Pubblicato su carta sin dal 1993, è uno dei più longevi periodici dell'area della Piana del Sele e Cilento. La Collina degli Ulivi online vuole essere ancora di più un luogo di informazione, ascolto e diffusione di idee, anche attraverso l'interazione in tempo reale con i suoi lettori in ogni parte del mondo.

mercoledì 22 agosto 2012

Il carro armato di Paestum



“Ritornerà a Paestum”, ful’unica cosa che Eugenio Guglielmotti, alllora assessore, si lasciò sfuggire. Era il novembre del 2010. Acqua in bocca sul come e quando. Ed anche il perchè. Stiamo parlando dell' arma segreta del D-Day, il carro armato galleggiante che Eisenhower volle provare a Salerno. Un pezzo di storia della Seconda guerra mondiale. Di questo tipo di carro armato se n’erano pure perse le tracce. Neppure il Patton Museum di Fort Knox ne possiede uno. L’unico esemplare esistente, oltre questo, che tra l’altro è in ottimo stato di conservazione, pare si trovi in Normandia, ma è ridotto quasi a un rottame. L’esemplare di Sherman di Paestum è ora nella collezione di “Piano delle Orme”. In attesa di avere altre notizie tormiamo sulla sua storia. La segnalazione dell’incredibile ritrovamento allerta la marina degli Stati Uniti, che nel giugno 2000 invia a Salerno nientemeno che la famosa unità USS Grasp, specializzata in recupero relitti. Dopo quattro giorni, a un pelo dal successo gli americani abbandonano l’impresa. Lo avevano imbracato e issato fin quasi in superficie, quando la cima si spezza e DD ritorna sul fondo. Due anni dopo all’attacco ci va una ditta napoletana, la Teknomar, con modeste attrezzature, un semplice pontone con gru girevole, riesce nell’impossibile recupero. Quello che hanno in più i napoletani non sono i mezzi, ma l’inventiva. Il trucco? Svuotano lo Sherman dall’acqua per renderlo più leggero e lo issano ruotandolo di 90 gradi, così da opporre minore resistenza alla pressione. I “Davide” napoletani sconfiggono i “Golia” americani. Grazie a loro l’Italia si guadagna il relitto che, a tutti gli effetti, è un raro pezzo d’antiquariato. La regia è di Mario De Pasquale che ha creato a Borgo Faiti, in provincia di Latina, il più grande museo europeo di mezzi bellici. Lo ha chiamato «Piano delle orme». Quando un regista deve girare scene di guerra va da lui. Il carro armato che si vede nel film di Benigni «La vita è bella» è uno Sherman preso a prestito da De Pasquale. E' lo stesso che compare anche nel film «Il paziente inglese». Alcuni dei suoi tesori De Pasquale li ha recuperati in mare, come lo Sherman di Paestum. “Allora, diciamo così ci fu una sorta di sottrazione con destrezza. Gli americani avevano fallito le loro operazioni di recupero, tre giorni non erano bastate, erano dovuti andare via. Noi avremmo dovuto opporci, non lo facemmo, anzi approvammo…”, racconta Eugenio Guglielmotti. Che sogna di avere il mitico Sherman come “pezzo attrazione” del Museo dello Sbarco che dovrebbe sorgere verso la zona della Torre. Come “Il Tuffatore” nel Museo Nazionale. Lo Sherman pesa 40 tonnellate. Perché si trova lì e come è stato scoperto è una storia straordinaria. Comincia nel ' 91. La racconta Marco Nese sul “Corriere della Sera”: “Quattro amici di Salerno, Paolo, Marcello, Gigi e Agostino, tutti appassionati di immersioni subacquee, scoprirono sul fondo del mare i resti di un velivolo tedesco, uno Junker, forse abbattuto dalle truppe alleate che il 9 settembre 1943 furono protagoniste dello sbarco di Salerno, l'operazione Avalanche. Eccitati dal ritrovamento, i ragazzi passarono un' intera estate a scandagliare le acque alla ricerca di altri relitti. Ebbero la fortuna di trovare anche un mezzo da sbarco e un carro armato americano, proprio lo Sherman, forse caduto da una nave durante le fasi di avvicinamento alla costa. Cominciarono a formarsi la convinzione che il golfo di Salerno fosse un autentico cimitero bellico. Ma all' improvviso una tragedia si abbatté sui quattro amici. Uno di loro, Paolo, durante un' immersione perse la vita. Gli altri, avviliti, abbandonarono le ricerche subacquee”.
