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martedì 14 maggio 2013

Un esordiente stagionato: il cacioricotta di capra cilentana

6 maggio 2013  - Il blog di Gino Cervi

Marina di Ascea, 6 maggio,
terza tappa,
Sorrento-Marina di Ascea, 222 km
Sulla salita di San Mauro Cilento una fila indiana di fichi impaccati fecero la selezione. Uno dietro l’altro, come fossero infilzati da lunghi stecchi di rami di ginestra, i fichi, spandendo le loro fragranze di agrumi e semi di finocchio, e rinforzati da un energetico cuore di mandorle e noci, diedero uno scrollone al gruppo, che allo scollinamento si è trovò ridotto a una manciata di sapori.
Tra questi, nella discesa su Pollica, si buttarono a capofitto pomodori e melanzane, zucchine e peperoni, patate e fiori di zucca; quando li raggiunse in fondo lo spicchio d’aglio si formò una fuga a ciambota che, ben assortita, avrebbe tenuto la testa della corsa fino all’ultima rampa della Sella di Catona.
Qui rinvenne la freschezza tutta primaverile dei taddi e fave: i taddi, i germogli di scarola, si diedero regolarmente il cambio con le tenere favette, insaporite da un filo d’olio crudo. Quando la tiepida minestra pareva sul punto di essere felicemente servita sulla tavola di Marina di Ascea, irresistibile fu il contropiede, lungo il serpentone dei tornati della picchiata a mare, dal casoreceotta re crapa, il cacioricotta di capra cilentana, al suo esordio nella Corsa rosa: grattuggiando secondi su secondi, giunse al traguardo con il vantaggio sufficiente per vincere a braccia alzate: l’occhiatura fine e il color giallo paglierino rivelò a tutti la bontà della sua stagionatura. Al gusto ancora si percepiva la complessità aromatica delle specie arbustive della macchia mediterranea, e in particolar modo della gariga costiera, pianta prediletta dalle capre cilentane libere al pascolo.
Forme di cacioricotta di capra cilentana (da www.agricoltura.regione.campania.it )
Forme di cacioricotta di capra cilentana (da www.agricoltura.regione.campania.it )

lunedì 6 maggio 2013

Caserta vs. Salerno: le 10 mozzarelle di bufala che tutti dovrebbero conoscere

pane-mozzarella-pomodori
in viaggio

Caserta vs. Salerno: le 10 mozzarelle di bufala che tutti dovrebbero conoscere

Caserta vs. Salerno. Attenzione, non è un cavillo gastrofanatico, scegliere le rispettive mozzarelle di bufala rafforza amicizie o divide per generazioni, crea caste e sub-caste, rimanda a visioni della vita incompatibili tra loro come Pd e Pdl (okay, lo so, okay).
Fare ipotesi per risolvere la questione entro un post è insensato, ma se mi seguite vi suggerisco la lista aggiornata (assaggi nel ponte del 1° maggio) dei 10 caseifici sull’asse Castelvolturno / Capua / Caiazzo –il confine di questo ipotetico Regno delle Due Mozzarelle– la cui superiore fighezza è condizione poco negoziabile.
A voi colmare eventuali lacune.

CASERTA



5. ROBERTO BATTAGLIA
Dall’autostrada si può far visita a Roberto Battaglia che fa la spola tra Campania e il mini caseificio a Eataly Roma. L’idea del mozzarella live a Roma è scenografica, ma i migliori risultati sono con la mozzarella lasciata a riposare.
Fiondatevi a Capua per comprarla approfittando dell’offerta a 10,99 € al kg che vi porterà in dono anche ricottina e scamorza in assaggio. L’allevamento è a Caiazzo, luogo ideale per degustare una pizza di Franco Pepe, super pizzaiolo finalista del nostro campionato.
DOVELatteria della Bufala – Capua, via Fuori Porta Roma 171. Tel. 327.3311711.
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4. LA REALE
Ecco la deviazione che vi farà saltare il road book e il fiume Volturno in direzione Mondragone per arrivare alla rotonda di Falciano del Massico. Qui troverete il Caseificio La Reale con la mozzarella curata dalla Famiglia Di Benedetto da tre generazioni.
Addentando una mozzarella che sembra sapida per dna darete un nuovo significato alla locuzione “vale il viaggio” anche perché lo dovrete organizzare navigatore alla mano.
DOVE: La Reale – Falciano del Massico, Loc. Case Sparse Rotonda Cappella Reale. Tel. +39 0823.740233.
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3. CASOLARE
Ho nominato Caiazzo? Siete vicini ad Alvignano dove c’è Mimmo La Vecchia con il suo Casolare.
Il recente decreto legge sulla mozzarella di bufala potrebbe mettere in difficoltà questo caseificio attualmente nel Consorzio della Dop per via delle produzione anche di fiordilatte vaccino che impone il doppio stabilimento e la filiera certa. Ma voi andateci con fiducia.
Mimmo dichiara se state comprando mozzarella di bufala 100% (tra l’altro al costo convenienza di 10 € al kg) prodotta con il latte di 12 allevatori di zona o fiordilatte vaccino.
E ha anche il misto bufala ideale per una pizza margherita senza eguali anche nel forno di casa. Niente latte che inzuppa l’impasto e il sapore che più vi piace senza dover asciugare la mozzarella in frigo. E se volete comprarla a Roma, c’è un servizio quasi postale.
DOVECasolare – Alvignano, Via Olivella, 12. Tel. 0823 610906 – Cel. 329 6139036.
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2. NONNA ROSA
Riprendiamo la strada con destinazione Aversa. La città normanna tiene a battesimo la mozzarella, Aversana appunto. I documenti storici rassicurano che intorno all’anno Mille, all’Abbazia di San Lorenzo ad Septimum, i pellegrini venivano rifocillati con pane e “mozza”.
Ad Aversa la destinazione è il Caseificio Nonna Rosa. La famiglia Serra è la fondatrice della tradizione campana nel XX secolo. Giusy Serra vi stupirà con il suo burriello, l’apoteosi della mozzarella di bufala ripiena di panna e bocconcini. Occhio, riconoscere che la divinità della mozzarella di bufala esiste e adorarla fino a scoppiare è tutt’uno.
DOVECaseificio Nonna Rosa – Aversa, Via Salvo d’Acquisto, 67. Tel. +39 081.5038555.
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1. ANTONIO FARINA
Un piccolo sforzo e siete in vetta, all’assoluto della mozzarella di bufala in terra casertana. A Capodrise troverete il tempio dell’autore del “Mozzastero”, il libro che ogni cultore della mozzarella di bufala dovrebbe tenere sul comodino.
Lui si chiama Antonio Farina e si definisce Casarosofo, cioè colui che ha conoscenza dell’arte del casaro.  E’ un maestro dell’organo con 4 fermentiere collegate che gli permettono di variare l’innesto della cagliata e il sapore della mozzarella, un tripudio di dolcezza che cambia durante l’anno assumendo i toni della stagione.
Probabilmente la migliore mozzarella di bufala al mondo. E, come se non bastasse, la più economica: 9,90 € al kg.
DOVE: Antonio Farina – Capodrise, Viale Italia, 20. Tel. +39 0823.830031.

