direttore dell’Ufficio Tecnico dei beni culturali della diocesi di Vallo della Lucania, ha dato la sua disponibilità già dopo un proprio sopralluogo effettuato in data11 giugno 2010?


Dobbiamo continuare a percorrere ancora le solite strade ambigue e dannose che tendono a distruggere la memoria e la storia altavillese?


Noi dell’Auriga Cilento crediamo che l’interesse delle associazioni e dei cittadini, finalizzato alla tutela dei beni storici-ambientali,  dovrebbe essere visto ed accettato come una valida collaborazione nell’affrontare  e risolvere il problema e non come uno strumento di parte utilizzato per altri scopi (politici o personali)!  Per questo motivo ribadiamo ancora una volta, come già fatto nei mesi passati, il  nostro interesse a lavorare in sinergia con tutte le istituzioni, e stimolarle quando necessario, affinché siano eliminate le cause che hanno prodotto i ritardi e i danni che tutti conosciamo.


L'Auriga Cilento, Associazione per lo sviluppo e la promozione del territorio


aurigacilento@gmail.com

venerdì 10 settembre 2010

Quant’è vicino a noi Angelo Vassallo

Ci aveva fatto avvicinare di più Hemingway. Io avevo trovato quei nuovi elementi che permettevano di poter rilanciare l’idea di un soggiorno cilentano, nell’Acciaroli dei primi anni Cinquanta, dell’autore di “Fiesta”.

Al telefono gli anticipai la notizia: “Veramente dici? E falla uscire!”, non mi disse più di tanto.

Era di poche parole, Angelo Vassallo. Ma capace di impuntature a viso aperto. Come nella serata nella quale vennero presentate queste nuove ricerche sulla presenza del premio Nobel. Arrivò al limite dello scontro fisico con degli ascoltatori che rumoreggiarono, da “destra”, in seguito ad alcune parole di un relatore.

Molto pragmatico nell’agire politico quotidiano, tuttavia mai dimenticava il suo essere un uomo “di sinistra” ma mai genericamente “della sinistra”.

La sinistra di Angelo Vassallo era fatta di rigore e di originalità nel portare avanti un modello di sviluppo molto semplice: duplicare nel Cilento costiero le cose migliori che erano state realizzate nella Costiera amalfitana. Lui ci aggiungeva l’anima ambientalista, la cura dei particolari, una forte spinta etica, “al bar non accettava nemmeno un caffè”, e tutti i suggerimenti di quell’élite socio–culturale che già da diversi decenni aveva scoperto Acciaroli.

A Galdo, che è un’altra delle frazioni di Pollica, lontana però dal mare, avevo visto un caffè letterario. Libri e giornali, sigarette, la ricevitoria del lotto ed il banco solo con i libri di autori locali. Poco distante un gruppo teatrale animava serate nelle quali disseminavano tanti indizi e tutti gli spettatori erano chiamati ad individuare il colpevole. “Quel negozietto chiudeva, invece così tanti turisti ci vanno. Funziona sai…”, mi raccontava.

Questo era Angelo, uno straordinario catalogo di soluzioni, idee e provocazioni. Di pragmatismo ed utopia. E poi nessuna indulgenza al “piacionismo”. Cortesia e rispetto. Considerazione per tutto e tutti.

La serata hemingwayana andava per lunghe, lo spettacolo musicale cubano si protraeva, dovevo rientrare. Mi alzo. Vassallo mi ferma. “Sai, io sono di Altavilla”, aggiungo. “Lontanuccio, eh”, commenta.

Con orgoglio ho però visto molti miei compaesani marciare ad Acciaroli con la torcia in mano: Aldo, Lorenzo, Gianni ed altri dei quali non ricordo i nomi.

L’idea che la ferocia del malaffare anche nel Cilento abbia superato tutti i limiti è intollerabile e c’è chi ha sentito dentro di sé l’imperativo a muoversi. A dire la propria, a testimoniare di non volerci stare. C’era tanta gente comune che stava lì certo per “dovere”.

A chi oggi mi chiede: “noi cosa facciamo?” io rispondo che occorre tenere duro, indignarsi, guardarsi attorno.

