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lunedì 22 giugno 2009

PROVINCIA SALERNO: GIUNTA, 2 DONNE E 2 TECNICI IN 12 ASSESSORI

PROVINCIA SALERNO: GIUNTA, 2 DONNE E 2 TECNICI IN 12 ASSESSORI

L’ente Provincia di Salerno, di cui dal 6 giugno scorso e’ presidente Edmondo Cirielli, eletto nelle file del Pdl al primo turno, ha una nuova giunta con 12 assessori, tra i quali spiccano due donne e due tecnici ‘puri’, senza cioe’ un’area di riferimento politico. Cirielli ha scelto come vicepresidente una donna, Anna Ferrazzano, moglie del giornalista Andrea Manzi, che non e’ tra i consiglieri eletti e cui ha dato anche le deleghe delle politiche per il lavoro, i centri per l’impiego e le pari opportunita’. Quota rosa anche per il personale, assegnato a Eva Longo, ex sindaco di Pellezzano, anche lei non eletta. I tecnici sono Marcello Feola (lavori pubblici, urbanistica, piano territoriale) e Adriano Bellacosa (patrimonio, contenzioso, affari legali). Nei dodici, anche tre sindaci: Ernesto Sica, ex Margherita, primo cittadino di Pontecagnano, con deleghe ai Trasporti e mobilita’; Giovanni Romano, sindaco a Mercato Sanseverino, cui vanno ambiente, infrastrutture, protezione civile e risorsa mare; e Alberico Gambino, sindaco di Pagani, con funzioni di assessore anziano e delega al turismo e spettacolo. Poi ci sono Antonio Iannone (politiche giovanili, sport, formazione scolastica e professionale, diritto allo studio, informagiovani), Antonio Squillante (programmazione finanziaria, bilancio, attivita’ produttive), Giovanni Baldi (politiche sociali e sanitarie, sicurezza alimentare), Nunzio Carpentieri (agricoltura, foreste, incendi, tutela animali), e Flavio Meola (pianificazione ed edilzia scolastica). Il presidente tiene per se’ le deleghe alle politiche comunitarie, ai rapporti con le istituzioni, all’universita’ e alla ricerca scientifica, ai piccoli comuni, all’informatizzazione, alla caccia e pesca e alla cultura; quest’ultima pero’, a breve, andra’ al senatore Enzo Fasano, ex assessore regionale campano con quella delega. Le scelte, si legge in una nota, “sono state effettuate tenuto conto delle spiccate capacita’ professionali e politiche degli assessori” e i sindaci sono stati inseriti proprio per “uan lunga e consolidata esperienza amministrativa”.
Nel ruolo di capo staff va il giornalista Eugenio Ciancimino, altavillese per parte di moglie.

mercoledì 17 giugno 2009

Altavilla. In chiesa rubate le offerte, sospettata una donna

Altavilla Silentina. Ruba le offerte dei fedeli e si allontana in tutta fretta. E’ accaduto qualche giorno fa nella chiesa del convento di S. Francesco, nel centro urbano di Altavilla Silentina. Secondo quanto avrebbe riferito un testimone, il furto sarebbe stato compiuto da una donna del posto. Le indagini sono condotte dai carabinieri della locale caserma. Il fatto è accaduto in pieno giorno. In base ad una prima ricostruzione, la donna si sarebbe introdotta in chiesa, al termine della funzione religiosa. Nel mirino, le offerte che i fedeli avevano donato alla chiesa. Senza scrupoli è entrata in chiesa e, dopo una breve perlustrazione, approfittando che in quel momento in chiesa non c’era nessuno, ha prelevato le offerte e si è allontanata. Ma a quanto sembra, sebbene la chiesa sembrasse vuota, qualcuno ha notato le sue manovre furtive e l’allontanamento repentino della donna con in mano i soldi dell’offertorio. Da quanto hanno riferito alcuni fedeli, il parroco dal pulpito avrebbe invitato la ladra a consegnare i soldi per evitare ulteriori conseguenze. Un furto molto probabilmente compiuto per poche decine di euro che, di certo, non nobilita chi lo ha compiuto. Considerato che quelle risorse vengono utilizzate a favore della chiesa e per le attivitá a carattere sociale.

