Pubblicato su carta sin dal 1993, è uno dei più longevi periodici dell'area della Piana del Sele e Cilento. La Collina degli Ulivi online vuole essere ancora di più un luogo di informazione, ascolto e diffusione di idee, anche attraverso l'interazione in tempo reale con i suoi lettori in ogni parte del mondo.

martedì 28 aprile 2009

Palmiro Cornetta: ecco perchè non mi candido alle provinciali

Serre dà battaglia alla Provincia: il comune presenta il ricorso al Tar Lazio e chiede il commisario ad acta per l’individuazione del sito alternativo ed il risaricmento danni per i serresi.
Nessuna candiatura alle amministrative proviciali per il sindaco di Serre, Palmiro Cornetta: “Quella di non candidarmi, come uomo di partito, è stata una decisione sofferta, meditata ma dovuta nei confronti dei miei concittadini verso i quali ho l’obbligo morale e politico di tutela e valorizzaione del territorio. Il limbo in cui ancora si pone la Provincia, circa l’individuazione del sito alternativo a Valle della Masseria, mi ha impedito la discesa in campo elettorale per la difesa dei principi politici a cui mi sono sempre ispirato. Ciò d’altro canto, sempre da uomo di partito, non mi impedisce di mettere in campo le azioni necessarie alla difesa del territorio di Serre e dell’intera Valle del Sele”.
Continua, infatti, la battaglia giudiziaria di Serre: dopo la diffida lanciata a febbraio il sindaco di Serre, Palmiro Cornetta, ha depositato oggi ricorso al Tar Lazio contro la Provincia di Salerno e chiede la nomina di un commissario ad acta.
“La Provincia, in maniera illeggittima e pretestuosa, è venuta meno ad un obbligo contrattuale che ha sottoscritto con la firma del protocollo d’intesa –accusa il sindaco Cornetta- sono mesi che il commissariato ha bocciato il sito di Caggiano, nonostante ciò la Provincia mostra il più totale disinteresse nell’individuazione di un altro sito ponendo nuovamente Serre al centro dell’attenzione per quanto riguarda il sito di Valle della Masseria. Tutto ciò è inammissibile, oltre alla responsabilità giuridica vi è unua responsabilità istituzionale a cui il presidente Villani non può sottrarsi nei confronti dei cittadini di Serre che hanno già subito una discarica regionale per fronteggiare l’emergenza rifiuti liberando la provincia di Salerno e l’intera regione, dai rifiuti”.
Atti chiari ed immediati, il primo cittadino di Serre chiede al tribunale amministrativo del Lazio che la Provincia individui prontamente un sito alternativo: “se ciò non fosse dovrà essere nominato un commissario ad acta che sostituisca l’amministrazione provinciale verso la quale ci riserviamo di avviare tutte le procedure legali per il risarcimento dei danni subiti dai serresi in conseguenza agli indampimenti della Provincia”.

Altavilla. Ancora denunce per danni ambientali

F.C., di 23 anni, di Altavilla Silentina, per avere attivato una discarica di ingenti quantitativi di rifiuti speciali (materiale ferroso e scarti edili ed industriali) senza la prescritta autorizzazione (art. 256 decreto legislativo 192/2006). La discarica, estesa su di una superficie di circa 900 metri quadrati veniva sottoposta a sequestro ed affidata in giudiziale custodia all’indagato; -M.S., di 54 anni di Altavilla Silentina; -G.M., di 50 anni, di Altavilla Silentina, per concorso nello scavo e nell’attivazione di una discarica abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti speciali (scarti dell’edilizia ferrosi ed industriali) in difetto delle prescritte autorizzazioni (art. 44 dpr 380/2001 e art. 256 decreto legislativo 152/2006). L’invaso, esteso su di una superficie di circa 400 metri quadrati veniva sottoposto a sequestro ed affidato in giudiziale custodia all’indagato. Ulteriori tre discariche di rifiuti speciali (residui di plastica, ferrosi e scarti di edilizia) venivano individuate e sequestrate dai carabinieri su terreno demaniale del comune di Colliano, attivate su di una superficie rispettivamente di 200, 400 e 2000 metri quadrati.

Altavilla Silentina. Carillia: posti i gilli ad un'azienza zootecnica

Altavilla. Alle ore 11,00 di ieri, a Borgo Carillia di Altavilla Silentina, nel corso di servizio coordinato disposto dal Comando Regione Carabinieri Campania di Napoli, per contrastare i fenomeni dell’inquinamento ambientale e dell’abusivismo edilizio, lungo la fascia costiera, i carabinieri di questa compagnia, collaborati dal personale del Nucleo Operativo ed Ecologico di Salerno, dal Nucleo Subacquei di Napoli, da unita’ del Servizio Navale di Salerno, con l’ausilio di un elicottero del 7° Elinucleo Carabinieri di Pontecagnano, sottoponevano a sequestro probatorio l’azienda agricola zootecnica “Cammarano” che si estende su di una superfice di circa 25.000 metri quadrati, con circa 400 capi bufalini, deferendo in stato di liberta’ il titolare dell’azienda D.C., per avere violato le seguenti norme: decreto 7 aprile 2006 (norme tecniche generali per la disciplina regionale dell’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento); art. 124 comma 1 sanzionato dall’art. 137 comma 1 d.l.vo 3 aprile 2006 – n.152, perche’ in qualita’ di titolare attivava uno scarico di siero di latte frammisto a sostanze acide e prodotti usualmente utilizzati per la pulizia delle strutture industriali in uso nelle due sale mungitura, nonche’ per il lavaggio della pavimentazione; art. 124 comma 1 sanzionato dall’art. 137 comma 1 d.l.vo 3 aprile 2006 – n.152, perche’ in qualita’ di titolare di impresa attivava uno scarico non autorizzato e quindi un illecito smaltimento di percolato liquami (parti non palabili) che, provenienti dalle aree di stabulazione, dopo essere stati scaricati mediante condotta interrata, venivano sversati in un canale consortile, che sfocia nel torrente lamia, affluente del fiume calore; art. 6 comma a), b) e comma c) del d. l.vo 172/2008, poiche’ in qualita’ di titolare di impresa abbandonava, scaricava e depositava sul suolo, nel sottosuolo e nelle acque di canale consortile, in modo incontrollato rifiuti speciali non pericolosi ed in particolare reflui zootecnici (parti palabili e non palabili, liquami, urine etc. provenineti dall’attivita’ di allevamento bufalino ed acque reflue provenienti da lavaggio delle sale mungitura); art. 674 c.p., perche’ a seguito della condotta assunta, concorreva attraverso il getto e lo scarico di effluenti di allevamento, a deturpare l’ambiente circostante l’allevamento zootecnico da lui condotto; art. 192 comma 1 e 2 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, per avere realizzato un deposito incontrollato di rifiuti speciali non pericolosi ed in particolare effluenti zootecnici ed inerti di origine edilizia, sul terreno nudo, interessando una superficie complessiva di circa 400 metri quadrati. Alla luce delle palesi violazioni accertate, atteso anche la gravità e l’entità del fenomeno di inquinamento accertato, i Carabinieri procedevano al sequestro dell’azienda con circa 400 capi bufalini facendo carico al proprietario di rispettare la normativa vigente in materia di tutela e benessere degli animali (alimentazione , pulizia e mungitura degli stessi), diffidandolo a chiudere le tubazioni che consentono lo scarico delle acque reflue nel canale consortile. All’azienda venivano apposti i sigilli. Intanto, i Carabinieri della Compagnia di Eboli, grazie alla loro presenza capillare sul territorio, proseguono l’attività di monitoraggio delle aziende agricole zootecniche finalizzata al rispetto della normativa vigente in materia di inquinamento ambientale del suolo, sottosuolo e delle acque.

