Pubblicato su carta sin dal 1993, è uno dei più longevi periodici dell'area della Piana del Sele e Cilento. La Collina degli Ulivi online vuole essere ancora di più un luogo di informazione, ascolto e diffusione di idee, anche attraverso l'interazione in tempo reale con i suoi lettori in ogni parte del mondo.

venerdì 31 agosto 2012

San Mauro Cilento. Il programma dell'Agrofesta

SETTEMBRE AI FICHI
AGROFESTA

dal 6 al 9 Settembre 2012
SAN MAURO CILENTO

ANTIPASTI
Prosciutto e Fichi
Formaggio e Fichi
Composta di Fichi e Formaggio di capra

ZUPPE
Ceci e Fichi

PRIMI
Fusilli con salsa di fichi
Tagliatelle fichi e peperoni

SECONDI
Coniglio con salsa di fichi
Pollo in foglie di fico

SFIZI SALATI
Bruschette fichi e formaggio di capra
Bruschette fichi e acciughe salate

PIZZE
Settembre ai fichi (Prosciutto e fichi)
Agrofesta (Prosciutto, formaggio e fichi)

DOLCI
Torta ricotta e fichi
Crostata di fichi freschi


Coop. Agricola "Nuovo Cilento"  -  Rist. "Al Frantoio" 
Loc. Ortale, San Mauro Cilento (SA)    Tel. 0974.903239 / 0974.903243
“Leggerezza che allunga la vita”

Oliveto Citra come Acerra Spunta un inceneritore Polemiche per un impianto privato di biomasse

Ppaese dell'Alto Sele nel salernitano

L'impianto
SALERNO — Una piccola "Acerra" a Oliveto Citra? La paura di un vero inceneritore nato come pacifico trasformatore di biomasse percorre il paese dell'Alto Sele. E i timori hanno fatto crescere un combattivo comitato "anti"; e hanno rinfocolato mille polemiche, che il Comune bolla come "offese ed infamie". Oltretutto, la questione tracima dai confini municipali per coinvolgere i centri dintorno, innanzitutto Contursi Terme. È tutto un grosso equivoco, su un impianto che ancora non funziona? C'è chi dice no, lo vedremo. Ora invece bisogna tornare indietro di qualche anno, a cercare le radici della vicenda. È il maggio del 2008 - epoca Bassolino - quando la ditta Tortora di Nocera Inferiore presenta in Regione la documentazione per la ristrutturazione e conversione della ex SoDiMe in piattaforma per la combustione delle biomasse. La SoDiMe, insediata nell'area industriale di Oliveto, era una fabbrica di alcol etilico. Le biomasse, spiega Wikipedia richiamando le direttive europee, sono le frazioni biodegradabili provenienti dall'agricoltura, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l'acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani. Il progetto di Tortora ottiene un parere favorevole nel dicembre dello stesso anno: la commissione per la Valutazione di impatto ambientale richiede che «i limiti di concentrazione di inquinanti delle emissioni ai camini siano imposti agli stessi livelli prescritti per l'inceneritore di Acerra» e «l'impianto sia dotato di portale di verifica che i residui solidi urbani di ingresso non contengano materiali radioattivi».
Il 5 febbraio 2009, il parere positivo diventa decreto di compatibilità ambientale, con un'altra avvertenza: «L'Amministrazione che provvederà al rilascio del provvedimento finale (probabile riferimento al Comune, ndr) è tenuta ad acquisire tutti gli altri pareri e/o valutazioni previste per legge…». Nel marzo del 2010 arriva l'Autorizzazione integrata ambientale. A novembre, l'impresa presenta al Comune il progetto: la destinazione d'uso comprende la "termovalorizzazione dei rifiuti pericolosi e non pericolosi". Ancora il 20 luglio 2012 la giunta comunale del sindaco Italo Lullo approva il progetto per la "realizzazione di un impianto di trattamento di biomasse e rifiuti". Intanto però è nato il comitato anti-inceneritore. A Oliveto le polemiche si sviluppano su un ampio fronte, che va dalla protesta ambientale al sospetto clientelare per i posti di lavoro (dovrebbero essere una quindicina). Tanto che sabato il Comune pubblica un comunicato: «L'Amministrazione Comunale, rispetto alle continue inesattezze, offese ed infamie di questi giorni, informa che tutte le autorizzazioni ambientali sono state rilasciate dalla Regione Campania e che l'impianto inizialmente presentato come piattaforma ambientale per la combustione di biomasse e borlanda, tratta anche rifiuti speciali». L'Amministrazione si dichiara «inequivocabilmente, assolutamente contraria ad ogni tipo di impianto - inceneritore o termovalorizzatore - che possa minare l'ambiente e la salute dei cittadini e per quanto di sua competenza, ha messo in atto tutti gli adempimenti necessari per bloccare l'iniziativa».
Gli altri enti sono invitati a intervenire. E quali? Fabio Matteo, responsabile del dipartimento regionale Ambiente di Rifondazione comunista, avanza un dubbio: «L'inceneritore di Salerno si è bloccato e quello di Napoli non si costruirà. Però gli inceneritori sono strategici nel piano regionale rifiuti. Come fare? L'escamotage potrebbe essere la costruzione di impianti piccoli e medi. Come quello di Oliveto, che quindi sarebbe l'apripista».
 
Alfonso Schiavino

Destinazione Honduras. Parte a ottobre, Il tentativo di impresa del sub 52enne Angelo De Luca a bordo della barca a vela «Archimede»

Tremila miglia in solitaria da Agropoli all'Honduras: la partenza ad ottobre

SALERNO - Da Agropoli a La Ceiba, in Honduras. Oltre 3mila miglia in solitaria. È il viaggio di «Archimede», barca a vela di 10 metri che il prossimo ottobre partirà dal porto della cittadina cilentana per una sfida che ha pochi precedenti. A guidare l'imbarcazione, ci sarà Angelo De Luca, agropolese di 52 anni, ex finanziere esperto sub con una grande esperienza nel mondo velico. «Andrò in Honduras a trovare un caro amico, Wilfried Dickes, sub di fama internazionale», spiega De Luca. La partenza, prevista per i primi di ottobre, prevede l'attraversamento del Mediterraneo per prendere un po' di confidenza con la barca, quindi il passaggio dello stretto di Gibilterra e via fino a Tenerife. Qui «Archimede» sosterà alcuni giorni per gli ultimi controlli, un check up completo alla strumentazione e il rifornimento della cambusa. «Attenderò l'arrivo degli alisei che, se tutto si svolgerà come previsto, mi faranno correre sulla rotta prevista fino a La Ceiba, in Honduras, ai confini ultimi dell'Oceano Atlantico». La traversata transoceanica dovrebbe concludersi alla fine di ottobre, dopo una quindicina di giorni di navigazione. «Spero che vada tutto per il verso giusto - conclude Angelo De Luca - In questi giorni sono alle prese con la messa a punto della imbarcazione. Paura? Nessuna, solo tanta voglia di imbarcarmi in questa avventura». De Luca non è il primo cilentano a sfidare l'Oceano in solitaria. Nel 2003 infatti, Pino Veneroso, a bordo dello Jutta, barca a vela di 9 metri, attraversò l'Oceano dal porticciolo di Pisciotta per giungere a Montevideo, ripercorrendo la rotta contraria a quella del «Leone di Caprera», imbarcazione che nel 1873 salpò con tre persone a bordo dal porto sudamericano dopo aver consegnato a Giuseppe Garibaldi una sciabola. 

In bicicletta per chiedere la verità sul caso di Angelo Vassallo: domenica 2 settembre 2012.

       



MEMORIAL ANGELO VASSALLO

"FIAB ricorda Angelo Vassallo,
Sindaco pescatore del Comune di Pollica"
Domenica
 02/09/2012




Descrizione: in commemorazione del 2° anniversario della tragica scomparsa di Angelo Vassallo, l'associazione Cycling Salerno della Federazione Italiana Amici della Biciclettta, anche quest'anno organizza un'escursione in bicicletta nei territori del Cilento. La finalità dell'iniziativa è quella di continuare l'opera del Sindaco Angelo Vassallo a battersi contro i fenomeni che mirano a depredare il territorio e a distruggerne l'identità. I ciclisti partiranno dalla stazione di Vallo Scalo alle ore 9,30 per raggiungere il porto di Acciaroli alle ore 13,00 circa, qui incontreremo i responsabili della Fondazione "Angelo Vassallo Sindaco Pescatore" e gli amministratori del Comune di Pollica. 
Programma: partenze da Salerno - Treno+Bici da Salerno a Vallo Scalo con Treno Regionale N° 22229 delle ore 08:17. Da Vallo Scalo partenza in bici alle ore 9:30 alla volta di Acciaroli; il percorso prevede la scalata del monte Stella passando per Acquavella, Gelso, Pollica. Sono previste un paio di soste sul percorso per riposo e per godere dei magnifici paesaggi. Arrivo ad Acciaroli alle ore 13:00 - incontro con i rappresentanti della Fondazione e con il sindaco di Pollica. Dopo la spiaggia e il mare raggiungeremo Ascea Marina per fare rientro a Salerno con il treno N° 22226 delle ore: 18:07 con arrivo alle 19:09. Munirsi di N° 2 biglietti Unico Campania E9 da 5,30 € o di un Week End da 8,00, le bici nei week end viaggiano gratis.
Distanza: Km 50 circa - Difficoltà: *** (percorso medio con qualche salita media e impegnativa)
Capogita: Paolo Longo - Per info: tel. 349/8136344
Altre Info:
- Pranzo a cura propria;
- Si prega di confermare l'adesione all'escursione entro sabato 01/09;
- Costume e asciugamano al seguito per approfittare delle 5 vele di Acciaroli!
- La partecipazione è gratuita;