Cito sempre un libro di Bruno Arpaia: “ Il passato davanti a noi”, storia di un gruppo di ragazzi che nella Ottaviano a cavallo degli anni Settanta ed Ottanta si occupano delle grandi questioni del mondo e non si accorgono che i coetanei con i quali vivono gomito a gomito, un nome a caso è quello di Raffaele Cutolo, sono diventati la nuova camorra organizzata.

Nel numero speciale che ad “Unico” abbiamo voluto dedicare ad Angelo Vassallo la tesi centrale la esprime Luciano Pignataro: nell’omologazione crescente del Cilento al resto della Campania c’è la chiave di lettura del crimine. Non vi sembri patetica la mia richiesta di stare sempre con gli occhi aperti di fronte al luccichio di diversi imprenditori. Soprattutto negli ultimi anni, Salerno e la sua provincia sono diventate silenziosamente una lavatrice del denaro sporco. Una macchina che centrifuga sempre più velocemente in ristorazione, alberghi, negozi, attività per il tempo libero, immobili e terreni. L’avamposto per gli investimenti futuri che la bellezza dell’area inevitabilmente richiamano e che le tradizionali zone campane non sono più in grado di investire. Di fronte a questi pericoli ci servono amministratori locali che non alzino solo belle bandiere e dicano parole di miele ma siano d’esempio per tutti. Come il sindaco Vassallo.

Che davvero ti sia lieve la terra, Angelo.

venerdì 3 settembre 2010

Altavilla Silentina, amministrative 2011. Quale sindaco? Parte 2

Lettera aperta ai Cittadini di Glicerio Taurisano

Abbiamo più volte visto, appurato, che nelle micro realtà la Politica non ha mai rivestito un ruolo fondamentale nelle corse, disperate a volte, verso il potere amministrativo. Ebbene, ciò è un errore storico, culturale e sociale, poiché nelle piccole realtà territoriali, la Politica, è considerata ancora “res mea”, o per essere più chiari e forse ripetitivi, “la politica che intendo” o “la politica che vorrei”. Essa non può essere considerazione personalistica ed adattabile alle circostanze opportunistiche, deve invece ricevere dagli uomini e dalle donne che la praticano, la ovvia e ordinaria interpretazione.

Occorre, quindi, iniziare da queste considerazioni se si vuole apportare beneficio, programmabilità e fattibilità all’attività politica che si svolge, occorre incominciare dalle piccole concretezze se si vuole dare alla politica il ruolo che le compete e non l’affaristico, personalistico e velleitario credito.  Da qui, la scelta di un Sindaco e di un’ Amministrazione che abbia questa cultura, che sia intriso di progettualità e pragmatismo gestionale, che sia autore ogni giorno della soluzione delle esigenze cittadine e non semplice uditore, che abbia esperienza nella gestione delle risorse umane e di beni comunitari, che sia persona di partito ma soprattutto di politica, che abbia la giusta esperienza attraverso le attività politiche svolte, anche se non amministrative, persona dunque che abbia mentalità imprenditoriale, capacità di scegliere un’amministrazione che una volta eletta sia consapevole di andare a svolgere un ruolo per la comunità intera, rimboccandosi le maniche, ogni giorno, e lavorare e produrre per il Paese. Un Sindaco che guarda con fiducia il fondamentale ruolo dei Giovani nell’intera comunità, che abbia umiltà di ascoltarli, seguirne i suggerimenti, condividerne le aspettative e risolverne le esigenze. Che guardi con interesse sociale allo sviluppo del territorio, alla sua valorizzazione, alla sua crescita. Un Sindaco e un’Amministrazione che abbia la responsabilità morale di confrontarsi con i Cittadini, che sappia stabilire un periodo amministrativo dopo di che generare opinioni, considerazioni e comparazioni sia con i Cittadini che con la Minoranza, avere il coraggio in caso di impropria e mala gestione dell’Ente di darne atto ai Cittadini e rimettere loro il mandato. Un Sindaco non solo come Figura Istituzionale ma anche e soprattutto come aggregatore di idee e progetti dei Cittadini, delle Associazioni, dei Consiglieri tutti, affinché cultura, storia, arte, territorio e ambiente si inerpicano attraverso il percorso politico-gestionale nelle direzioni delle più alte sommità di crescita e valorizzazione affinché sia possibile una rinascita di Altavilla Silentina e del suo status economico, occupazionale, culturale e sociale.

