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mercoledì 23 giugno 2010

Sforzi reali e polemiche virtuali tra i detriti di una comunità

(Risposta al post Chiesa di San Biagio, la risposta di Gerardo Di Verniere)

di Diomira Cennamo

Vorrei intervenire su un punto di questa articolata lettera, punto marginale, se vogliamo, rispetto all'ampiezza della polemica, tarata su ben altre problematiche.
Si continua ad accusare Internet, a far finta che il Web non esista, a sostenere che i collegamenti, il coordinamento e le azioni virtuali non siano dopo tutto reali. La posizione espressa a riguardo e tra le righe da Gerardo in un punto della sua lettera aperta è una posizione che tra cinque anni - mi auguro - nessuno si sentirà più di avallare, ma che attualmente continua a relegare comunità come quella altavillese ai margini della crescita e dello sviluppo sociale, civile ed economico.
Proprio mentre scrivo, nell'azienda per cui lavoro, qualche stanza più in là dalla mia, si sta svolgendo un importante incontro con cui si prenderanno delle decisioni di peso economico rilevante. Lo si farà a distanza, attraverso un sistema di video conference call, più o meno simile, come meccanismo, a quello grazie al quale io con altre sette persone volenterose abbiamo fondato un'associazione 'tale' Auriga Cilento un anno e mezzo fa. Associazione di cui non faccio più parte, ma di cui difenderò sempre gli intenti e le modalità con cui è nata, perché sono anche un mio parto e frutto di tanti sforzi mentali e fisici (e tutt'altro che virtuali, credetemi).
Del convegno citato da Gerardo, che è stato un po' l'ultima battuta della mia presenza in associazione, posso testimoniare (come moderatore dell'incontro) la piena disponibilità a far parlare chiunque lo desiderasse, con una sessione dedicata alle domande che si è conclusa soltanto all'esaurimento delle domande stesse, a cui gli esperti convocati erano prontissimi a rispondere. Ma eravamo in tanti quella sera a poterlo testimoniare...
Detto ciò, soffro sempre nel constatare quanto qualsiasi iniziativa avviata per il bene comune sprigioni polemiche contro piuttosto che sostegno verso gli sforzi e la volontà d'azione dei propri concittadini. Perché sono concittadini anche quelli che non abitano più nella propria città, vero? O forse non meritano attenzione, ascolto, dignità, diritto di parola, nonostante spesso portino ostinatamente immutata per anni la residenza sulla carta d'identità? Doppiamente beffati da una terra che li ha sputati fuori una volta e che gli sputa addosso ora per mezzo di chi è rimasto? Mi auguro di parlare con interlocutori abbastanza intelligenti per rifiutare tutto questo.
Oggi, queste persone, legate a filo diretto con la propria terra d'origine, spinte da un affetto viscerale a ritornarvi, possono finalmente farlo, virtualmente ma con sforzi concreti, prima di un rientro, forse troppo lontano per poter fare qualcosa di buono per questa loro terra.
Oggi, grazie a Internet, le comunità non sono più solo comunità fisiche, ma sono comunità di interesse, in cui chi ha a cuore una causa comune più finalmente lavorare insieme a sua difesa.
Potrei citarvi un numero infinito di esempi di questo tipo. Ve ne faccio solo uno, quello di un'associazione per lo sviluppo territoriale che lavora, attraverso un ufficio virtuale che si chiama Internet e i cui collaboratori sono sparsi nei cinque continenti (l'unico problema è il fuso orario, ma si gestisce anche quello). Ho intervistato personalmente la giovane fondatrice in questo articolo: http://www.workingcapital.telecomitalia.it/2010/05/youth-action-for-change-i-giovani-protagonisti-dello-sviluppo/.
Detto ciò, mi piacerebbe che tutti (e sottolineo tutti) si andasse oltre la polemica e ci si unisca, ognuno con le capacità e la volontà che ha, vicino o lontano, titolato o non titolato, per abbracciare una causa, per risolvere un problema che li accomuna tutti.
Persone come Gerardo non possono e non devono diventare capro espiatorio di inadempienze varie del passato. Anche perché, come diceva qualcuno, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Anche perché una persona di buona volontà come lui ha fatto sicuramente quello che ha potuto e saputo fare e che potrebbe continuare a fare molto se giustamente guidato, non da balie ma da istituzioni di tutela che, come giustamente lui dice, dovrebbero essere presenti prima anziché fare la nottola di Minerva, perché altrimenti è chiaro che 'qualcosa' non ha funzionato nel meccanismo stesso della tutela a loro carico. Non vi pare?
Io vorrei vedere tutte insieme forze e volontà, capacità e competenze a lavorare per uno stesso vitale obiettivo: risollevare un paese che sta cadendo a pezzi.
Sapete cosa penso? L'unica cosa che è e resta veramente virtuale sono le polemiche. Superiamole unendoci. Divisi e armati non si fa nulla e gli obiettivi più belli saranno conseguiti con una vittoria amaramente 'monocratica'. Vittora acida, che inasprisce sempre e non è mai vera vittoria.

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