Prima della gita
Conosco il programma, fa per me? Non sempre gli accompagnatori sono in grado di intervenire in caso di particolari difficoltà (fisiche, meccaniche). Ogni partecipante si informa preventivamente sul programma e sul tipo di percorso (chilometri, dislivelli, e difficoltà). Chi vuole partecipare deve valutare bene se è effettivamente in grado di partecipare e se la sua bicicletta è adeguata.
La bicicletta deve essere in perfetta efficienza. Bisogna assicurarsi che i pneumatici siano in buono stato, gonfi e avere una camera d'aria di riserva; che i freni siano efficienti e il sellino sia all'altezza giusta. Gli altri partecipanti durante le gite possono darvi una mano in caso di foratura, non possono invece rimediare alle inevitabili conseguenze di una cattiva manutenzione delle mezzo. Con la bicicletta in buono stato vi divertite voi e rispettate gli altri partecipanti evitando di far subire a loro i vostri contrattempi.
 


La bici non consuma e non produce emissioni, non ingombra e non fa rumore: è un mezzo ecologico per definizione e ad alta efficienza energetica. La bicicletta migliora il traffico, l'ambiente, la salute e l'umore.




Associazione "Cycling Salerno C.S.C. - Centro Servizi Ciclabili per la Mobilità
Sostenibile, lo Sport, la Salute, la Conoscenza del Territorio in Bicicletta"
Onlus
aderente alla F.I.A.B. - Federazione Italiana Amici della Bicicletta


Via Iannelli, 20 c/o Bottega Commercio Equo Solidale - CAP
84122 - Salerno
Tel.  349/8136344  E-mail: cyclingsalernocsc@libero.it - Web: www.cyclingsalerno.it

giovedì 30 agosto 2012

Tenimenti, il simbolo storico del duro lavoro dei contadini altavillesi


Caro Oreste,
Ed è la rabbia che mi spinge a far sentire la mia voce, anche se dalla lontana Lombardia.
Cè ancora gente, se si può definirla così, che pensa di prendere in giro i propri simili, decidendo sulla pelle degli altri quanto debba essere grande la pagnotta di cui questi egregi signori si ingozzeranno.
Ben ricordiamo noi, Tenimentesi, e tu continui a vederlo tutti i giorni, lo scempio fatto nella nostra contrada da qualche politicante di allora quando, alcuni decenni or sono, la zona fu letteralmente depilata di una meravigliosa macchia mediterranea e di superbe ginestre, in nome dellavidità personale.
Terre che avevano succhiato il sudore dei nostri padri, manipolate per carpire contributi agricoli. E noi, impotenti, a guardare!
Ci saranno tanti posti di lavoro nel futuro così facevano credere. Invece, intascati i contributi, i politici si sono defilati e chi si è visto si è visto.
I Tenimenti sono ancora lì ad essere violentati ancora.
Che magica idea! Il compostaggio! Un mostro che nessuno vuole lo regalano agli Altavillesi, in particolare a quelli dei Tenimenti!
Come sono bravi e solerti questi bravi politicanti, supportati da faccendieri senza scrupoli, che pensano di valorizzare la nostra zona solo quando devono attripparsi bene. Tanto nessuno protesta! E questo il loro slogan.
Io, invece, non ci sto!!!! Non ci sto proprio.
E attraverso queste frettolose righe colgo loccasione per dare ai responsabili un piccolo suggerimento per salvare le loro capre e i loro cavoli.
Suggerisco, alle brillanti menti che hanno partorito questo velenoso progetto, di metterselo sotto casa loro limpianto di compostaggio. Potranno avere qualche utile in più: oltre ad intascare quanto per loro stabilito, avranno la certezza di avere un figlio poco più che ventenne spegnersi giorno dopo giorno di tumore.
E questo che vogliono dare alle generazioni future di quelle poche famiglie che hanno avuto il coraggio di restare ancora nei Tenimenti!
Altro che strattonare, negare i microfoni e spiegare alla gente argomentando come conviene.
Ringranziando il mio Buon Signore non ho bisogno di microfoni per esprimere il mio disaccordo. Ma altri strumenti sì, non possono controllare ad Hoc tutto.
Ti ringrazio per lo sfogo e, se può servire a salvare i nostri amati Tenimenti, hai tutta la mia approvazione per eventuale pubblicazione della presente, ovunque tu voglia.
La libertà di parola e di pensiero prima di tutto.
Grazie e Buon Lavoro!
Una tenimentese rimasta tale
Iolanda Brenga
brengaiolanda@yahoo.it

mercoledì 29 agosto 2012

CONTE: il sud al tempo degli italiani. L'ex ministro si emoziona a Piaggine

Da "il Quotidiano di Salerno" -

Estratto da “il Quotidiano di Salerno”, del 28 agosto 2012
Aldo Bianchini
il Quotidiano di Salerno - CONTE: il sud al tempo degli italiani
PIAGGINE (SA) - L‘ennesima presentazione pubblica del libro “Il sud al tempo degli italiani” (ed. Rubbettino) scritto da Carmelo Conte ha evidenziato, a mio giudizio, due aspetti assolutamente nuovi rispetto alle presentazioni precedenti. In primo luogo un Carmelo Conte diverso dalle altre occasioni, meno sicuro e incisivo, fortemente emozionato di trovarsi nella “sua Piaggine”, con la certezza che “nessuno è profeta in patria”. In secondo luogo un Carmelo Conte che lancia proclami come se stesse scrivendo le sue volontà testamentarie, di natura politica ovviamente. Questo versione inedita di Carmelo Conte mi ha lasciato perplesso, poi ho capito che molto probabilmente è stata l’emozione a giocargli un brutto scherzo. Ero, e sono, abituato da sempre al politico di razza in corsa e non all’ex politico in caduta libera, forse, irreversibile. Ma quella dell’altro giorno a Piaggine può essere stata soltanto una battuta d’arresto momentanea nell’attesa di riprendere con vigore le file del discorso e la via della battaglia politica. La visibile stanchezza e il caldo avranno, forse, inciso in maniera marcata sulla tempra dell’ex ministro per le aree urbane. Un passaggio, in particolare, mi ha colpito del suo intervento: “I meridionali fin dal 1861 sono stati sempre ospiti al tavolo delle decisioni di governo, eccezion fatta per il periodo compreso tra gli anni ’70 e ’90 con la crescita di una generazione politica molto importante e produttiva”. Poi con voce rotta dalla commozione ha aggiunto e concluso: “Quella generazione che ha consentito al figlio di un pastore, come me, di diventare ministro della Repubblica. Io non mi arrendo, Piaggine non deve arrendersi”. E’ questo il testamento politico dell’uomo del sud, figlio di un pastore, diventato ministro. Un testamento tutto rivolto ai giovani, nel ricordo di quei giovani degli anni 60 che piano piano, partendo dal nulla di Piaggine ed affiancando sempre e comunque il loro leader naturale misero a segno obiettivi di assoluta grandezza invadendo i Palazzi Romani del potere. Da Piaggine al Ministero della Pubblica Istruzione, da Piaggine al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, da Piaggine al Ministero della Sanità, da Piaggine al Ministero della Difesa, da Piaggine al Ministero dei Lavori Pubblici, da Piaggine al Ministero dell’Interno, e questo solo per ricordare alcune delle mete conquistate dai “figli dei pastori di Piaggine”, alla stregua dei “figli delle chiancarelle” di Salerno. Sulla scia degli incalzanti successi elettorali e politici di Carmelo Conte tutta la zona della Valle del Calore (da Piaggine a Sacco, da Roscigno ad Aquara, da Felitto a Laurino, da Roccadaspide a Castel San Lorenzo, solo per citare alcuni comuni !!) ne risentì con effetti assolutamente benefici e i risultati si videro anche nella città capoluogo di Salerno dove praticamente ci fu una occupazione sistematica di tutte le poltrone che contavano, dagli Enti di Previdenza agli Ospedali, dall’Ispettorato del Lavoro all’Arma dei Carabinieri, ecc. ecc. Sembrava che tutta la “intellighenzia” dell’epoca provenisse dalla Valle del Calore, e non per meriti indotti dalla politica ma esclusivamente per meriti individuali. Quella fu l’epoca in cui i piccoli e medi proprietari terrieri del Cilento, della Valle del Calore e del Vallo di Diano fecero scelte molto importanti impegnando i loro averi per mandare i figli a studiare stravolgendo tradizioni millenarie. In pratica investirono sul futuro invertendo la rotta tracciata dai loro antenati per proiettare le nuove generazioni verso un futuro più radioso. Un salto da meridionali nel futuro e nella globalizzazione, un’ottima intuizione preventiva. Insomma una sorta di rivoluzione socio-culturale ante-litteram che anticipò di molto la tanto agognata “azione meridionalista” contro lo strapotere del nord del Paese e del resto d’Europa. Ed il risultato fu quello che ho descritto e che vide la crescita di una generazione di giovani talenti. Nella fattispecie, quella di Piaggine era passata tutta per le aule della prestigiosa Scuola Media (oggi Istituto Comprensivo) dove un pool di docenti dal grosso spessore culturale forgiò le nuove generazioni. Con un colpo di coda anche negli anni ’90 quando gli studenti di quell’Istituto vinsero il premio nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro indetto dall’Inail. “Ecco tutto questo, purtroppo, è finito” ha detto tra le righe Carmelo Conte “E oggi un giovane figlio della terra di Piaggine forse non avrà più la possibilità di arrivare a Roma come ministro della Repubblica”. Questo, secondo me, il messaggio di natura politico-culturale che l’ex ministro ha inteso lanciare ai suoi conterranei, alla sua Piaggine; ed in questo ha dimostrato la validità della sua statura politica. L’incontro è stato organizzato ottimamente dalla BCC Monte Pruno di Roscigno e di Laurino nell’ambito dei festeggiamenti del 50° anniversario della sua storia. Il padrone di casa, il lungimirante Michele Albanese –direttore generale della BCC-, con l’aiuto del moderatore Andrea Manzi e del sindaco Vairo, ha gestito al meglio tutta la manifestazione conclusasi con un sobrio ma completo buffet. Per il resto gli altri relatori, tutti docenti universitari (Carmine Pinto, Donato Domini e Silvia Siniscalchi) non hanno aggiunto niente di nuovo all’esaustivo libro di Carmelo Conte. “Il sud al tempo degli italiani” rimane un documento storico-politico molto importante, dall’ unità a Berlusconi per un Paese a due velocità, scritto da un politico con il coraggio di uno storico.

