Pubblicato su carta sin dal 1993, è uno dei più longevi periodici dell'area della Piana del Sele e Cilento. La Collina degli Ulivi online vuole essere ancora di più un luogo di informazione, ascolto e diffusione di idee, anche attraverso l'interazione in tempo reale con i suoi lettori in ogni parte del mondo.

mercoledì 30 settembre 2009

SINDACI. Ecco i link dove votare

http://tools.mrwebmaster.it/work/poll.php?poll_id=17731

Il link per votare IL SINDACO ON LINE preferito fra


PASQUALINO PERILLO
ROSARIO GALLO
FRANCESCO CEMBALO
FERNANDO IULIANO
ANTONIO MARRA
GERARDO DI VERNIERE
ROMILDA NIGRO
ANTONIO MARRA
PIERO LETTIERI
ENZO GIARDULO





http://www.99polls.com/poll_87180

Qui si Vota il miglior sindaco di Altavilla Silentina negli ultimi CINAUANT'ANNI
Antonio TEDESCO
Salvatore CEMBALO
Rosario GALLO
Domenico CAMMARANO
Francesco CAMMARANO
Arduino SENATORE
Antonio DI FEO


P.s. Prendere con "taglia ed incolla" il link ed incollalo sulla barra del tuo BROWSER

Borsa di studio dottore Scorzelli, vince Elisabetta Iannelli

E’ stata attribuita la borsa di studio che la famiglia di Antonio Scorzelli, il giovame medico scomparso un anno fa, ha voluto mettere a disposizione di un neodiplomato residente nel comune di Albanella. La somma è stata messa a disposizione dai genitori del giovane specialista di “diagnostica per immagini”. La ragazze che hanno partecipato al concorso, tutte con votazione di maturità compresa fra i 90 e i 100, erano: Federica Volonnino, Mara Inglese, Ofelia Durante, Elisabetta Iannelli, Lucia Vairo. La borsa di studio del valore di 1000 euro è andata a Elisabetta Iannelli che è risultata vincitrice dopo la somministrazione di quiz di materie varie. Alla cerimonia di consegna, coordinata da Oreste Mottola, hanno partecipato Vito Capozzoli, vice sindaco; Carmelo Suozzo, Assessore Politiche Sociali e giovanili; Don Carlo Ciocca, Parroco; Francesco Marino, Università di Cassino, Presidente commissione giudicatrice;; Bruno Perillo, VicePreside Liceo Artistico di Eboli; Marco Scorzelli, Presidente Comitato "Dott. A. Scorzelli"

Il preside professor Francesco Passariello dedica la sua scuola ad Ancel Keys

LA DIETA MEDITERRANEA PROTAGONISTA NEL CILENTO: DA PIOPPI ALL’ISTITUTO ALBERGHIERO DI VALLO SCALO DEDICATO AD “ANCEL KEYS”

A volte i luoghi comuni sono proprio i luoghi più interessanti da visitare. Potrebbe sembrare

un‘ovvietà (appunto un luogo comune) ma chi negherebbe che il nome più appropriato da attribuire ad un Istituto Alberghiero che forma studenti e studentesse proiettate nel settore turistico-alimentare nel Cilento è proprio quello di Ancel Keys? Mentre tra il 24 ed il 27 settembre Pioppi è stato il suggestivo scenario del meeting di respiro internazionale dedicato agli effetti positivi della Dieta Mediterranea e alle recenti conquiste nel campo medico e nutrizionale, l’idea sorta a monte di imprimere in maniera chiara e forte il ricordo di Ancel Keys nella memoria storica del Cilento, ha preso definitivamente corpo negli eventi celebrativi del 28 settembre a Vallo Scalo. Il Professore Francesco Passariello, preside dell’Istituto Alberghiero assicura che “esiste un importante trait d’union tra i due eventi”, insomma la concomitanza non è stata affatto casuale e molti ne hanno condiviso l’importanza a partire dal Presidente del PNCVD, Amilcare Troiano, che ha fortemente appoggiato l’iniziativa addirittura lanciando l’idea di creare il piatto tipico del Parco. L’idea non poteva trovare un luogo migliore per concretizzarsi e Passariello assicura che docenti e studenti hanno colto la sfida e hanno già cominciato a lavorare. Dunque, l’intitolazione dell’istituto Alberghiero all’insigne studioso americano che ha eletto il territorio del Cilento a luogo di interesse internazionale per le sue genuine e millenarie abitudini alimentari, appare a tutta la comunità come un contributo dovuto, un segno di gratitudine per chi ha soffermato lo sguardo su questo angolo di terra e l’ha proiettato sullo scenario mondiale per una sua peculiarità di innegabile importanza.

Dal 28 settembre l’ingresso principale dell’Istituto si fregia del busto bronzeo di Ancel Keys e di una lapide marmorea dove il gemellaggio ideale tra la terra di Parmenide di Elea e il Minnesota, la terra di origine di Margaret e Ancel Keys, si fondono in unico messaggio che orgogliosamente Passariello non manca di sottolineare, a memoria della località pioppese dimora dell’insigne ricercatore notoriamente ribattezza Minnelea. La cerimonia ufficiale non ha mancato di emozionare i presenti e primi fra tutti la figlia Carrie Keys D’Andrea e l’amico e collaboratore Jeremiah Stamler. Dall’importanza di dimostrare gratitudine alla necessità di trasmettere messaggi di speranza e di voglia reale di crescita del territorio, il passo è breve e dovuto e le autorità presenti nelle persone del Sindaco di Castelnuovo Eros La Maida, del Vescovo della Diocesi di Vallo Monsignor Giuseppe R. Favale, del Presidente del Parco Amilcare Troiano e di tanti altri ospiti illustri, lo hanno testimoniato.

Così la Dieta Mediterranea, esce a testa alta da quasi una settimana di lavori mirati a dimostrare ancora una volta che è tutt’altro che una moda di turno. Essa affonda le sue radici in uno stile di vita studiato e testato sulla propria persona dagli stessi Margaret ed Ancel Keys giunti a Pioppi sulla scorta di ricerche già avviate anche in Italia. Il privilegiare certi stili di vita contribuisce in maniera significativa ad evitare tutta una serie di patologie oggi molto diffuse che costituiscono fattori di rischio per la vita. Insomma mantenere e monitorare un certo ritmo alimentare, allunga la vita, e farne un’arte da trasmettere alle giovani generazioni è quasi un dovere morale oltre che un preciso compito educativo. A sottolinearne l’importanza anche la presenza del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale Luca Iannuzzi.

La cerimonia di intitolazione dell’Istituto ad Ancel Keys si è concretizzata in un momento di incontro significativo di rappresentanti di enti locali, ma anche di gente comune e soprattutto di studenti e studentesse che hanno meticolosamente preparato piatti tipici della cucina locale insieme ai loro docenti deliziando il palato dei partecipanti all’evento. Intanto l’Istituto Alberghiero ha assunto un ruolo centrale per la formazione dei giovani, un ruolo tanto sperato da chi da tempo ha preconizzato l’importanza di scuole professionalizzanti sul territorio. Si tratta di traguardi significativi che sposano appieno anche gli obiettivi della neonata Associazione per la Dieta Mediterranea: alimentazione e stile di vita, di cui il Dott. Alessandro Notaro e i suoi membri sono promotori sul territorio. In definitiva coordinare sul territorio l’istruzione, la formazione e lo sviluppo con un fare che guardi in prospettiva pare essere concretamente l’obiettivo prioritario dell’Istituto. Non a caso l’istituzione ha dedicato alla Dieta Mediterranea, nell’ambito della terza area di professionalizzazione, un percorso formativo specifico dal titolo “Progetto Ancel Keys”, come riferisce il Preside Passariello.

martedì 29 settembre 2009

i premi del concorso “Difendiamo l’ambiente” – Borsa di Studio “Giovanni Saponara”.

