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venerdì 31 agosto 2012

Oliveto Citra come Acerra Spunta un inceneritore Polemiche per un impianto privato di biomasse

Ppaese dell'Alto Sele nel salernitano

L'impianto
SALERNO — Una piccola "Acerra" a Oliveto Citra? La paura di un vero inceneritore nato come pacifico trasformatore di biomasse percorre il paese dell'Alto Sele. E i timori hanno fatto crescere un combattivo comitato "anti"; e hanno rinfocolato mille polemiche, che il Comune bolla come "offese ed infamie". Oltretutto, la questione tracima dai confini municipali per coinvolgere i centri dintorno, innanzitutto Contursi Terme. È tutto un grosso equivoco, su un impianto che ancora non funziona? C'è chi dice no, lo vedremo. Ora invece bisogna tornare indietro di qualche anno, a cercare le radici della vicenda. È il maggio del 2008 - epoca Bassolino - quando la ditta Tortora di Nocera Inferiore presenta in Regione la documentazione per la ristrutturazione e conversione della ex SoDiMe in piattaforma per la combustione delle biomasse. La SoDiMe, insediata nell'area industriale di Oliveto, era una fabbrica di alcol etilico. Le biomasse, spiega Wikipedia richiamando le direttive europee, sono le frazioni biodegradabili provenienti dall'agricoltura, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l'acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani. Il progetto di Tortora ottiene un parere favorevole nel dicembre dello stesso anno: la commissione per la Valutazione di impatto ambientale richiede che «i limiti di concentrazione di inquinanti delle emissioni ai camini siano imposti agli stessi livelli prescritti per l'inceneritore di Acerra» e «l'impianto sia dotato di portale di verifica che i residui solidi urbani di ingresso non contengano materiali radioattivi».
Il 5 febbraio 2009, il parere positivo diventa decreto di compatibilità ambientale, con un'altra avvertenza: «L'Amministrazione che provvederà al rilascio del provvedimento finale (probabile riferimento al Comune, ndr) è tenuta ad acquisire tutti gli altri pareri e/o valutazioni previste per legge…». Nel marzo del 2010 arriva l'Autorizzazione integrata ambientale. A novembre, l'impresa presenta al Comune il progetto: la destinazione d'uso comprende la "termovalorizzazione dei rifiuti pericolosi e non pericolosi". Ancora il 20 luglio 2012 la giunta comunale del sindaco Italo Lullo approva il progetto per la "realizzazione di un impianto di trattamento di biomasse e rifiuti". Intanto però è nato il comitato anti-inceneritore. A Oliveto le polemiche si sviluppano su un ampio fronte, che va dalla protesta ambientale al sospetto clientelare per i posti di lavoro (dovrebbero essere una quindicina). Tanto che sabato il Comune pubblica un comunicato: «L'Amministrazione Comunale, rispetto alle continue inesattezze, offese ed infamie di questi giorni, informa che tutte le autorizzazioni ambientali sono state rilasciate dalla Regione Campania e che l'impianto inizialmente presentato come piattaforma ambientale per la combustione di biomasse e borlanda, tratta anche rifiuti speciali». L'Amministrazione si dichiara «inequivocabilmente, assolutamente contraria ad ogni tipo di impianto - inceneritore o termovalorizzatore - che possa minare l'ambiente e la salute dei cittadini e per quanto di sua competenza, ha messo in atto tutti gli adempimenti necessari per bloccare l'iniziativa».
Gli altri enti sono invitati a intervenire. E quali? Fabio Matteo, responsabile del dipartimento regionale Ambiente di Rifondazione comunista, avanza un dubbio: «L'inceneritore di Salerno si è bloccato e quello di Napoli non si costruirà. Però gli inceneritori sono strategici nel piano regionale rifiuti. Come fare? L'escamotage potrebbe essere la costruzione di impianti piccoli e medi. Come quello di Oliveto, che quindi sarebbe l'apripista».
 
Alfonso Schiavino

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