oreste mottola
"Pace e bene" l'augurava a tutti nel paese. Sia per chi era "zi Rocco", "l'avvocato Morrone", e per altri, vicini a lui con l'età e dopo la scomparsa del panettiere Rizzo, quando diventò semplicemente "Rocco". Le distanze, e le confidenze, le mettevano gli altri, l'avvocato Rocco Morrone era sempre un po' dell'uno e dell'altro. L'amico ed il professionista, l'uomo di cultura o quello delle passioni politiche. E, da giovane, anche quella per molte donne. Non c'è più Rocco, un male se lo è portato via. Uomo di destra anche estrema le sue amicizie le teneva tutte dall'altra parte. "Quando celebrate lo sbarco del 1943 io ci sto male. Mi ricordo quali ferite ha inferto al nostro paese. E questi americani continuano a comninarne tante, come in oggi Iraq. Voglio scriverti una cosa a tal proposito o forse è meglio che m'intervisti". Me lo disse una domenica mattina, quando c'eravamo casualmente incontrati in piazza Castello ed io, dopo averlo fotografato: "Sai, mi serve per l'articolo, quando lo faremo" cominciai a rimproverarlo per le troppe sigarette che ancora fumava e che lo facevano tossire a più non posso. Ma io sapevo e lui no il "tiro" che gli stava combinando Francesco Di Venuta, il più grande scrittore altavillese (e per me non solo delle nostre amate colline). L'aveva messo, a Rocco, al centro di un libro giallo, "Torrida Festa", storia dell'uccisione di una donna. Impiegata, mamma e moglie apparentemente esemplare, viene freddata - ad Altavilla, ma solo nella fiction del libro - il 13 giugno del 1982. E' la parte centrale di "Torrida Festa", edito da Mobydick, distribuito in tutta Italia. Sarà Rocco Morrone, l'avvocato che ha studiato alla Nunziatella a trovare il bandolo della matassa che permette a Domenico Rega, il protagonista letterario, di uscire dal groviglio di avvenimenti (il tradimento della moglie Rosa, la gelosia postuma di Fulvia, la donna sedotta ed abbandonata dall'amante di Rosa, Nicola B.). La storia si dipana nel lungo giorno della festa di S. Antonio, quando tutta Altavilla si ferma per onorare il suo protettore non ufficiale, il "titolare" è S.Egidio, ma pochi se ne ricordano. La differenza coi più celebrati autori è che qui il paese e gli "attori"della vicenda sono rigorosamente elencati col proprio nome o tutt'al più col soprannome con il quale sono universalmente conosciuti. Pietru ' vescuvo, ed oggi non sa chi è Peppe Putazza, Rusariu u lupu, Peppne… Altri sono lì con nome e cognome, professioni, e modi di dire. Compresi chi scrive e Fernando Iuliano, i due giornalisti del paese. A me arrivano le telefonate fatte per "depistare". Come c'è anche lo scrittore – professore , che da giovane sognava di vendere più libri di Eco e Bevilacqua messi assieme. E non per una parte secondaria. E poi Antonio Bassi, quand'era presidente della Corte d'Appello. L'esperimento narrativo non ha precedenti. Tutto il paese si schiera in prima fila. Il protagonista è però Rocco."Avvocato Morrone, ha mai pensato a scrivere un libro, un giallo o un soggetto per un film?". Glielo chiede l'avvocato di controparte, Defocatis di Serre, durante il processo in Corte d'Assise. Rocco Morrone, passato da fascinoso "tombeur de femmes", non si lascia incantare nemmeno nella finzione letteraria: "Anche nel delitto perfetto – dice – accade-l'imponderabile, qualcosa che sfugge a ogni controllo e che finisce per fregarti… E cosa ha fregato, stavolta, l'assassino? Il foulard, signor Presidente…". L'avvocato umanista si trasforma in Perry Mason per strappare dalla galera un uomo contro il quale si accanivano tutti gli indizi e i luoghi comuni. L'altro dato è la sua grande umanità ed arguzia che lo faceva amare da tutti i colleghi, clienti, giudici e cancellieri. Come quella volta che all'interno del Tribunale di Salerno smarrì la sua borsa: si mobilitarono tutti e sui quotidiani uscirono diversi articoli con la descrizione.
Avvocà: "Pace e bene".
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