UN MARINAIO - Il destino però sembrava averli legati indissolubilmente ai mezzi bellici affondati, perché nel 1998 un incontro casuale li spinse a ricominciare. Ad Agropoli, 40 chilometri a sud di Salerno, conobbero un vecchio marinaio di nome Peppino. Ascoltarono da lui una storia strana e appassionante. Peppino raccontò che c' era un punto, a poche miglia dalla costa, considerato dai marinai una vera maledizione. Quando gettavano le reti in quello specchio d' acqua, non riuscivano più a tirarle su. Rimanevano aggrappate a qualcosa di misterioso che doveva trovarsi sui fondali. Ci volle tempo, ma alla fine i tre amici furono in grado di individuare il punto esatto di cui parlava il vecchio marinaio. Sotto, a 24 metri di profondità, li aspettava una grande sorpresa. Trovarono un carro armato. Uno strano carro armato. Tutt' intorno era fasciato di gomma, come se fosse posato all' interno di un canotto. E dietro aveva due eliche. Attorno al cannone e al portellone erano impigliate decine di reti strappate ai marinai.
NORMANDIA - Consultando un libro di carri armati, i tre subacquei si resero conto di aver scoperto un mezzo anfibio Sherman DD (Duplex drive). Decisero di informarne il Patton Museum di Fort Knox, nel Kentucky. Risposta: impossibile che abbiate trovato uno Sherman DD, perché questi carri non furono usati nello sbarco di Salerno, ma solo nell' invasione della Normandia nel giugno del ' 44. Per convincere gli scettici dirigenti del museo americano, i tre amici filmarono il carro e spedirono la cassetta negli Stati Uniti. Appena videro quelle immagini, gli americani si precipitarono a Salerno. «Non sappiamo come sia finito lì - dissero -, ma effettivamente si tratta di uno Sherman DD. Ne vennero costruite alcune centinaia, tutte sparite. Ne rimangono solo due esemplari, uno in un museo francese e l' altro in un museo inglese. Questo lo vogliamo assolutamente in America». Per portarselo via, due anni fa arriva la nave militare USS Grasp, specializzata in difficili operazioni sottomarine. Gli uomini della Grasp avevano già recuperato i rottami dell' aereo Twa caduto in mare a New York nel ' 96 subito dopo il decollo, e quelli del velivolo sul quale perse la vita John John Kennedy. Nel golfo di Salerno non furono assistiti dalla buona sorte. Avevano solo quattro giorni di tempo per sollevare il carro. Poi dovevano assolutamente partire per altre missioni. Persero tre giorni a ripulire lo Sherman che era quasi completamente sepolto nella sabbia. Il quarto giorno tentarono il tutto per tutto, ma sbagliarono manovra e rinunciarono all' impresa.
ARMA SEGRETA - Nel frattempo a Washington hanno risolto il mistero di quel carro nelle acque del Tirreno. La verità è saltata fuori da alcune carte ritrovate negli archivi. Esse rivelano un capitolo della Seconda guerra mondiale finora sconosciuto agli storici. Risulta che il generale Dwight Eisenhower (eletto poi presidente degli Stati Uniti) aveva deciso di compiere un esperimento nel golfo di Salerno con uno Sherman DD. Il generale considerava quei carri l' arma segreta da schierare in seguito nell' invasione della Normandia. Mentre il mezzo blindato veniva messo in acqua, una sporgenza della nave aveva lacerato il gommone che gli permetteva di galleggiare. Quattro uomini si erano salvati e uno era affondato con il carro.
MUSEO - Mario De Pasquale ha creato a Borgo Faiti, in provincia di Latina, il più grande museo europeo di mezzi bellici. Lo ha chiamato «Piano delle orme». Appena ha saputo la storia dello Sherman DD, De Pasquale si è messo in testa di strapparlo al mare per il suo museo. Ha trovato una ditta napoletana disposta, in cambio di 20 mila euro, a compiere l' impresa con un pontone enorme. Il mezzo è stato rimesso a nuovo. Prima è stato lavato a fondo con acqua dolce. La patina di sale che lo ricopre dev' essere perfettamente rimossa. Ogni singolo ingranaggio, anche la più piccola vite, tutto è stato trattato con oli speciali. Alla fine il carro è stato rimontato e sembrerà praticamente nuovo. In funzione è anche il motore.
------------
Oreste Mottola orestemottola@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento