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martedì 24 marzo 2009

BRUNO MAZZEO, il giornalista - maestro e tante altre cose ancora

La storia siamo noi... e nessuno se ne senta escluso
BRUNO MAZZEO
di Carmine Senatore
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I tentativi che io e Oreste stiamo facendo per descrivere usi,costumi e tradizioni del nostro paese, hanno valenze ed orizzonti diversi. Oreste col suo piglio di giornalista, con un linguaggio semplice e immediatamente comprensibile ,ne mette in risalto l’aspetto più oggettivo e cromatico, e, non essendo, se non per riferimento orale ,il diretto testimone, mantiene lontano le sue emozioni, e ,con il riferimento ai documenti scritti ne mette in luce i connotati che sono proprio dello storico. Io invece cerco di rendere vivo le situazioni ei protagonisti, facendo riferimento a fatti vissuti e a ricordi, per cui, ad esempio, la figura di Armido Iorio,non è soltanto il pasticciere provetto,ma di lui vedo gesti,movenze,comportamenti ed avverto intorno alla sua figura tutte le sensazioni, come l’odore della pasticceria che si diffondeva nel vico immediatamente a valle del suo negozio dove si trovava il suo laboratorio e ne rivivo la il caratteristico dolce detto “pizzicocco”, fatto di pane pasta dolce con uova e con al centro il tipico pan di Spagna, contrariamente a quello della tradizione casalinga con pasta dolce e senza con l’uovo avvolto da striscioline di pasta, reso sodo dal calore del forno. Cerco quindi di mettere in luce , non tanto la loro descrizione fisica dei protagonisti, quanto le sensazioni e le emozioni che hanno lasciato in me.