Il miracolo divino (versi di Francesco Saponara)

Il miracolo divino
(versi di Francesco Saponara)


Quant’è bello il mattino
se la luna non ci stà,
vedo il cielo tutto nero
finchè l’alba spunterà…

Poi il nero cambia in grigio
e in rosso, in arancione,
quando è rosa sorge il sole
ed il cielo si azzurrerà.

Questo miracolo,
che si ripete al giorno
Ssente nel mio cuore
tanta felicità.

Questo universo,
fatto di poesia,
carezza tutto il mondo
nella divinità.

Sorge il sole, tutto giallo,
tinge tutto di colori,
la rugiada scintillante
piano piano, se ne va…

Posso dir che questo mondo
è una grande meraviglia:
di dolcezza e di colori,
che rallegran ogni cuore.

Quando poi, vien la sera,
col tramonto tutto d’oro
c’è il sol nel suo cammino,
che saluta e se ne va…

Dolcemente tutto il cielo
si riempie di tante stelle,
ma il miracolo si rinnova
con l’alba che spunterà.
Nella divinità.

martedì 16 giugno 2009

Il professore Francesco Saponara - nel ricordo di Francesco D'Errico

Nel pomeriggio del 10 giugno 2009, alla notizia del decesso del Professore Francesco, per gli amici Ciccio, Saponara, sono stato colto da un fremito di commozione, pensando alla sua vita ed alle sue opere con cui ha onorato ed amato con grande ardore la terra natia. Ha rispettato con sincerità i suoi concittadini ed ha soccorso e confortato i bisognosi ed i sofferenti.
Egli lascia un vuoto incolmabile in quanti lo hanno conosciuto ed Altavilla e, soprattutto la comunità di Cerrelli hanno perso un altro dei suoi buoni figli ed un pezzo di memoria , d’esperienza e di saggezza. Era una persona emblematica, instancabile, brava, corretta e ricca di generosità, di bontà e di laboriosità ed ha saputo coniugare la sua profonda umanità ed il suo impegno sociale per armonizzare pacificamente i rapporti umani.
Egli ha dimostrato l’affetto e l’attaccamento ad Altavilla con iniziative di grande valore civile ed umano. Ha fatto conoscere altrove il nome del suo paese e ne ha cresciuto il prestigio scrivendo delle belle poesie, espressioni del suo animo e delle sue infinite esperienze. Parecchie poesie sono state presentate ai vari concorsi nazionali ed internazionali, classificandosi fra le migliori.
E’ encomiabile l’istituzione dell’Associazione “Scaccia Pensieri “ da cui oltre venti anni addietro, nacque il festival dei Mini e Grandi Artisti” che ha suscitato nei ragazzi, giovani e più adulti la passione del canto e della musica. Ha permesso loro di esibirsi, gareggiare e mettere in evidenza il loro talento e li ha fatto sperare di conquistare dei successi .
Per la buona riuscita dei vari festival il defunto ha profuso le sue energie e parte delle sue economie. In caso di difficoltà, purtroppo ne esistevano molte, per mancanza di finanziamenti e di collaborazione e di altri ostacoli , si sacrificava, diventava elettrizzante, tenace, coraggioso, volenteroso e fattivo. Al termine delle tre belle serate estive di melodiosa musica e di bel canto, era felice, contento e soddisfatto perché aveva portato a termine il suo progetto e di aver fatto divertire la gente .
Egli ha considerato il festival la sua più bella opera, essendo patrimonio culturale di Altavilla Silentina e base di lancio di tanti giovani che amano la musica ed il canto.
La sua figura è emersa anche come bravo insegnante nella scuola elementare,
forgiando negli alunni la buona educazione, l’amore e l’impegno nello studio, nella cultura e nel rispetto della legalità. Ha amato con spirito paterno i bambini ed i ragazzi, perché, a suo dire, essi gli hanno dato la possibilità d’insegnare e di godere dello stipendio e della pensione.
Durante le celebrazioni del 4 Novembre e di altri pubbliche cerimonie civili e militari, era oggetto di stima e di ammirazione, perché destava nei cittadini e, particolarmente nei giovani, il rispetto e l’amore verso la Patria, pronunciando brevi discorsi e, soprattutto, portando e sventolando con grande orgoglio la bandiera tricolore. Uomini come il Professore Saponara non muoiono per sempre, perché lasciano sulla terra una buona impronta. Era una persona rara dotata di buoni sentimenti morali che fanno l’uomo e di virtù professionali che fanno il maestro e li fanno brillare nella luce. Nel esprimergli il nostro riconoscimento per quanto ci ha trasmesso, custodiamo nel cuore e nella mente il ricordo della sua l’immagine. Francesco D’Errico