Consegnati nel corso della Prima Edizione della Festa del Socio i premi del concorso “Difendiamo l’ambiente” – Borsa di Studio “Giovanni Saponara”.
L’elenco dei premiati

L’impegno a difesa e per lo sviluppo del territorio passa anche attraverso gli stimoli alle nuove generazioni. E’ questo il concetto emerso nel corso della cerimonia di premiazione del Concorso artistico “Difendiamo l’ambiente”, giunto alla sua seconda edizione e abbinato alla Borsa di Studio “Giovanni Saponara. L’iniziativa voluta ed ideata dalla Banca di Credito Cooperativo di Altavilla Silentina e Calabritto, ha avuto anche quest’anno una significativa partecipazione da parte di giovani alunni, figli di soci della Banca e frequentanti le scuole del territorio di competenza della Banca, rendendo sicuramente arduo il compito della Commissione giudicatrice.
La fantasia dei giovani ha spaziato tra le varie forme di espressione: dai disegni, ai racconti brevi, alle foto, per giungere fino ai lavori multimediali. Tutto materiale che verrà poi messo esposto sul sito della Banca (www.bancadialtavilla.it).
Quest’anno il consiglio di amministrazione del sodalizio che raggruppa oltre 2000 soci e che da oltre 25 anni è impegnato in quella forma di Solidarietà Efficiente che è il Credito Cooperativo e che in questo momento storico, risulta una delle realtà più solide, affidabili e spinte da valori etici, nell’intero panorama bancario italiano.
Anche su questi temi e sul ruolo della Cooperazione di Credito sui territori in cui la Bcc di Altavilla e Calabritto opera, hanno insistito gli interventi del presidente Antonio Bassi, del vice presidente vicario, Gelsomino Viscido, del vice presidente Antonio Saponara, figlio del compianto presidente Giovanni ed infine del direttore generale della Banca, Giuseppe Sica. Significative le presenze alla serata, che era anche la prima edizione della Festa del Socio, di Francesco Vildacci, Direttore della Federazione Campana delle Banche di Credito Cooperativo, l’organismo che raggruppa le 22 Bcc campane, e quella del sindaco del comune di Calabritto, Giuseppe Sierchio, testimonianza del forte rapporto con le istituzioni territoriali.
Il Direttore Sica nel terminare i lavori ha anche annunciato che la nuova edizione del concorso è stata già bandita e quest’anno avrà anche la grande novità di essere aperta a tutti gli alunni delle scuole dove operano le filiali della Banca.




I premiati del Concorso

SCUOLA PRIMARIA DI PRIMO GRADO
1° Premio:
Pia Virginia Della Monica ( Poesia: Un Mondo da salvare e tanta gente da cambiare)
Motivazione: “Per l’ottimo lavoro dal quale si evidenzia la presa di coscienza dei problemi ambientali e per l’ottima capacità poetico espressiva.”

2° premio ex aequo:
Francesca Amoroso (“ Disegno”)
Motivazione: “Per le capacità si esprimere attraverso il disegno il sogno di un futuro migliore per la propria comunità che rappresenta il segno tangibile per il radicamento al territorio.”

2° premio ex aequo
Brancatelli Alessandro (“ Disegno”)
Motivazione: “Per la sensibilità che traspare dalle forme e dai colori che nella rappresentazione trasmettono una forte carica emotiva”.


SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO
1° Premio (ex aequo):
Carmen Maria Amoroso (Racconto breve: “Insieme per salvare la Grande Quercia”) –
Motivazione: “Il racconto mostra Grande sensibilità e amore per la natura. La storia sa affascinare proprio come le favole o le leggende orali.”

1° Premio (ex aequo):
Alessandra Picilli (racconto breve (“Vinki che vuole salvare la sua foresta”)
Motivazione: “Un racconto che pone al centro dell'attenzione un ingrediente fondamentale: la natura. In particolare, le esigenze spesso trascurate della terra: la nostra casa. Ben scritto e ben argomentato.”

2° premio ex aequo:
Grasso Francesco ( “Opera fotografica”)
Motivazione: “Per la capacità di comporre un efficace equilibrio di segni, di colori, di forme”.

2° premio ex aequo:
Laura Amendola ( “Disegno”)
Motivazione: “Il forte messaggio positivo e l'interessante utilizzo del materiale utilizzato per rappresentare un'originale linea temporale”


SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO
1° Premio:
Angelo Cianciulli ( Cd-rom “Riuscirà l’uomo a salvare la Terra?”) –
Motivazione: “Per la completezza del racconto e l’ articolazione della trama”.

2° premio: (ex aequo):
Mastrandrea Anthony ( Cd-rom “Spot pubblicitario a favore dell’Ambiente”) –
Motivazione: “Il lavoro sincero e appropriato per il suono e le immagini, che evidenziano in maniera efficace le problematiche relative all’ambiente smuovendo gli animi.”

2° premio: (ex aequo):
Gerardina Spatola (Cd-rom: “Cosa ne pensano le lontre?”)
Motivazione: “Per la capacità di raccontare attraverso una storia il degrado ambientale”

Attestati di merito sono stati anche consegnati a:
Vita Picilli, Erminia Rufo, Micaela Spatola, Hag Yahia Abed el Rahim.

martedì 22 settembre 2009

Giro Ciclistico della Piana del Sele 2009, vince Antonio Valletta

Domenica 20 settembre, con arrivo e partenza da Cerrelli di Altavilla Slentina si è svolto il giro ciclistico della Piana del Sele, gara nazionale di ciclismo riservata ai cicloamatori.

In questa edizione, che ha visto un percorso di 85 chilometri snodarsi nei comuni limitrofi di Albanella, Capaccio ed Eboli, si sono assegnati il 9° trofeo Banca di Credito Cooperativo di Altavilla Silentina e Calabritto, ch’è andato al vincitore il napoletano Antonio Valletta, che con una prova di forza ha staccato tutto il resto del gruppo; composto da quasi 100 atleti che hanno reso la gara veloce e combattuta sin dalle prime pedalate, l’allungo risultato poi vincente, pochi chilometri prima di iniziare i severi tornanti del “Muraglione” la severa salita che porta ad Altavilla Silentina prima della veloce discesa a pochi chilometri dal traguardo di Cerrelli. La media finale superiore ai 42 Km orari ha confermato il grande valore dei partecipanti.

La 14^ Medaglia d’Oro Citta di Altavilla Silentina è andata alla fortissima società napoletana della Eurorida- Letizia-Busico che ha piazzato 4 atleti nei primi 10 all’arrivo.

Il Memorial Giovanni Saponara riservato alla categoria giovani è andato all’avellinese Leonardo Muollo del Team Irpinia Bike.

Il grande agonismo è confermato dal numero altissimo di ciclisti all’arrivo nonostante la media altissima come abbiamo ricordato e la severità del percorso, il “Giro” era la 5^ prova del Giro della Campania 2009, con le classifiche delle varie categorie ancora in via di definizione.

Alla cerimonia di Premiazione sono intervenuti il Dott. Antonio Bassi Presidente della BCC di Altavilla Silentina, il quale confermava con soddisfazione il supporto per il futuro da parte banca al “Giro”.

Il presidente del Consiglio Comunale di Altavilla Silentina Enzo Baione ha rimarcato la valenza della manifestazione come messaggio promozionale per il nostro Comune, anch’egli ha plaudito i partecipanti e gli organizzatori per l’impegno profuso.

Ed Infine Antonio figlio del compianto Giovanni Saponara, commosso ringraziava tutti per l’immutato affetto che lega gli Altavillesi alla figura del papà prematuramente scomparso.

La fase dei ringraziamenti non ha tralasciato nessuno, gli organizzatori hanno voluto testimoniare con forza la gratitudine per gli sponsor, gli autisti, i collaboratori e i motociclisti che hanno scortato gli atleti lungo il percorso.

La conclusione vedeva i ringraziamenti degli organizzatori per la Croce Rossa gruppo di Altavilla Sil. per il comando Vigili , per la Polizia Provinciale ed i Carabinieri delle stazioni di Altavilla Sil. e Borgo Carillia comandati dal M.llo Salerno.

Il saluto finale rimandava tutti alla prossima edizione con la speranza di far sempre meglio.