Altavilla primarie. Nuova rilevazione secondo turno

Pasqualino PERILLO
8 Votes (11%)
Giovanni MOTTOLA - Genzano
29 Votes (41%)
Antonio MARRA
2 Votes (3%)
Emilio IULIANO
3 Votes (4%)
Antonio avv. BASSI
7 Votes (10%)
Emiddio MANGONE
5 Votes (7%)
Carmen GALLO
11 Votes (15%)
Sergio DI MASI
4 Votes (6%)
Sabatino DI LUCIA
2 Votes (3%)

per continuare a votare (solo per chi non l'ha ancora fatto)
www.mottolaoreste.blog.tiscali.it

lunedì 27 aprile 2009

Albanella.Alunna tredicenne ferita davanti alla scuola.

Albanella. E’ stata aggredita da un randagio mentre si stava recando a scuola. Vittima della disavventura una tredicenne del posto che ha riportato delle ferite ad una gamba. Per fortuna si tratta di lesioni lievi. Il fatto è accaduto ieri in via Dante Alighieri, nel centro urbano, a poche centinaia di metri dalla scuola media. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni, sembra che il cane sia particolarmente aggressivo, non sarebbe la prima volta infatti, che si avventa contro un passante. La ragazzina, presa di sorpresa, non ha fatto in tempo ad evitare l’attacco. Subito dopo il fatto è stata soccorsa dal personale della scuola. La tredicenne è stata accompagnata da un medico del posto, dove è stata accuratamente sopccorsa. Le ferite riportate non sono state profonde, non è stato necessario applicare dei punti di sutura. Effettuata la medicazione è stata accompagnata a casa. Le lesioni sono state giudicate guaribili nell’arco di alcuni giorni. Un caso che ancora una volta ha sollevato delle polemiche sul fenomeno del randagismo. Sul territorio è stato realizzato un centro di accoglienza il "rifugio azzurro", per cani abbandonati e per la pet-therapy . La posa della prima pietra è avvenuta in pompa magna nel maggio del 2001, madrina di eccezione Liliana De Curtis, figlia dell’indimenticabile Totò. Da allora sono passati otto anni ma il centro non è mai entrato in funzione ed è in stato di abbandono ed inutilizzato. Sulla struttura pendeun contenzioso ancora pendente avviato dalla ditta "Dervit Spa"di Roccadaspide, che ha effettuato le opere, concluse da cinque anni. La ditta ha intentato un ricorso contro l’associazione animalista per decreto ingiuntivo al tribunale di Eboli per la riscossione del debito

Rapine, arrestato un sergente in servizio a Persano

LE DUE RAPINE A EBOLI E BRIENZA
Operazione anti-clan, sergente arrestato
Accusato di aver partecipato a due rapine
Gaetano Caruso, 46enne di stanza a Persano in manette nell'ambito dell'operazione della Dia contro clan Giuliano


SALERNO - Anche un sergente dell'esercito tra gli arrestati nella vasta operazione della Direzione investigativa antimafia scattata questa mattina, lunedì, nel napoletano. È accusato di aver partecipato a due rapine in banca nel 2007. La prima ai danni della filiale Monte Paschi di Siena di Eboli, in provincia di Salerno e la seconda alla Carime di Brienza, un piccolo comune del potentino. Il sergente maggiore dell’esercito Gaetano Caruso, 46 anni, di stanza a Salerno, al decimo Reggimento manovra di Persano, è stato quindi arrestato dagli uomini della Dia nell’ambito dell’operazione il clan guidato da Antonio Giugliano.

R.W.
27 aprile 2009

Altavilla. AMBIENTE: CARCASSE CANI IN VASCA IRRIGAZIONE

AMBIENTE: CARCASSE CANI IN VASCA IRRIGAZIONE NEL SALERNITANO
(ANSA) - ALTAVILLA SILENTINA (SALERNO), 27 APR - Carcasse di cani in una vasca per l' irrigazione dei campi. E' la scoperta fatta dagli uomini della Guardia costiera di Agropoli durante alcuni controlli ad un frantoio nel Comune di Altavilla Silentina, nel Salernitano. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Procura di Salerno Angelo Frattini, si sono accentrate su un frantoio che, attraverso un complesso sistema di tubature, sversava illegalmente in un vicino corso d'acqua il materiale di risulta della lavorazione delle olive. Ulteriori accertamenti hanno inoltre portato al rinvenimento di una vasca di 250 metri cubi, realizzata senza alcun tipo di autorizzazione. Al suo interno, oltre che materiale di scarto frutto della spremitura delle olive, gli uomini della Guardia costiera hanno recuperato tre carcasse canine, immerse nelle acque di vegetazione, destinato ad usi agronomici. Il titolare della azienda e' stato deferito all'autorita' giudiziaria. (ANSA). Y0W-TOR/ARB
27/04/2009 15:28

La mia Carillia di ANGELO ADINOLFI

Vicende storiche del borgo Carillia di Altavilla Silentina
1939-2008

Il borgo, è situato nel comprensorio di bonifica della Piana del Sele e precisamente nella “bassa Valle del Sele”la quale ha una superficie complessiva di 40.000 distribuita tra la riva destra, con circa 24.000 ettari, e la riva sinistra ove è ubicato il borgo, con circa 17.000 ettari.