SALERNO



Salerno, Battipaglia o Paestum? Per trovare le mozzarelle migliori da Caserta Sud bisogna imboccare la A30 per girare alle spalle del Vesuvio allungandosi verso Salerno.
Lì dove inizia il Cilento, la zona di Paestum è diventata la patria della dolce mozzarella salernitana, da contrapporre a quella casertana più salata. Anche se, ma non ditelo ai casertani, la loro mozzarella si è un po’ salernizzata diventando meno sapida mentre i casari pestani si sono avvicinati ai metodi di produzione dei cugini “nordici”.
Qui la strada della mozzarella è più facile da seguire poiché si sovrappone alla S.S 18. Tra Battipaglia e Agropoli ogni anno stilo la mia personale classifica. Il 2013 segna la 34ma edizione (mica chiacchiere).

1. TORRICELLE
Il numero uno di quest’anno è il Caseificio Torricelle che, tanto per smentirmi subito, si trova nella strada che dalla statale porta su a Capaccio.
Il caseificio produce quantitativi ridotti. Il casiere Nino Gorga sa il fatto suo e la piccola azienda di Francesca Bifulco per la seconda volta è balzata in testa con una mozzarella strepitosa e un cuore di latte da svenimento.
Sono tornato nel giro di 48 ore per una conferma e l’aversana ha migliorato la prestazione. Sarà la dea bendata, ma non saltate l’appuntamento.
DOVE: Torricelle – Loc. Torricelle, Capaccio – via Torricelle. Tel.+39 0828.811318.
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2. VANNULO
Dobbiamo ad Antonio Palmieri con la sua Tenuta Vannulo se dalla fine degli anni ’80 la mozzarella è percepita come un baluardo del saper vivere la tavola.
E’ stato il primo a diversificare la produzione con yogurt, gelato, budino e oggetti di pelle. Aggiungeteci la foresteria, le visite guidate, le bufale che ascoltano musica e avrete un quadro non ancora completo.
Vi resta da addentare una mozzarella all’ombra dei roseti e lasciarvi soggiogare dalla bellezza del posto. Gli altri produttori lo hanno a riferimento per stabilire a quanto vendere al chilo, cioè tra 50 centesimi e 1 € in meno.
DOVE: Vannulo - Capaccio Scalo – Via G. Galilei. Tel. +39 0828.727894.
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3. RIVABIANCA
Rivabianca è a un tiro di schioppo da Vannulo, refugium peccatorum di quanti non sono riusciti ad aggiudicarsi la mozzarella del vicino. Per me non è un ripiego.
Anzi Rivabianca, oggi condotta dal duo Rosa Maria Wedig e Luisa Natale Vecchio, negli anni ha anche sopravanzato tutti. Il casaro Pasquale Noce ha fatto scuola anche all’estero e devo confessare il mio conflitto di interessi con l’indimenticabile festa di Londra, Massimo Bottura officiante, per dirvi che il concetto di shelf life della mozzarella può andare oltre le canoniche 48 ore.
DOVE: Rivabianca - Capaccio Scalo, Via Strada Statale 18. Tel. +39 0828.724030.
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4. BARLOTTI
Il Consorzio della Mozzarella di Bufala Dop ha diversi volti. Il Presidente Domenico Raimondo, il Direttore Antonio Lucisano, e poi c’è lui: Raffaele Barlotti.
La famiglia Barlotti è tra i produttori storici di Paestum, l’azienda si trova in una posizione da sindrome di Stendhal, proprio di fronte ai templi di Paestum.
Raffaele parla un linguaggio contemporaneo, e passo dopo passo ha avvicinato la mozzarella alla vetta della classifica salendo costantemente nelle preferenze degli appassionati.
Quando sarà pronto il nuovo caseificio e quello attuale diventerà laboratorio di sperimentazione, i concorrenti dovranno guardarsi le spalle. Voi intanto acquistate le 250 grammi senza liquido di governo e andate a sbocconcellarle davanti al tempio di Cerere. Godendo.
DOVE: Barlotti - Capaccio Scalo, Via Torre di Paestum 1. Tel. +39 0828.811146.
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5. GRANATO
Tra i caseifici più recenti che punteggiano la SS. 18 in località Spinazzo. Enzo Cerrato ha spinto sull’acceleratore della bontà ed è stato premiato rientrando da subito nel tam tam degli appassionati.
Spettacolare lo yogurt che vi terrà incollati alle sedie della zona degustazione al pari delle mozzarelle di medio formato da tagliare all’ombra del pergolato o da portare via nel ritorno in città.
DOVEGranato – Spinazzo, SS. 18 km. 96+500. Tel. +39 0828.722712.
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Scandagliata mozzarellandia per elencare i 10 indirizzi che tutti dovrebbero conoscere, li ho pure messi in classifica (Antonio Farina per Caserta e Torricelle per Salerno i numeri uno). Sparigliare tocca a voi.
[Crediti | Dissapore, Scatti di gusto, immagini: Vincenzo Pagano]
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9 commenti a Caserta vs. Salerno: le 10 mozzarelle di bufala che tutti dovrebbero conoscere