Governare è prendersi cura, amando il proprio territorio, rispettandone la cultura, la storia i percorsi che esso unitamente ai Cittadini, di ieri e di oggi, hanno compiuto nella lunga corsa verso futuri migliori che paiono mai appartenuti ad Altavilla. Un Paese che lamenta la sua esistenza, la sua considerazione, la sua rinascita è un Paese che offre a sua volta sofferenza, tocca i cuori dei suoi Cittadini le anime dei suoi Padri e preclude ad ogni sano riguardo da parte della società. Che sia, quella da venire, un’Amministrazione che guardi con interesse di sviluppo, di supporto e valorizzazione alle imprese presenti sul territorio, dando loro possibilità di crescita; all’agricoltura, con forte attenzione ai finanziamenti regionali ed europei; ai prodotti tipici locali, avendo così possibilità di produrre e localizzarne le vendite; al turismo ambientale, paesaggistico, storico, attraverso un marketing mirato che faccia da supporto e da richiamo; all’arte e alla storia che Altavilla, orgogliosa, riserva con tanta dignità, ma senza alcuna prospettiva futura allo stato attuale.

La voglia di cambiare, il bisogno del nuovo, questo è quello che emerge dal continuo ascoltare gli Altavillesi, un dire e un sostenere che però si ferma al singolo colloquio e non si propaga attraverso una ferma e netta presa di posizione comunitaria; fa male sentir dire dagli Altavillesi, tuoi compaesani, “qui non cambierà mai nulla” - non cambierà mai nulla se non lo si desideri davvero. Cos’è allora che li ostacola ad esprimere la netta volontà di cambiamento? Il disinteresse alla politica?   Le paure? I favori? Le richieste? no, oggi tutto questo deve essere superato, deve essere annientato dalla semplicità, dalla onestà e dalla propensione a voler offrire il proprio umile contributo senza riceverne personali  interessi, una lacuna che deve essere attraversata con il dialogo, la disponibilità e l’impegno verso i Cittadini.

Ecco cosa occorre a questo Paese tanto trasandato nel suo diritto sociale di esistenza, un Paese, quello di Altavilla Silentina, addirittura violentato dalla non considerazione, dalla non volontà di porlo in uno stato naturale di crescita e sviluppo; un Paese che conserva il suo scrigno di ricchezze mettendolo a disposizione di tutti, una ricchezza naturale, artistica e storica che probabilmente tante altre realtà ci invidiano.

Sia il prossimo Sindaco e la nuova Amministrazione il fulcro su cui poggiare la rinascita di Altavilla e donarle ciò che più di ogni altra cosa desidera: la dignità.

Sia nell’indole di ognuno che si appresti a governare questo Paese la moralità politica, l’impegno sociale, il prendersi cura, affinché si dia un futuro a ciò che inesorabilmente abbiamo voltato le spalle per anni e anni, senza ascoltarne il lamento di una sofferenza che tocca i cuori di chi per Altavilla e per i suoi Cittadini prova ancora rispetto, amore e indiscutibile certezza che ancora si può creare un futuro migliore. Rinasca Altavilla, rinasca l’orgoglio Altavillese.

Glicerio Taurisano

Altavilla Silentina, amministrative 2011. Quale sindaco? Parte 1

mercoledì 1 settembre 2010

Altavilla Silentina, amministrative 2011. Quale Sindaco? Parte 1

Lettera aperta ai Cittadini di Glicerio Taurisano

Primavera del 2011, gli Altavillesi saranno chiamati alle urne per scegliere un nuovo Sindaco ed una nuova Amministrazione. Fin qua nulla di sconvolgente, se non fosse che ad oggi già decine di auto candidature fanno capolino da destra a manca per ritagliarsi il ruolo di primo cittadino di un paese che, probabilmente, ha visto sfiorire sotto i propri lamenti anni e anni di ricchezza ambientale, artistica e storica.