Attività della società S.A.I.M.
Con la bonifica iniziata nel 1933 (f.t. 1 ) dal regime fascista, questo territorio di circa 900 ettari venne acquistato nel 1940 dalla S.A.I.M (Società agricola industriale meridionale) guidata da Carmine De Martino la tenuta demaniale di Persano appartenente al Centro Rifornimento Quadrupedi (cavalli da sella e muli) del Ministero della Guerra. Due le aree ottenute, quella della Ionta quella dello Scanno.
Nella zona Scanno la SAIM impianta l’azienda “Alfania”. La società prevede una ”Gestione boschi” segheria e una
ft 1 ponte in legno sul fiume Calore “Gestione agricola”, (azienda Alfania) una “Gestione industriale” ( tabacchificio “ Giulio Cesare Porta” e conservificio) e una gestione per i lavori e le “Costruzioni. Si costruiscono le prime abitazioni (tra cui le palazzine di piazza Giovanni Boselli che diventerà piazza Gerardo Alfania). Nasce cosi il primo nucleo della borgata, cui si aggiungeranno le stalle e le scuderie sulla sinistra del Calore,retaggio della tenuta di Persano, che a seguito degli eventi bellici del 1942, verranno trasformate in abitazioni per 32 famiglie, sarà questo il villaggio Maria Teresa (calendario 2008 borgo Carillia 50° anniversario).(f.t. 2).
Detta società iniziò la bonifica e coltivazione dei terreni producendo in prevalenza tabacco, pomodoro, grano e leguminose varie che venivano trasformati in stabilimenti all’uopo costruiti (tabacchificio e conservificio).Va anche ricordato che nel periodo stagionale dette strutture occupavano oltre 1200 unità e aggiungendo le circa 100.000
giornate lavorative annue, impiegate dagli affittuari ft 2 1940-SAIM Azienda Alfania
e mezzadri hanno dato un grosso contributo ai problemi occupazionali non solo nel comune di Altavilla Silentina ma anche dei comuni vicino.
L’artefice principale di questo rinnovamento agricolo - industriale fu Carmine De Martino divenuto anche sottosegretario agli affari esteri nel governo De Gasperi. Va anche ricordato che il 19 ottobre 1947 Carmine De Martino con il prefetto di Salerno accompagnò la visita del presidente De Gasperi in alcune industrie ed aziende agricole del salernitano. In questa occasione il Presidente del Consiglio ebbe modo di valutare la grande importanza dell’opera di bonifica realizzata e l’esigenza inderogabile di procedere al loro completamento che era stato interrotto dagli eventi bellici. A ciò segui una ripresa dei lavori che ebbe come conseguenza una riduzione della disoccupazione legata ai lavori stessi (scavi, drenaggi, dissodamenti, canalizzazioni, costruzione di case coloniche). I contadini del posto, mezzadri ed affittuari, stipulavano con la società S.A.I.M. contratti con i quali si impiegavano a pagare la concessione della terra con contropartite in natura mediante la rimessa alla società dei prodotti ultimati (tabacco, pomodoro, ecc.) che, poi, la società trasformava.

L’azione della Coltivatori Diretti.
La Coltivatori Diretti fu fondata dall’On. Paolo Bonomi, nel 1945.
Nel 1946 apri la federazione Provinciale della coltivatori diretti a Salerno,in contemporanea viene aperta la sezione di Persano che, era ubicata in località Scanno di Altavilla Silentina. Presiede la sede provinciale Luigi De Donato mentre delegato alla costituzione della sezione di Persano è Felice Adinolfi, divenuto successivamente presidente, mentre delegato ai giovani coltivatori è Vito Cavaliere. A Salerno la Coltivatori Diretti ha una storia che ha segnato la vita di tanti uomini e donne del mondo agricolo costretti a subire prima della costituzione del sindacato sacrifici economici e umiliazioni da parte dei proprietari terrieri attraverso esosi fitti per i terreni a cui si aggiungevano le cosiddette “prestazioni” dovute ai proprietari. Le “prestazioni” consistevano nella fornitura di merce in natura ( polli, uova, ortaggi, ecc.) da recare direttamente al domicilio dei proprietari terrieri i quali, generalmente ,si trovavano a 20-30 chilometri dall’azienda coltivatrice. Inoltre, va ricordato che ai contadini era negata qualsiasi forma di assistenza sia sanitaria che previdenziale. La Coltivatori Diretti puntò sui diritti ma anche sulla responsabilità e sul protagonismo delle persone come occasione necessaria di una democrazia economica in grado di contrastare sia le ricette statalistiche che gli egoismi del neo-liberismo. Il punto di riferimento della Coltivatori Diretti è di ispirazione cristiano-sociale.(f.t. 3)
In merito, all’attività della sezione di Persano, divenuta la punta più avanzata delle lotte contadine della provincia (molte delle riunioni si tenevano nelle stalle dopo le lunghe giornate di lavoro), va ricordate che le prime rivendicazioni furano nei confronti dei proprietari della Società agricola industriale meridionale (S.A.I.M), a titolo d’esempio un affittuario della S.A.I.M. che conduceva una superficie di 30 ettari doveva corrispondere al proprietario 60 quintali di grano (con una produzione media dell’epoca di 8-12 q.li Ft 3. 1950 coop. Agr. La
per ettaro), 400 quintali di tabacco verde (con una produzione Famigliare di Felice Adinolfi.
di 120-130 q.li per ettaro) e 400 quintali di pomodoro Raccolta Bietole.
(con una produzione di 120-130 q.li per ettaro. In pratica circa il 50% della produzione era destinata al proprietario (ciò doveva avvenire anche se si era avuta un’annata difficile con produzione notevolmente ridotta).
La prima conquista della Coltivatori Diretti fu la legge sull’”Equo Canone” che fece abbassare di oltre il 60% il costo del fitto. Nel 1955 fu concessa la Cassa Mutua gratuita e all’inizio del ’57 fu concessa la pensione ai coltivatori diretti.


L’Attività dell’opera Nazionale Combattenti
La Sezione Speciale per la Riforma Fondiaria in Campania realizza l’attuazione della riforma e comprende essenzialmente: le opere di trasformazione e l’appoderamento,la dotazione di scorte poderali per l’avviamento delle nuove imprese contadine, l’assistenza tecnica e sociale degli assegnatari e la loro organizzazione economica attraverso la costituzione di cooperative e mutue. La riforma fondiaria, gestita dall’Opera Nazionale Combattenti, espropriò tutta la proprietà della S.A.I.M. esclusi gli stabilimenti, frazionandoli 1 a 10 ettari ed assegnandola ai contadini in base a ciascun nucleo famigliare. Detta scelta politica si giustificò per fronteggiare l’emergenza occupazionale scaturita dalle lotte contadine frequenti nel periodo anni '50-'60. (f.t. 4 ). Ci ò determinò una pace solidale tra la popolazione che reclamava lavoro. Al principio della costituzione del Borgo Carillia la popolazione era quasi tutta analfabeta ma nel tempo, evolvendosi il Borgo con la costruzione degli uffici, della chiesa, dell’asilo infantile,del circolo sociale, l’ambulatorio medico, la sede della cooperativa ed i magazzini, le botteghe artigiane,il campo sportivo, si ebbe un notevole cambiamento sociale che corrispose ad un’evoluzione culturale dei suoi abitanti fino Ft 4. 1950/60 Lotta contadina
ad avere giovani diplomati, laureati che oggi occupano anche ruoli di rilievo.
Il 29-6-1955, il Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste Sen. Giuseppe Medici,
(f.t. 5) grande esperto di agricoltura e titolare della cattedra di economia agraria alla facoltà di Portici, interviene alla posa della prima pietra del Borgo Carillia.
Tra il 1957-1959, giungeva a compimento il progetto di colonizzazione avviato dalla riforma fondiaria per la sistemazione idraulico-agraria e l’insediamento urbano in quell’area della Sinistra Sele, ciò dimostra che in meno due anni e mezzo sono stati realizzati grandi opere (f.t.6 ) mentre allo stato attuale assistiamo opere pubbliche
Ft 5.IL Ministro dell’agricoltura interviene iniziate e mai completate dopo decenni, (vedi
alla posa della prima pietra mercato ortofrutticolo di S. Nicola Varco di Eboli
del borgo Carillia iniziato alla fine degli anni ’80).
I risultati produttivi della riforma fondiaria, sono tali che da una produzione media di 8-12 quintali di grano per ettaro si è passati, dopo la riforma, a circa 25. Tale progresso unitario ha consentito una sensibile riduzione della superficie investita a cereali a vantaggio dello sviluppo delle colture foraggere, industriali e ortive. A confermare la portata dei risultati economici basta ricordare che si è passati da un valore di 80.000 lire circa per ettaro pre-riforma, a circa 300.000 lire post-riforma. Ft 6. 1957 Una panoramica del borgo in costruzione