  1. Molte di queste (eccetto Torricelle che mi manca) le ho provate ed e’ come confrontare chef tre-stellati tra loro. Molto difficile fare una classifica. Pero’ le mozzarelle a Caserta e Salerno sono molto diverse tra loro e non comparabili…
  2. Posso aggiungere Costanzo e La Baronia ai casertani?
  3. no dai, quale PD o PDL?
    per fortuna il mondo delle mozzarelle è un mondo serio e non vedremo mai orrori di mozzarelle ibride con 50% di latte di bufala casertana e 50% salernitana con caseificio alla Bocconi
    • Oddio. Su questo NON metterei le mani sul fuoco.
      A parte la recente questione degli intrecci di un notissimo marchio locale (“popular” ok, ma sempre marchio locale)
      Mi faceva notare un indigeno che lavora nel comparto che contando tutte le bufale d’Italia anche strizzandole si riuscirebbe ad ottenere la quantità di mozzarella “di bufala” che viene annualmente consumata …
      Non parliamo poi dei mesi estivi dove localmente l’arrivo dei bagnanti aumenta a dismisura i consumi locali (e le bufale sempre quelle sono)
      • ne-anche strizzandole
        • Guarda che il problema è esattamente l’opposto. C’è troppo latte di bufala e solo d’estate non è sufficiente. Il tentativo di utilizzare cagliata condizionata per riequilibrare gli scompensi (la destagionalizzazione dei parti di più non può fare) dovuti a fattori commerciali cercava di mettere rimedio a questo problema. L’utilizzo del latte congelato di bufala non è infrequente. Tutte le derive sono dovute alle nostre abitudini di richiesta. La peggiore, volere comprare mozzarella prima di andare a mare. O forse non mangiare mozzarella a novembre-dicembre, il periodo migliore. Non usare il cacioreale, non conoscere il caciocavallo.
  4. Non so se sarà per l’orario, ma questa classifica mi ha fatto venire una fame pazzesca.

lunedì 11 marzo 2013

Vito Puglia Pisciotta nel cuore intervista di Rossella Oricchio


In una delle tante "Lettere a Lucilio", Seneca diceva: "E’ l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto il quale vivi". Tempo di vacanze questo, ma c’è chi in vacanza continua a lavorare, o meglio, non ha bisogno di ritrovarsi in un luogo di vacanza per trovare pace e serenità.
In una delle tante “Lettere a Lucilio”, Seneca diceva: “E’ l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto il quale vivi”. Tempo di vacanze questo, ma c’è chi in vacanza continua a lavorare, o meglio, non ha bisogno di ritrovarsi in un luogo di vacanza per trovare pace e serenità. Capita a chi si reca negli stessi luoghi da anni e vi si ferma perchè è proprio lì che ritrova le proprie radici, il proprio senso di appartenenza o, più semplicemente, se stesso. Parliamo di Vito Puglia, una persona stimata e benvoluta, un personaggio singolare ed autentico. Originario di Pisciotta, di quell’angolo di Cilento immerso nella luce brillante che sembra cadere a picco sul mare e nella frescura degli alberi di olivo, con un paesaggio e tramonti mozzafiato, dove il tempo si è fermato e sembra di vivere in dimensioni più umane. Il personaggio Puglia è un “cantore”, uno che si emoziona per il suo luogo dell’anima che è Pisciotta, appunto. Vito Puglia continua entusiasticamente la sua missione, quella di conservare e custodire parte del fulcro della civiltà contadina in termini di sapori, odori e antiche tradizioni. Una presenza carismatica la sua, consacrata nel proprio credo e nella propria originalità oltre che in un’affascinante storia di amore e radici per la propria terra d’origine. Vito Puglia è dipendente part-time del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; amministratore unico di una società a responsabilità limitata per l’organizzazione e lo sviluppo turistico e agricolo, attualmente Membro del Consiglio d’Indirizzo dell’Associazione Slow Food. Tra le varie attività che ricopre, è responsabile dello sviluppo del sistema dei Presidi di alcune produzioni tradizionali campane. Autore di pubblicazioni a carattere turistico ed enogastronomico e collaboratore editoriale di alcune case editrici, testate giornalistiche e televisive. Il suo nome è in special modo legato all’Associazione Slow Food il cui sviluppo ha seguito sin dall’inizio della sua fondazione con impegno a livello dirigenziale, partecipando a vario titolo a quasi tutte le iniziative degli ultimi ventiquattro anni. Ha ideato ed organizzato numerosi eventi e manifestazioni, anche a carattere internazionale, per la valorizzazione e la conoscenza delle produzioni ed il miglioramento dei consumi alimentari.
Inoltre ha curato negli anni l’andamento delle filiere agroalimentari di diversi prodotti tradizionali e di qualità, oggi notevolmente affermati.