Enzo Mordente

domenica 20 settembre 2009

Il Cilento: un territorio che ha cultura 'da vendere'

09/17/2009





di Diomira Cennamo



L'idea dei territori come 'aziende' che producono indotto attraverso la cultura e il turismo mi affascina da tempo. E' per questo che mi piacerebbe fermarmi a riflettere su un territorio che conosco bene perché ci sono nata e cresciuta: il Cilento.



L'estate 2009 ha visto il riconfermarsi di eventi che stanno diventando appuntamenti fissi sul territorio cilentano. Si tratta di iniziative di intrattenimento culturale che contribuiscono a valorizzare i luoghi e la storia del territorio di Paestum e dintorni. L'antica Poseidonia era infatti nota in tutta la Magna Grecia, oltre che per la sua fiorente attività artigianale, proprio per l'essere un importante centro di cultura. L'antico teatro, o quello che ne resta in superficie, sta lì a dimostrarlo. Anche Elea (nel territorio di Ascea), più a sud, ci lascia testimonianze di un passato dal fervente spirito culturale.



Un'estate cilentana anticipata, a maggio, dalla rassegna regionale "Raccontami", organizzata da Regione Campania e Ministero per i beni culturali. Una brillante iniziativa che ha permesso ai luoghi stessi di parlare e raccontarsi attraverso la voce di attori più o meno noti. Nel Cilento le tappe sono state Agropoli (Castello aragonese), Ascea (area archeologica di Elea-Velia), Paestum (città antica), Buccino (area archeologica), Valva (Villa d'Ayala), Perdifumo (Palazzo Vargas). La prima edizione non può che promettere bene, stando all'eccezionale dispiegamento di forze sul territorio (cento attori per cinquanta siti in tutta la Campania).

Il "Paestum Festival" ha illuminato il campo erboso accanto al magnifico tempio di Cerere per tutto il mese di agosto, quando ha scosso la quiete millenaria dei sacri resti greci con le sue serate di teatro, musica e danza. Particolarmente felice, in questa dodicesima edizione del festival, la proposta a ingresso gratuito del concerto finale a cura dell’orchestra del Conservatorio "Domenico Cimarosa" di Avellino, dedicato a Friederic Händel, grande musicista nonché viaggiatore del Grand Tour, che proprio Pestum prevedeva tra le sue tappe più significative di viaggio degli intellettuali mitteleuropei nel vecchio continente.

Dodicesima edizione anche per "Velia Teatro", una dieci giorni di spettacoli e conferenze sull'arte, la filosofia e la musica nel mondo antico, ambientata (mi si passi il termine dettato dalla suggestività dell'esperienza di spettatore) nella parte più alta della zona archeologica, sotto le luci della magnifica torre medievale e poco al di sopra dei ben conservati resti del teatro greco. Probabilmente sono pochi i luoghi in Italia così straordinariamente adatti a ospitare contenuti di questo genere. Mix perfetto, dunque, di temi e location.

"Jazz in Laurino", il festival jazzistico che si è svolto all'inizio di agosto nella sua settima edizione, ha proposto la formula della musica dell'improvvisazione all'interno di chiostri e cortili, che valorizzano particolamente questo tipo di esecuzione. A tutto ciò gli organizzatori hanno aggiunto un corso e un laboratorio con importanti maestri del genere.

Altra menzione va al "Mediterraneo Video Festival", rassegna internazionale sul video documentario, che ha compiuto il suo dodicesimo compleanno a fine agosto ad Agropoli. Sempre in agosto e sempre ad Agropoli, i suggestivi locali medievali del castello aragonese hanno ospitato la mostra multimediale "Angeli e demoni", anche qui in un gioco straordinario di valorizzazione reciproca tra arte e luoghi.

Non si contano poi le numerose iniziative di musica e spettacoli folkloristici che richiamano alla tradizione cilentana, da scovare nell'entroterra più 'selvaggio' dei borghi arroccati su monti e colline, che hanno fornito l'ambientazione più naturale a strumenti e costumi d'epoca.



Insomma, se il bilancio dell'estate 2009 si chiude certamente in positivo quanto a livello di originalità della proposta, non altrettanto entusiasmante potrebbe forse considerarsi quello dell'organizzazione. Ad esempio, il magnifico evento di "Velia Teatro" non è stato supportato da un'accoglienza adeguata del visitatore. Quest'ultimo, giunto all'ingresso centrale del sito archeologico, lo trova immerso in un buio spiazzante e rischia di girarsi attorno per mezz'ora prima di intuire che forse, dalla parte opposta, nel parcheggio, i piccoli pulmini parcheggiati sono le navette che portano all'area in cui è ospitato l'agognato evento. Anche la segnaletica ambientale rientra in quella comunicazione che sembra quasi un concetto estraneo al riottoso territorio cilentano. Un territorio che ha invece molto da dire e molto da imparare su 'come' dirlo.

Si potrebbe anche riflettere sul limite di concentrare l'attività culturale in estate, spesso in nome dell'assenza di spazi idonei o per una visione ridotta che la lega esclusivamente al turismo estivo. Potrebbe essere invece opportuno un cambio di prospettiva, che confidi nell'afflusso ad hoc di visitatori e che certamente richiederebbe uno sforzo adeguato in termini di promozione dell'evento stesso (a livello nazionale), coordinato con la promozione del territorio. Promozione che può arrivare alla proposta di veri e propri pacchetti turistici. Compie un timido passo nel senso della destagionalizzazione il "Festival della Filosofia in Magna Grecia", organizzato dall'omonima associazione ad Elea-Velia dal 22 al 24 ottobre prossimi, con la coraggiosa quanto discutibile scelta di collocarlo in parte in giorni infrasettimanali.

Valutazione positiva dunque, pur con ampi margini di miglioramento. Tanti contenuti da esprimere e le prime iniziative non estive. Di sicuro, su questa direzione, il problema di un territorio che sia effettivamente pronto ad accogliere (con le strutture e il coordinamento della proposta) i suoi visitatori non può che emergere e, questa volta, in maniera cruciale e determinante. Un problema non più rinviabile se l'intento è quello di porre le basi per un turismo culturale e quindi un turismo 'di qualità', in un territorio che può sicuramente esprimerlo.

CATEGORIE: Cultura , Le Aziende e la Comunicazione
tags: cilento, turismo culturale

martedì 15 settembre 2009

Albanella ricorda il dottore Antonio Scorzelli


Si terrà sabato 19 settembre, a Matinella, la selezione per l’assegnazione della borsa di studio “Dott. Antonio Scorzelli”. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Albanella, è promossa dal comitato autonomo “Dottor Antonio Scorzelli” che si è fatto carico della volontà della famiglia del giovane e stimato medico matinellese, cui la borsa è dedicata e scomparso prematuramente lo scorso anno, di sostenere i ragazzi più meritevoli nel prosieguo dei loro studi. L’iniziativa ha trovato immediatamente il sostegno degli amici di Antonio, nonché dell’Amministrazione comunale di Albanella. Antonio Scorzelli si è sempre distinto per l’amore agli studi e per questo si è pensato di onorare la sua memoria con questa iniziativa, il cui scopo è quello di contribuire ad sostenere, al di là delle capacità economiche, i giovani nei loro studi. Il concorso è infatti riservato a ragazzi che abbiano conseguito il diploma di maturità nell’anno scolastico 2008-2009 e residenti nel comune di Albanella. Il vincitore verrà premiato in una pubblica manifestazione nella serata del 19 settembre ad Albanella presso il Palazzo Spinelli.