Il professore Francesco che non si arrenderà mai... di VINCENZO ROCCIOLO

Ci sono persone che incarnano un'epoca e che improntano di sé un quartiere, un paese, una zona.
Ciccio Saponara era una di queste persone: discreto, gentile, educato, un gentiluomo di altri tempi, ma sempre pieno di idee, di iniziative, di passione per quello che faceva, fosse la recita di fine anno delle sue classi o il festival canoro di un intero paese.
Io lo ricordo fin da quando ero piccolo, quando a Matinella esisteva ancora il glorioso bar Rocciolo di mio nonno e dei miei genitori.
Quelli che hanno vissuto quei tempi, parlo degli anni che vanno dalla metà degli anni '50 fino alla fine degli anni '70, ricorderanno come il bar fosse in quegli anni un luogo di ritrovo (forse il principale) di giovani e meno giovani del paese, come lì si svolgesse il principale compito di socializzazione tra le persone.
Per tanti anni, quando ancora pochi avevano la televisione a casa, il grosso televisore marca Geloso messo in alto su un portaTV artigianale di legno all'ingresso del bar, rappresentava per tanti l'unico strumento di evasione da una realtàspesso dura, difficile, avara di soddisfazioni e di divertimenti.
Il maestro Ciccio arrivava nel bar con la sua solita discrezione, con la sua innata eleganza, col suo portamento da persona perbene, a prendere un caffè e spesso a propagandare una delle sue iniziative, a Cerrelli, o a Matinella, o a Borgo Carillia.
Sì, perché il suo raggio d'azione, almeno in quegli anni, non era solo Cerrelli, ma si estendeva anche ai paesi limitrofi.
Era dotato di un entusiasmo e di una voglia di fare encomiabili; spesso era da solo, nessuno gli dava una mano, ma lui era come uno di quei pionieri che partono da soli alla scoperta di nuove terre, e non si curano del freddo, della pioggia,del sole cocente, delle difficoltà.
Spesso ha dovuto sopportare i risolini di scherno e di derisione da parte di persone che non riuscivano a capire la sua ansia di cultura, il suo amore per la canzone, per il teatro, per lo spettacolo, per la storia, per le tradizioni popolari.
Ma lui andava avanti per la sua strada, incurante di tutto. Sapeva dentro di sé di essere nel giusto, sapeva che stava facendo qualcosa di bello e di valido per un'intera comunità, e allora, nonostante le delusioni, continuava ad impegnarsi, continuava a cercare di far capire agli altri, agli ottusi, a persone dalla mentalità ancora chiusa e ristretta, la bellezza dell'arte e della cultura, e lo faceva non con le parole, ma con i fatti, con la sua attività quotidiana di insegnante e con tutte le iniziative che curava di volta in volta.
Col passare degli anni, col mio allontanamento dalla mia terra natìa, ti avevo perso di vista, caro Francesco.
Di tanto in tanto, nei periodi in cui mi trovavo nella mia cara terra per le ferie, venivo a sapere di qualche tua iniziativa,e pensavo: Francesco non si arrenderà mai.
Tanti dopo di te ti hanno seguito, tanti dopo di te hanno capito il valore della cultura per la crescita della persona e per il rafforzamento dei legami tra le persone di un paese, di una zona. Tanti non hanno avuto più risate di scherno, ma applausi e riconoscimenti, ma io oggi piango e rimpiango te, pioniere di un'epoca che non esiste più.
Ciao Francesco, e fatti valere anche dall'altra parte, non ti arrendere mai.
VINCENZO ROCCIOLO

