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lunedì 16 marzo 2009

Provinciali 2009. Questa volta si candida Rosario Gallo

[Or.Mo]. Alle prossime elezioni provinciali uno dei candidati altavillesi sarà l'ex sindaco Rosario Gallo. Personalità politica di rilievo ha sempre avuto la capacità di "polarizzare" la discussione sulla sua persona. Così l'ho raccontato tre anni fa, quando si candidò alle elezioni comunali.


ALTAVILLA IL TERZO INCOMODO FRA CEMBALO E DI FEO È ROSARIO GALLO
“Sarò un sindaco soldato semplice e padre di famiglia”

Spunta il terzo incomodo fra Cembalo e Di Feo: è Rosario Gallo


Dare visibilità esterna al paese. Ridare umiltà ed operatività ad una classe dirigente che sappia far risultato. Che porti fieno in cascina e scommetta sui giovani. Questi i messaggi, semplici semplici, che Rosario Gallo, fa irrompere nella campagna elettorale altavillese. Concetti centristi, per aggregare intorno alla sua Udeur quella parte di paese che si ritrova a disagio con il centrosinistra di Cembalo ed il centrotavola di Di Feo. Gallo lo fa a modo suo, annunciando che il 29 maggio ci sarà anche lui, terzo incomodo e terzo polo della politica locale. E’ alle nozze d’argento con il ruolo di protagonista nella politica altavillese. Semplice consigliere comunale per pochissimo tempo, sindaco quasi sempre, per più di un decennio. Oppure è stato fuori dall’aula consiliare sì, ma sempre alle prese con una campagna elettorale. Politiche, amministrative o per il consorzio di bonifica che fosse. Non c’è un appuntamento che abbia saltato. Gli studiosi di marketing elettorale dovrebbero studiarlo. E’ costantemente alla guida di una macchina che produce voti di lista e preferenze. Alle primarie dell’Unione ancora non si sa se il comune che in Italia ha dato la più alta percentuale a Mastella sia stata Altavilla oppure Ceppaloni.
Ora è di fronte ad uno dei passaggi più difficili della sua carriera. Dopo 14 anni torna a proporsi in prima persona . Una sanzione amministrativa l’aveva “squalificato” e così gli altri (Cammarano e Di Feo, in primis) avevano potuto pascere come volevano.
Sì, Rosario Gallo sarà candidato a sindaco di Altavilla Silentina, il prossimo 29 maggio. Alla “Brace d’Oro” va al podio del palco e comincia con il ringraziare “Giovanni Paolo II, un grande papa” e poi continua coi giovani, i bambini e gli anziani. Il suo è un discorso da democristiano a tutto tondo. Gli appelli “ai liberi ed ai forti” e le citazioni di Sturzo si sprecano. La lista si chiamerà “Progetto per Altavilla”, un nome evocativo dei suoi fortunati slogan a cavallo degli anni Ottanta.
“Il mio impegno politico è un dovere”, ripete spesso. “La mia candidatura attuale è sofferta, molto meditata e travagliata”, dice. Spiega così alla “sua gente” perchè è costretto a questa scelta. “Una cosa è la visibilità che posso avere come cittadino come voi, un’altra cosa è essere rappresentante istituzionale comunale presso le istituzioni provinciali e regionali: aumenterà il mio potere contratturale”. Traduzione: non mi basta più poter portare in dote il mio pacchetto di preferenze elettorali da spendere ma devo avere in mano le leve del potere municipale sennò a Salerno e Napoli non mi danno il peso che merito. “Ci sono troppi problemi irrisolti di questa collettività che mi spingono a fare questa scelta”, racconta alla platea che lo ascolta interessata. Più volte Gallo si rivolge alla “sua” gente per dirgli che “se troviamo ancora ascolto, e risolviamo pure qualche problema, è grazie a voi”. Nota esplicativa: voi mi date i vostri voti, io riesco a “renderveli” in favori.
Gallo più volte evoca la sua squadra. Le colonne sono Arduino Senatore, Edi Cembalo e Pasqualino Perillo, ma il resto viene dal circondario, da Postiglione con Carmine Cennamo e a Capaccio con Pasquale Quaglia. Nessun cenno a Donato De Rosa, presidente della comunità montana ed esponente di primo piano dell’Udeur: con Gallo non si “prende” proprio. Una squadra che è prima altavillese, e poi diventa comprensoriale. “Carmine Cennamo raro esempio di attaccamento ai valori che contano, è dinamico e concreto”, è la gratifica di un Gallo in vena di epigrafi al sindaco di Postiglione ed assessore provinciale.
Poi racconta dello stupore dei nuovi addetti alla manutenzione delle strade provinciali quando hanno verificato lo stato della nostra viabilità. “Cosa è stato fatto negli ultimi dieci anni?”, si è chiesto Gallo. Una piccola stilettata ad Antonio Di Feo, che pure il medico di Galdo contribuì pesantemente a mandare a Palazzo S. Agostino. Gallo fa poi il modesto. “Bisogna conservare l’umiltà ciò che siamo”. “Non perdere la dignità delle nostre origini”. “Espressione di una squadra che vive tra la gente e non espressione del Palazzo, ramificata sull’intero territorio comunale”.
Poi, in conclusione d’intervento, indica il sindaco che lui sarà: “Intendo la carica di sindaco non come una medaglia da apporre all’occhiello e da mostrare nelle occasioni importanti in senso di autoesaltazione”. Toni alti e poi il messaggio da fare arrivare agli elettori più di bocca buona. “Io farò come il padre di famiglia che ogni mattina esce di casa per procurare il reddito ai propri cari”. L’ultima battuta sembra poter essere distribuita equamente fra Di Feo e Cembalo: “Incarnano un modello di classe dirigente fatto solo di generali, che sentendosi già appagati, non hanno dato e non daranno alcun contributo alla collettività. Io – ha chiuso Gallo - voglio un esercito di volontari...”.