--------
Articoli precedenti. Il ricordo di Carmelo Suozzo

All'università non ha mai preso trenta ad un esame, ma accanto, ed ogni volta, c'era sempre la lode. Al liceo era uno da dieci. "Una mente superiore, sempre", giura Carmelo Suozzo, compagno di scuola dall'asilo al liceo, e con in comune anche anche il dna altavillese, con quell'essere "trapiantati" in quella singolare "terra di mezzo" che è Matinella. La laurea in medicina l'aveva conseguita a Siena dove era restato a prestare la sua apprezzata opera professionale. Antonio che aveva una marcia in più ma non lo faceva pesare. "Stava sempre un passo indietro, con naturale modestia ed umiltà profonda", testimonia Carmelo. Antonio Scorzelli, 30 anni, medico radiologo, specialista in terapia delle immagini a "Le Scocche", il policlinico di Siena, sembra guardare i due grandi grappoli di palloncini bianchi che lo salutano all'uscita della chiesa di San Gennaro. Una malattia, la leucemia, l'ha strappato alla scienza, a tutti noi ma soprattutto ai suoi cari. Sono tutti qui, oggi. Papà Giuseppe, finanziere alla compagnia di Eboli, mamma Maria, insegnante a Cerrelli, il fratello Marco, si guardano attoniti e pur straziati nel cuore sono composti nel dolore. La malattia assassina, la leucemia, ha colpito Antonio quando lui era vicino a realizzare l'obiettivo della sua vita, che non erano le cose alle quali per il suo talento poteva agevolmente ambire: una cattedra all'università, il successo economico o la visibilità mediatica. Lui che già ci lavorava con un luminare come Ferrario o che ai campioni del Siena "faceva le lastre" . Antonio che era particolarmente contento quando poteva aiutare qualcuno delle sue parti, e che aveva toccato il cielo con un dito quando aveva saputo che sarebbe potuto venire a lavorare all'Ospedale di Eboli. Un progetto interrotto dalla brutta bestia della malattia che si era materializzata dentro al suo organismo. E' Carmelo Suozzo a scrivere, mentre è don Carlo Ciocca a leggerlo durante l'orazione funebre: "Qualcuno ha detto "a volte Dio spezza il nostro cuore per entrarvi più profondamente". Antonio non era un superficiale, non lo è mai stato. Era cresciuto con una forte, radicata passione per il reale, per ciò che si può razionalmente spiegare ma con chiaro in mento che alla fine ed al principio di tutto c'è il Mistero. Anche quando 15 mesi fa ha iniziato questa battaglia, era dispiaciuto principalmente per due cose: aver gettato nello sconforto la sua famiglia e aver contratto un male invisibile, un male a cui – un medico come lui specialista nel fare diagnosi su immagini – non potesse guardare negli occhi. Sono stati quindici mesi di speranze, dolore, preghiere.
Non credo si possa descrivere il suo sguardo che scorgevo dalla mascherina, lo sguardo di un malato – medico che, avendo ben chiara la natura del suo male, sembrava dirti di sorridere, come ad insegnarci che la vita ci è data perché la doniamo, perché la offriamo anche con l'ultima goccia di energia che abbiamo, anche quando riusciamo a fatica a muovere qualche muscolo. La certezza, la tenacia di ogni attimo e la tenerezza di uno sguardo, nella sofferenza di un male incurabile, sono un miracolo che ha reso a tutti più familiare il volto del Mistero buono che non ci abbandona.
Con la scomparsa di Antonio piangiamo la perdita di un grande uomo, dalle doti umane e professionali esclusive, un uomo straordinariamente capace e mestamente umile nello stile, nei toni, nel modo di rapportarsi alla realtà e nella maniera di attestare la sua presenza, sempre molto discreta, ma universalmente apprezzata.
Fratello, non posso dirti altro che "Grazie". Grazie per la tua meravigliosa esistenza. Grazie per esserci stato. Grazie per lo spirito che ci hai trasmesso. Grazie anche stavolta, che ci guardi da lassù, sempre un passo indietro". Ha detto tutto Carmelo. Eppure ci sarebbe tanto altro da aggiungere. Lo faranno, più in la, i suoi amici, i familiari e qualche paziente".
A chi redige queste note è piaciuto il concreto attaccamento alla nostra terra, a cominciare dalla primigenia Scalareta, che Antonio Scorzelli dimostrava in ogni momento del suo lavoro.

lunedì 14 settembre 2009

L'AURIGA scrive agli altavillesi

Ai cittadini Altavillesi.
Come voi tutti sapete la nostra associazione "L'Auriga Cilento, Associazione per lo sviluppo e la promozione del territorio”, ha promosso lo scorso 20 Agosto 2009 un convegno-dibattito dal titolo "I beni culturali di Altavilla Silentina: proposte di recupero del patrimonio storico-architettonico di un borgo medievale dell'entroterra cilentano", finalizzato all'individuazione di un percorso d'azione per il recupero del patrimonio storico-architettonico di cui è dotata la città di Altavilla Silentina che versa attualmente in condizioni di parziale abbandono, nonostante l'enorme valore culturale e il grande potenziale che rappresenta in termini di promozione dell'offerta turistica.
Per l’occasione ha messo a confronto esperti e studiosi locali che hanno portato notevole contributo e proposte concrete così riassumibili:
1. esistenza di canali di finanziamento nazionali ed europei a cui si potrebbe attingere per trovare le adeguate risorse da destinare al recupero dei beni;
2. necessità di individuare restauratori competenti in grado di effettuare il recupero con attenzione e rispetto del pre-esistente;
3. reale possibilità di inserire Altavilla in un circuito internazionale enogastronomico, religioso, archeologico, artistico e naturalistico sfruttando la posizione strategica e la vicinanza a siti come Paestum,
Velia, Grotte di Pertosa e Castelcivita, Padula;
4. creare un asse Altavilla-Paestum con la nascita di laboratori specializzati in ceramica pestana;
5. utilizzare l’immensa risorsa naturale della Foresta dotata di anfiteatro naturale per l’organizzazione di eventi e manifestazioni culturali che lì troverebbero la location ideale.
Grande attenzione abbiamo riservato al Centro Storico, che se ben valorizzato, potrebbe divenire un luogo turistico di grande attrazione e creare posti di lavoro, soprattutto per le fasce più svantaggiate – giovani e donne - che potrebbero divenire imprenditori di loro stessi senza dover percorrere l’iter che ha vissuto chi è stato o sarà costretto a emigrare per sopravvivere.
Affinché questo avvenga è indispensabile che il Centro Storico venga salvato dall’inevitabile deterioramento a cui è condannato attraverso un immediato piano di intervento che sappia guardare oltre al semplice agglomerato di case e valorizzarne l’aspetto di rappresentazione simbolica della vita della città puntando al recupero degli edifici come risorsa culturale in grado di creare occupazione rispettando l’area su cui si va a intervenire e agevolando il ritorno di un’offerta commerciale che permetterebbe alla zona di ripopolarsi.
I componenti del direttivo dell’Auriga Cilento hanno ripercorso ogni tratto del Centro Storico e visitato accuratamente le chiese chiuse dal terremoto del 1980 effettuando una comparazione con foto e documenti storici e rilevando così mancanze nell’arredo interno e restauri che, a parere degli esperti interpellati, sembrano non onorare il pregio delle opere, le quali in qualche caso sono state addirittura stravolte del loro aspetto originario.

Sgarroni e i Tenimenti che noi ci ricordiamo di Iolanda Brenga


Caro Oreste,
Ed è la rabbia che mi spinge a far sentire la mia voce, anche se dalla lontana Lombardia.
C’è ancora gente, se si può definirla così, che pensa di prendere in giro i propri simili, decidendo sulla pelle degli altri quanto debba essere grande la pagnotta di cui questi egregi signori si “ingozzeranno”.
Ben ricordiamo noi, “ Tenimentesi”, e tu continui a vederlo tutti i giorni, lo scempio fatto nella nostra contrada da qualche politicante di allora quando, alcuni decenni or sono, la zona fu letteralmente “ depilata “ di una meravigliosa macchia mediterranea e di superbe ginestre, in nome dell’avidità personale.
Terre che avevano succhiato il sudore dei nostri padri, manipolate per carpire contributi agricoli. E noi, impotenti, a guardare!
Ci saranno tanti posti di lavoro nel futuro – così facevano credere. Invece, intascati i contributi, i politici si sono defilati e chi si è visto si è visto.
I Tenimenti sono ancora lì ad essere violentati ancora.
Che magica idea! Il compostaggio! Un mostro che nessuno vuole lo regalano agli Altavillesi, in particolare a quelli dei Tenimenti!
Come sono bravi e solerti questi bravi politicanti, supportati da faccendieri senza scrupoli, che pensano di valorizzare la nostra zona solo quando devono attripparsi bene. Tanto nessuno protesta! E’ questo il loro slogan.
Io, invece, non ci sto!!!! Non ci sto proprio.
E attraverso queste frettolose righe colgo l’occasione per dare ai responsabili un piccolo suggerimento per salvare le loro capre e i loro cavoli.
Suggerisco, alle brillanti menti che hanno partorito questo velenoso progetto, di metterselo sotto casa loro l’impianto di compostaggio. Potranno avere qualche utile in più: oltre ad intascare quanto per loro stabilito, avranno la certezza di avere un figlio poco più che ventenne spegnersi giorno dopo giorno di tumore.
E’ questo che vogliono dare alle generazioni future di quelle poche famiglie che hanno avuto il coraggio di restare ancora nei Tenimenti!
Altro che strattonare, negare i microfoni e spiegare alla gente argomentando come conviene.
Ringranziando il mio Buon Signore non ho bisogno di microfoni per esprimere il mio disaccordo. Ma altri strumenti sì, non possono controllare ad Hoc tutto.
Ti ringrazio per lo sfogo e, se può servire a salvare i nostri amati Tenimenti, hai tutta la mia approvazione per eventuale pubblicazione della presente, ovunque tu voglia.
La libertà di parola e di pensiero prima di tutto.
Grazie e Buon Lavoro!
Una tenimentese rimasta tale
Iolanda Brenga
brengaiolanda@yahoo.it