venerdì 24 agosto 2012

Karaoke a Spoon River's hill

Capita raramente di trovarsi in un bar di paese, trovare dei vecchietti che, anziché giocare a briscola, fanno le prove del karaoke. Mi trovavo ad Altavilla per un invito ad un convegno dove si parlava dello sbarco americano dopo l’otto settembre che colpì il paese in modo crudele e mi sono trovato un signore anziano vestito da quindicenne che cantava una canzone dell’Italia del dopoguerra “Grazie dei fiori”. La particolarità stava in una parte della strofa, dove avendo difficoltà vocali, l’anziano signore, le note assumevano una flessione sonora, non mantenendo l’altezza giusta, un intercalare che ricordava il De Andrè degli anni ’60 con la sua voce luttuosa, ma anche alcuni brani di Crêuza de mä. Un Brassens dei silentini. Uno stimolante per la fantasia, una scena così non la trovi tutti i giorni. (1)
“Quota 424” è il libro di cui si parlerà questa sera, la collina più alta del paese, la terrazza sulla piana. L’ - Apocalisse ora - successa dopo l’otto settembre del ’43. I tedeschi arroccati sopra la collina di 424 metri si difendono alla cieca, bombardano la piana del Sele, dove sono sbarcati gli alleati. Risultato: 73 morti tra i civili di Altavilla, un tributo di sangue molto alto, se pensiamo che sia successo dopo l’armistizio.
La stele al centro del paese ricorda i morti: profughi, vecchi, bambini, li ricorda tutti quei civili ammazzati senza colpa. La loro Spoon River, raccontata a voce. Poche volte scritta.
Ad accompagnarci è un amico che conosce tutto lo scibile storico del paese, l’autorità della memoria, il corrispondente del grande quotidiano di Napoli, che se glielo ricordi si fa quanto un pizzico, quanto è grande la sua umiltà.
Visitiamo vicoli e vicoletti che s’affacciano a distese di olivi secolari, maestosi portali, Chiese di storie sanfediste ma anche giacobine a ricordarci una doppia identità passata di questo luogo, ma era una doppia identità un po’ di tutto il sud, anche se, Altavilla, dopo la tragedia della guerra, ha un volto marcato a sangue, sicuro di sé.
Scopriamo storie particolari, che trovi in pochi altri paesi:
ai Solimena gli fu dato il feudo di Altavilla come contropartita alla cacciata dalla corte di Napoli come artisti ufficiali dopo l’avvento dei Vanvitelli. La potente famiglia Vanvitelli. Il signor Belmonte, un anziano signore di 93 anni che per cinque sigarette al giorno, prigioniero in Sudafrica, aveva imparato a suonare il violino. L’unico (ex) assessore donna che abbia amministrato nel paese che si rammarica perché non si applicano le quote rosa nel redigere le liste elettorali.
Il lamento dei paesani per il muro sotto al castello: transennato da molti anni non si è capaci di disgaggiarlo alla vecchia carne – madre del paese, per una messa in sicurezza. Ogni mondo è paese. C’è un sud subìto da tutti quelli che l’abitano.
Inizia il convegno, un video montato con vecchie foto della guerra accompagnate da una musica commovente. Foto del luogo, di anime allo sbando, prima e dopo i bombardamenti; la 36 esima divisione Americana: contadini del Kentucky accorsi nella piana del Sele per liberarci dai nazisti. Pensate: la capitale dello stato del Kentucky è la città di Frankfort… ed uno dei primi governatori dell’inizio del ‘900 (assassinato poco prima del giuramento) … William Goebel, di chiare origini germaniche.
Un convegno storico sulla collina 424 è verbalizzare un dolore passato, una morte da non dimenticare. Dei morti andati via in silenzio, senza far rumore, sotto il tumulto di inutili bombe. Un inferno di pochi giorni ti segna la storia. La banalità del male raccontava Hannah Arendt.
Tenere alta la memoria di un luogo è – mettere a verbale – il male della guerra davanti al tribunale dei vivi.
Esercizi di memoria da imparare a scuola, ma anche in tarda età.
La giornata è andata bene. Lascio la notte ad un bicchiere di vermouth bianco e ad una pasticca per conciliare il sonno.
Domani attacco la giornata ad un nuovo gancio da macello.
E chissà se un giorno le nubi copriranno lo spettro maledetto della guerra.
“La guerra di Piero” cantata da Faber.

Antonio Pecoraro  *
*Tonino, musicista, restauratore e  scrittore di Gromola, racconta una sua visita a Altavilla Silentina. Un unico appunto: i Solimena qui arrivarono ben prima l'apparizione del Vanvitelli. Antenati di Ivano, l'allenatore di molte squadre di calcio di Capaccio.  

(1) L'autore ha assistito fortuitamente a un'esibizione prova di Biagino Rubano, Gluglu per tutti, ex barbiere, ora affissore di manifesti comunali.