Come è iniziata la sua avventura presso un’associazione come Slow Food riconosciuta a livello internazionale?
L’avventura ha avuto inizio fin dal 1986, anno nel quale ho cominciato ad operare all’interno dell’associazione Slow Food attraverso tematiche riguardanti la biodiversità.
Intanto decisi di creare a Pisciotta un club gastronomico dove poter affermare la teoria del “buon mangiare e bere” e, nel contempo, diedi vita con l’ Arci ad un circolo, sempre a Pisciotta.
Nello stesso anno nacque Arcigola,associazione con sede in Piemonte alla quale feci riferimento cominciando a essere il fiduciario di tutta la Provincia di Salerno e interessandomi in particolar modo del Cilento. Fu nell’’89 che scomparve ‘Arcigola’ per far posto a Slow Food, associazione alla quale, attraverso vari incarichi, collaboro da sempre.

Quali finalità si pone Slow Food?
L’associazione accreditata dal Miur, oltre ad avere migliaia di soci in tutto il mondo, propone la cultura del mangiar sano, il rispetto e la scoperta del territorio, riconoscendone odori e sapori, la salvaguardia del patrimonio agroalimentare e lo sviluppo ecocompatibile.

Il simbolo di Slow Food?
La forza dell’ associazione è la lentezza. Il simbolo è la lumaca che porta dietro la sua casa, le sue ricchezze e risorse, le dimensioni umane e ambientali, la semplicità.

Di quali progetti si è occupato finora?
Di tanti progetti, alcuni dei quali sono ancora in itinere. E’ stato promosso il progetto ‘Arca del gusto’, all’interno della struttura di Slow Food. Lo scopo è quello di trovare forme di valorizzazione per la produzione a rischio di estinzione. Tanti i prodotti tipici da salvaguardare: la mozzarella nella “mortella”, la soppressata di Gioi Cilento, le alici di Menaica, il carciofo di Pertosa.

La longevità cilentana, allora, è anche connessa alla salvaguardia di questi prodotti tipici?
Certo, con il rischio di estinzione di questi prodotti, si potrebbe sfatare il mito della longevità di lì a poco.

Intanto l’impronta proveniente dalle sue origini familiari è fondamentale per la sua crescita professionale e umana?
Sì, senza ombra di dubbio.

Quali ricordi conserva della sua famiglia d’origine?
Sono ricordi intensi, speciali. Di mio padre conservo sempre un ricordo vivissimo. Nacque a New York. Figlio di emigranti, era un generale della polizia. Negli anni ’30 ritornò in Italia in seguito a una malattia di mio nonno, il quale espresse la volontà di morire a Pisciotta. Mio padre era conquistato dall’America dal punto di vista delle prospettive di lavoro che offriva, ma ha sempre avuto il cuore a Pisciotta.

Che cosa pensa del Cilento e della ‘cilentanità’, parola con la quale qualcuno ha definito l’appartenenza alle aree cilentane?
Purtroppo nessuno riesce ad essere profeta in patria e tanto meno noi nel Cilento.
L’amata, ma anche a volte odiata terra, è tanto generosa nella sua natura ma spesso la sua gente non riesce ad immaginare strutture organiche che conducano a un sistema virtuoso a vantaggio di tutti. L'orgoglio di appartenenza nasce anche dalla soddisfazione di vivere in una società che ha amor proprio, cura ed attenzione,
capacità di reagire e di tutelare se stessa in un mondo massificato, creando più che
ricchezza, ‘felicità interna lorda’. In poche parole, occorre avere capacità di governo della realtà su sane basi di rispetto delle vocazioni del territorio. La mia esperienza mi ha portato a conoscere nell'intimo molte realtà sociali e produttive, fatte di storie, cose ed umanità straordinarie. Capaci di comunicare suggestioni uniche e rare, con senso di consapevolezza, intelligenza e modernità. Nel mio ruolo di rappresentante di Slow Food ho sempre stimolato tali necessità e spero che qualche traccia sia rimasta, ma è certo che tanto resta ancora da fare.

Cibo e cultura, un binomio importante…
Mangiare è pur sempre un atto agricolo e la cultura della gastronomia è una scienza umana che parla dei paesi e dei territori in maniera intima. Un’appartenenza al territorio si distingue anche e soprattutto per conoscenze e olfattive e degustative. Le sapienze sono affidate a persone di una certa età che stanno scomparendo insieme alle biodiversità.

Quale messaggio lancerebbe ai giovani del nostro territorio?
I giovani che vogliono scommettere a casa propria devono trovare forme di dialogo serio e civile fuori dalle logiche di appartenenza. La mia porta è, e sarà sempre aperta alla pratica ed al dialogo rispettoso e civile. Il mondo ha bisogno di cura e dedizione. Non possiamo pensare che si sviluppi con colate di cemento e improvvisazione. Spero che i giovani capiscano quello che hanno nelle proprie mani e percepiscano la vocazione territoriale. Ho deciso, con la mia famiglia, di investire nella mia proprietà di Pisciotta, che è il mio luogo del cuore. Spesso cuore ed interessi non coincidono ma la mia vera scommessa con il Cilento inizia ora.

Dove terminerà il soggiorno estivo?
A Pisciotta, anche se le mie sono vacanze che non terminano mai.