Questa non è la solita retorica, no, vuol essere invece una propositiva sintesi di opinione che deve e vuole portare ad una riflessione politica, sociale e culturale per poi confrontarsi su idee e progetti. Dove quest’ultimi nulla hanno a che fare con i programmi elettorali poiché trattasi di surrogato di pensieri di ciò che si “vorrebbe fare” e “mai si fa” e non ciò che si  “deve fare”.

La differenza non è poca.

Altavilla Silentina merita una sintesi di riflessione di cosa ad oggi si è prodotto e cosa si potrebbe produrre in termini economici, occupazionali e sociale, grazie alle ricchezze esistenti.

Non ho nulla contro nessun ipotetico candidato a Sindaco (nomi che girano tra misteri, chiarezze, strategie, nel probabile e nella certezza) ma, come cittadino Altavillese, prima, ed Operatore Politico poi, avrei preferito, da subito, che qualcuno si pronunciasse sul futuro di questo paese considerando almeno tre cose: l’ambiente in cui si trova, le ricchezze artistiche e culturali che possiede, il centro storico da valorizzare ed utilizzare ai fini turistici. Cose che avrebbero dovuto godere della loro realizzazione già da tempo.

Troppo..?... no, troppo poco, ma preferisco ridurre a queste tre, importanti, realtà la mia opinione  per addivenire attraverso una logica politico-amministrativa in direzione di quella circolarità produttiva che ad Altavilla necessità per uscire fuori dalla staticità e dall’abbandono sempre più forte da parte di giovani talenti, cioè dei Figli di oggi e del domani e di tutti quelli che ormai hanno già sofferto per le lunghe attese di un momento migliore per ritornare alla propria casa natia.

Su quale “figura” gli Altavillesi dovrebbero porre maggiore attenzione al fine di eleggere un Sindaco (e di conseguenza un’amministrazione) che abbia sincero interesse a considerare la Cittadinanza come “strumento” attivo nella politica amministrativa?

La mia interpretazione alla gestione amministrativa dell’ Ente Comune, (non personale, ma che vede il suo realizzarsi nella più semplice delle metodologie politico-gestionale)  si intrinseca in modo caparbio nella considerazione attiva che questi debba avere verso la comunità che rappresenta, al fine di governare quello stesso ente nel senso puro della “res publica” e considerato che la cosa pubblica è cosa di tutti, occorre quindi che ogni cittadino faccia la sua, importante, parte, come appunto, effettuare una scelta di campo per le prossime elezioni: puntare al vecchio, al risaputo, alla staticità, alla solita ricerca del potere cittadino ed amministrativo, su coloro che hanno già dato (in qualsiasi termine) oppure al nuovo, al dinamismo, alle fattibilità, al pragmatismo politico e centrico per la comunità Altavillese.

Abbiamo avuto sino ad oggi, Primi Cittadini bravi e meno bravi, capaci e meno capaci, attivi e meno attivi, ma il punto ormai non è versare opinioni su ciò che è stato ma concentrarsi su ciò che “dovrà essere”.

I Cittadini Altavillesi dovranno scegliersi un Sindaco che nulla ha avuto a che fare sino ad oggi con inattive amministrazioni passate, con personalismi vari, con interessi economici o quant’altro richiamante spunti di collegamenti vari con assurde strategie di potere che a nulla portano se non alla denigrazione verso un Paese che può ancora, ma credo come ultima occasione, dare e ricevere tanto al fine di non ritrovarsi, definitivamente, nel totale abbandono.

Un Sindaco che sappia ben distinguere il favoritismo dagli interessi di una intera comunità, che sappia ben coniugare la realizzazione, la costruzione, la valorizzazione con il dovere di apportare benefit ai propri Cittadini. Un Sindaco ed un’ Amministrazione che sappia mantenere alto e pulito il significato proprio, naturale, della Politica.

Non è più tempo della politica fatta con personali considerazioni, non è più tempo della politica che non è. È il momento che Essa faccia il suo ruolo, è il momento che si riappropri (qualora l’abbia mai avuto) della sua naturale funzione.