20 SETTEMBRE. Il giro ciclistico della Piana Sele


Anche quest’anno fervono i preparativi per l’appuntamento con la Gara Nazionale di Ciclismo “3º Memorial Giovanni Saponara” ovvero il 9º Trofeo Bcc di Altavilla Silentina e Calabritto - 14ª Medaglia d’oro Città di Altavilla Silentina, che si terrà il giorno 20 settembre. La competizione vedrà protagoniste strade a noi familiari che per l’occasione vestiranno l’abito del circuito, colorandosi del folclore della gente e delle strisce bianche sull’asfalto con puntate significative nei comuni di Abanella e Capaccio per poi scalare la vetta fino su in “paese” e infine tagliare il traguardo nella piana di Cerrelli .
Il giro ciclistico oltre ad essere una manifestazione sportiva è insieme una sentita commemorazione, dovuta e voluta dal popolo altavillese, per la prematura scomparsa di un uomo che in questo evento credeva tanto e che tanto impegno aveva profuso per la sua realizzazione e diffusione: parliamo di Giovanni Saponara, un amico, un compagno fedele, un padre amorevole nel privato, ma uno stratega di successi dall’inequivocabile savoir-faire nel sociale. Innumerevoli necrologi abbiamo letto e scritto su di lui che non occorre aggiungere altro. Vorrei solo dire che se n’è andato troppo presto e che vive sempre nei nostri ricordi.
“La corsa”, in gergo cittadino è davvero sorprendente. Assistiamo infatti a interi gruppi sociali, i più disparati che, come risvegliatisi dal torpore di un lungo letargo, si posizionano dietro le transenne per attendere e applaudire giovani e meno giovani che in questo sport mettono l’anima e la forza. Si, perché il ciclismo è un cocktail perfetto di duro allenamento, concentrazione, lucidità ovviamente passione. Questa disciplina che richiede disciplina e rigore anche se non è sempre sotto l luci della ribalta, quando poi arriva nelle strade, smuove le folle, anche le più incredule e si fa acclamare. C’è chi gode dello show e chi invece di questo clamore si alimenta e ne fa una ragione per sperare che tale evento possa crescere sempre di più, che sempre più questo sport possa convincere i più scettici ad applaudire questi “riders” infaticabili, dal motore umano. Parlo di chi possiede “i ferri del mestiere” e cioè della macchina organizzatrice, in primis Vincenzo Mordente che nel ciclismo ci crede e crede insieme ai suoi collaboratori che con la promozione di questo sport sul territorio si possono fare grandi cose. Il desiderio infatti dei promotori, degli sponsor, e di noi tutti è che chi dà sé stesso per questa disciplina lo faccia con la ragione e non solo con il cuore. Vogliamo ribadire ancora una volta, a gran voce che la passione per questo sport deve e non può non essere totale, incondizionata; che l’amore di chi lo pratica con devozione e sacrificio deve essere espresso nella sua forma più pura e mai invischiata in episodi poco felici, quali il doping, che uccide il ciclismo come qualsiasi altro sport.
Ricordiamoci sempre che i mezzi sleali che facilitano le vittorie e le scalate sui podi più alti sono solo meteore illusorie per arrivare al successo, perché poi quegli stessi pseudo-sportivi finiranno per guardarsi indietro perché sentiranno il fiato dell’avversario, dai muscoli e dal sudore autentici per la fatica.
Il mio personale augurio è rivolto proprio all’onestà e all’impegno che, voglio credere, non siano solo ideali ma che possano vincere su ogni cosa che sempre ripagano, nello sport come nella vita.
Accorriamo numerosi domenica 20 settembre e auguriamoci che si aprano altre porte per nuove iniziative di cui la comunità altavillese ha bisogno per crescere e per far rimanere le genti in questi luoghi i quali troppe volte, per rigidità burocratiche o pregiudizi ingiustificati, emigrano per altri lidi, in cerca di altre possibilità.

Anna Mordente

Alfonso Mangone raccontato da Tiziana Rubano


C’è un ragazzo ad Altavilla Silentina, paese sornione che volge lo sguardo al Cilento, che tanto ragazzo più non è. Ha occhi piccoli e azzurrissimi, che si muovono veloci alla ricerca dell’ispirazione, poi si fermano e fissano l’infinito maestoso che dal suo terrazzo si perde fino a Capri. Non poteva scegliere casa migliore. Lasciando il paese in direzione mare la trovi lì, sulla sinistra, a ridosso della strada, quasi in bilico su un terrapieno a riproduzione delle case sbilenche delle sue tele. L’insignificanza del retro però, è traditrice. Costeggiando il perimetro si trova il terrazzo dell’infinito. Lì la porta d’ingresso al suo studio e al suo mondo. I capelli lunghi e scompigliati, la giacca di almeno una taglia più grande, troppo pesante per una calda giornata primaverile, sembra urlare il disinteresse per ogni estetismo personale. E’ Alfonso Mangone, eclettico pittore un tempo vagabondo, genio di casa nostra e talento nazionale. Ci accoglie con la semplicità di uomo di campagna, lui che ha visto più metropoli di un cosmopolita. Educato, cordiale, vero, genuino, indifferente alla popolarità. Con fare gentile ci fa entrare e si dimostra da subito padrone degli spazi. L’allestimento della galleria permanente è opera sua, due ambienti di diversa metratura adiacenti e con pareti bianche, faretti argentati a illuminare le città dei suoi quadri. La casualità sembra essere il fattore dominante nella selezione dei lavori esposti, ma con la singolarità è l’iperproduttività che sorprende nella sua opera. Impensabile risalire al numero esatto dei dipinti, neanche lui li ricorda tutti, solo nel suo studio ce ne saranno almeno venti fruibili, altri ammassati in un ripostiglio in partenza per chi sa dove, altri al piano superiore e altri ancora venduti, prestati, regalati, spediti in gallerie lontane. Gira, illustra, spiega, per ogni discorso accennato rispolvera una tela, facendola riemergere da un angolo nascosto dello studio per renderci partecipi dei ricordi della sua memoria. Ogni suolo calpestato è rappresentato. Amsterdam e Venezia fra tutti, poi Roma, Milano e la nostra Paestum, in un vortice di colori e di chiaro scuri nato dal gesto violento e ininterrotto della sua mano. Elementi distintivi di una nelle raffigurazioni delle altre. Passato e presente. Nord e Sud. Un Sud da cui si è allontanato giovanissimo, ma che ritorna in quelle immagini di luoghi urbani dove la velocità del mondo contemporaneo è osservata da un cielo stellato che sa tanto di mediterraneo e nelle figure e simboli, rinvenibili ovunque, che riportano alla cultura millenaria del territorio d’origine. L’artista è certamente proiettato in una dimensione convulsa che è quella attuale, ma rimanendo sempre ben ancorato alle radici mitiche della Città di Poseidone. E’ stato ovunque nel lungo periodo di nomadismo. Berlino, Rotterdam, Parigi, Londra, vissute negli anni in cui erano crogiuoli di tendenze musicali e dove i più grandi maestri del rock, del punk, del “nuovo” in genere, erano di casa. E lui li ha voluti rendere immortali con cartelloni pubblicitari e insegne che fanno da sfondo a molti scorci e li fanno rivivere, come se dovessero esibirsi a breve. “Non per ruffianeria” puntualizza “ma per rendere un tributo a chi ha dato tanto”. E’grato alla musica che lo ha accompagnato nel suo percorso di vita. Chitarre, sassofoni, strumenti vari compaiono qua e là, anche dove sembrano di troppo. Un percorso di vita intenso e articolato – quello di Mangone – che lo ha portato ad entrare in contatto con realtà, generi, persone e artisti disparati e lo ha reso quello che è divenuto. Ricostruirlo attraverso l’opera è impossibile, perché quelle immagini di luoghi urbani non sono lì ad indicare le tappe del suo cammino, non sono illustrazioni, non sono cartoline, ma sono attimi della sua vita, sono momenti, sono emozioni, sono angoli di strade catturati nell’istante in cui l’occhio e l’anima dell’artista hanno voluto fermare la frenesia o l’alone magico che li circondava. E il pittore ci invita ad essere lì, a farci trasportare nelle mille città che lo hanno ospitato, a vedere quegli angoli con i suoi occhi nel tempo in cui hanno smosso il suo estro, a godere del silenzio che incredibilmente fuoriesce dalle immagini di caos, a farci bagnare dall’acqua che torna come elemento forse purificatorio di una vita di eccessi. E mi fa sorridere che ad un tratto, guardando l’infinito che dal suo terrazzo di perde fino a Capri, fissando un punto fra i sentieri malinconico si apre: “Mi ricordo quando da piccolo mia nonna mi mandava a prendere l’acqua”. Eccola lì, di nuovo l’acqua. Non deve solo purificarlo allora. Eccola lì l’acqua che bagnando Amsterdam e le altre città, metropoli e campagne, angoli e piazze, in un percorso all’indietro lo riporta, che lui lo voglia o no, ad Altavilla e alla sua infanzia.