giovedì 23 agosto 2012

Il fiume Calore è in secca totale. Denuncia di Wilcalore dell'ingegnere Di Perna

Il Calore in secca nel Comune di Laurino

Tratto da www.sudasalerno.it - PIAGGINE – x
Il Calore in secca nel Comune di Laurino
PIAGGINE – Il fiume Calore è in secca totale. Giunti alla metà di agosto uno dei corsi d’acqua più importanti del Cilento segna il passo. La denuncia viene presentata dall’associazione “Wivailcalore” che già nei mesi scorsi aveva posto il grave problema della captazione delle acque che portano alla cancellazione del fiume. “Se prima la secca riguardava solo il tratto che attraversa il centro di Piaggine – spiega il presidente dell’associazione Pasquale Di Perna – ora la secca si estende fino alla sorgente di Gorgonero che si trova nel Comune di Laurino”. Da lì poi inizia un po’ di acqua che alimenta la zona di Felitto: “La captazione delle acque – relaziona Di Perna – è vietata dalla legge ma che qui nel Parco tutto è possibile”. La captazione è stata messa in atto dal Consorzio Acquedotto del Calore spa e l’acqua che viene sottratta al fiume serve per alimentare diversi paesi circostanti fino ad arrivare ad Agropoli: “Non vogliamo togliere l’acqua a nessuno – si affretta a sgomberare il campo da di dubbi Di Perna – perché abbiamo un progetto che riguarda il deflusso minimo vitale”. Si tratta di due alternative che dovranno camminare di pari passo: “La sorgente del Calore, alle falde del Monte Cervati, dovrà essere captata nei suoi originari 46 litri al secondo – afferma Di Perna –  che furono autorizzati nel lontano 1936, lasciando gli altri 54 litri al secondo liberi di scorrere nel fiume. Tale soluzione non diminuirà di un solo litro le attuali dotazioni idriche attualmente in essere per tutti i Comuni che sono alimentati dal Consorzio, con la sola esclusione di Agropoli, che attualmente fagocita i 54 litri al secondo che rappresentano la causa della secca totale. La conseguenza alla prima alternativa – aggiunge – è che Agropoli si dovrà fornire, nei soli periodi estivi di maggiore carenza idrica al Monte Cervati, dell’attuale acquedotto a cui è collegata dalla diga dell’Alento”. Ma quali sono i danni che provoca la secca del fiume? “In primo luogo – risponde il presidente – c’è un danno all’ambiente poiché non si spiega come la lontra, animale simbolo del Parco, può vivere in questo tratto di fiume. Poi ci sono i danni all’economia visto che gli allevatori sono costretti a spostare i loro animali verso aree con un minimo di presenza d’acqua e i turisti a fermarsi a Felitto e a non proseguire verso le zone dell’interno”. Intanto sul posto negli scorsi giorni è giunta pure la Polizia Provinciale che ha effettuato una verifica in merito alla captazione delle acque. Giunti alla metà di agosto uno dei corsi d’acqua più importanti del Cilento segna il passo. La denuncia viene presentata dall’associazione “Wivailcalore” che già nei mesi scorsi aveva posto il grave problema della captazione delle acque che portano alla cancellazione del fiume. “Se prima la secca riguardava solo il tratto che attraversa il centro di Piaggine – spiega il presidente dell’associazione Pasquale Di Perna – ora la secca si estende fino alla sorgente di Gorgonero che si trova nel Comune di Laurino”. Da lì poi inizia un po’ di acqua che alimenta la zona di Felitto: “La captazione delle acque – relaziona Di Perna – è vietata dalla legge ma che qui nel Parco tutto è possibile”. La captazione è stata messa in atto dal Consorzio Acquedotto del Calore spa e l’acqua che viene sottratta al fiume serve per alimentare diversi paesi circostanti fino ad arrivare ad Agropoli: “Non vogliamo togliere l’acqua a nessuno – si affretta a sgomberare il campo da di dubbi Di Perna – perché abbiamo un progetto che riguarda il deflusso minimo vitale”. Si tratta di due alternative che dovranno camminare di pari passo: “La sorgente del Calore, alle falde del Monte Cervati, dovrà essere captata nei suoi originari 46 litri al secondo – afferma Di Perna –  che furono autorizzati nel lontano 1936, lasciando gli altri 54 litri al secondo liberi di scorrere nel fiume. Tale soluzione non diminuirà di un solo litro le attuali dotazioni idriche attualmente in essere per tutti i Comuni che sono alimentati dal Consorzio, con la sola esclusione di Agropoli, che attualmente fagocita i 54 litri al secondo che rappresentano la causa della secca totale. La conseguenza alla prima alternativa – aggiunge – è che Agropoli si dovrà fornire, nei soli periodi estivi di maggiore carenza idrica al Monte Cervati, dell’attuale acquedotto a cui è collegata dalla diga dell’Alento”. Ma quali sono i danni che provoca la secca del fiume? “In primo luogo – risponde il presidente – c’è un danno all’ambiente poiché non si spiega come la lontra, animale simbolo del Parco, può vivere in questo tratto di fiume. Poi ci sono i danni all’economia visto che gli allevatori sono costretti a spostare i loro animali verso aree con un minimo di presenza d’acqua e i turisti a fermarsi a Felitto e a non proseguire verso le zone dell’interno”. Intanto sul posto negli scorsi giorni è giunta pure la Polizia Provinciale che ha effettuato una verifica in merito alla captazione delle acque.

mercoledì 22 agosto 2012

Il carro armato di Paestum



“Ritornerà a Paestum”, ful’unica cosa che Eugenio Guglielmotti, alllora assessore, si lasciò sfuggire. Era il novembre del 2010. Acqua in bocca sul come e quando. Ed anche il perchè. Stiamo parlando dell' arma segreta del D-Day, il carro armato galleggiante che Eisenhower volle provare a Salerno. Un pezzo di storia della Seconda guerra mondiale. Di questo tipo di carro armato se n’erano pure perse le tracce. Neppure il Patton Museum di Fort Knox ne possiede uno. L’unico esemplare esistente, oltre questo, che tra l’altro è in ottimo stato di conservazione, pare si trovi in Normandia, ma è ridotto quasi a un rottame. L’esemplare di Sherman di Paestum è ora nella collezione di “Piano delle Orme”. In attesa di avere altre notizie tormiamo sulla sua storia. La segnalazione dell’incredibile ritrovamento allerta la marina degli Stati Uniti, che nel giugno 2000 invia a Salerno nientemeno che la famosa unità USS Grasp, specializzata in recupero relitti. Dopo quattro giorni, a un pelo dal successo gli americani abbandonano l’impresa. Lo avevano imbracato e issato fin quasi in superficie, quando la cima si spezza e DD ritorna sul fondo. Due anni dopo all’attacco ci va una ditta napoletana, la Teknomar, con modeste attrezzature, un semplice pontone con gru girevole, riesce nell’impossibile recupero. Quello che hanno in più i napoletani non sono i mezzi, ma l’inventiva. Il trucco? Svuotano lo Sherman dall’acqua per renderlo più leggero e lo issano ruotandolo di 90 gradi, così da opporre minore resistenza alla pressione. I “Davide” napoletani sconfiggono i “Golia” americani. Grazie a loro l’Italia si guadagna il relitto che, a tutti gli effetti, è un raro pezzo d’antiquariato. La regia è di Mario De Pasquale che ha creato a Borgo Faiti, in provincia di Latina, il più grande museo europeo di mezzi bellici. Lo ha chiamato «Piano delle orme». Quando un regista deve girare scene di guerra va da lui. Il carro armato che si vede nel film di Benigni «La vita è bella» è uno Sherman preso a prestito da De Pasquale. E' lo stesso che compare anche nel film «Il paziente inglese». Alcuni dei suoi tesori De Pasquale li ha recuperati in mare, come lo Sherman di Paestum. “Allora, diciamo così ci fu una sorta di sottrazione con destrezza. Gli americani avevano fallito le loro operazioni di recupero, tre giorni non erano bastate, erano dovuti andare via. Noi avremmo dovuto opporci, non lo facemmo, anzi approvammo…”, racconta Eugenio Guglielmotti. Che sogna di avere il mitico Sherman come “pezzo attrazione” del Museo dello Sbarco che dovrebbe sorgere verso la zona della Torre. Come “Il Tuffatore” nel Museo Nazionale. Lo Sherman pesa 40 tonnellate. Perché si trova lì e come è stato scoperto è una storia straordinaria. Comincia nel ' 91. La racconta Marco Nese sul “Corriere della Sera”: “Quattro amici di Salerno, Paolo, Marcello, Gigi e Agostino, tutti appassionati di immersioni subacquee, scoprirono sul fondo del mare i resti di un velivolo tedesco, uno Junker, forse abbattuto dalle truppe alleate che il 9 settembre 1943 furono protagoniste dello sbarco di Salerno, l'operazione Avalanche. Eccitati dal ritrovamento, i ragazzi passarono un' intera estate a scandagliare le acque alla ricerca di altri relitti. Ebbero la fortuna di trovare anche un mezzo da sbarco e un carro armato americano, proprio lo Sherman, forse caduto da una nave durante le fasi di avvicinamento alla costa. Cominciarono a formarsi la convinzione che il golfo di Salerno fosse un autentico cimitero bellico. Ma all' improvviso una tragedia si abbatté sui quattro amici. Uno di loro, Paolo, durante un' immersione perse la vita. Gli altri, avviliti, abbandonarono le ricerche subacquee”.
UN MARINAIO - Il destino però sembrava averli legati indissolubilmente ai mezzi bellici affondati, perché nel 1998 un incontro casuale li spinse a ricominciare. Ad Agropoli, 40 chilometri a sud di Salerno, conobbero un vecchio marinaio di nome Peppino. Ascoltarono da lui una storia strana e appassionante. Peppino raccontò che c' era un punto, a poche miglia dalla costa, considerato dai marinai una vera maledizione. Quando gettavano le reti in quello specchio d' acqua, non riuscivano più a tirarle su. Rimanevano aggrappate a qualcosa di misterioso che doveva trovarsi sui fondali. Ci volle tempo, ma alla fine i tre amici furono in grado di individuare il punto esatto di cui parlava il vecchio marinaio. Sotto, a 24 metri di profondità, li aspettava una grande sorpresa. Trovarono un carro armato. Uno strano carro armato. Tutt' intorno era fasciato di gomma, come se fosse posato all' interno di un canotto. E dietro aveva due eliche. Attorno al cannone e al portellone erano impigliate decine di reti strappate ai marinai.
NORMANDIA - Consultando un libro di carri armati, i tre subacquei si resero conto di aver scoperto un mezzo anfibio Sherman DD (Duplex drive). Decisero di informarne il Patton Museum di Fort Knox, nel Kentucky. Risposta: impossibile che abbiate trovato uno Sherman DD, perché questi carri non furono usati nello sbarco di Salerno, ma solo nell' invasione della Normandia nel giugno del ' 44. Per convincere gli scettici dirigenti del museo americano, i tre amici filmarono il carro e spedirono la cassetta negli Stati Uniti. Appena videro quelle immagini, gli americani si precipitarono a Salerno. «Non sappiamo come sia finito lì - dissero -, ma effettivamente si tratta di uno Sherman DD. Ne vennero costruite alcune centinaia, tutte sparite. Ne rimangono solo due esemplari, uno in un museo francese e l' altro in un museo inglese. Questo lo vogliamo assolutamente in America». Per portarselo via, due anni fa arriva la nave militare USS Grasp, specializzata in difficili operazioni sottomarine. Gli uomini della Grasp avevano già recuperato i rottami dell' aereo Twa caduto in mare a New York nel ' 96 subito dopo il decollo, e quelli del velivolo sul quale perse la vita John John Kennedy. Nel golfo di Salerno non furono assistiti dalla buona sorte. Avevano solo quattro giorni di tempo per sollevare il carro. Poi dovevano assolutamente partire per altre missioni. Persero tre giorni a ripulire lo Sherman che era quasi completamente sepolto nella sabbia. Il quarto giorno tentarono il tutto per tutto, ma sbagliarono manovra e rinunciarono all' impresa.
ARMA SEGRETA - Nel frattempo a Washington hanno risolto il mistero di quel carro nelle acque del Tirreno. La verità è saltata fuori da alcune carte ritrovate negli archivi. Esse rivelano un capitolo della Seconda guerra mondiale finora sconosciuto agli storici. Risulta che il generale Dwight Eisenhower (eletto poi presidente degli Stati Uniti) aveva deciso di compiere un esperimento nel golfo di Salerno con uno Sherman DD. Il generale considerava quei carri l' arma segreta da schierare in seguito nell' invasione della Normandia. Mentre il mezzo blindato veniva messo in acqua, una sporgenza della nave aveva lacerato il gommone che gli permetteva di galleggiare. Quattro uomini si erano salvati e uno era affondato con il carro.
MUSEO - Mario De Pasquale ha creato a Borgo Faiti, in provincia di Latina, il più grande museo europeo di mezzi bellici. Lo ha chiamato «Piano delle orme». Appena ha saputo la storia dello Sherman DD, De Pasquale si è messo in testa di strapparlo al mare per il suo museo. Ha trovato una ditta napoletana disposta, in cambio di 20 mila euro, a compiere l' impresa con un pontone enorme. Il mezzo è stato rimesso a nuovo. Prima è stato lavato a fondo con acqua dolce. La patina di sale che lo ricopre dev' essere perfettamente rimossa. Ogni singolo ingranaggio, anche la più piccola vite, tutto è stato trattato con oli speciali. Alla fine il carro è stato rimontato e sembrerà praticamente nuovo. In funzione è anche il motore.
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Oreste Mottola orestemottola@gmail.com