lunedì 15 giugno 2009

Ciccio Saponara, il ricordo di Carmine Senatore

Caro Oreste, voglio associarmi anch’io al cordoglio per la dipartita del maestro Ciccio Saponara. Siamo stati colleghi alla fine degli anni ’60 in quel di Cerrelli: io, giovane maestro e lui, più anziano di me.
Lo ricordo: sempre indaffarato. Della scuola le piaceva dare una visione iconica: riempiva di scritti e disegni dei ragazzi l’intero atrio della scuola. Voleva in tal modo dimostrare il sano attivismo della sua azione pedagogica. Amante della musica e della poesia, di quanti festival della canzone e della poesia è stato animatore? Di tanti. La sua sincerità era vera e non di maniera, rispettava ed apprezzava ciascuno di noi. Con i suoi alunni era un compagno e un padre: giocava con loro come se fosse un bambino. Condivedeva di ognuno desideri e giochi. Il denaro per lui era qualcosa da mettere a servizio di tutti. Lo trattava con noncuranza. Ricordo, quando andavano a prendere lo stipendio, lo metteva nelle tasche insieme alle sue numerose carte, sulle quali scriveva qualche verso o qualche barzelletta. Una volta l’ho anche rimproverato poichè si era comprata una colazione a base di pane e melanzane. “Come -- gli feci notare—con tutta la terra che hai, compri pane e melanzane?” E lui: ”Che vuoi, mi piacciono”. Era di gusti semplici. Sempre a disposizione di tutti. Ricordo, ancora non sposato, imbarcava nella sua cinquecento malandata tutti noi e ci portava a Salerno. Era un’avventura: benzina in riserva, ruote sgonfie, una macchina a pezzi! Durante le recite parrocchiali era lui che recitava le barzellette. Con la sua comicità, fatta da papere e interruzioni, suscitava la risata di tutti.
Se ne vanno con lui un uomo e un maestro apprezzato! Addio Ciccio! Ti auguro di essere in un’aere più sereno. Le tue sofferenze terrene sono finite!