Dove possiamo trovarla? Magari all’ombra di qualche olivo secolare?
Sì, ma anche nella mia locanda ‘Perbacco’, davvero una sintesi del mio modo di vivere e di pensare.

Giustino Fortunato, sulle vette del Terminio

Fortunato, sulle vette del Terminio



04/03/2013
Giustino Fortunato (1848-1932) nacque a Rionero in Vulture da una famiglia originaria di Giffoni Sei Casali (SA), ai confini con i monti di Serino. Come Deputato del Regno d’Italia coninuò a mantenere accesa la fiaccola del Mazzini e del De Sanctis di volere una Italia Repubblicana, tanto da fondare il giornaletto “L’Unità Nazionale”. Insieme a Pasquale Villari e Gaetano Salvemini fondò anche un gruppo socio-politico di pensatori detti appunto “Meridionalisti”, per presentare e affrontare i problemi socio-economici del Mezzogiorno d’Italia dopo l’Unificazione. Questo gruppo subito si rese conto che il governo centrale favoriva lo sviluppo del Nord a discapito del Sud Italia, dando inizio alla ormai secolare Questione Meridionale: “L’Unità d’Italia è stata e sarà—ne ho fede invitta—la nostra redenzione morale. Lo Stato profonde i suoi benefici finanziati nelle province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali”, il Fortunato disse in un intervento al Parlamento. Insieme al Salvemini, a Benedetto Croce, a Ignazio Silone, Elio Vittorini, Carlo Levi, Giacomo Matteotti… Giustino Fortunato fu anche uno dei primi intellettuali a vedere le nefarie minacce del fascismo nella vita italiana, subito dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922.
Nel 1979 Giustino Fortunato portò a termine una vera scalata al Monte Terminio di Serino, uno dei simboli della verde Irpinia. Il Fortunato la descrisse come se fosse stata una scalata al Monte Olimpo per stare in compagnia di Giove, di Giano, di Saturno, di Apollo... La descrizione della salita al Terminio si trova nel libro: “L’Irpinia, i suoi monti, le sue valli e le sue tradizioni di Civiltà e di Cultura nel ricordo di Giustino Fortunato”.

SU E GIÙ PER IL TERMINIO

Catene di monti sfumanti e ondeggianti quasi nuvole dall’estremo orizzonte, mi davano come una vaga sensazione di quell’ignoto, di quell’interminabile, di quell’infinito che tanto affatica la mente…Quegli accordi misteriosi, quelle voci indefinite, che non si sa donde vengano e che compongono la stupenda sinfonia della natura… Sentii che la montagna è la regina della natura, regina indomita e superba, simbolo della sua forza e del suo mistero, della sua purezza incontaminata: la prima che il sole imporpori, l’ultima che esso abbandoni.
Ciò che veramente dà carattere al Terminio è la forma conica de’ suoi monti boscosi, che divisi fra di loro da piccoli pianori pratiferi, s’inseguono l’un l’altro in varie concatenazioni. Facendo nucleo intorno alla Celica, il Terminio è confine e displuvio a’ due Principati. Dal mezzo della giogaia scaturiscono ad angolo acuto il Sabato e il Calore sul versante di Avellino; il Tusciano e il Picentino sul Golfo di Salerno. Scorre il Sabato da vive sorgenti fuor de’ campi di Serino, dalla Valle di Montella esce rumoroso, a Cassano, il Calore, il quale fattoglisi incontro nelle vicinanze di Benevento, raccoglie a mano a mano i tre affluent dall’altipiano irpino. A questo modo il Terminio determina quasi tutto il sistema idrografico della Campania, dalla foce del Sele a quella del Volturno.
Una escursione nella giogaia del Terminio, era da qualche anno, il mio disegno favorito. Ma, poco nota agli studiosi di botanica e di geologia, mancava al mio intento ogni notizia di un possible itinerario; e d’altra parte la insicurezza dei luoghi, sebbene non si udisse più parlare di bande di briganti, rendeva vano tra gli amici della sezione napoletana, ogni disegno di tentativo. Pur mirando spesse volte al Vesuvio quell’ammasso di monti a cime isolate, io non sapevo rassegnarmi ad abbandonare l’impresa. Sull’annottare del 28 luglio scendevamo alla stazione di Sanseverino; e traversati in carrozza i casali di Montoro, che festeggiavano con luminarie e con fuochi d’artifizio non so qual santo protettore, poco prima delle 10 entravamo a Solofra, a qull’ora già muta e deserta. Alloggiati lì presso, in locanda, alle 5 eravamo già pronti a partire per i Mai. Sono i Mai tre punte solitarie di poco ineguali, che si elevano nude all’estremo capo della catena principale; ad esse si connettano i due baluardi maestrali del San Michele a sinistra e del Garofano a destra, tra cui si annida Solofra.
Saliti per Turci sostavamo già in alto a vista di tutta l’ombrosa vallata del Sabato, dinanzi alla mole superba del Terminio e lì fuori a manca ci sorrideva isolato il bel Partenio, alla cui sommità, perduto come un nido di aquila, riluceva candido il Santuario di Montevergine. Piegando a man diritta bisogno dare la scalata, l’un dopo l’altra, a tutte quelle cime rocciose, su le quali a stento fiorisce il garofano silvestre. Scorsero faticosissime due lunghe ore nel salire e nello scendere—senza il più leggero alito di vento e sotto il cielo di metallo—dal Monte Faito alla Serra del Torrone, dal monte Garofalo al Varco della Teglia. Ma lassù eran già le 9, non si respirava che un’aria infuocata. La rapidissima discesa nel vallone della Tornola non fece se non accrescere quell’afa insoffribile di fornace; ma entrati in un bosco che con ansia guardavamo da più tempo, un mormorio di acqua ci risuonò all’orecchio come la più bella musica del mondo, e assetati, corremmo alla sorgente: la più copiosa, la più pittoresca che abbia mai visto. Ivi sedemmo a riposo, nè mai come allora io sentii nell’animo la poesia delle Naiadi e delle Draidi antiche: caste fanciulle immortali, cui Giove affidò in custodia le fonti e le selve delle alte montagne: E salubri ruscelli ed auree antiche benefiche all’abitatore delle valli.