martedì 21 agosto 2012

Piste da sci sul Cervati? Perchè il comitato PARCHI dice no

Ha suscitato “orrore” nel mondo scientifico l’idea della provincia di Salerno di realizzare una impianto sciistico nel Parco del Cilento. L’argomento è stato uno dei punti affrontati in un recente incontro tra il Comitato Parchi Nazionali e il Gruppo “I Lupi dell’Appennino”, convocato per individuare le più urgenti misure necessarie per fermare l’attuale grave crisi che stanno vivendo tutte le aree protette. In progetto per la creazione di impianti sciistici di risalita con capacità di transito di 3.400 persone l’ora sul Monte Cervati, ha suscitato, secondo quanto riferito dai rappresentati del comitato, in un documento che ha messo nero su bianco, ma anche fotografato, le criticità di diverse aree protette, anche salernitane, una vasta eco. Più in generale la preoccupazione emersa dalla riunione è che sia in corso mistificazione dell’idea di Parco Nazionale. Oggi in alcuni Parchi del Mezzogiorno si lascia via libera a strade, infrastrutture , tagli boschivi indiscriminati e caccia ai ungulati e persino arrampicate sulle pareti dove nidificano i falchi pellegrini come avviene a Capo d’Orso. Tra i centinaia di esempi registrati e e denunciati alle autorità dalle associazioni ambientaliste, molti abusi riguardano proprio il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Monti Alburni. E quello regionale dei monti picentini e lattari. Nonostante le numerose segnalazioni e proteste, abbiamo purtroppo dovuto constatare l’assoluta assenza e inerzia degli Enti Parco su questo problema, scrive il comitato, aggiungendo un altro esempio tutto salernitano Nel Parco del Cilento sono stati presentati progetti milionari (fondi Pirap) per la “valorizzazione” degli “alberi vetusti”. Da un’indagine svolta abbiamo scoperto che questi assurdi progetti mirano soltanto a rendere accessibili con strade al grosso pubblico tali aree, con effetti mortali sull’ecosistema e sulla biocenosi di questi patriarchi. L’appello partito dall’incontro è quello di unire tutte le forze ambientaliste, ecologiche, culturali,naturalistiche, escursionistiche, e tutti quei gruppi e movimenti che hanno a cuore le sorti della salvaguardia della natura, per arrestare l’attuale degrado e ripristinare la concezione originaria di Parco.

VELA. Angelo De Luca, 3mila km in solitaria per arrivare in Honduras partendo dal Cilento

Da Agropoli (Salerno) a La Ceiba, in Honduras. Oltre 3mila miglia in solitaria. E' il viaggio di "Archimede", barca a vela di 10 metri che il prossimo ottobre partirà dal porto della cittadina cilentana per una sfida che ha pochi precedenti. A guidare l'imbarcazione, ci sarà Angelo De Luca, agropolese di 52 anni, ex finanziere esperto sub con una grande esperienza nel mondo velico. "Andrò in Honduras a trovare un caro amico, Wilfried Dickes, sub di fama internazionale", spiega De Luca.
La partenza, prevista per i primi di ottobre, prevede l'attraversamento del Mediterraneo per prendere un po' di confidenza con la barca, quindi il passaggio dello stretto di Gibilterra e via fino a Tenerife. Qui "Archimede" sosterà alcuni giorni per gli ultimi controlli, un check up completo alla strumentazione e il rifornimento della cambusa. "Attenderò l'arrivo degli alisei che, se tutto si svolgerà come previsto, mi faranno correre sulla rotta prevista fino a La Ceiba, in Honduras, ai confini ultimi dell'Oceano Atlantico".
La traversata transoceanica dovrebbe concludersi alla fine di ottobre, dopo una quindicina di giorni di navigazione. "Spero che vada tutto per il verso giusto - conclude Angelo De Luca - In questi giorni sono alle prese con la messa a punto della imbarcazione. Paura? Nessuna, solo tanta voglia di imbarcarmi in questa avventura". De Luca non è il primo cilentano a sfidare l'Oceano in solitaria. Nel 2003 infatti, Pino Veneroso, a bordo dello Jutta, barca a vela di 9 metri, attraversò l'Oceano dal porticciolo di Pisciotta per giungere a Montevideo, ripercorrendo la rotta contraria a quella del "Leone di Caprera", imbarcazione che nel 1873 salpò con tre persone a bordo dal porto sudamericano dopo aver consegnato a Giuseppe Garibaldi una sciabola.

lunedì 20 agosto 2012

LA DRAMMATICA FINE DEGLI AEREI CHE BOMBARDARONO NAPOLI


Nel corso della seconda guerra mondiale la città di Napoli subì numerose incursioni da parte dell'aviazione angloamericana che aveva come obiettivo la distruzione delle installazioni militari e delle industrie che producevano materiale d'importanza strategica ma anche quello di fiaccare il morale della popolazione civile.

I morti provocati dai bombardamenti furono migliaia. Molte vite furono risparmiate grazie alla particolare conformazione del sottosuolo napoletano che permise a tanti di trovare nei rifugi antiaerei in esso allestiti un riparo sicuro dalle bombe. Ben poco riuscì a fare la DICAT (la Difesa Contraerea Territoriale) che utilizzava spesso pezzi di artiglieria obsoleti ed era maldiretta. Unico baluardo contro il dilagare dei bombardieri alleati furono i piloti del 22° Gruppo Caccia formato da quattro squadriglie che operavano dall'aeroporto di Capodichino. Seppure spesso in condizioni di inferiorità di numero e di armamento rispetto alle squadriglie di bombardieri statunitensi, composte di solito da decine di velivoli ognuno dei quali poteva contare sulla difesa offerta da almeno 8 mitragliere antiaeree, essi riuscirono in varie occasioni a contenere gli effetti di tali sortite.

Recentemente i SALERNO AIR FINDERS, grazie alla fattiva collaborazione di Giovanni Marino, Pietro Brundu, Gerardo Capuano e Adriano Napoli, hanno ricostruito la storia di un bombardiere Consolidated B-24 Liberator che lunedì 11 gennaio 1943 bombardò la città partenopea. L'aereo matricola 11593, soprannominato Black Maria II, che apparteneva al 515th Bomber Squadron del 376th Bombing Group dell'USAAF, decollò quella mattina insieme ad altri 7 velivoli della stessa squadriglia dall'aeroporto di Abu Sueir in Egitto. Tali quadrimotori dipinti di color sabbia rosata erano soprannominati "Pink Elephants".

Al comando vi era il capitano John H. Payne. Al suo fianco come co-pilota si trovava il tenente Norman R. Angell, di 22 anni. Il capitano Payne, l'11 giugno 1942, aveva fatto parte dell'Halverson Project n. 63, la prima operazione di bombardamento in Europa da parte dell'aviazione degli Stati Uniti. Gli altri 7 uomini dell'equipaggio erano: Merle J. Andrews, Cecil G. Buttram, Harold C. Vanness, Daniel W. Brown, Julius P. Lewis, Robert R. Krager e Theodore D. Drazkowski.

Quell'11 gennaio del 1943 l'allarme aereo venne dato per tempo e l'aviazione italiana fece decollare i caccia per intercettare la formazione statunitense disposta su due squadriglie, una al comando di Payne e l'altra guidata dal maggiore Dick Sanders. Fra quanti si alzarono in volo vi erano il tenente Orfeo Mazzitelli di Salerno e il tenente Riccardo Monaco di Napoli. I piloti italiani disponevano da poco tempo degli ottimi Macchi C.202 Folgore i quali, seppur non potentemente armati, erano molto agili e veloci nelle manovre. Inoltre, giocò a loro favore, un problema che affliggeva gli americani in quel periodo: l'inceppamento delle mitragliatrici provocato dal gelo dell'alta quota e da un olio lubrificante non adatto. Infatti, nei resoconti statunitensi relativi alla missione di quel giorno il disguido viene segnalato da tutti gli equipaggi rientrati alla base.