Ricordando il professore Ciccio Saponara

Chissà come mai lo potrò chiamare: Ciccio, Ciccillo o il professore Ciccio? Noi altavillesi ci dividiamo a seconda del grado di confidenza con il quale chiamavamo Francesco Saponara, maestro elementare e dieci altre cose assieme. Francesco o Franco lo è stato in famiglia. Se n’è andato ad 87 anni, Ciccio, ed il rimpianto è stato davvero generale. Fu educatore moderno e pratico senza averne le prosopopee dei teorici di quelli che inorridivano davanti ad una classe elementare fatta di figli di contadini; organizzatore culturale del tutto dentro al filone paesan popolare; fu araldo e teorico della costruzione dell’identità e dell’orgoglio della gente di Cerrelli, di quella che si prese la rivincita rispetto a certe arroganti asprezze della parte “bene” del paese posto in alto; poi fu semplicemente “il professore Ciccio” che amava la musica, la poesia ed il teatro e che faceva sorgere dal niente quei festival prima “scacciapensieri” e poi dei “mini e grandi artisti”. Buono, candido, disinteressato, veramente nobile… difficile trovare altre definizioni. C’era un po’ del professore Ciccio nel maestro Bordigoni, il protagonista del romanzo di Piero Chiara ambientato ad Altavilla. Ma questo paese che cambia, e non sempre in bene, aveva meravigliato anche lui. Un episodio a caso fuoriesce dalla mia memoria. Non mi ricordo l’anno, però mi torna la sua faccia soddisfatta e le fotografie che raccontavano dello splendido presepe che aveva costruito pezzo per pezzo e che aveva esposto in un locale messogli a disposizione da Diana Di Poto. Chissà quanto gli erano costati pezzi, l’attrezzatura elettrica e quant’altro necessario. Due giorni dopo, di notte, alcuni balordi glielo fecero a pezzi. Fu un atto di vandalismo di una cattiveria spropositata. A chi disturbava quel presepe? Perché dare quel dispiacere a Ciccio? Lì per lì quell’episodio finì nel dimenticatoio, ma fu l’inizio di una deriva sociale che non si riesce ad arrestare. Chi aveva inferto quelle martellate sul presepe del professore Ciccio poteva trovare, come ha trovato, epigoni capaci di fare cose peggiori. Il mondo ideale del professore Saponara era tutt’altro. Pieno di artisti, non importa quale fosse il livello, bastava la sincerità!. Non si pensi però che il professore Ciccio vivesse in un mondo parallello a quello reale. Dentro la storia c’era stato, e come!, per esempio quando da giovane soldato dell’esercito italiano aveva attraversato l’Italia per ritornare nella sua Altavilla. Un’avventura che aveva voluto trascrivere in un bel racconto. Ciccio fu anche redattore di quella “Voce di Cerrelli”, l’unica testata giornalistica mai stampata nella sua borgata. Addio, professore, e grazie anche a nome di quei tanti scolari che hai avuto e che mai si annoiarono ad averti come maestro visto come tu li impegnavi tra presepi, bandierine per le feste del 4 novembre, recite e mille altre cose…

orestemottola@gmail.con

mercoledì 10 giugno 2009



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Sullo sfondo degli Alburni. Da Castelcivita ad Altavilla, ecco il fiume dei mille misteri

SCHEDA STORICA
E' l'antico Is, lungo il quale da Paestum - per Roccadaspide o per una diramazione della strada Annia per Postiglione - avvenivano i traffici di sale verso il Vallo di Diano. Lungo le sue sponde Strabone colloca il Porto Alburno, dal quale le navi pestane andarono a soccorrere i romani contro Annibale. Il Calore è il fiume della dea Teti, la madre di Achille. Nasce a Piaggine dal monte Cervati e dopo 63 Km si unisce, ad Albanella, nel Sele di cui è il principale affluente con una portata media di 6mila litri di acqua al minuto. Ha un bacino imbrifero di 780 chilometri quadrati. Il Calore è il filo conduttore che lega i tasselli della natura cilentaa: dalle forre montane del Cervati ai boschi idrofili di Persano, dalle rupestri "torri" degli Alburni, alla rigogliosa macchia mediterranea dei boschi di Altavilla.