Tiziana Rubano

mercoledì 9 settembre 2009

Come uccisero i cavalli di Persano


Fu il giorno in cui un provvedimento ministeriale decise di troncare la Storia: il 30 settembre 1972. I cancelli del Centro di Allevamento e Rifornimento Quadrupedi di Persano si aprirono per lasciar andare via per sempre 246 esemplari della «Real Razza»: l’imperioso cavallo dall’elegante profilo voluto nel XVIII secolo dal Re Carlo di Borbone. Lì collocato e lasciato in eredità ai ministri dell’Unità d’Italia. Fino a quando, appunto, a Roma si decise che la razza del cavallo di Persano non poteva più rimanere nel luogo dov’era nata. In una nota del 1971, il ministro della Difesa Mario Tanassi fa sapere all’onorevole Fiorentino Sullo, interessatosi della vicenda, che è necessario «riordinare il Servizio in maniera più funzionale ed economica». E così puledri, fattrici e stalloni furono caricati e portati al Centro di Grosseto. A nulla valsero le perplessità dei butteri che ipotizzavano «l’estinzione della razza che mal avrebbe sopportato il clima della Maremma Toscana». Andarono via i cavalli e poco dopo arrivarono i mezzi blindati. Si girava pagina.

Oggi a Persano si è costituita un’associazione culturale con 150 soci. Si chiama «Persano nel Cuore». Ne è presidente Antonino Gallotta, storico, originario di Persano con un padre «capo razza» e una sfilza d’antenati che per anni hanno occupato i registri del personale. Dopo studi e pubblicazioni, Gallotta ha lanciato la proposta di riprendere il filo spezzato nel 1972 e ricongiungerlo al progetto di un ritorno del borbonico cavallo lungo le sponde del Sele. Tra i sostenitori dell’idea c’è anche il principe Alduino Ventimiglia Lascaris di Monteforte, nobile siciliano, che negli ultimi trent’anni si è battuto affinché la razza non andasse perduta. Aveva solo dieci anni quando a Catania incontrò il primo cavallo Persano. Si chiamava Ulesto. Fu allora che impresse nella sua mente «l’occhio che racchiude la cultura del Sud», poi ritrovato quando, giovane di leva, fu spedito al Centro Allevamento di Grosseto. Erano gli anni ’80. Ventimiglia, laureando in Agraria, si accorse che «si stava perdendo la razza Persano per i continui incroci con i p.s.i. cioè i purosangue inglesi ». C’era però una carta da giocare: ottenere uno stallone nato a Persano e vissuto a Catania chiamato Pascià. «Era l’ultima possibilità », racconta Ventimiglia, «fu messo all'asta e riuscii a portarlo via». Grazie a Pascià e alle fattrici riformate precedentemente acquistate, nascono 3 puledri. Uno conquista lo status di stallone. Ventimiglia vede arrivare il riconoscimento civile della razza, sulla Gazzetta Ufficiale, solo nel 2003. Il primo certificato nel novembre 2008. Oggi il principe possiede circa 70 esemplari della Real Razza di Persano nelle sue tenute in Sicilia e Toscana.

Ma perché questo pregevole cavallo di perfetto equilibrio mentale porta il nome di questa località? Bisogna tornare alla metà del Settecento e alla figura di Carlo di Borbone, poi Carlo III in Spagna, che un bel giorno s’innamora della tenuta di Persano e la trasforma presto in Sito Reale, dove la corte borbonica si ritira per le battute di caccia. Il re fece costruire dall’ingegnere Juan Domingo Piana la Casina reale, successivamente ritoccata dal Vanvitelli: un edificio quadrangolare, con una cappella dedicata alla Madonna delle Grazie arricchita di quadri della scuola di Posillipo. Quando, dopo la firma del Trattato di Pace e di Commercio con l’Impero Ottomano, ricevette dall’ambasciatore turco El Haji Hus sein Effendi, in visita a Napoli, 4 stalloni orientali, re Carlo pensò d’incrociarli con esemplari locali di derivazione orientale. Era il 1741. «La razza però», dice Ventimiglia, «si fissò intorno al 1770 con l’introduzione di cavalli berberi spagnoli». Il re disboscò e costruì alloggi e scuderie: fu così che Persano, insieme a Carditello in provincia di Caserta e a Ficuzzi in Sicilia, divenne centro d’allevamento del cavallo elegante e snello, orgoglio borbonico, impresso nelle tele oggi custodite nel Museo di Capodimonte. Fino al 1860, quando dopo la sconfitta militare dei Borbone la gestione passò al Ministero della Guerra. Nel 1874, però, un decreto del ministro Ricotti stabilì la soppressione della razza. Tutti i cavalli furono venduti. La svolta si ha il 14 novembre 1900, quando il governo decreta la «ricostruzione della razza».

Persano nel ’900 è il fulcro economico del territorio: vi convergono maestranze locali, giumentari, butteri, domatori, sellai. La struttura militare si avvale infatti anche di manodopera civile. Nel villaggio, su circa 3500 ettari, vivono 200 famiglie. Una realtà agricola che ruota intorno al cavallo e che dà lavoro a centinaia di persone provenienti anche dai comuni vicini: Altavilla Silentina, Eboli, Serre.
Si lavora nel grande capannone dell’Umberto I, nel complesso degli Angelini, luogo di quarantena per i puledri, nella scuderia delle carrozze, nell’alloggiamento Mena Nova, nel maneggio Solferino, nell’area dello Scanno dove nella stagione di monta venivano condotti anche gli stalloni del deposito di Santa Maria Capua Vetere. Nel libro Persano, viaggio della memoria tra butteri e cavalli,

Antonino Gallotta cita anche la famosa transumanza del giugno 1952, quando tutti i cavalli affrontarono 110 km per raggiungere l’altopiano di Mandrano dopo una sosta nei pressi della Certosa di Padula.
Poi, di colpo, lo sradicamento e il viaggio verso Grosseto. Nei giorni scorsi, al Country Club di Persano, si è tenuto un incontro su «Cavallo Persano, ritorno alle origini». «Vogliamo che questo territorio», dice il presidente Antonio Miniaci, «riacquisti il bagaglio culturale legato ai cavalli» . Al dibattito hanno partecipato anche Antonio Canu, direttore delle Oasi del Wwf, e lo storico Gallotta. «Abbiamo dato la nostra disponibilità», dice Canu, «a partecipare a un programma che recuperi un patrimonio importante e straordinario del territorio. Del resto l’Oasi è parte del territorio storico che ha ospitato questo animale. Quando parliamo di biodiversità intendiamo anche quella genetica e in questo caso di una razza tra l’altro a rischio di estinzione ». Quali sono le condizioni perché questa razza ritorni a Persano? «Serve una struttura minima di accoglienza», dice Ventimiglia, «e uomini specializzati nella cura del cavallo di Persano». Di qui l’idea di istituire dei corsi per i giovani. Non ultimo e non meno importante, «un sostegno economico delle istituzioni ».