LE MURA DELLA CIVITA

Così rinfrancati dal caldo sofferto, scendevamo per i campi dell’Ogliara, che si stendono su a destra, fino a un rudere della CIVITA, forse l’antica Sabatia degli Irpini, miseramente devastata da’ Romani in punizione di aver parteggiato per Annibale nella seconda guerra punica. E, passato a piede asciutto il greto del Sabato, salivamo su all’antica aia colonica della Casa del Principe, a’ piedi del Monte Terminio, ove già avevamo deciso di passare la notte. Cascavamo dalla fame; e bisognò aspettare quattro lunghissime ore, prima che un bracciante del luogo fosse di ritorno con qualche cibo da Serino.
All’alba del 30, mezz’ora prima delle 5, ripigliammo la via per la costa della Falconara, e dopo solo due ore di salita ne fummo a capo sul prato Lasperto, chiuso da pendici ammantate di faggi. Era la più fresca mattinata che si potesse sperare, placida, come il più bel giorno d’aprile. Traendoci a mano manca, guadagnammo un’altura dell’enorme scoscendimento della Ripa Cannella, il quale cadendo giù a piombo fra il Monte Vernacolo e il Colle di Basso, dà a tutto il versante occidentale del Montagnone la forma concava d’un ferro di cavallo. Ripiegando di là, nella fitta ombra del bosco, toccammo poco dopo il Varco di Collelungo, e tosto prendemmo di petto l’erta dell’ultima falda, su cui si abbarbicano a forza vecchi faggi, da’ rami pendent e da tronchi ritorti, attrappiti e scoriati per i geli e per le nevi d’inverno.
In punto alle otto, ansanti dalla corsa, giungemmo sulla cresta maggiore del Terminio, la cresta a mezzogiorno, in cima a cui fu innalzato dallo Stato maggiore il segnale trigonometrico. Sedevamo sulla cresta maggiore della giogaia, la sola che ricordi la bella flora dell’Appennino. L’ora limpida e tranquilla non poteva essere più propizia al nostro arrivo. La veduta era estesissima, a noi dintorno, e dappertutto—dai poggi irpini ai contrafforti lucani, dall’acuminato Vesuvio all’ampio Vulture sorridente, sui monti e valli di mille colori, fra cielo e mare di una sola tinta cilestrina—dappertutto regnava una quiete dolcissima e splendeva una luce tersa e dorata, che dava all’animo non so quale impressione profonda di calma e di riposo. La Celica, l’aerea, arditissima Celica fatta a mo’ di forca, attirava distinto lo sguardo a cinque miglia in linea retta e, come tutte le altezze solitarie flagellate dai venti, predominava maestosa e solenne. E a quel modo che l’occhio, anche il pensiero errava qua e là a caso.
Mi ricordo tuttora di certe ultime catene di monti, sfumate e ondeggianti quasi nuvole all’estremo orizzonte, che mi davano come una certa sensazione di quell’ignoto, di quell’interminabile, di quell’infinito che tanto affatica la mente; e tutti quei dossi della giogaia sottostante, rigogliosi di vergini selve, mi raffiguravano alla fantasia, l’avida gioia dei primi emigranti, l’ansia dei primi scopritori di una terra sconosciuta, che dal monte corressero alle valli forti di giovinezza e di speranza; e a quel modo che l’occhio, anche il pensiero errava qua e là a caso. Quando ci levammo da sedere, non so quali sogni mi frullassero per il capo, ma certo mi sentivo più lieto e più leggero che mai.
Dando indietro per il versante orientale, ci rimettemmo a pochi passi dalla vetta, nella grande ombra dei faggi, che divenivano più robusti e fronzuti a misura che discendevano per il Vallone degli Uccelli; e là in quell’ambito di vegetazione, fra gli acri profumi dei licheni, in quelle armoniose vibrazioni dell’aria, ci pareva di godere più piena e più dura la coscienza della vita. Il sole mandava per gli interstizii lievi raggi sottili, e gettava a terra sull’umido fogliame caduto, piccoli cerchietti lucidi e ridenti: da per ogni dove, ad ogni fuga di valloncelli, ad ogni falda, ad ogni cima lontana, non comparivano se non verdi boscaglie sotto un azzurro di paradiso, verdi boscaglie vigorose di cento tinte dall’opalino al più cupo smeraldo. Provavo quel benessere indefinibile, che i grandi spettacoli della natura sogliono infondere nel cuore dell’uomo. Sostavo ad asciolvere in su la vena cristallina dell’Acqua della Pietra, che si svolge come nastro d’argento per una conca tappezzata di erba, e riprendendo il cammino a mezzo del Piano di Verteglia, che è davvero la più deliziosa Valletta che si possa immaginare, io pensavo all’età mitologica dell’oro, al beato regno di Giano e di Saturno, ai buoni terrigeni pastori del nostro Appennino; pensavo alla gentile egloga virgiliana, all’idillio amoroso di Dafne e Cloe, alle primavera sacre degli antichi popoli italiaci.