ORESTE MOTTOLA
Fiume sconosciuto, misterioso e pericoloso in questo tratto il Calore Salernitano. "Volemmo sottrarci alla morte morendo nella gelida morsa d'acque tenebrose e inesplorate per amore della scienza che porta a Dio. Non compiangeteci- ricordateci". Vengono da Napoli e sono degli speleologi dilettanti, si chiamano: Giandavide Follaca, Giulio De Julio Garbrecht e Sergio Peruzy. Nella seconda metà degli anni Settanta, pagano ancora pegno all'ira del Dio delle acque sotterranee e una targa li ricorda nella piazza di Controne.
Poco lontano, vi è il ponte Pestano, più noto come Ponte di Spartaco, ricostruito nel dopoguerra, ma le cui origini risalgono ad epoca romana come attesta un'iscrizione che ancora oggi sopravvive alla sua base. La leggenda locale vuole che fosse attraversato dal ribelle Spartaco che si ritirava verso gli Alburni, dopo aver sconfitto l'esercito romano a Roccadaspide.
IL PORTIELLO
L'archeologo Paolo Peduto ha fatto dei rilievi sul terreno che restituirebbero ad Altavilla Silentina quello che la memoria storica della gente si è sempre attribuita, il "Portus Alburnus". Ed è località che ha quel nome così rivelatore: "Portiello". Si trova lungo il Calore quasi alla fine di Cerrocupo. Il posto è tra i più conosciuti perchè qui c' è il Mulino dei Cennamo. Il prof. Peduto afferma che, forse, si può cominciare a mettere la parola fine sulla disputa che ha diviso storici e geografi per secoli. Ha cominciato Probo Grammatico, che commentando il passo scritto da Virgilio nelle Georgiche sull'Alburno, dice che oltre il monte, vi è un porto con lo stesso nome. E via poi tanti altri. Di questi, però, c'era chi lo faceva sorgere vicino a Paestum e chi alla confluenza tra Sele e Calore. Ma nessuna vestigia o traccia è restata. Ed è anche per questo che quando si scopre che a Portiello, oltre al toponimo, ci sono molte strutture portuali medioevali intatte, murature ed attracchi, si deve prendere in considerazione l'ipotesi che il "portus" era proprio qui. Ma perché in una zona cosi nascosta? Due sono le risposte possibili. Motivi "pratici" : perché vi si esercitava anche la pirateria, allora attività lecita, e ci voleva un posto sicuro per nascondersi. Religiosi, perché l'Alburno era considerato, già dai tempi di Tertuliano una divinità, ai piedi della quale era conveniente mettersi. Procurarsi il cibo era facile perchè nel fiume c'era una ricca fauna ittica. Ancora nel dopoguerra spigole ed orate ne risalivano il corso in corteo con anguille e capitoni e le trote rosate erano davvero tante. Con la lontra faceva da spazzino e becchino del fiume ed eliminava i pesci vecchi e malati. Appena dall'altra riva correva la romana strada del sale attraversava tutta la Valle Calore per far arrivare al Vallo di Diano il prezioso condimento.
Quello stesso percorso servì più tardi ai briganti ed alle loro donne (molte le altavillesi!) per le loro scorribande. "Portiello" terra di un qualche interesse strategico lo era per forza: di fronte ci sono gli Albumi e a pochi chilometri la vecchia strada consolare che portava a Potenza ed in Calabria, il bosco di Persano e su tutto dominava quel fiume da sempre teatro di vicende di caccia e d'amore, come di tragici annegamenti ed ameni passatempi. Ma è qui a Cerrocupo che il corso capriccioso del Calore si placa. Diventa tranquillo ed ordinato. Attualmente al posto del vecchio mulino ad acqua c'è un'apparecchiatura industrialmente asettica. La trasformazione è stata gestita dalla famiglia Cennamo, mugnai da oltre 130 anni. Sono stati Raffaele e Goffredo Cennamo a mettere una bacheca per ricordare la storia di famiglia. Storia di momenti felici e di grandi tragedie individuali e collettive come la tassa sul macinato ed il razionamento.dopo l'ultima guerra. Molto belle sono le pubblicità dei fabbricanti di mulini del secolo scorso. Oltre due secoli un'altra famiglia di mugnai, i Marzio, fallirono perché dissanguati per le spese sostenute per incanalare il fiume. Per questo gli subentrò la famiglia Cennamo, proveniente dalla vicina Postiglione. Il porto, un mulino. La storia continua.