Tra qualche mese Ventimiglia pubblicherà il libro La Real Razza di Persano . Prefazione del Re di Spagna.

(fonte Corriere del Mezzogiorno articolo di Stefania Marino)

ASSISI. Valeria Gallo, di Altavilla, è miss teen ager star model tv in una finale nazionale


ASSISI. Valeria Gallo è miss teen ager star model tv

Si è tenuta dal 2 al 6 settembre la finale nazionale del concorso internazionale di Miss Teen Ager-Saranno Famose in Assisi ottanta ragazze dai 13 ai 20 anni, provenienti da tutte le regioni Italiane si sono sfidate nelle categorie Danza (Classica e moderna)canto, recitazione e moda, dando vita ad una delle edizioni più qualificata, sia dal punto di vista della qualità che della bellezza (questo a detta di tutti gli addetti ai lavori). Il titolo di Miss Teen Ager Star model Tv alla bravissima Valeria Gallo 17 anni di Altavilla Silentina. Valeria si è presentata con un monologo nella categoria recitazione, che unito alla disinvoltura nello sfilare e nell'innato portamento ha dato vita ad un mix esplosivo che ha strabiliato i giudici (Valeria inoltre segue consigli per la sua crescita del suo agente regionale, nonché oramai tra i più importanti talent dcout Italiani, l'ebolitano Emilio Cicalese

martedì 8 settembre 2009

La storia di Altavilla scritta in ... altavillese

Autavilla Silentina è nu comune 'e 6.724 'e abitante d''a pruvincia 'e Salierno.

1 Giugrafia
2 Storia
2.1 L'epoca 'e Roma
2.2 L'epoca d''e Nurmanne
2.3 'O Cummento San Francesco
2.4 'A rivoluzione d''o 1799 e 'o miracolo 'e Sant'Antonio
[càgna]Giugrafia

Se trov ngoppa a na cullina a 275 metr a copp 'o mare, è pusizzionat ca ten a est 'a muntagna chiammata Alburno (1700m), a ovest a chiana d''o sciume Sele e 'o Mar Tirreno. Ra 'u paese se gor' e na vista spettacular: se ver l'isola 'e Capri, a Costiera Malfitana e se vere pur tutta a chiana d''o Sele. 'O territorio sta mis nu poc inghianat e nu poc 'a cullina. 'O capuluog tene 3000 cristian e sta proprio ngimm 'a cullin a 275 metri aut'. 'E post cchiu vicin song: Ievul (Eboli) arò s'è fermat Crist pecchè s'arrubbaron 'o ciuccio(a 20 km), Vattipaglia (a 23 km) e Capaccio (a 15 km). N'ata cosa mpurtant è ca p''o territorio 'e Autavilla è 'o fium Calore Salernitano ca porta pur 'o cunfin cu 'e pais vicin comm a Serre, Cuntron (Controne) e 'a Castelluccia (Castelcivita). Stamm luntan 'a Salierno 48 km, 'a Napule 110 km e 'a Romma 328 km.
[càgna]Storia

[càgna]L'epoca 'e Roma
Nterr 'e Autavilla c'è stata ggente ggià all'epoca r''a preistoria. Infatti tenimm pur scav e so stat truvat cose 'e gente ca vivevan sti post nel VII a.C. rint''a na zona chiammata San Lorenzo. E ppò 'a Parula se facett na battaglia mpurtant. Spartaco e 60.000 schiavi cuntrarie a Roma abbuscaren ra 'u Generale romano Pompeo nel 71 a.C.. Nfatt ce sta nu post a chell'ata part r''o fium ca se chiama 'Pompeo'.
[càgna]L'epoca d''e Nurmanne
'A storia 'e Autavilla accumencia verso 'u 1080 quann 'e Nurmann aizaron 'o paes cu 'e mur a forma 'e triangul cu tre porte pe trase: Porta di Suso, Porta Carina e Porta San Biagio. 'E Nurmann aizaron pur a Chies 'e Sant'Egidio, ca fuje numinata badia con abate mitrato nullius: grazie a sta cosa Autavilla s'ammeritaje 'o titol 'e "città" già ra 'e primm mument. 'O fundator r''o borg medioevale se ric ca foss stat Robbert 'o Guiscardo, r''a casata francese degli Hauteville, e che rett 'o nomm a 'o paese. Pe nun s'è mbruglià cu ll'ate città ca tenen 'o stess nomm, ca song cing in Italia, venett chiammata Autavilla r''o Celient, poje addiventaje Autavilla 'e Capaccio e sul quann se riunetter 'e cunsiglier communal, o 9 settembre 1862 fuje chiammata Autavilla "Silentina", pecché se trova ammiez ai fiumm Sele e Alento. Autavilla ha fatt pur storia mica cotene... L'autavillesi facetter na congiura contro a Federico II 'o qual se ngazzaje e facett scassà tutt cos nel 1246 d.C. 'A vreccia ca remanett ancora oje esist e se chiamma "muro rutto", in via Portanova. Autavilla fuje aizata n'ata vota però a forma quadrata ('o geometra nun sapev fa 'e cunt pe truvà l'ipotenusa) e l'urtema porta fuje chiamata 'Porta Nuova'. Un d''e signure 'e Autavilla se chiammava Carlo Durazzo, ca l'avett regalata d''a 'o re 'e Napule. Carlo Durazzo tant facett ca addiventaje Re iss pure c''o nomm 'e Carlo III (1381-1387).
[càgna]'O Cummento San Francesco
'O 1444 arrevajen a Autavilla 'e francescan. Aizaron 'o cumment e hann mis l'anno ngopp 'o purton pe s'arricurdà 'e quann 'o facetter. Pe tant anni ce stetter 'e Frati Minori francescani affin a 'u 1860, po 'o stat italiano appena sagliut s'apprupriaje e nu sacc 'e terra re prievet. Dal 1929 ce stann 'e Padri Vocazionisti, ca l'hann trasfurmat dal 1952 comm casa del Noviziato Italiano dell'Ordine.
[càgna]'A rivoluzione d''o 1799 e 'o miracolo 'e Sant'Antonio
N'ata storia ca quann se parla 'e Autavilla s'adda raccuntà succerett nel 1799. Quann succerett a rivoluzion francese se sapett pur a Autavilla e i signur d''o paese proclamaran 'a Repubblica. L'autavillesi s'abbuccaron cu 'e giacubin napulitan è chiantaron mmiez a chiazz "l'albero della Liberta"'. Però na maneca 'e sanfedisti ievulesi arrivaron a Autavilla cu l'arm nguoll e 'a vulevan conquistà. 'O cap se mettett cu nu cannon a sparà ngopp 'e case. L'autavillesi ca nun eran bbuon cu 'e fucil se ne fujetter e se mettetter a prià a statua 'e Sant'Antonio di Padova rint''o cumment. 'A vestetter 'a suldat e cu na sciabbola e na gibberna e na coppola a duje ponte e 'a mettetter mmiez 'a chiazza. ?e sanfedisti ievulesi se mettetter a rir e 'o cap loro ricett: "o facc zumpà pe l'aria stu 'struppone furmiculusu'" e sparaje na cannunata. 'O cannon però se spezzaje a tredici piezz e i sanfedisti se ne fujetter. L'autavillesi, allucann, ringraziavan Sant'Antonio p''o miracol e 'a tann, tutt l'ann, se fa 'a prucession 'o 13 giugno e grazzie a divuzion d''e paisan 'o sant trase rint a tutte e case facenn 'a benedizione. 'A prucession accummencia 'a matina e fernesc 'a sera a tard. Bell è a verè ggente ca sta appriess 'o sant pe tutta a jurnata e pure a sfilata d''e "cente" (ogni frazion face na varca realizzata cu 'e cerogen ca po alla fine venen lasciat 'a Cchiesa)