Il tenente Monaco, si diresse verso la formazione che, dopo aver sganciato gli ordigni, aveva virato a destra, per ritornare alla base nordafricana passando fra i monti dell'Irpinia. Insieme al tenente Mazzitelli fece fuoco sui bombardieri. I suoi colpi sortirono l'effetto sperato colpendo il motore di un B-24 che cominciò a rallentare e a perdere quota. Si trattava dell'ultimo aereo della formazione, quello del tenente Prchal. Ciò che accadde è riportato nella testimonianza resa dopo la liberazione dalla prigionia dall'unico supersite di questo velivolo, il navigatore sottotenente Theodore P. Schoonmaker. Altre preziose informazioni mi sono state fornite di recente dai figli di Schoonmaker, Donald e Peter. Il sottufficiale ricordava che il primo assalto da parte della caccia italiana fu indirizzato contro il mitragliere di coda. A seguito di questo attacco egli si accorse che il sergente Carr non rispondeva più al fuoco nemico. Il successivo assalto fu condotto sulla parte centrale del bombardiere quando furono colpiti i motori e il mitragliere della torretta dorsale. L'aereo si ritrovò privo sia di velocità che della maggior parte del suo armamento difensivo. Schoonmaker racconta che il tezo attacco fu quello più devastante e lungo. Per circa 15 secondi l'aereo fu mitragliato sul fianco destro, dalla parte centrale fino alla cabina di pilotaggio. I colpi provocarono un incendio a bordo, distrussero l'impianto per l'erogazione dell'ossigeno e l'impianto radio interno. Secondo la testimonianza del navigatore solo Earl G. Matheny sembrava essere rimasto incolume al devastante attacco ma le fiamme non gli permisero di abbandonare la parte anteriore dell'aereo in cui si trovava e dove venne in seguito ritrovato cadavere dalle autorità militari italiane. Theodore decise così di abbandonare l'aereo lanciandosi con il paracadute. Sporgendosi dallo sportello per il lancio il suo piede destro rimase incastrato nella struttura e per alcuni interminabili secondi egli rimase sospeso nel vuoto. Riusci però a sfilare il piede dalla scarpa e ad aprire il paracadute. Non vide altri seguirlo e dopo pochi istanti l'aereo precipitò ed esplose in una zona boscosa alle spalle di Acerno, dove qualche mese fa i SAF hanno rintracciato il punto d'impatto grazie al prezioso aiuto di Aniello Sansone e Gerardo Savino. Theodore atterrò su una montagna innevata. Con l'aiuto della copertura della scarpa sinistra e di un calzino riuscì a sostituire alla meno peggio la calzatura mancante e a raggiungere l'abitazione di un pastore al quale, visto che era stato ferito alla mandibola, chiese di essere condotto al più vicino paese. Quando l'uomo lo portò ad Acerno egli in segno di gratitudine gli donò il suo orologio da polso.

Dopo aver visto cadere il B-24 in coda alla formazione, il tenente Monaco rivolse il suo attacco all'aereo caposquadriglia di Payne che si trovava al centro della formazione composta dai 3 aerei supersiti. Come riferirono i sopravvissuti, egli fu preso di mira sia dai mitraglieri di coda che da quelli laterali di tutti i velivoli. Ma le mitragliatrici non funzionarono o si incepparono dopo pochi colpi. Nelle sue memorie, il mitragliere di coda Ted Drazkowski afferma: "Mi ritrovai il caccia nemico a poche decine di metri. Avrei potuto abbatterlo con una sola scarica ma quando provai a sparare le mitragliatrici rimasero in silenzio. A questo punto il caccia aprì il fuoco centrando in pieno la vetrata della mia torretta che andò in frantumi. Ero convinto di essere stato ferito. Sentii bussare alla porta dell'abitacolo; era il mitragliere laterale Bob Krager che cercava di tirarmi fuori. Non ci rendevamo conto di cosa stesse accadendo in quanto gli interfoni non funzionavano più. L'aereo sembrava fuori controllo ed era difficile mantenere l'equilibrio. Provammo ad aprire la porta che conduceva al vano bombe ma appena aperta fummo investiti dalle fiamme di un serbatoio di carburante che aveva preso fuoco. La richiudemmo e ci dirigemmo verso l'uscita di emergenza sul retro. Dopo aver verificato le cinghie del paracadute aprii la botola e mi lanciai. Bob mi seguì subito dopo".

Le fiamme continuarono ad estendersi nell'aereo. Gli altri 2 equipaggi videro l'aereo di Payne iniziare una lenta discesa verso le colline alla loro sinistra. Udirono ripetutamente la richiesta "Payne to Sanders". Evidentemente il capitano Payne cercava di mettersi in contatto con il caposquadriglia della seconda formazione. I suoi commilitoni suppongono che egli avesse dei feriti a bordo e, come era nella sua indole, avesse deciso di restare con loro fino alla fine. A questo punto fa luce sull'accaduto il racconto di un testimone oculare dell'evento, Ettore Ciotta, che in quel freddo giorno del 1943 aveva solo 13 anni. Egli ricorda: "Osservai un grosso aereo provenire dalle montagne che si trovano alle spalle della nostra abitazione. Si vedeva che era in difficoltà in quanto del fumo usciva dalla fusoliera. Aveva appena oltrepassato la casa di mio padre che esplose in volo. Una parte dell'ala venne a cadere nel vallone ai margini del nostro terreno. Altri frammenti caddero vicino alla masseria che si trova dall'altro lato della collina. Quando accorsi sul posto vidi alcuni corpi carbonizzati in mezzo alle lamiere contorte".

Da diverso tempo ci giungevano segnalazioni di questo abbattimento avvenuto a poca distanza da Lioni. Rocco Vincenzo Calabrese, avendo appreso delle nostre attività, ci ha gentilmente inviato alcune fotografie che ritraggono suo padre e la sua famiglia sui resti del B-24 11593. Grazie poi alla ricerca di Giovanni Marino e di Pietro Brundu è stato possibile rintracciare il sig. Ciotta che molto gentilmente ci ha permesso di effettuare delle ricerche nel terreno di sua proprietà. Un ringraziamento va anche a Geremia Soriano per lo stesso motivo. I frammenti che sono emersi sono chiaramente riconducibili al bombardiere di Payne. Infatti, il prefisso 32 rinvenuto su alcuni elementi della struttura identifica in maniera inequivocabile questo tipo di aereo. Adesso è nostro obiettivo rintracciare i familiari degli aviatori coinvolti in questa tragica vicenca onde informarli di quanto abbiamo appreso e, come facciamo di solito riscontrando grande commozione e gratitudine, fagli pervenire qualcuno dei pezzi recuperati.

Questo è il 18° crash aereo ritrovato dai Salerno Air Finders. Quanti volessero collaborare con loro nelle ricerche sia con segnalazioni che sul campo possono contattarli mediante il loro sito www.1943salerno.it oppure chiamando al 347 51 78 529.
Matteo Pierro

Fiume Calore. Zona Castelcivita, un esempio di degrado

Lungo le rive del Fiume Calore, nel comune di Castelcivita in Provincia di Salerno, alle pendici dei Monti Alburni, a poca distanza dalle grotte di Castelcivita, a ridosso del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, troviamo, ormai da alcuni anni, un'area pic-nic gestita da un'azienda locale.

L'azienda Pugliese,una società cooperativa A.R.L., probabilmente convenzionata con il comune di Castelcivita, mette a disposizione una vasta area per lo svago e il divertimento, attrezzata con tavoli, barbecue, servizi igienici, acqua potabile; e ancora in un prato verdissimo ha allestito campetti di pallavolo, pallacanestro, tennis, bocce,e un parco giochi per bambini attrezzato; oltre a un’area per la sosta dei camper ed un’area da campeggio per parecchie tende.

Tutto ideale per chi ama il luogo -la vita all'aria aperta o una piacevole giornata di divertimenti e relax- fatte eccezione che la suddetta ditta, e di conseguenza il comune di Castelcivita che dovrebbe attuare modalità e servizi per la salvaguardia dell'ambiente, non abbiano pensato a istituire un servizio di pulizia dai rifiuti causati dall'incredibile afflusso di persone che affolla, come fosse un lido della vicina Paestum, le sponde del Calore.

Il dossier fotografico, nel quale si può notare lo scempio che si perpetua sulle rive del fiume, è stato realizzato dal giornalista pubblicista freelance Marcello Mottola marcellomottola@agenziaradicale.com
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venerdì 17 agosto 2012

FELITTO. Il giorno dopo la tragedia. Ricerca di normalità. Curiosità: l'ira di Bernardo, il brigante

di MONICA ACITO                                                                                                                                                       

Quello strano miscuglio di clamore e delirio collettivo, è andato scemando poco a poco, dissolvendosi fino a perdere le sue tinte agghiaccianti . Lo strepito impaurito è stato sapientemente amalgamato nei colori della Sagra del Fusillo, nelle serate tutte uguali che hanno il compito di esorcizzare la paura, quelle serate che funzionano quasi come la catarsi della tragedia greca, aventi lo scopo di sublimare il terrore e la preoccupazione collettiva fino a non serbarne che la quintessenza.
Negli occhi e nelle menti dei felittesi riecheggia ancora il recente rumore della disgrazia appena avvenuta, eppure non possono sottrarsi alla routine festiva che la Sagra prevede, alle luci e alle illuminazioni, che mai come quest’anno hanno l’aspetto di impalcature senz’anima che sorreggono il vuoto.

