Pubblicato su carta sin dal 1993, è uno dei più longevi periodici dell'area della Piana del Sele e Cilento. La Collina degli Ulivi online vuole essere ancora di più un luogo di informazione, ascolto e diffusione di idee, anche attraverso l'interazione in tempo reale con i suoi lettori in ogni parte del mondo.

mercoledì 10 giugno 2009



---------
Sullo sfondo degli Alburni. Da Castelcivita ad Altavilla, ecco il fiume dei mille misteri

SCHEDA STORICA
E' l'antico Is, lungo il quale da Paestum - per Roccadaspide o per una diramazione della strada Annia per Postiglione - avvenivano i traffici di sale verso il Vallo di Diano. Lungo le sue sponde Strabone colloca il Porto Alburno, dal quale le navi pestane andarono a soccorrere i romani contro Annibale. Il Calore è il fiume della dea Teti, la madre di Achille. Nasce a Piaggine dal monte Cervati e dopo 63 Km si unisce, ad Albanella, nel Sele di cui è il principale affluente con una portata media di 6mila litri di acqua al minuto. Ha un bacino imbrifero di 780 chilometri quadrati. Il Calore è il filo conduttore che lega i tasselli della natura cilentaa: dalle forre montane del Cervati ai boschi idrofili di Persano, dalle rupestri "torri" degli Alburni, alla rigogliosa macchia mediterranea dei boschi di Altavilla.

ORESTE MOTTOLA
Fiume sconosciuto, misterioso e pericoloso in questo tratto il Calore Salernitano. "Volemmo sottrarci alla morte morendo nella gelida morsa d'acque tenebrose e inesplorate per amore della scienza che porta a Dio. Non compiangeteci- ricordateci". Vengono da Napoli e sono degli speleologi dilettanti, si chiamano: Giandavide Follaca, Giulio De Julio Garbrecht e Sergio Peruzy. Nella seconda metà degli anni Settanta, pagano ancora pegno all'ira del Dio delle acque sotterranee e una targa li ricorda nella piazza di Controne.
Poco lontano, vi è il ponte Pestano, più noto come Ponte di Spartaco, ricostruito nel dopoguerra, ma le cui origini risalgono ad epoca romana come attesta un'iscrizione che ancora oggi sopravvive alla sua base. La leggenda locale vuole che fosse attraversato dal ribelle Spartaco che si ritirava verso gli Alburni, dopo aver sconfitto l'esercito romano a Roccadaspide.
IL PORTIELLO
L'archeologo Paolo Peduto ha fatto dei rilievi sul terreno che restituirebbero ad Altavilla Silentina quello che la memoria storica della gente si è sempre attribuita, il "Portus Alburnus". Ed è località che ha quel nome così rivelatore: "Portiello". Si trova lungo il Calore quasi alla fine di Cerrocupo. Il posto è tra i più conosciuti perchè qui c' è il Mulino dei Cennamo. Il prof. Peduto afferma che, forse, si può cominciare a mettere la parola fine sulla disputa che ha diviso storici e geografi per secoli. Ha cominciato Probo Grammatico, che commentando il passo scritto da Virgilio nelle Georgiche sull'Alburno, dice che oltre il monte, vi è un porto con lo stesso nome. E via poi tanti altri. Di questi, però, c'era chi lo faceva sorgere vicino a Paestum e chi alla confluenza tra Sele e Calore. Ma nessuna vestigia o traccia è restata. Ed è anche per questo che quando si scopre che a Portiello, oltre al toponimo, ci sono molte strutture portuali medioevali intatte, murature ed attracchi, si deve prendere in considerazione l'ipotesi che il "portus" era proprio qui. Ma perché in una zona cosi nascosta? Due sono le risposte possibili. Motivi "pratici" : perché vi si esercitava anche la pirateria, allora attività lecita, e ci voleva un posto sicuro per nascondersi. Religiosi, perché l'Alburno era considerato, già dai tempi di Tertuliano una divinità, ai piedi della quale era conveniente mettersi. Procurarsi il cibo era facile perchè nel fiume c'era una ricca fauna ittica. Ancora nel dopoguerra spigole ed orate ne risalivano il corso in corteo con anguille e capitoni e le trote rosate erano davvero tante. Con la lontra faceva da spazzino e becchino del fiume ed eliminava i pesci vecchi e malati. Appena dall'altra riva correva la romana strada del sale attraversava tutta la Valle Calore per far arrivare al Vallo di Diano il prezioso condimento.
Quello stesso percorso servì più tardi ai briganti ed alle loro donne (molte le altavillesi!) per le loro scorribande. "Portiello" terra di un qualche interesse strategico lo era per forza: di fronte ci sono gli Albumi e a pochi chilometri la vecchia strada consolare che portava a Potenza ed in Calabria, il bosco di Persano e su tutto dominava quel fiume da sempre teatro di vicende di caccia e d'amore, come di tragici annegamenti ed ameni passatempi. Ma è qui a Cerrocupo che il corso capriccioso del Calore si placa. Diventa tranquillo ed ordinato. Attualmente al posto del vecchio mulino ad acqua c'è un'apparecchiatura industrialmente asettica. La trasformazione è stata gestita dalla famiglia Cennamo, mugnai da oltre 130 anni. Sono stati Raffaele e Goffredo Cennamo a mettere una bacheca per ricordare la storia di famiglia. Storia di momenti felici e di grandi tragedie individuali e collettive come la tassa sul macinato ed il razionamento.dopo l'ultima guerra. Molto belle sono le pubblicità dei fabbricanti di mulini del secolo scorso. Oltre due secoli un'altra famiglia di mugnai, i Marzio, fallirono perché dissanguati per le spese sostenute per incanalare il fiume. Per questo gli subentrò la famiglia Cennamo, proveniente dalla vicina Postiglione. Il porto, un mulino. La storia continua.

Nessun commento:

Posta un commento