Attività Industriale
Nelle vecchie strutture della S.A.I.M. (tabacchificio –segheria) sono stati istallati le seguenti industrie:
Slaicord che produce cordami e filati di alta qualità;
Socame S.p.A. opera nel settore della prefabbricazione leggera e dei componenti e attrezzature per edilizia da oltre vent’anni;
Agorà S.r.l. produzioni case mobili;
Conserve alimentari Rispoli rilevata dagli eredi della S.A.I.M. nel 1966, che lavora solo pomodoro la cui materia prima purtroppo, viene fornita da altre zone soprattutto dalla Puglia. Detto conservificio risulta l’unica struttura originale che trasformava pomodori, l’unica differenza è che la materia prima veniva prodotta in zona prevale temente presso le aziende agricole della Ionta e dello Scanno,che attualmente coltivano mais e foraggiere varie per gli allevamenti bufalini.

Ruolo del presidio militare di Persano
E’ da segnalare anche il ruolo svolto dal vicino presidio militare di Persano che per molti giovani è stato motivo di miglioramento delle proprie condizioni sociali. Diversi di essi sono diventati sottufficiali ed ufficiali con mansioni di prestigio anche all’estero. E’ da citare anche l’opera svolta dal sacerdote don Vittorio Granito, parroco del Borgo Carillia e cappellano di Persano, il quale si è prodigato per l’avanzamento culturale ed economico dei residenti aiutandoli nelle varie necessità famigliari e sociali. Non si può tacere l’opera meritoria svolta dall’arma dei carabinieri nel tutelare i cittadini operando prevenzione e fornendo aiuto alla popolazione nei momenti di bisogno. Nel borgo esiste la chiesetta dedicata alla Madonna della Neve che, secondo la tradizione, venne eretta in seguito alla visione avuta da un contadino nell’anno1893 e la cui festa onomastica si celebra il 5 agosto di ogni anno.

Conclusioni.
Con la suddivisione dei terreni da parte degli assegnatari originali, gli eredi non riuscivano più a soddisfare le loro esigenze economiche pertanto, molti componenti dei nuclei famigliari sono stati costretti a trovare lavoro altrove, con la conseguente necessità di vendere i terreni conservando solo la casa. Ciò ha fatto registrare una formazione delle aziende che in alcuni casi superano i 25 ettari, il cui indirizzo produttivo e prettamente zootecnico (allevamento bufalino), mentre la borgata ha cambiato totalmente la sua fisionomia da agricola a residenziale, sono state abbellite e ristrutturate le antiche case coloniche e, in più sono Ft 7. 2008 Centro residenziale in costruzione sono state costruite nuove villette a schiera.
Angelo Adinolfi

giovedì 23 aprile 2009

Michele Nigro e la rivista ”Nugae”

di Carmine Senatore

-------------------------------------------------------------------------

- Avevo cercato invano:a Napoli, in libreria a Battipaglia , chiedendo ad amici e cultori. Chi mi aveva dato qualche indicazione frettolosa era stato il prof.Luigi Reina, mio compagno di classe al tempo del diploma ed ora preside della facoltà di scienze della formazione di Salerno. La mia ricerca:la rivista “Nugae di Michele Nigro. Finalmente mi sono deciso e mi sono rivolto direttamente al direttore,il quale mi ha detto che la rivista veniva acquistata in rete. Essendo mio ex alunno,alcuni giorni fa,mi ha fatto omaggio di alcune riviste e alcuni suoi libri. Chi è Michele Nigro? Rispondo con le sue parole: “giornalista, scrittore, editore, regista, fotografo, internauta, filosofo, esploratore, musicologo, lettore, semiologo, saggista, critico televisivo, poeta, recensore, prefatore... (ah!ah!ah! c'avete creduto??? :) , con interessi:tanti, troppi, tutti ugualmente necessari e indispensabili... La scrittura è, forse, al primo posto”.
- “Nugae” è la rivista trimestrale letteraria , che egli dirige. Si occupa in prevalenza di narrativa e saggistica. Ospita interviste, recensioni, rubriche tecniche, articoli di approfondimento letterario e di curiosità culturali. Mi sono accorto subito leggendo qualche pagina della sua rivista che non sarei riuscito a capire nulla senza una chiave di lettura adatta. Nel suo regalo, che tu aveva degnato di farmi,ho scelto il libro che a prima vista mi sembrava più facile: il più corto, quello da leggere, come si suol dire, “tutto di un fiato”. Mi sono subito accorto che era, pur nel numero piccolo di pagine, un “grande libro” , capace di darmi la”chiave di lettura “ della tua rivista. Quella che doveva essere una lettura veloce è diventata invece un motivo di riflessione. Più volte vi sono ritornato, sempre trovando spunti di riflessioni e di meditazione. Un “piccolo” libro nel quale è indicata tutta la tua “poetica”. Per sinteticità, non so se consapevolmente o inconsapevolmente , l’ho definita: la poetica della “Middle Earth”, della quale ho cercato ,nella mia modestia, di ricavare i punti essenziali.
- Premessa:
- L’uomo ha dimenticato il suo substrato primordiale ed ha affidato alla socializzazione la sua evoluzione(dono non richiesto)col quale gli individui si inseriscono nella società in cui vivono, mutuando da essa cultura, valore e norme di comportamento.
- Contesto :
- non come sintesi, ma come campo a sé da esplorare,dejà vu, ricerca e non sapere che cosa si troverà, zona marginale non necessariamente di tipo spaziale e temporale,colui che ha, che possiede, che va di moda (colui che si ripete con maggiore frequenza) che ha perduto la via del Pensiero, non mutuare, follia regolare tutti con le stesse norme,porsi domande oblique (per riappropriarsi della vera storia dell’uomo, rifiuto del mantenimento di uno status quo estetico e tecnologico, ricerca della disappartenenza (aborrire tutto ciò che ha per obiettivo il riunire), fede reale rispetto alla transustanziazione ,credere nel principio della staticità (ripetività) dei contenuti, decelerazionismo
- Principi:
1) Sospendere il giudizio
2) Non negazione dell’alterità
3) Conoscenza compassionevole
4) Accettare l’opposto
5) Essere ovunque
6) Negazione di un’operazione logica e vitale
7) L’inadeguatezza come sensazione costante
8) Allucinazione come elogio dalla fuga
Metodo:
Conoscenza internautica----de –contestualizzazione

Ho cercato,infine, di fare alcuni esercizi in cui “i trattini” mi sono sembrati il contesto della sua poetica.