Bruno Mazzeo
Il personaggio di cui oggi parlerò, è un personaggio in alcuni momenti strettamente legato alla mia vita: Bruno Mazzeo. Nasce alla fine degli anni venti (il 1928), secondo di sei figli , di cui quattro maschi e due femmine. Il padre, mastro Antonio, era quello che aveva insegnato il mestiere a mio padre. Mio nonno , pur essendo muratore, come era costume dei tempi, affidava l’insegnamento del mestiere ad un altro mastro, anche se poi andava a lavorare o in proprio o col proprio genitore. Michelino era il primogenito, e a lui era affidato l’educazione e l’orientamento professionali dei fratelli più piccoli. Fu così che Bruno , sotto la guida del fratello, divenne sarto. Però la sartoria non poteva dare un reddito adeguato a tutti, per cui avendo le possibilità, fu aperto un negozio, gestore del quale fu chiamato Bruno. Ed è proprio nel suo bar che avvenne un avvenimento , che ha lasciato per tanto tempo in me un ricordo triste e amro nel contempo. Aveva nel bar un contenitore di plastica con delle caramelle dette “Besana”, fatte da torroncino ricoperto da cioccolato. Il contenitore aveva un’apertura di plastica . Preso dall’ingordigia riuscivo con la mia piccola mano e portarne via alcune. La cosa mi era riuscita più volte, fino a quando fui scoperto da Bruno, che mi rimproverò. Colto dalla vergogna, rosso in viso, mi allontanai . Lungo la strettoia buttai viale caramelle che avevo in tasca in un cespuglio. Ero un ladro….Non fui capace di mangiare quelle caramelle, che trovai qualche settimana dopo divorate dalle formiche. Il barista non bastò a Bruno e grazie all’aiuto di Manuccio di Lucia, precettore di gran parte di noi,conseguì la licenza media. Aveva 23 anni. Bruno divenne l’attore drammatico per eccellenza delle recite parrocchiali. Lo ricordo nel ruolo di Tommaso Moro, l’umanista cattolico che rifiutò di accettare l’atto di Supremazia di Enrico VIII e lo condusse alla pena capitale con l’accusa di tradimento. Grazie all’aiuto economico del fratello più grande, decise di prendere il diploma di maestro. Un paio d’anni in convitto da privatista. Infine il conseguimento dell’idoneità in quarta, la relativa frequenza e il conseguimento del diploma. Era il 1954. Fu proprio in quegli che io insieme al fratello minore Giovanni , che poi diverrà colonnello dell’esercito,partecipammo agli esami d’ammissione. Fu proprio Bruno che in quell’occasione ci fece ospitare dall sig.ra Bonavita, durante gli esami. Ricordo ancora il vecchio edificio di fronte al Palazzo di Giustizia di Salerno in Via Vittorio Emanuele e l ‘acre odore del gas di città che impregnava le scale. Dovettero passare dieci i anni perché Bruno diventasse maestro di ruolo. Ancora stretti rapporti negli anni ‘60, quando ,lui incaricato annuale come maestro in località Bosco ed io insegnante nella scuola sussidiata in Pian del Carpine, andavamo a scuola con la sua seicento bianca, Quando il Malnone straripava , era giocoforza andare a piedi. Via obbligata :un viottolo nel Bosco di Camerine, col mio pacchetto di biscotti “pavesini”, che io mangiavo durante il tragitto. Bruno nel frattempo si era sposato con Iolanda, battipagliese e parente di mio cognata e di mia moglie. Fu durante il matrimonio di Bruno che Vincenzo Grimaldi conobbe Lina. Fu poi durante le sue visite al fidanzato che io conobbi la ragazza che poi divenne mia moglie. Il 1964 fu l’anno in cui , Bruno, insieme a Bruno Di Venuta e a me, diventò di ruolo. Io divenni il maestro più giovane che era stato assunto in ruolo. Nacque in quell’anno anche Antonio, che noi battezzammo col nomignolo “Concorso magistrale”. Com’era vissuto tutti quegli anni Bruno? Col suo stipendio di maestro incaricato e dai proventi di segretario della Coldiretti, l’associazione degli agricoltori vicino alla democrazia cristiana. Grazie alla Coldiretti, con l’appoggio della Democrazia cristiana, gli agricoltori ottennero la loro pensione. Fu un avvenimento eccezionale per i tempi : ai contadini per la prima volta fu riconosciuto il diritto alla pensione, anche se modesta. Noi simpatizzanti di sinistra lo criticavamo, in quanto si faceva passare “un diritto”, per una concessione dall’alto. La gratitudine a Bruno non fu soltanto sentimentale…… Sarà eletto con ampio suffragio prima consigliere e poi assessore ai lavori pubblici, guadagnandosi il soprannome di “Zaccagnini”, allora ministro dei lavori pubblici e che poi diverrà segretario della Democrazia cristiana nazionale. Era lui che durante le campagne elettorali teneva i comizi. Possedeva una buona dialettica , aveva il gusto del motto di spirito e una buona dose di “faccia tosta” di fronte alla gente. Intonato , buon cantante, fu lui uno dei protagonisti del “Festival della canzone altavillese” tenuto nella prima metà degli anni ’50.
Si trasferì in seguito con tutta la famiglia a Salerno, dove vive , godendosi la sua pensione.
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Bruno Mazzeo è stato il corrispondente de “Il Mattino” ed anche maestro elementare e dirigente della Coldiretti, cantante e musicista. Discorriamo, le rare volte che ci incontriamo, soprattutto intorno alla figura di Antonio Tedesco, il sindaco dal 1960 al 1975. Di quando, quando le perse le elezioni comunali, ne ebbe tanto dispiacere che dopo poco ne morì. Avrebbe voluto realizzare un vasto programma di lavori pubblici dopo che aveva fatto fare fare a Corrado Beguinot il pdf, il piano di fabbricazione, che allora poteva sostituire il piano regolatore. Un nipote, Gino Tierno, da anni accumula materiale per scriverci un libro. Lo aspettiamo ansiosi. Il “professore Bruno”, che di Tedesco per molti anni ne fu un fiero avversario, forse il più inflessibile, ora ne rivaluta l’opera. Io l’ho conosciuto poco, Tedesco. Ero un ragazzetto di campagna e ad una riunione politica democristiana elettorale a casa di miei parenti io c’ero e tenevo in mano un libro. Mi chiese di vederlo e mi stimolò a leggerlo nonostante che fossero le tesi congressuali di un gruppo dell’ultrasinistra. “Vienimi a trovare, me lo racconterai”, mi disse. Avevo appena fatto l’esame di terza media, non feci più in tempo a cercarlo.Antonio Tedesco, oltre che potente e prestigioso sindaco, fu il primo presidente della comunità montana e del consorzio acquedotti. Contava veramente. Eppure conservava una grande curiosità sulle passioni che prendevano ai giovani del tempo. Negli anni Cinquanta, con Saverio Reina, Sabatino D'Auria, Arturo Mazzei, Antonino Di Matteo e Giovanni Sambroia era stato tra i fondatori della Democrazia Cristiana. Però il paese continuava a guardare a destra. La svolta ci fu quando i suoi giovani leoni cominciarono a collegarsi con i nuovi capi dc salernitani e così Peppino Pipolo divenne il fiduciario di Valiante, Arduino Senatore di Scarlato, Oscar Cimino di D'Arezzo. Antonio Tedesco - invece - aveva buoni rapporti con tutti e preferì coltivare l'amicizia del senatore Indelli, lo storico animatore della battaglia per dare alla provincia di Salerno, l' acqua del fiume Sele. Fu uomo di partito sì, ma amico di tutti. Dialogante, sempre aperto alle sollecitazione degli avversari leali. Fu un moderno, in anticipo sui tempi. Nel Pd ci sarebbe stato a suo agio? Io, ripensando a come m’incoraggiò a leggere quel libretto di Avanguardia Operaia, penso di sì. Vedo però Bruno Mazzeo che aggrotta le ciglia e fa una smorfia di disapprovazione.
Oreste Mottola

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