Oreste Mottola

2 commenti:

  1. PERVENUTO da GIOVANNI MOTTOLA (Genzano)


    avevo preparato questo commento per l'articolo sulla canditatura di gallo pero non non sono riuscito a pubblicarlo per te lo voglio far leggere lo stesso .


    complimenti per il coraggio ma ricorda bene che la politica dell'assistenzialismo è finita nel paese dei balocchi e a fatto solo il bigletto di andata senza ritorno facendo spazio a una politica di proposte per la tutela e lo sviluppo economico perchè nel nostro territorio il problema non è più la ricetta medica per non andare a lavorare o la carta portata a casa per farsi vedere onerosi e lavorativi ma è quella cosa chiamata FAME che per colpa della malapolitica sta iniziando a bussare alle porte dei nostri concittadini quindi pensate bene a quello che combinate con affetto per tutte le persone citate nell'articolo letto sopra

    da giovanni mottola (genzano)

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  2. Caro Giovanni, è per questo che in fondo sono così legata alla mia terra e sai perché? Perché sprigiona una saggezza profonda, legata alla concretezza, all'essenza viva, autentica, delle cose. Perché è fatta di persone che si muovono in essa e la vivono sentendone il calore, la respirano profondamente e ne intuiscono il futuro, proprio come un padre guarda negli occhi un figlio e già con apprensione intravede le possibili strade, buone o cattive, che intraprenderà. E con amore lo ammonisce a cambiare rotta o lo sprona a seguire la sua strada.
    E' lo stesso amore che io percepisco tra le tue parole, caro Giovanni. E le tue parole sono così ricche perché così impregnate dell'aria della nostra terra. E' finito il tempo dell'economia dell'assistenzialismo e dell'opportunismo. E' finito il tempo di cacciare via i nostri figli con le loro capacità, le loro intelligenze, le loro idee di rinnovamento perché non possiamo dar loro da mangiare. E' un lusso che non ci possiamo più permettere. Non siamo più così ricchi per farlo.
    Ma questa terra è una terra fertile dalla quale si può estrarre benessere, se solo lo vogliamo, se solo decidiamo che la strada su cui incamminarci è quella della tutela e dello sviluppo. Tutela e sviluppo. Tutela e sviluppo. Parole calpestate, fino ad oggi rotte come bolle di sapone roteanti nell'aria ferma di un paese che ha smesso da tanto tempo di crescere. Che ha detto addio alle generazioni di oggi e di domani.
    La tua è la saggezza di una terra che ha capito che è finita un'epoca e che ha capito che si deve rinnovare. Ora o forse mai più.
    Spero con te che i futuri interpreti della politica locale lo abbiano capito anche loro, come lo ha capito la loro gente, e che siano davvero desiderosi di valorizzare gli uomini di buona volontà e le competenze, quelle venerande di anzianità e quelle fresche di gioventù. Queste ultime sono tante, pregiate come miele, ma purtroppo attualmente sanno di essere alla porta a chiedersi se andare via o restare a farsi sfruttare sulla terra che amano, come servi della gleba di una terra, di un signore che crede di possederli come crede di possedere di quella terra ogni granello, ogni pietra su di essa edificata, mentre invece tutto appartiene alla gente e alla sua storia.
    I nuovi interpreti della politica locale devono assicurare a queste giovani menti, a queste giovani braccia, una terza via. Non per creare consensi, ma per garantire un futuro allo loro stessa terra.
    Mi associo, in questo senso, agli auguri di Carmelo ai futuri interpreti della politica. Perché siano così esasperatamente egoisti da proteggere questa terra stanca e martoriata ma piena di identità e di voglia di futuro.

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