In ricordo della scalata al Terminio di Giustino Fortunato la Pro loco di Serino ogni anno sponsorizza la notte “Terminio sotto le Stelle”. Dedico questo lavoro alla memoria del Francescano Professor Floro Di Zenzo, che si prodigò nell’aiuto del popolo di Serino durante il terremoto del 23 Novembre 1980. Padre Floro offrì un notevole contributo alle prime ricerche archeologiche della Civita e ai susseguenti parziali restauri delle Mura. Discutemmo di questo in una visita insieme alle Mura della Civita. Frater et Magister carissime, Ave atque vale.


Raffaele Di Zenzo

mercoledì 6 marzo 2013

Ortomad: "La Piana del Sele e' il vero serbatorio di rucola e baby leaf d'Europa"

http://www.freshplaza.it/print.asp?id=51896

Ortomad: "La Piana del Sele e' il vero serbatorio di rucola e baby leaf d'Europa"

Chi riempie le buste di insalate fresche d'Europa nei mesi invernali, quando la produzione di molti paesi è ferma a causa delle condizioni climatiche? La risposta è: la Piana del Sele.

La Piana del Sele (anche Piana di Paestum o Piana di Eboli) è una fertile pianura alluvionale di circa 500 chilometri quadrati che si estende lungo il percorso del fiume Sele nella provincia di Salerno (regione Campania). Con una temperatura media annua elevata, pari a 16,8°C, e un clima di tipo Mediterraneo, questo vasto areale è il vero bacino agricolo della provincia di Salerno e non solo. Le sue produzioni, in particolare le specialità orticole come rucola, valeriana, lattughino e altre baby leaf - che interessano ben 2.500 ettari complessivi di superfici coperte - riforniscono l'intero mercato delle insalate pronte all'uso per tutto il periodo che va da ottobre ad aprile.

Un caso emblematico è quello dell'azienda Ortomad di Pontecagnano Faiano (SA), fondata nel 1998 da imprenditori agricoli e oggi società del gruppo "La Linea Verde" di Manerbio (BS). Protagonista indiscussa nella produzione e nella commercializzazione di prodotti ortofrutticoli di IV gamma e di I gamma (10.000 tonnellate annue), sia sfusi che confezionati, Ortomad offre ai propri clienti prodotti di alta qualità per 12 mesi all'anno. 


Una vista aerea dei terreni Ortomad.

L'azienda dispone di due stabilimenti produttivi, uno a Pontecagnano l'altro a Bellizzi e coltiva su una superficie complessiva di 430 ettari, di cui 130 ettari di proprietà (100 dei quali coperti) e 300 ettari gestiti da altri fornitori (circa una settantina). L'azienda impiega circa 220 lavoratori. 


Gli stabilimenti Ortomad.

Oltre a fornire prodotto ad importanti marchi del settore - in primis quello "DimmidiSì" del socio "La Linea Verde" - Ortomad commercializza anche un ampio assortimento di prodotti a marchio proprio, quali insalate di IV gamma e I gamma evoluta. 


In foto, il direttore Gianluca Boccagna e il titolare Raffaele Maddalo. Sotto: alcuni dei prodotti a marchio Ortomad, accanto ad un'insalata "DimmidiSì".



Come racconta il titolare Raffele Maddalo: "La linea di prodotto a marchio Ortomad è nata nel 2010; prima eravamo solo una società commerciale che vendeva la materia prima ad altre imprese. Successivamente siamo diventati società agricola e dunque oggi controlliamo l'intero processo, dal seme allo scaffale. Disponiamo di sistemi di controllo e mantenimento della qualità (eliminazione corpi estranei, selettore ottico, abbattimento rapido della temperatura e mantenimento della catena del freddo) ed effettuiamo analisi microbiologiche su ogni elemento del processo (materia prima, prodotto finito, acqua, superfici). I disciplinari di coltivazione a Lotta Integrata e Biologico ci consentono una produzione a bassissimo residuo (inferiore del 30% rispetto ai limiti sugli MRL-Maximum Residue Limits fissati per legge)."


I mercati nei quali Ortomad riesce ad essere presente con i suoi prodotti. Le esportazioni pesano per il 40%; la Francia è un mercato storico, mentre la Gran Bretagna è stata raggiunta tre anni fa. In forte espansione la domanda sul fronte russo. La diversificazione dei mercati è stata essenziale, considerando la saturazione che ormai caratterizza il mercato interno italiano, stabilizzatosi dopo anni di crescite a due cifre.

Non è un caso, dunque, se l'azienda Ortomad può vantare una vera sfilza di certificazioni!


Clicca qui per un ingrandimento.

FreshPlaza si è recata recentemente in visita presso uno dei siti produttivi Ortomad, realizzando un reportage fotografico in campo (nella foto qui sotto, uno dei lotti produttivi di rucola) e nello stabilimento di lavorazione. Ne daremo pubblicazione nei prossimi giorni.



Contatti:
Ortomad Società Agricola S.r.l. 
Via Lago Carezza, 16
84098 Pontecagnano Faiano (SA) - Italy
Tel.: (+39) 089 200383
Fax: (+39) 089 203902 
Email: info@ortomad.it 
Web: www.ortomad.it 
Data di pubblicazione: 06/03/2013
Autore: Rossella Gigli
Copyright: www.freshplaza.it

sabato 2 marzo 2013

Altavilla Silentina. Risultati choc delle ultime elezioni

http://www.prefettura.it/salerno/static/elezioni/2013-02-24/politiche/senato130224/S150720050.htm

Tutti sconfitti  i principali protagonisti politici di Altavilla: il Pd che si riporta alle percentuali dei soli Ds (è lo zoccolo duro della sinistra che resiste alle scorribande all'interno di quest'area politica di questo e di quello), Il M5S prende una percentuale di voti superiore all'intera area del centrosinistra. Franco Cembalo prende meno delle sue preferenze alle elezioni comunali e fa suonare il campanello d'allarme anche per il livello di consenso di cui attualmente gode l'intera amministrazione comunale.  .