giovedì 4 giugno 2009

Altavilla, il gip Lerose ha rimesso in libertà Cennamo

ORESTE MOTTOLA orestemottola@gmail.com
Il gip Giovanna Lerose ha rimesso in libertà Francesco Cennamo, 25enne di Altavilla Silentina, arrestato l’1 giugno, dopo una perquisizione presso la sua abitazione dove, secondo i carabinieri, erano state rivenute armi, munizioni ed anche banconote false. La versione difensiva del giovane è stata ritenuta valida e soprattutto tale da ridimensionare le accuse rivoltegli in un primo momento. Le armi e le munizioni? Cimeli adel suo periodo di servizio da caporal maggiore in forze all’esercito italiano. La moneta falsa? Una sola, e tra l’altro una prova, peraltro effettuata con una stampante tra le più economiche in circolazione. Perché Francesco Cennamo, come porta scritto sul suo biglietto da visita, è una sorta di carrozziere – artista, fa il decoratore di auto e moto, anzi come fa scrivere lui: “Progettazione e realizzazione di componenti estetici in vetroresina”. Pur continuando l’inchiesta, condotta dal magistrato Vincenzo Montemurro a carico di 11 giovani, che gli inquirenti accostano ad una serie di reati consumati nel paese, la sua posizione è stata fortemente ridimensionata. L’avviso di garanzia è stato emesso proprio per permettergli di poter chiarire fatti e situazioni finora oggetto d’indagine riservata. “Tutte le armi e munizioni – ha dichiarato Cennamo, assistito dagli avvocati Sabatino Di Lucia e Domenico Santacroce, erano già esplosi e ricordo del periodo mlitare, così come le divise rinvenute dai carabinieri durante la perquisizione”. Quanto attiene alla banconota falsa – come dà atto l’ordinanza del gip Lerose - ed agli altri modelli riproducenti banconote, essi erano mera esplicazione della sua attività di decoratore di auto e moto”. Un plauso anche alla professionalità dimostrata nell'azione ed al rispetto dimostrato per i familiari dell'indagato è rivolto ai Carabinieri.

martedì 2 giugno 2009

Le ciliegie di S.Gerardo dei Tintori

di Carmine Senatore



E’maggio. Gli umori del piovoso aprile e la temperatura, superiore alla media stagionale, sono le condizioni giuste. Saranno mature? La curiosità da appagare mi spinge ad affrettare il passo. Un cespuglio di roselline di maggio mi compare davanti all’ingresso del podere in tutto il suo splendore. Sono roselline piccole e con numerosi petali addossati gli uni agli altri. L‘odore inebriante e antico mi coglie. Sono sempre le stesse, paiono immortali: sempre allo stesso posto, sempre nello stesso tempo, sempre lo stesso odore. La sensazione che mi coglie subito ne richiama altre, sincroniche e stuzzicanti. Sono sensazioni antiche e diverse. Mi richiamano colori e sapori, sempre vivi e mai sopiti. Finalmente la curiosità è soddisfatta. A ciocche, isolate, a due, a tre, colori diversi immersi in un mare di verde. Sembrano tante dame e damigelle. Alcune ancora acerbe, nella loro turgida vitalità, sono pronte a scoppiare, altre con un rosso appena accennato, indizio di un pudore timidamente nascosto, e poi, le rosse intense in tutta la loro desiderata carnalità. Sembrano uscite da un budoir, da un salotto ovidiano con un trucco perfetto. Altre rassomigliano a quelle signore, che indaffarate da bambini da mandare a scuola e da colazioni da preparare, tirano fuori sul bus, che le porta al lavoro, matite e rossetti. Il loro trucco, fatto di frettolosità, si nota a prima vista. Tutte sono però appetibili. Ne mangio una, poi un’altra. Sono buone. Mi fermo, nonostante la dieta ne indica un basso potere zuccherino. Per la mia glicemia: un attentato. Mi fermo a osservare. Un lento e tenue venticello le muove in una danza armoniosa e corale. Pare un balletto. Delizie della primavera, leccornie per i bambibi, esse hanno anche un santo protettore. Chi l’avrebbe mai immaginato? E’ S. Gerardo dei Tintori, patrono di Monza. La mia mente rivive la mia fanciulezza, quando mia madre portava le primizie. Mettevano gioia e allegria. Sostituivano la marmellata. Pane e ciliege, che magnifica colazione! Ricordo come se fosse oggi, le scorpacciate con i miei compagni. Ancora non era diventato costume, cattiva abitudine secondo i dietologi, mangiare la frutta a completamento dei pasti. Quando si mangiavano, erano autentiche scorpacciate: fuori dai pasti e a stomaco vuoto. Alla fine satolli, in un supremo anelito restituivamo alla Terra quello che essa generosamente ci aveva donato. Erano continue scorrerie razzie. Non guardavano a chi esse appartenessero. Era il solito rito: toccata e fuga, dopo aver abbondamente concimato. Continuavamo così per tutto il mese di maggio e la prima parte di giugno, quando i “giovannini” la facevano da padrona nella polpa, ormai talmente matura da diventare una succosa mousse. Ciò che la terra aveva donato veniva a essa restituito. Terra, madre terra!