Consenso ---Dissenso

Individuo ---società

Storia---romanzo

Sanità---follia

Bene-----male

Successo ---insuccesso

Solitudine --- compagnia

Giusto ---- falso

Regola ---- non regola

Bianco -- nero

Spirito ---materia

Cielo----terra

Vita ---morte

Elasticità ---rigidità

Progressista---- conservatore

Uguale --- diseguale

Individuo come biologia---- individuo come essere razionale e pensante

Bellezza---bruttezza

Moralità---immoralità

Libertà---autorità

Destra ---sinistra

….---……

Sembrava un “nonsense”,ma credo che, rispetto ad esso,ci sia una notevole differenza. Infatti,mentre nel “nonsense” , pur nelle situazioni fantastiche , personaggi, vicende ,movenze, emozioni sono quelli tradizionali, le tue idee dell’arte, almeno per me ,rappresentano qualcosa di nuovo e significativo. Credo che ci sia una valenza originale e degna di sviluppo. In questo senso mi pare un’assoluta novità nel panorama letterario italiano ed internazionale.

Per chi volesse saperne di più, fornisco due link:

http://rivistanugae.blogspot.com ; http://www.braviautori.com

mercoledì 22 aprile 2009

Nella bottega di Michelino Mazzeo

di Carmine Senatore

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La bottega di Michelino era ,usando un termine vetero-comunista, una fucina artigianale. Quante persone hanno imparato da lui il mestiere! Rassomigliava per un verso ad una bottega artigianale, per un altro , per il numero dei praticanti, ad un vero e proprio laboratorio. La bottega era situata in via Roma,laddove ora vi è il negozio gestito dal figlio Fernando. Era un ampio locale con ampie scaffalature ricavate nelle pareti dei muri. Era lì che Michelino metteva le stoffe da confezionare. Le sue abili mani tagliavano e cucivano con maestria ….e diventavano giacche cappotti , pantaloni e gilè. Due o tre macchine Singer , una nuovissima, automatica, e un ampio tavolone con un piano di legno di cinque centimetri ,ben saldo e difficile, per il peso, da spostare, erano gli arredi. Faceva bella mostra posto su un supporto in ferro l’immancabile attrezzo: un ferro da stiro a carbone . Aghi, bottoni, fodere, ditale e rocchetti di filo erano sparsi dappertutto. Sento ancora nel naso l’odore acre , reso ancora più pungente dall’uso di una pezzuola,che veniva bagnata e strizzata, del vapore che si spandeva quando si stirava. Un pezzo di gesso per sarti era orgoglio e simbolo della sua autorità. Spesso per dargli il “filo” lo grattava con le formici, tante, da quelle più piccole ai forbicioni . Il suono cupo e deciso del taglio risuonava tutto attorno. Successivamente la bottega si trasferì laddove era il retrobottega,mentre quella antistante divenne negozio di tessuti e, seguendo una vecchia tradizione, anche in parte oreficeria. Poteva soddisfare tutte esigenze dei promessi sposi e della clientela, compresa quella femminile. In un angolo un separè con un ampio specchio, per le misure. Pezzi e ritagli di stoffa , sparsi dappertutto, alla fine del lavoro venivano raccolti da tirocinanti. Una porta separava le due parti ed era proprio attraverso di essa che Michelino passava da mastro sarto a negoziante. Il fratello Bruno,prima che diventasse barista e poi maestro , era stato uno primi ad imparare il mestiere e credo che Bruno abbia conservato ancora le abilità acquisite. Rappresentava il primogenito,ed essendo il padre alquanto anziano ne faceva le veci. Era lui che provvedeva alle esigenze di tutti. Tanti giovani avevano imparato: da Ferdinando Russo, finito poi a lavorare nella Marzotto a Salerno, Peppe Arietta poi bidello e i tanti altri finiti al tempo della migrazione meridionale in Europa: chi,come Carmine Liccardi ,in Francia , chi in America latina. Dominavano laboriosità, ordine e rispetto. La sua parola rispettata non tanto perché era il mastro,ma per i suoi consigli ed anche , spesso per i rimproveri . Era anche luogo di discussioni e di divertimento sano e genuino e all’insegna dello sfottò,ma sempre nei limiti della misura e della decenza. Io, da giovane adolescente, già diplomato,mi recavo nella sua bottega, sempre ben accolto non solo per i legami con mio padre, a cui Mastro Antonio,il padre , aveva insegnato il mestiere. Amicizia e rispetto che si era consolidato nel tempo,essendo io stato garzone nella bottega del fratello Dino e compagno di studi di Giovanni. Erano momenti di discussione politica, essendo un accanito liberale di fede malagodiana. Erano ovviamente scontri, però sempre all’insegna del reciproco rispetto. Era stato, però, nell’elezioni del 1953 monarchico,amico e sostenitore di Covelli, uno dei maggiori rappresentanti del partito e un oratore di qualità con una facondia oratoria che sconfinava spesso nella retorica.

PD. Il candidato alle provinciali è Germano Di Chiara

Non alza mai la voce, è sempre gentile. Predilige, direbbero gli inglesi, il low profile. Ti sorprende quando scopri che è un cultore di storia romana. E’ uno sportivo, si vede, gioca a tennis. Musicofilo, divora ore di rock come di musica classica. Il papà Fulvio, un geometra romano in forza al consorzio di bonifica di Paestum bevve l’'acqua dei Franci (inchiodato all’'amore di una donna altavillese), dipingeva dei teneri acquerelli. Germano Di Chiara, medico di professione, socialista lo è stato da sempre.

Germano Di Chiara ha già festeggiato le sue nozze d'’argento con la medicina. “Avere ogni giorno a che fare con la gente che soffre è una grande scuola di vita”. E’ medico di famiglia e sportivo. Per vent’anni è stato consigliere comunale e per 12 anni è stato ai vertici della Banca di Credito Cooperativo di Altavilla Silentina. E’ stato già candidato alle elezioni provinciali, con lo Sdi.

[...] Non è uno sconosciuto, era con Franco Cammarano, l’'ultimo sindaco prima di Di Feo, dove è stato anche assessore. Difende quell’'esperienza, da molti troppo frettolosamente bocciata. “Abbiamo predisposto progetti e finanziamenti per tante opere pubbliche che oggi mi dicono bloccate o malamente realizzate”. Oggi Di Chiara è di fronte ad un bivio: dedicarsi ancora di più ai suoi amati hobby o tornare a fare politica anche nell’'agone più strettamente municipale?
Amo Altavilla. Se le condizioni lo permetteranno il mio apporto lo vorrei dare. In tutti i ruoli: sindaco, assessore o consigliere. Da che parte starò? Sono un socialista, starò col centrosinistra che spero di riunire in una squadra compatta e sicuramente vincente. Perché il barometro delle opinioni della gente vede più ombre che luci nell’amministrazione Di Feo. Colpa dell'’eccesso di aspettative determinato dall’ultimo risultato elettorale comunale…”. All’'epoca di “Cammarano consule” fu proprio Di Chiara, eravamo nel febbraio – marzo 2000, uno degli oppositori più convinti della “pensata” di Vito Marano, già sindaco di Serre, che voleva piazzare un termodistruttore di fronte a Borgo Carillia. In molti lo ricordano come oppositore della posizione “possibilista e trattativista” che allora assunse Antonio Di Feo, consigliere provinciale e leader dell'l’opposizione a Cammarano..
Germano Di Chiara è di Genzano, la bella pianura altavillese che confina con il fiume Cosa e poi con Albanella. “Sono cresciuto ai confini ma non mai accettato il male oscuro del nostro paese”.
Scusami, qual è? “Il campanilismo tra contrade e paese sulla collina. Quando mi trovo a Cerrocupo o più su a Sgarroni m’incanto a guardare quei paesaggi: sono davvero spettacolari. Sono le contrapposizioni, spesso create ad arte, che hanno rallentato lo sviluppo di questo paese. Ad Altavilla il turismo. Intorno a Cerrelli il commercio e la zootecnia. A Carillia, anche l’industria. E poi il nostro fiume da valorizzare. Abbiamo la mozzarella, il nostro vero grande attrattore. Ecco, la politica altro non deve fare che valorizzare ciò che la natura prima, l’ingegnosità e l’'operosità degli altavillesi ha già creato”.
Di Chiara vorrebbe occuparsi di cultura, di turismo ed attività produttive…
Perché no. Mi piacerebbe raccogliere tutte le opere pittoriche, recentemente restaurate, del Settecento altavillese, oggi malamente nascoste solo ai fruitori e non ai malintenzionati, e farle esporre, ad Altavilla paese, in un edificio comunale. Così come a Cerrelli immagino, dentro all’attuale casa comunale, la creazione di un antiquarium dove si possano finalmente vedere le tombe dipinte del Feo, i reperti etruschi di Scalareta e quelli bizantini di San Lorenzo. Lo sapete che sono nascosti, e non più esposti, nei magazzini dei musei di Paestum, Salerno e Napoli? Ed in più aggiungere la “virtualità” che possiamo vedere al Museo Narrante di Hera Argiva, a Gromola”.