lunedì 7 settembre 2009

L'altavillese Ivan Solimeno allenatore di una Calpazio rinnovata


CAPACCIO.
Sará una Calpazio con molte novitá quella che si presenterá al cospetto della Gelbison nell’esordio stagionale in Coppa Italia, previsto per domenica pomeriggio al "Vaudano" di Capaccio. A guidare la compagine granata non sará più il tecnico di casa Gaetano Voza, che lascia per la seconda volta la panchina dopo aver conseguito il traguardo della salvezza nello scorso campionato. Al suo posto ci sará Ivan Solimeno, tecnico che ha allenato l’Alburni Roccadaspide nella parte iniziale della scorsa stagione e ben conosciuto dall’ambiente capaccese per il lavoro svolto in passato nel settore giovanile. • Molte le novitá riguardanti anche la squadra, in quanto la dirigenza granata ha optato per un deciso ringiovanimento della rosa dopo gli addii del capitano Francesco Fasano, che ha deciso di abbandonare l’attivitá, e di altri elementi di spicco quali Crisci, Andreozzi e Cianfrone. Sono così arrivati alla corte di Solimeno gli attaccanti Marco Conforti e Roberto Vicidomini, rispettivamente dall’Evoli e dal Roccadaspide, il giovane portiere Nicola Di Matteo dalla Paganese, l’altro under Luca Mondelli dal Santa Maria di Castellabate ed il difensore Tony Sabia, che ritorna a vestire la casacca granata dopo due stagioni. Della rosa faranno parte anche il centrocampista Francesco Merola e l’attaccante Diego D’Angelo, entrambi provenienti dal Capaccio, altra squadra del capoluogo militante in Seconda Categoria della quale sino alla scorsa stagione è stato presidente Paolo Vuto, da quest’anno vice-presidente proprio della Calpazio. Raffaele Barlotti

giovedì 3 settembre 2009

Lettera aperta a Sant'Egidio


Il 1° settembre, come tutti gli anni, Altavilla Silentina ha festeggiato il suo santo patrono. Che lo abbia fatto solo con la chiusura degli uffici pubblici è un dettaglio.
Nel mese di giugno accompagnavo lungo le viuzze del centro storico di Altavilla una coppia di mezza età di Boston giunta in paese per il desiderio di lui di rivedere i luoghi in cui era nato e cresciuto il bisnonno, poi emigrato per la 'Merica'. Non è stato poco imbarazzante dover comunicare a queste persone, giunte per la prima volta in sessant'anni nel nostro borgo, che alcuni dei suoi più begli edifici storici non erano accessibili al pubblico. Difficile cercare di trasferirvi la perplessità dei loro volti a questa informazione, espressione del tutto simile a quella che sottolineava la loro candida richiesta di delucidazioni: "ma se Altavilla è così bella come mai tante persone vanno via?".
Una delle prime tappe di questa didascalica passeggiata era proprio, dopo il Castello o quel che ne resta, la fantomatica chiesa di Sant'Egidio, in cui sono stata battezzata e di cui io stessa come molti altri giovani altavillesi abbiamo solo un'immagine spettrale non conservandone ricordi 'in vita'. Ebbene, assicurata al portone sbarrato della chiesa con un giro di nastro per pacchi, vi era un foglio con una lettera scritta a mano (la vedete nella foto), che riportava il testo seguente.
Altavilla Silentina, Provincia di Salerno, Parrocchia di Sant'Egidio
In questa Parrocchia tutti lo sappiamo / il suo nome è Parrocchia Sant'Egidio. Sant'Egidio è il patrono d'Altavilla.
Il portone della sua casa, sono trent'anni, è chiuso dal terremoto dell'ottanta.
Trent'anni che io non prego all'Altare Maggiore, prego davanti al portone.
Trenta Pasque che non sento suonare la campana a festa ascoltando da lontano e farmi un segno di croce dicendo 'questa è la campana di Sant'Egidio' ...
Patre Ave e Gloria, Sant'Egidio sei il patrone, apri questo portone, voglio pregare all'Altare Maggiore.
Mangino Francesco, nato l'8-4-42 a Borgo San Martino, Altavilla Silentina
Viva la pace, via Sant'Egidio, viva la pace nel mondo intero
Fa effetto rileggerla ora che Ciccio, da poche settimane, ci ha lasciati. Suona come un appello disperato delle generazioni che pian piano scorrono via alla nostra che è qui ora e che può e deve agire.
Ciccio il banditore, improvvisatosi pubblicista poco prima di morire, ha voluto esprimere con le armi di cui era capace il desiderio ardente di tanti altavillesi. Quella pubblicazione rudimentale - eppure pubblicazione nel suo senso più verace - è il segno della certezza di un'adesione collettiva a questa disperata richiesta espressa in forma di supplica. Tanti, come lui, non hanno potuto più fare la santa comunione in questa cappella. Ma ce ne sono tanti altri che nutrono il suo stesso desiderio.
Non difendere la propria storia è dimostrazione di inciviltà. Il disinteresse che ne è alla base mette a rischio il futuro stesso dei nostri luoghi. Ne siamo tutti responsabili, a partire dagli insegnanti e prima ancora dai programmi scolastici, che non prevedono lo studio del territorio (e, perché no, del dialetto, sempre a patto che non sia una barriera per nessuno). Questo perché, riprendendo il motto del FAI, il Fondo ambiente italiano, che cerca di tutelare il patrimonio storico-architettonico del nostro bel paese, "se lo conosci lo ami e se lo ami lo proteggi". Sillogismo impeccabile, non fa una piega, da stamparsi in fronte a caratteri cubitali.
Gli altavillesi hanno atteso anni e anni la riapertura di questi beni che fanno parte della loro vita e, prima ancora, di quella dei loro padri e dei loro avi, andando molto indietro nei secoli e quasi nei millenni, se ne consideriamo anche gli abbattimenti e le ricostruzioni. Alcuni secoli fa non vi erano i mezzi per rimettere in sicurezza un edificio colpito da un sisma. Oggi non siamo più giustificati a girare la testa dall'altra parte o ad attendere sentendoci impotenti. E' importante unirci tutti, dai proprietari agli amministratori agli amministrati, su cause come questa e capire come fare ad agire per il meglio, azzerando il passato in un atto di autoindulgenza generale per il bene di tutti. Ma bisogna agire subito. Nei lunghi anni in cui la chiesa di Sant'Egidio è rimasta sbarrata ai fedeli, infatti, molti sono stati i furti che l'hanno impoverita. Così come sarebbe un furto assai più pesante recuperare questi beni non conservandone, oltre alla struttura materiale, tutto l'aspetto artistico di esterni e interni. Pensiamo solo alle varie chiese in muratura da secoli oggi intonacate (ricordate il Convento di San Francesco?). Noi oggi non possiamo più macchiarci di queste colpe. Non possiamo più essere ladri di memoria, della nostra stessa memoria.
Alla soglia dei trent'anni dall'ultimo grande terremoto, qualcuno ci ha ricordato il nostro dovere di guardiani della storia pubblicamente e a modo suo rompendo, con un gesto dalla semplicità disarmante, un silenzio lungo quanto colpevole di disinteresse. Facciamo sì che questo gesto inauguri una nuova era, più consapevole e fattiva, della nostra altavillesità.

Per approfondimenti sulla riapertura straordinaria della Chiesa di Sant'Egidio lo scorso 20 agosto cliccate qui.