Gli interrogativi si affastellano, una tragedia del genere porta con sé l’inevitabile strascico di confronti, analogie col passato ma anche di domande senza risposta. Il luogo della sciagura è famoso per la sua bellezza selvaggia e schietta ma anche per le sue insidie, è stato anche lo scenario della morte di Angelica Mark Zobel, l’escursionista tedesca ritrovata incastrata tra le rocce nel comune di Magliano Vetere e che era partita proprio dall’oasi di Felitto, alla volta di un’escursione senza più ritorno. Quali parallelismi con la tragedia del 21enne Vittorio Pierro, morto annegato? Naturalmente il ragazzo non era partito alla volta di un’escursione senti eristica, ma si trovava in gruppo con gli amici per trascorrere delle ore di serenità; seguendo la ricostruzione delle dinamiche , potrebbe essere stato vittima del sonno e anche del buio notturno, che l’avrebbe spaesato permettendo la sua caduta in acqua. Tra le tanti ipotesi che si fanno largo, magari una sorveglianza notturna da parte di funzionari degli enti preposti avrebbe potuto evitare questa tragica fatalità; data l’affluenza turistica , e dato anche il gran numero di persone che scelgono di campeggiare in tenda, una vigilanza apposita e adeguata nelle ore notturne, in special modo nei mesi estivi, sarebbe una misura di protezione efficace.
Il popolo felittese, legato in maniera viscerale al proprio fiume, spera che questa sia l'ultima tragedia che accade nel ventre dell'oasi tanto amata,L'ultima tragedia che va a sfiorare i luoghi del brigante Bernardo, che ancora vigila sulla sua grotta.

PAESTUM. Incendiato il percorso per non vedenti dell'Oasi dunale di Legambiente

Valerio Calabrese
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Falò di ferragosto: distrutto il percorso per non vedenti dell’Oasi dunale di Paestum

pubblicata da Valerio Calabrese il giorno Venerdì 17 agosto 2012 alle ore 12.13 ·

Un ferragosto a contare i danni e a contenere un’inciviltà preoccupante, il tutto in un’area protetta fiore all’occhiello della nostra regione. L’Oasi dunale di Legambiente a Paestum è stata oggetto nella notte tra il 14 e 15 agosto scorsi, e poi nelle notti successive, di diversi episodi di vandalismo e devastazione. E’ stato infatti quasi completamente distrutto il percorso in legno per non vedenti e disabili inaugurato appena il 2 giugno scorso, grazie all’impegno dell’Univoc (Unione Nazionale Italiana Volontari pro Ciechi), della Fiab di Salerno ed altre associazioni. Assurdo il motivo del gesto: recuperare legna per alimentare le decine di falò che hanno bruciato per tutta la notte sulla spiaggia antistante l’Oasi e in quelle vicine. Sotto i colpi dei vandali sono poi caduti anche alcuni pini ed acacie presenti tra la folta pineta e la rigogliosa macchia mediterranea dell’area.
“Malgrado l’apprezzabile impegno dell’amministrazione nel contrastare i fuochi in spiaggia, quest’anno abbiamo raggiunto l’apice dell’imbecillità, con la distruzione di un bene comune dalla grande utilità sociale nonché di tutta la cartellonistica dell’area – afferma Pasquale Longo, presidente del circolo Legambiente di Paestum, che da 16 anni in maniera del tutto volontaristica cura e gestisce l’area – Siamo in attesa della conclusione dell’iter del progetto di chiusura dell’area, è triste dirlo ma forse solo così potremmo difendere al meglio la bellezza e la natura”. Da una prima stima, sono quantificabili in alcune migliaia di euro i danni subiti dall’associazione ambientalista, che ha prontamente presentato una dettagliata denuncia ai Carabinieri. “Ora ci sarà da rimboccarsi le maniche e riparare i danni”, afferma Lucio Capo, direttore dell’Oasi, che poi lancia un appello: “Chiediamo a tutti quelli che amano questo posto, e a quelli che ancora non lo conoscono, di prestare sabato 24 e domenica 25 agosto qualche ora di lavoro per riparare insieme il percorso, dimostrando ancora una volta che la società civile è unita di fronte ad episodi stupidi e volgari come questo.” Non è il primo episodio del genere che subisce l’area protetta di Torre di Mare. Appena l’anno scorso fu vandalizzato il casotto che i volontari utilizzano per le attività di manutenzione. E negli anni sono stati costanti e numerosi i danneggiamenti e gli atti vandalici.
“E’ una situazione ormai insostenibile – denuncia Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania – dall’Oasi dunale di Paestum, all’area protetta di Eboli, fino al Parco archeologico di Pontecagnano, non contiamo più i danneggiamenti, i furti, gli episodi di inciviltà. Le aree che gestiamo sono vere e proprie oasi in un deserto arido di cultura per i beni comuni e la bellezza. Tocca a noi tutti impegnarci per tutelarle e valorizzarle, dai cittadini alle istituzioni. Perché distruggere è facile, ma noi amiamo le cose difficili”.
Un ferragosto a contare i danni e a contenere un’inciviltà preoccupante, il tutto in un’area protetta fiore all’occhiello della nostra regione. L’Oasi dunale di Legambiente a Paestum è stata oggetto nella notte tra il 14 e 15 agosto scorsi, e poi nelle notti successive, di diversi episodi di vandalismo e devastazione. E’ stato infatti quasi completamente distrutto il percorso in legno per non vedenti e disabili inaugurato appena il 2 giugno scorso, grazie all’impegno dell’Univoc (Unione Nazionale Italiana Volontari pro Ciechi), della Fiab di Salerno ed altre associazioni. Assurdo il motivo del gesto: recuperare legna per alimentare le decine di falò che hanno bruciato per tutta la notte sulla spiaggia antistante l’Oasi e in quelle vicine. Sotto i colpi dei vandali sono poi caduti anche alcuni pini ed acacie presenti tra la folta pineta e la rigogliosa macchia mediterranea dell’area.
“Malgrado l’apprezzabile impegno dell’amministrazione nel contrastare i fuochi in spiaggia, quest’anno abbiamo raggiunto l’apice dell’imbecillità, con la distruzione di un bene comune dalla grande utilità sociale nonché di tutta la cartellonistica dell’area – afferma Pasquale Longo, presidente del circolo Legambiente di Paestum, che da 16 anni in maniera del tutto volontaristica cura e gestisce l’area – Siamo in attesa della conclusione dell’iter del progetto di chiusura dell’area, è triste dirlo ma forse solo così potremmo difendere al meglio la bellezza e la natura”. Da una prima stima, sono quantificabili in alcune migliaia di euro i danni subiti dall’associazione ambientalista, che ha prontamente presentato una dettagliata denuncia ai Carabinieri. “Ora ci sarà da rimboccarsi le maniche e riparare i danni”, afferma Lucio Capo, direttore dell’Oasi, che poi lancia un appello: “Chiediamo a tutti quelli che amano questo posto, e a quelli che ancora non lo conoscono, di prestare sabato 24 e domenica 25 agosto qualche ora di lavoro per riparare insieme il percorso, dimostrando ancora una volta che la società civile è unita di fronte ad episodi stupidi e volgari come questo.” Non è il primo episodio del genere che subisce l’area protetta di Torre di Mare. Appena l’anno scorso fu vandalizzato il casotto che i volontari utilizzano per le attività di manutenzione. E negli anni sono stati costanti e numerosi i danneggiamenti e gli atti vandalici.
“E’ una situazione ormai insostenibile – denuncia Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania – dall’Oasi dunale di Paestum, all’area protetta di Eboli, fino al Parco archeologico di Pontecagnano, non contiamo più i danneggiamenti, i furti, gli episodi di inciviltà. Le aree che gestiamo sono vere e proprie oasi in un deserto arido di cultura per i beni comuni e la bellezza. Tocca a noi tutti impegnarci per tutelarle e valorizzarle, dai cittadini alle istituzioni. Perché distruggere è facile, ma noi amiamo le cose difficili”.

