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sabato 12 giugno 2010

BRUNO MAZZEO: il professore, il giornalista ed il politico

di Carmine Senatore



Il personaggio di cui oggi parlerò, è un personaggio in alcuni momenti strettamente legato alla mia vita: Bruno Mazzeo. Nasce alla fine degli anni venti (il 1928), secondo di sei figli , di cui quattro maschi e due femmine. Il padre, mastro Antonio, era quello che aveva insegnato il mestiere a mio padre. Mio nonno, pur essendo muratore, come era costume dei tempi, affidava l’insegnamento del mestiere ad un altro mastro, anche se poi andava a lavorare o in proprio o col proprio genitore. Michelino era il primogenito, e a lui era affidato l’educazione e l’orientamento professionali dei fratelli più piccoli. Fu così che Bruno, sotto la guida del fratello, divenne sarto. Però la sartoria non poteva dare un reddito adeguato a tutti, per cui avendo le possibilità, fu aperto un negozio, gestore del quale fu chiamato Bruno. Il barista non bastò a Bruno e grazie all’aiuto di Manuccio di Lucia, precettore di gran parte di noi, conseguì la licenza media. Aveva 23 anni. Bruno divenne l’attore drammatico per eccellenza delle recite parrocchiali. Lo ricordo nel ruolo di Tommaso Moro, l’umanista cattolico che rifiutò di accettare l’atto di Supremazia di Enrico VIII e lo condusse alla pena capitale con l’accusa di tradimento. Grazie all’aiuto economico del fratello più grande, decise di prendere il diploma di maestro. Un paio d’anni in convitto da privatista. Infine il conseguimento dell’idoneità in quarta, la relativa frequenza e il conseguimento del diploma. Era il 1954. Fu proprio in quegli che io insieme al fratello minore Giovanni, che poi diverrà colonnello dell’esercito, partecipammo agli esami d’ammissione. Fu proprio Bruno che in quell’occasione ci fece ospitare dalla sig.ra Bonavita, durante gli esami. Ricordo ancora il vecchio edificio di fronte al Palazzo di Giustizia di Salerno in Via Vittorio Emanuele e l ‘acre odore del gas di città che impregnava le scale. Dovettero passare dieci i anni perché Bruno diventasse maestro di ruolo. Ancora stretti rapporti negli anni ‘60, quando, lui incaricato annuale come maestro in località Bosco ed io insegnante nella scuola sussidiata in Pian del Carpine, andavamo a scuola con la sua Seicento bianca. Quando il Malnone straripava, era giocoforza andare a piedi. Via obbligata: un viottolo nel Bosco di Camerine, col mio pacchetto di biscotti “pavesini”, che io mangiavo durante il tragitto. Bruno nel frattempo si era sposato con Iolanda, battipagliese e parente di mio cognata e di mia moglie. Fu durante il matrimonio di Bruno che Vincenzo Grimaldi conobbe Lina. Fu poi durante le sue visite al fidanzato che io conobbi la ragazza che poi divenne mia moglie. Il 1964 fu l’anno in cui , Bruno, insieme a Bruno Di Venuta e a me, diventò di ruolo. Io divenni il maestro più giovane che era stato assunto in ruolo. Nacque in quell’anno anche Antonio, che noi battezzammo col nomignolo “Concorso magistrale”. Com’era vissuto tutti quegli anni Bruno? Col suo stipendio di maestro incaricato e dai proventi di segretario della Coldiretti, l’associazione degli agricoltori vicino alla democrazia cristiana. Grazie alla Coldiretti, con l’appoggio della Democrazia cristiana, gli agricoltori ottennero la loro pensione. Fu un avvenimento eccezionale per i tempi: ai contadini per la prima volta fu riconosciuto il diritto alla pensione, anche se modesta. Noi simpatizzanti di sinistra lo criticavamo, in quanto si faceva passare “un diritto”, per una concessione dall’alto. La gratitudine a Bruno non fu soltanto sentimentale… Sarà eletto con ampio suffragio prima consigliere e poi assessore ai lavori pubblici, guadagnandosi il soprannome di “Zaccagnini”, allora ministro dei lavori pubblici e che poi diverrà segretario della Democrazia cristiana nazionale. Era lui che durante le campagne elettorali teneva i comizi. Possedeva una buona dialettica , aveva il gusto del motto di spirito e una buona dose di “faccia tosta” di fronte alla gente. Intonato, fu lui uno dei protagonisti del “Festival della canzone altavillese” tenuto nella prima metà degli anni ’50. Fu poi apprezzato corrispondente de “Il Mattino”. Si trasferì in seguito con tutta la famiglia a Salerno, dove vive, godendosi la sua pensione.

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