Oreste Mottola

oreste@unicosettimanale.it

martedì 21 aprile 2009

Un animatore della cultura altavillese: Diodoro Mastandrea

di Carmine Senatore

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Siamo agli inizi degli anni 60, un giovane intellettuale salernitano, in seguito alla vincita del concorso direttivo,viene nominato direttore didattico delle locali scuole elementari di Altavilla Silentina. Il suo nome:Diodoro Mastandrea. Si installa in quel di Altavilla ,in una stanza dell’allora affittacamere Suozzo, e pranza nella nascente trattoria Rufo. Vive la vita quotidiana dei professionisti e degli studenti universitari altavillesi. Con loro gioca a boccie e a scopone, non per puro diletto ma per guadagnarne l’amicizia e la stima. Con la sua Volkswagen , maggiolino, di color verde, lo si vede per le strade del paese a ritorno dalle visite scolastiche, non solamente burocratiche , ma anche per dare consigli pedagogici ispirati all’innovazione e alla ricerca didattico-metodologica,. Subito rivela sua indole: un giovane intellettuale che aspira a cambiare e a modificare la vita di una comunità. Si circonda di giovani professionisti e studenti universitari altavillesi e ne alimenta aspirazioni e curiosità intellettuali. Dà vita e rigoglio al centro di lettura, mirabilmente diretto da un giovane maestro Giovanni Sambroia. Subito ne fa un luogo non solo lettura, arricchendone la biblioteca con nuovi testi non solo letterari ma anche con saggi storici e di politica, ma una sala di conferenza e di discussioni. La sua formazione era quella di un uomo che si era formato su classici dello spiritualismo cattolico, da Maritain a Devaud,vicino politicamente al popolarismo cattolico. Un giovane intellettuale cattolico , aspirante per sua indole alla politica militante, viene portato per la prima volta ad Altavilla. E’ Ciriaco De Mita che diventerà presidente della democrazia cristiana e segretario nazionale. Le idee, le proposte ,gli ideali suscitarono in noi ,anche di sinistra, novità ed entusiasmo. Abituati come eravamo alla politica clientelare della Democrazia cristiana ,diretta e manomessa dalla Coldiretti, la sua azione e il suo modo di fare ci sembrarono un’assoluta novità nel panorama politico altavillese. Una serie di conferenze tenute da noi stessi seguite da discussioni e dibattiti erano all’ordine del giorno. Tutti ne fummo coinvolti. Anche Don Amedeo Molinara , con tutti i pazienti da assistere, fu investito in questa avventura. Grazie ai suoi consigli un gruppo di giovani , tra i quali, io stesso, Peppe Galardi, Mario Guerra,aderimmo al movimento di collaborazione civica, in origine un’associazione milanese che successivamente si occupò dell’educazione degli adulti. Il movimento si era esteso anche e soprattutto nel mezzogiorno con l’obiettivo di elevare culturalmente le masse popolari meridionali. Incominciammo ad avere qualche finanziamento . Con esso aprimmo un centro diretto validamente da Peppe e comprammo libri di letteratura neorealista . I libri di Sciascia,Silone,Pavese,Calvino,Garcia Marquez ,Hemingway, Proust,Bulgakov entrarono a far parte del nostro patrimonio culturale. Io e Amedeo Cennamo andammo a convegno a Roma per dibattiti e convegni. Era un proliferare di idee e di iniziative. Chiedemmo cataloghi e libri in omaggio alla varie case editrici. La innata iniziativa al fare di Diodoro ,il suo continuo correre da una parte all’altra ,gli causarono un incidente automobilistico dal quale uscì indenne grazie alla robusta carrozzeria della sua auto. Non rimase molto ad Altavilla, ma i semi della sua azione aprirono nuovi orizzonti , coinvolgendo i giovani altavillesi nella cultura e nell’arte. Come maestro di ruolo lo ritrovai a Battipaglia nel 1965. E anche lì fece sentire la sua autorità morale e culturale, lasciando nella comunità scolastica un profondo ricordo. Poi, ne ho perduto le tracce…..

lunedì 20 aprile 2009

Carmine Senatore: i miei amici di Sgarroni

di Carmine Senatore

-----------------------------------------------------------------------------------------------------