giovedì 16 agosto 2012

Silvio Masullo è il nuovo segretario generale della provincia di Cremona

Il presidente dell'amministrazione provinciale di Cremona,Massimiliano Salini, ha nominato segretario generale dell'ente SILVIO MASULLO. Il dirigente è originario di Sacco (Sa), nato il  20/03/1959, e finora aveva rivestito la carica di  Segretario Comunale presso l'Amministrazione   del COMUNE DI PALAZZOLO SULL’OGLIO, una cittadina di circa 20.000 abitanti, che è stata convenzionata fino alla data del 31 luglio 2012 per il servizio di Segreteria generale con il Comune di DESENZANO DEL GARDA, una cittadina di circa 27.000 abitanti.
Masullo si è  LAUREATO IN SCIENZE POLITICHE presso l’Università di Salerno – Facoltà di Giurisprudenza con votazione 110/110 e lode.
Altri titoli di studio e professionali : Ammissione e frequenza nell’anno accademico 1985/86, a seguito di selezione su base nazionale, del corso di studio per aspiranti segretari comunali, presso il Consorzio universitario di organizzazione aziendale di Altavilla Vicentina (VI) e superamento dell’esame conclusivo con il voto di 52/60.
 E' in possesso dell'Idoneità a Segretario generale per sedi di comuni con popolazione superiore a 65.000 abitanti, con contemporanea iscrizione alla fascia professionale A di cui all’art. 31 del C.C.N.L. di categoria con decorrenza 26/03/2003, a seguito di frequenza del corso di specializzazione SE.FA. - edizione 2002, organizzato dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione locale, e superamento dell’esame conclusivo con una tesi sulle problematiche della sicurezza urbana e delle gestioni associate per la polizia locale.
Formazione professionale: partecipazione, dal 1986 (anno di inizio della professione) al 2011, a numerosi corsi di formazione ed aggiornamento professionale, tra i quali il corso di perfezionamento “Formazione per lo sviluppo delle funzioni di Direttore generale”, organizzato nel 2006 dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione locale – sezione Lombardia.
 Esperienze professionali: attività lavorativa svolta presso i Comuni di Roccafranca, Quinzano d’Oglio, Urago d’Oglio, Trenzano, convenzione tra i Comuni di Castelcovati e Castrezzato, convenzione tra i Comuni di Carpenedolo e Pralboino. Dal 1° ottobre 2009 in servizio presso il Comune di Palazzolo sull’Oglio, che si è convenzionato con il Comune di Desenzano del Garda con decorrenza 01.02.2012.
Coordinamento del gruppo di lavoro “Comitato per la qualità” del Comune di Desenzano del Garda per il mantenimento della certificazione ISO 9001:2008, confermata a seguito del rapporto di visita ispettiva redatto il 18.05.2012 dal valutatore dell'Ente di certificazione CSQ dott. Renato Xausa.
 Valutazioni: le note di qualifica annuali dei Sindaci, nei quali si è prestato servizio, previgenti all’entrata in vigore delle attuali norme sullo stato giuridico dei Segretari Comunali, hanno sempre riportato la votazione di OTTIMO. Le valutazioni annuali successive, correlate al conseguimento degli obiettivi assegnati e finalizzate alla corresponsione della retribuzione di risultato, sono state attribuite nella misura massima di quanto previsto dall’art.42 del CCNL 1998/2001.

Masullo è relatore in seminari e conferenze, organizzate da enti pubblici e privati, su materie e problematiche riguardanti gli enti locali e l’ordinamento comunale, tra i quali un seminario di formazione per i dipendenti della Confesercenti di Brescia sullo sportello unico per le attività produttive (SUAP) e seminari di formazione rivolti agli amministratori comunali, organizzati dall’ ACB (Associazione Comuni Bresciani) e svoltisi a Carpenedolo e Monticelli Brusati.

E' inoltre organizzatore in alcuni Comuni della Provincia di Brescia (Carpenedolo e Palazzolo sull’Oglio) di corsi di formazione ed aggiornamento rivolti ai dipendenti degli enti locali su problematiche riguardanti la comunicazione nell’ente locale, la contabilità ed i principi di finanza pubblica, il regolamento di esecuzione ed attuazione del Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 163/2006). Particolarmente apprezzata per l’originalità dell’argomento, con un numero elevato di partecipanti appartenenti alle polizie locali, provinciali ed alle forze dell’ordine dello Stato, l’organizzazione del corso di formazione sulle “Tecniche di investigazione”, tenuto nell’aprile 2010 a Palazzolo sull’Oglio con relatore Michele Giuttari.

Giornalista free-lance: collaboratore per un breve periodo del quotidiano “Bresciaoggi” e collaboratore del quotidiano “Il Giorno” (per quest’ultimo quotidiano pubblicati circa 700 articoli).

Organizzatore di numerosi eventi e iniziative culturali, alcune di livello nazionale, in diversi Comuni della Provincia di Brescia con giornalisti, scrittori e personaggi famosi tra i quali: Enzo Biagi, Dacia Maraini, Vittorio Feltri, Furio Colombo, Sergio Romano, Candido Cannavò, Azeglio Vicini, Mario Cervi, Francesco Alberoni, Antonio Caprarica, Luca Goldoni, Corrado Augias, Sergio Zavoli, Lilli Gruber, Maria Venturi, Paolo Mieli, Vittorino Andreoli, Vittorio Messori, Marco Franzelli, Achille Serra, Romano Battaglia, il Cardinale Giovanbattista Re, Andrea Vitali, Fulvio Scaparro, Donatella Bisutti, Marta Boneschi,  Adriano De Carlo, Beppe Conti, Omar Pedrini, Davide Paolini, Charlie Gnocchi e Joe Violanti, Romina Power, Lory Del Santo, Giuseppe Favalli.

Ha collaborato a due edizioni del Festival della letteratura poliziesca “A qualcuno piace giallo”, mediante l’organizzazione degli eventi in ambito locale (Castrezzato e Palazzolo sull’Oglio).

Moderatore ed intervistatore in incontri e dibattiti pubblici con la presenza di personaggi del mondo della cultura, della divulgazione e dello spettacolo, tra i quali: Carmen Lasorella, Mario Tozzi, Paolo Crepet, Piero Badaloni, Gerardo D’Ambrosio, Luciano Garofano, Marcello Veneziani, Michele Giuttari, Isabella Bossi Fedrigotti, Luigi Garlando, Fausto Manara, Giuseppe Liuccio, Simone Cristicchi.
L’impegno in campo culturale è stato sottolineato in un articolo, pubblicato su “ANCI RIVISTA” di gennaio/febbraio 2008 e sul Giornale di Brescia del 15 gennaio 2011.

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IL PERSONAGGIO

1980, quando Silvio Masullo progettava una rivoluzione culturale nella Valle del Calore

[Oreste Mottola] In ognuno dei 18 comuni del bresciano dove ha lavorato da apprezzato segretario comunale ha organizzato memorabili iniziative culturali e si è fatto carico dell’ospitalità di personaggi dello spessore di Enzo Biagi e Vittorio Feltri. Ha condotto interviste pubbliche dove ha sempre fatto risaltare la sua grande cultura ed umanità. Fino a che un quotidiano, “Il Giornale di Brescia”, non decide di dedicargli una mezza pagina di apprezzamento e lodi sperticate. Ed è l’articolo che leggete in questa stessa pagina. L’ho letto per caso quel pezzo. Dentro non c’era scritto di dove fosse questo Silvio Masullo. Il giornale faceva intuire che fosse meridionale. C’era però la foto e quell’immagine associata al nome in me (che pure non sono un fisionomista) ha prodotto un corto circuito. Io quello l’avevo incontrato nella mia “vita precedente”: così come definisco il periodo della formazione e quei dieci, quindici anni, dove i giornali li ho furiosamente letti e non scritti, ed ho spesso polemizzato (remember, Antonio Manzo?) con chi ci stava già dentro. Avevamo vent’anni quando con Silvio Masullo e tanti altri che ogni tanto incontro, o me lo ricordano, ci eravamo messi in testa di rinfoltire i boschi delle nostre zone interne. A Sacco, Piaggine e a Magliano Vetere abbiamo dato vita a dei veri e propri cantieri. A prezzo di lotte spesso aspre, mi ricordo di una mitica occupazione della comunità montana per la quale ricevemmo una denuncia per “invasione di edifici pubblici”, strappammo quattro lire e ci mettemmo al lavoro. Nelle comunità montane di quel tempo si fosse presa proprio quella via che noi indicavamo ed oggi ci troveremmo  con un’economia montana che se ne potrebbe sbattersene dei soldi della forestazione che la regione non vuole più sborsare mettendo sul lastrico le famiglie degli attuali operai forestali. Quella fu solo la prima delle nostre tante sconfitte, andata anche in scena nell’anno del terremoto. Io venivo da studi agrari ( che avrei fatto bene a completare per stare su quella strada maestra, e lasciar stare il demone del giornalismo che poi mi prese), Silvio aveva da poco preso la licenza classica e si era iscritto a giurisprudenza.  Lui era di Sacco, io di Altavilla. I  coetanei del tempo che noi frequentavamo erano innamorati della musica ed esprimevano un impegno politico sincero anche se un po’ rozzo diviso tra il Pci e la Cgil. A me stava stretto, mentre Silvio proprio non ci si ritrovava e non esitava ad esprimere la sua idea: una rete di circoli culturali in tutti paesi del comprensorio Calore Alburni. Dove non si declamavano poesie ma si incideva sulla mentalità del popolo e delle classi dirigenti.  Io, che pur ero tra i poco ad ascoltarlo con simpatia, tuttavia non ebbi la forza di convinzione necessaria (lo ricordi, Franco latempa?)  per intraprendere quella strada. Era quella giusta, ci avrebbe consentito di dare un altro corso alla nostra storia collettiva. Di ciò, caro Silvio, mi scuso oggi per allora. E ti saluto con l’orgoglio di aver capito che “quell’intellettuale saccataro” sarebbe andato lontano … a farsi così tanto apprezzare come già allora meritava.