Dato aggiornato al 25/02/2013 - 20:45
LeaderListeVoti%
SILVIO BERLUSCONI







 
FRATELLI D'ITALIA13744,48
 
IL POPOLO DELLA LIBERTA'185,84
 
MIR - MODERATI IN RIVOLUZIONE20,64
 
GRANDE SUD - MPA10,32
 
PARTITO PENSIONATI10,32
 
LA DESTRA10,32
 
LEGA NORD10,32
 
INTESA POPOLARE--



Totale Coalizione16152,27
PIER LUIGI BERSANI







 
PARTITO DEMOCRATICO6019,48
 
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'113,57
 
CENTRO DEMOCRATICO--



Totale Coalizione7123,05
GIUSEPPE PIERO GRILLO







 
MOVIMENTO 5 STELLE BEPPEGRILLO.IT3411,03
MARIO MONTI







 
UNIONE DI CENTRO165,19
 
SCELTA CIVICA CON MONTI PER L'ITALIA134,22
 
FUTURO E LIBERTA'30,97



Totale Coalizione3210,38
ANTONIO INGROIA







 
RIVOLUZIONE CIVILE51,62
RENATA JANNUZZI







 
LIBERALI PER L'ITALIA - PLI20,64
OSCAR FULVIO GIANNINO







 
FARE PER FERMARE IL DECLINO10,32
RAFFAELE BRUNO







 
RIFONDAZIONE MISSINA ITALIANA10,32
GIACINTO MARCO PANNELLA







 
LISTA AMNISTIA GIUSTIZIA LIBERTA'10,32
ROBERTO FIORE







 
FORZA NUOVA--
MAGDI CRISTIANO ALLAM







 
IO AMO L'ITALIA--
SIMONE DI STEFANO







 
CASAPOUND ITALIA--
GIUSEPPE CIRILLO







 
VOTO DI PROTESTA--



Totale308

Schede bianche134,01 %
Schede nulle30,92 %
Schede contestate e non assegnate --
 
  I dati si riferiscono alle comunicazioni pervenute dai comuni, tramite le prefetture, e non rivestono, pertanto, carattere di ufficialità. La proclamazione ufficiale degli eletti è prerogativa degli uffici elettorali territorialmente competenti, retti da magistrati. La ripartizione dei seggi e l'individuazione degli eletti non tengono conto di eventuali "opzioni", incompatibilità e surroghe.

VOTO PER LA CAMERA DEI DEPUTATI




Elettori: 5.660
Votanti: 4.157  73,44 %
Sezioni pervenute: Definitivo Dato aggiornato al 25/02/2013 - 22:23
Leader  ListeVoti%
 
SILVIO BERLUSCONI   

 



 


 
IL POPOLO DELLA LIBERTA'1.36835,23
 
FRATELLI D'ITALIA2506,43
 
MIR - MODERATI IN RIVOLUZIONE380,97
 
LA DESTRA350,90
 
PARTITO PENSIONATI180,46
 
GRANDE SUD - MPA80,20
 
INTESA POPOLARE70,18
 
LEGA NORD50,12



Totale Coalizione1.72944,52
 
GIUSEPPE PIERO GRILLO   

 



 


 
MOVIMENTO 5 STELLE BEPPEGRILLO.IT90823,38
 
PIER LUIGI BERSANI   

 



 


 
PARTITO DEMOCRATICO63116,25
 
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'1102,83
 
CENTRO DEMOCRATICO40,10



Totale Coalizione74519,18
 
MARIO MONTI   

 



 


 
SCELTA CIVICA CON MONTI PER L'ITALIA2265,82
 
UNIONE DI CENTRO481,23
 
FUTURO E LIBERTA'330,84



Totale Coalizione3077,90
 
ANTONIO INGROIA   

 



 


 
RIVOLUZIONE CIVILE872,24
 
OSCAR FULVIO GIANNINO   

 



 


 
FARE PER FERMARE IL DECLINO210,54
 
RENATA JANNUZZI   

 



 


 
LIBERALI PER L'ITALIA - PLI200,51
 
GIUSEPPE CIRILLO   

 



 


 
VOTO DI PROTESTA170,43
 
GIACINTO MARCO PANNELLA   

 



 


 
LISTA AMNISTIA GIUSTIZIA LIBERTA'140,36
 
ROBERTO FIORE   

 



 


 
FORZA NUOVA100,25
 
MAGDI CRISTIANO ALLAM   

 



 


 
IO AMO L'ITALIA90,23
 
RAFFAELE BRUNO   

 



 


 
RIFONDAZIONE MISSINA ITALIANA90,23
 
SIMONE DI STEFANO   

 



 


 
CASAPOUND ITALIA70,18
 



Totale3.883

Schede bianche1122,69 %
Schede nulle1623,89 %
Schede contestate e non assegnate - -
 
  I dati si riferiscono alle comunicazioni pervenute dai comuni, tramite le prefetture, e non rivestono, pertanto, carattere di ufficialità. La proclamazione ufficiale degli eletti è prerogativa degli uffici elettorali territorialmente competenti, retti da magistrati. La ripartizione dei seggi e l'individuazione degli eletti non tengono conto di eventuali "opzioni", incompatibilità e surroghe.

UpdU4: 03/03/2013 09:55:01.2556
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