Ricordare gli amici significa ripercorrere un tratto della propria adolescenza. Il ricordo lascia in noi tracce così profonde che ne marcano per sempre e lasciano impronte indelebili anche sul carattere di ognuno di noi. I miei amici della mia adolescente provenivano da una contrada fatta di persone sane, oneste e laboriose: Sgarroni. L’inconsapevole inerzia delle amministrazioni aveva tenuto la contrada fuori dal consesso civile d’allora. Sembrava che il paese si fermasse a Cielo e Terra in prossimità del cimitero. Oltre, nessuna strada, mancanza , questa generalizzata, di acqua potabile e di luce elettrica. E’ stata, credo, l’ultima contrada ad avere l’energia elettrica. Il rispetto per gli altri, la laboriosità e anche in parte la sudditanza alla classe più abbiente esistente al tempo, ne avevano impedito qualsiasi forma di ribellione. Non così Cerrocupo, dove pure la sudditanza era più marcata, quando nel 1956 dette il colpo mortale e decisivo alla sconfitta della Stella , capeggiata da Don Ciccio Mottola. Tutti gli elettori della contrada ebbero il coraggio di scrivere sulle schede elettorali le parole “Acqua e luce”, determinando il tal modo l’annullamento delle schede in numero tale da determinare la sconfitta della lista di Don Ciccio. E’ vero anche che nella contrada , le terre avevano una fertilità minore a causa dei terreni esistenti: massi di alcuni metri cubi erano cosparsi tra i terreni argillosi dominanti . Queste condizioni geopedologiche erano state la causa del diffuso latifondo. I possedimenti dei Mazzei ne erano l’esempio più eclatante. Altre terre invece erano date in comodato d’uso. Il mio amico , il più antico,non solo per età, era Amedeo Cennamo: un ragazzo che superava in altezza e anche in intelligenza ognuno di noi. Il padre esercitava un mestiere non molto diffuso, l’estimatore di fondi rustici. Era apprezzato per la sua onestà e per la sua oggettività nella valutazione. Orbene Amedeo era stato mio compagno di classe. Di qualche anno più vecchio rispetto alla generalità della classe, era un ragazzo timido e timoroso. Ovviamente il maestro lo aveva collocato, per la sua altezza all’ultimo banco insieme ad Angelo Cennamo, entrambi con le stesse potenzialità intellettive. Studiosi e laboriosi erano, nella loro modestia ,punte di riferimento della classe. Amedeo allora molto religioso era dedito a confessioni e comunioni i quotidiane. Successivamente con la giovinezza credo si sia allontanato da tali pratiche. Era diventato maestro di ottime qualità, punta di orgoglio anche nella classe magistrale altavillese. Il rispetto della dignità umana e dei valori che ne sono alla base ne hanno mosso non l’azione magistrale ma anche il comportamento umano e civile. Da giovani, appena diplomati aderimmo alla Movimento di Collaborazione civica e nel 1961 fummo scelti dal gruppo a rappresentare il paese ad un convegno a Roma. Si era in estate. L’afa romana , che scioglieva il catrame delle strade, ci costringeva a tenere,nei momenti di pausa, i piedi in bidet per rinfrescarli. Se Amedeo era stato il primo, con chi ,invece ,il sodalizio era stato più profondo ,erano due amici inseparabili: Dante Brenga e Peppino Lettieri. Quest’ultimo figlio del “sanaporcella” un mestiere che esercitava insieme la padre. Era nato settimino e questo ne aveva impedito una crescita normale o, per meglio dire, più bassa della media. Mancando la scuola media , erano costretti a rivolgersi ad una precettrice: Olga Marra, una maestra ancora fuori ruolo, in possesso di buone conoscenze e capace di impartire nozioni fondamentali per la scuola di avviamento d’allora. Infatti la scuola media allora era divisa in due indirizzo: la scuola media tradizionale col latino e la scuola di avviamento, in genere frequentata dagli studenti provenienti dalla classe più umile, con la tecnologia e le scienze . Ci vedevamo di sera all’imbrunire con Peppe e Dante .Essi venivano la sera a piedi: Peppe da S. Martino e Dante da Sgarroni. Analogo percorso anche al ritorno. Scambiavamo quattro chiacchiere tra di noi e qualche discussione. Peppe, con l’aiuto del nonno profondamente legato al nipote , era riuscito a farsi una discreta biblioteca che mostrava con orgoglio a tutti gli amici . Sotto il pergolato a pigliare il fresco e a mangiare un’uva particolare che non ho più trovata: un moscatellone a chicchi grandi e piccoli che maturavano gradualmente. Finiranno: Dante nell’esercito dove diventerà sottoufficiale superiore e Peppino impiegato al ministero delle finanze nella lontana Treviso. Mio amico era anche Germamo di Marco, “Il compagno Di Marco” come noi lo chiamavano. Con Amedeo,suo fratello , e Germano organizzammo un gita a piedi a partire da Sgarroni sui Monti alburni con sosta in un fondo di un parente per mangiare uva moscatella. Germano era piuttosto compagno di gita , in quanto allora aderiva al Partito liberale di Valitutti. Saranno la lontana Treviso , le amicizie e le condizioni politiche che lo faranno maturare ed aderire, con tutto l’entusiasmo del neofita “ al PCI.

Altavilla. Le recite parrocchiali

di Carmine Senatore

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La mancanza di qualsiasi struttura culturale, fece aderire una parte di noi, pur essendo orientati a sinistra, verso l’unica, se non esclusiva, agenzia nella quale fare un po’ di cultura: l’azione cattolica. Presidente dell’associazione era Giovanni Di Paolo, nipote di Don Domenico, studente in giurisprudenza. Si trasferirà, poi, a Roma dove diventerà funzionario del ministero delle Finanze (dirigerà la rivista pubblicata dallo stesso ministero).Un ricordo di Giannino (così noi lo chiamavamo): ogni domenica aspettava sotto casa mia in un angolo , però ben visibile dalla cucina di casa mia, Maria, che veniva da Cerrocupo, la sua fidanzata e poi moglie. Giochi innocenti ,come tenere la mano nella mano, fecero scattare l’ira di mio padre. Motivo: offriva alle mie sorelle un spettacolo “indecente”. Si può capire la reazione di Giannino: si fece rosso come un peperone e mai più osò fermarsi sotto casa nostra. L’associazione, allora,era dove si trova ora la sede l’associazione di “Altavilla viva”. Tre stanze una dentro l’altra. Nella prima un tavolo di ping pong. Fu proprio qui che apprendemmo i rudimenti del gioco. Alcuni, come Gigino Guerra, raggiunsero livelli di eccellenza. Successivamente l’associazione si trasferì momentaneamente nella casa canonica,nel frattempo costruita. Al primo piano da una parte un’ampia scalinata in pietra, che portava agli alloggi di Domenico, davanti proprio in corrispondenza del portone un corridoio lungo il quale una scalinata portava in quella che erano state stalle e portava in un piccolo giardino, in fondo al corridoio una porta portava in un ampio salone. Proprio qui si svolgevano le recite parrocchiali. In fondo il palcoscenico, nel lato più lungo una finestra e un balcone perennemente chiuso in quanto mancante di ringhiera. Il palco, era stato costruito da un falegname e divenne struttura permanente della sala.. Le recite avevano un tradizione vecchia,perché già da ragazzo vi si svolgevano. Gli attori principali per le parti più importanti: Adelfio Senatore, Bruno Mazzeo e per le parti comiche l’immancabile Giuliano De Rosa. Grande successo ebbe nell’opinione pubblica altavillese la rappresentazione di Tommaso Moro,l’intellettuale cattolico che si ribellò alle direttive di Enrico VIII in seguito alla sua ribellione alla chiesa cattolica e alla nascita della chiesa anglicana. La parte,interpretata con maestria da Bruno Mazzeo, ebbe ampia risonanza e consacrò Bruno come attore di qualità. Lo spettacolo, e questa organizzazione rimase,si articolava tin tre momenti distinti: un dramma, una comica e un varietà canora. Attore di eccezione della comica: Giuliano de Rosa. La sua figura magra e dinoccolata,i suoi capelli con una fila al centro che Giuliano raccoglieva costantemente all’indietro, gli conferivano una verve comica di prestigio. E poi l’immancabile presentatore: Manuccio Di Lucia, che fungeva anche da regista. Era lui che, quando andava a Napoli, comprava i libretti delle rappresentazioni. La struttura , il ricordo, le emozioni si erano stratificati ed erano diventate tradizioni e patrimonio della cultura altavillese. Fummo noi, giovani professionisti, negli anni ’60, a raccoglierne l’eredità. Gli attori d’allora: Giacomino Antico, il fratello minore di Attilio Senatore,Gigino Guerra,e ,nella parti comiche , Carmine Rizzo; presentatore : Tonino Bassi , regista: Peppe Galardi….. E poi, tutti insieme, sceneggiatori , costumisti e personale addetto al cambio di scene, il cui materiale veniva comprato da Placido Guerra con le spese naturalmente riportate sul conto di don Domenico. In una comica ,attore protagonista Carmine Rizzo, facemmo intervenire nella parte di salumiere e di padrone di casa Carmine Mangone, il calzolaio. La sua apparizione sulla scena suscitò una risata generale di tutta la sala. Non poteva essere altrimenti: la sua figura, stempiata , con la testa sparsa di raro pelo, con quattro dita anchilosate, il suo costume (un vestito da salumiere stretto e corto con molte macchie) e le poche battute dette in un italiano stentato suscitarono una ilarità irrefrenabile da parte degli astanti. E il ricavato? …. Per una pizza per tutti (attori, regista e personale vario) nella