A casa stampava banconote e collezionava armi, arrestato Francesco Cennamo. Undici indagati si attendono sviluppi

A casa stampava banconote e collezionava armi, arrestato Francesco Cennamo



ORESTE MOTTOLA

Era conosciuto per la sua attività di culturista e di collezionista di materiale bellico. L’arresto per detenzione illegale di armi e fabbricazione di banconote false di Francesco Cennamo, 25enne di Altavilla Silentina, è scattato nella prima mattinata quando numerose volanti hanno fatto irruzioni nei vari luoghi dove il giovane esplicava le sue attività. Il risultato finale è stato il rinvenimento di esplosivi, armi, munizioni e tracce di un’attività di fabbricazione di banconote false da 100 e 50 euro che era solo agli inizi. I carabinieri della compagnia di Eboli, guidati dal maggiore Nobile Risi, in casa gli hanno trovato una vera e propria stamperia di denaro falso. Nonostante la giovane età nel paese Francesco Cennamo era conosciuto per via della sua passione per il fitness, e per la sua attività di buttafuori nei locali notturni. Estroso, intelligente e versato alla manualità, lo dcescive così così chi lo conosce bene. E con la passione della collezione di materiale bellici alleati, quelli che durante lo sbarco del 1943 furono così copiosamente dispersi da queste parti. Francesco Cennamo viene ritenuto estraneo agli ambienti legati al mondo della tossicodipenza locale. A lui però i militari sono arrivati a seguito di un’intensa attività di intelligence condotta dai militari della stazione locale, comandati dal maresciallo Salerno, che da tempo stanno cercando di venire a capo di numerosi episodi delinquenziali finora rrimasti impuniti e commessi nel paese. Le modalità spettacolari dell’arresto di Cennamo non sono sfuggiti alla popolazione. All’alba sono state decine le volanti dei carabinieri che circondavano l’abitazione di Francesco Cennamo, situata in località Canale, dove il giovane veniva sorpreso e tratto in arresto per detenzione illegale di esplosivi, armi, munizioni e per fabbricazione di banconote false da 100 e 50 euro con sequestro di una vera e propria stamperia di denaro falso. Impressionante è l’elenco di ciò che i carabinieri gli hanno trovato in casa. Si va dal materiale bellico: quattro bombe da mortaio, per complessivi circa 5 Kg. di esplosivi; 563 grammi di polvere pirica (esplosivo IV categoria); 5 munizioni per cal.7,65 e 9; 12 bossoli di vario calibro, anche per armi tipo guerra; un fucile lancia granate, costruito artigianalmente; un fucile con cannocchiale modello M16, privo di tappo rosso; due casse per munizioni cal.7,62 Nato; una balestra con binocolo e 4 frecce ad alta penetrazione. C’è poi il materiale legato alla sua attività nei locali notturni:due noccolieri in metallo per tirare pugni devastanti; un coltello a serramanico, di genere proibito. Rilevante è quanto collegato all’attività di vera e propria zecca clandestina, che era solo agli inizi viste che sono state trovate solo due banconote false da 100 e 50,00. Però l’attività era in sviluppo visto che c’erano 27 fogli A/4 con prove di colore per stampa di banconote; 30 fogli A/4 riportanti banconote false; un foglio A/4 riportante una banconota falsa e sullo stesso foglio l’indicazione per la stampa di banconote false. A disposizione di Cennamo c’è un apparato multi-funzione (stampante, scanner e fotocopiatrice) per la fabbricazione di banconote false ed inoltre un personal-computer. I Carabinieri proseguono le indagini per accertare eventuali altri correi e chiarire gli esatti contorni dell’importante sequestro che ha consentito di smantellare una stamperia clandestina di banconote false e sequestrare un vero e proprio arsenale di armi.