Caro Oreste, voglio associarmi anch’io al cordoglio per la dipartita del maestro Ciccio Saponara. Siamo stati colleghi alla fine degli anni ’60 in quel di Cerrelli: io, giovane maestro e lui, più anziano di me.
Lo ricordo: sempre indaffarato. Della scuola le piaceva dare una visione iconica: riempiva di scritti e disegni dei ragazzi l’intero atrio della scuola. Voleva in tal modo dimostrare il sano attivismo della sua azione pedagogica. Amante della musica e della poesia, di quanti festival della canzone e della poesia è stato animatore? Di tanti. La sua sincerità era vera e non di maniera, rispettava ed apprezzava ciascuno di noi. Con i suoi alunni era un compagno e un padre: giocava con loro come se fosse un bambino. Condivedeva di ognuno desideri e giochi. Il denaro per lui era qualcosa da mettere a servizio di tutti. Lo trattava con noncuranza. Ricordo, quando andavano a prendere lo stipendio, lo metteva nelle tasche insieme alle sue numerose carte, sulle quali scriveva qualche verso o qualche barzelletta. Una volta l’ho anche rimproverato poichè si era comprata una colazione a base di pane e melanzane. “Come -- gli feci notare—con tutta la terra che hai, compri pane e melanzane?” E lui: ”Che vuoi, mi piacciono”. Era di gusti semplici. Sempre a disposizione di tutti. Ricordo, ancora non sposato, imbarcava nella sua cinquecento malandata tutti noi e ci portava a Salerno. Era un’avventura: benzina in riserva, ruote sgonfie, una macchina a pezzi! Durante le recite parrocchiali era lui che recitava le barzellette. Con la sua comicità, fatta da papere e interruzioni, suscitava la risata di tutti.
Se ne vanno con lui un uomo e un maestro apprezzato! Addio Ciccio! Ti auguro di essere in un’aere più sereno. Le tue sofferenze terrene sono finite!
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