Oreste Mottola
Due
agricoltori scoprono l’antico porto sul Sele e sul Tusciano e poi antiche terme
romane nei loro terreni. Antiche carte topografiche e documenti antichissimi
dimostrano la presenza in questa zona di un grosso lago fin dall'anno Mille. E
collaborano attivamente per scavarli e renderli fruibili. La loro azienda
agricola, il “Feudo di ron Alfrè”, una delle più solide della Piana del Sele,
specializzata nell’ortofrutta della IV gamma, ovvero le insalate fresche che
già arrivano pronte in tavola in tutta Europa, assorbiva tutte le loro energie.
Maurizio e Renato De Filitto vivevano bene così, nella zona tra l’Aversana e la
Spineta, ai confini tra Eboli e Battipaglia. La svolta arriva l’11 agosto del 2006
quando lavorando con i trattori s’imbattono in una sorta di rampa di scalo in
pietra limitata da una bassa struttura muraria. La curiosità prende il
sopravvento così come la sensibilità culturale che li porta a fermare i lavori
e a recarsi negli uffici della Soprintendenza per chiedere un sopralluogo.
Giuliana Tocco Sciarelli, la funzionaria in carica al tempo, intuisce che in
quel luogo ci potrebbe essere qualcosa di scientificamente rilevante e in
località Aversana ci va di persona. Si fida di Maurizio e Renato e li sprona a
continuare loro nelle attività di scavo. E ci spedisce docenti dell’università
e giovani tesisti. Viene così fuori il porto che permette l’ingresso sui due
laghi molto pescosi usato per secoli come “campo chiuso” per pescare e vendere,
verso Salerno e Napoli, il
ben di dio che veniva sia dai fiumi vicini, il Sele ed il Tusciano, ma anche
dal mare. Ma non c’è solo il porto, su un’area di circa 30mila mq viene anche
alla luce un impianto termale pubblico di epoca romana, ben conservato e con
bellissimi mosaici. E’ un piccolo esempio di buona cooperazione tra pubblico e
privato ed anche di coinvolgimento attivo dei proprietari dei terreni agricoli dove
ci sono dei reperti. Qui, tra la Spineta e l’Aversana, le zone più
economicamente interessanti della ricca economia agricola della Piana del Sele,
in pochi anni si lavora alacremente al disvelamento e successiva fruizione di
una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni pur
all’interno del vasto comprensorio dell’hinterland di Paestum. I ruoli sono ben
distinti: Maurizio è l’archeologo, scrittore e storico. Renato è l’agricoltore,
l’uomo di macchina della struttura. Maurizio in zona è ritenuto una sorta di
Indiana Jones. Autore anche di tre libri ha tenuto incontri con esperti per
sopralluoghi in area di scavo e ha raccolto centinaia di cartografie. Col
contributo di periti, ingegneri, cartografi, tavolari e disegnatori, ha
allestito due mostre tra Eboli e Battipaglia. Lo scorso anno hanno preso vita
il volume "I misteri dell’Aversana" e l’allestimento di una mostra
cartografica denominata "Le terre tra il Tusciano e il Sele dall’XI al XIX
secolo". Di quest’anno la seconda mostra intitolata come il suo ultimo
libro "Tusciano, uomini e terre", che ha incassato il plauso di
studiosi e Sovrintendenza.
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