sabato 18 aprile 2009

Rapinarono vedova, condannati

Rapinarono vedova, condannati
la Città di Salerno — 17 aprile 2009 pagina 26 sezione: NAZIONALE

• Altavilla Silentina. Due anni e due mesi è la condanna in primo grado inflitta ai rapinatori che, la sera del 26 marzo scorso, assaltarono la casa rurale di una donna vedova che vive da sola. La sentenza è stata emessa dai giudici della Prima sezionale penale del tribunale di Salerno con il rito del giudizio abbreviato. Chiudendo il primo round di un episodio che destò grande clamore ad Altavilla. • Marco Di Mieri, 21 anni, con obbligo di dimora a Capaccio, e Damiano Riviello, 31, di Matinella di Albanella, quella sera, intorno alle 21, fecero irruzione nella casa della donna e, dopo averla immobilizzata, rubarono denaro e monili in oro. • Gli arrestati furono identificati senza esitazione dalla vittima durante il riconoscimento all’ "americana". • Quella sera, in contrada "Scalera" di Altavilla Silentina, un’auto con due persone a bordo arrivò davanti all’abitazione di A.M., una settantenne del luogo, che in quell’occasione riportò ferite giudicate guaribili in dieci giorni dai medici dell’ospedale "Maria Santissima dell’Addolorata" di Eboli. La donna, chiusa in casa, non aprì ai due individui. La cosa non scoraggiò i malviventi. I due si fecero strada sfondando la porta a colpi di spranga. Una volta all’interno cercarono la vedova, bloccandola e immobilizzandola. Uno degli arrestati gli strappò la collanina dal collo. L’altro corse nella stanza da letto dove riuscì a rubare denaro e oggetti preziosi per un valore di cinquemila euro. Superato lo choc, la settantenne diede subito l’allarme ai carabinieri. Sul posto arrivò una pattuglia della locale stazione e il personale del nucleo operativo della compagnia dell’Arma di Eboli, diretta dal maggiore Nobile Risi. Raccolte le prime frammentarie informazioni sui rapinatori, i carabinieri avviarono le ricerche. Fondamentale per la cattura dei malviventi fu il coraggio della vedova che fornì indizi utili per restringere il cerchio sui due pregiudicati di Albanella e Capaccio. • Di Mieri e Riviello dopo il colpo si divisero. Il primo tornò a Paestum, dov’era obbligato a dimorare. • I carabinieri lo rintracciarono intorno alla mezzanotte in un luna park della cittá dei Templi. • L’altro, il complice di Albanella, venne arrestato alle prime ore dell’alba. Era tornato a Matinella presso la sua abitazione. • I due furono riconosciuti e la refurtiva restituita alla donna. In primo grado ora sono stati condannati. • Erano finito giudizio con l’accusa di rapina. (m.l.)

ALTAVILLA. Tre fatti di cronaca nera di tanto tempo fa

di Carmine Senatore



****I nomi dei protagonisti sono stati “criptati “ con nomi fasulli per ovvi motivi di riservatezza. I fatti sono realmente accaduti e il rifermento ai fatti non è casuale.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Tre fatti di cronaca nera tennero desta l’opinione pubblica altavillese : annegamento di due innamorati,un omicidio e il disseppellimento di cadavere. Quest’ultimo fu scoperto in seguito ad una denuncia da parte di alcuni vicini che sentivano da una casa provenire strati olezzi . In seguito all’intervento dei carabinieri si suppose che all’interno della casa era nascosto qualche cosa di putrescente. Di qui l’intervento del magistrato. Maria aveva disseppellito dal cimitero nel quale era tumulato il cadavere del suo convivente e nottetempo se l’era portato in casa dove l’aveva murato in una nicchia della sua casa. La storia di questa donna era iniziata quaranta anni prima, quando allora trentenne aveva accolto un grande mutilato della grande guerra privo di braccia e di gambe. Marco, questo era il suo nome , veniva curato con premura e dedizione: Maria gli dava da mangiare, lo lavava e lo puliva .Marco era diventata per lei l’unica ragione di vita. Alla sua morte Maria rimase sconvolta e profondamente addolorata:non si dava pace e lo chiamava notte e giorno. La poverina ,in preda a crisi isteriche, pensò di andarlo a disseppellire nottetempo si armò di pala e piccone , scavalcò il muro di cinta , e si mise scavare. Dopo alcune ore, finalmente, raggiunse la bara, l’aprì, prese il cadavere l’avvolse in un lenzuolo se lo portò a casa,non senza prima aver coperta la bara, ormai vuota, col terreno smosso. Qui lo murò in una vecchia nicchia scavata in una parete che serviva come armadio a muro Quando preparava da mangiare preparava per due, lo chiamava gli parlava e dialogava con lui. L’intervento del magistrato, dei carabinieri e del medico legale riuscirono a scoprire Il cadavere murato. Poiché era molto deteriorato Maria affermò che era una vecchia capretta morta , a cui era molto legata Alcuni particolari anatomici però facevano pensare ad un cadavere umano . Poiché i mezzi di indagine allora erano molto rudimentali, fu giocoforza andare a verificare se c’era stato il disseppellimento e il trasloco del cadavere. Si ipotizzò ,mancando di braccia e di gambe, che potesse essere quello di Marco. Il disseppellimento accerta le ipotesi fatte. Maria fu portata in carcere in attesa del processo che si svolse alcuni anni dopo. Maria ormai malata fu prosciolta da ogni accusa Nelle motivazioni della sentenza assolutoria si mise in particolare evidenza l’amore smisurato per il suo Marco . Ormai libera dopo alcuni giorni morì.

Altro caso che ebbe enorme emozione fu l’annegamento di due amanti contrastati nel fiume Calore . Carlo era un giovane bello e forte: aveva occhi azzurri e capelli biondi .Lucia era bellissima .Da giovinetta, però,aveva avuto un incidente :una ordigno bellico ,mentre pascolava,le aveva tranciato alcune dita. Inseguito a questo incidente la mano aveva perduto qualsiasi sensibilità e un poco alla volta l’insensibilità si estese anche il braccio . In seguito a questa menomazione i genitori avevano deciso che mai ella sarebbe andata in sposa , soprattutto per il fatto che aveva ricevuta una buona pensione di guerra, fonte sostanziosa per tutta la famiglia. Una folta capigliatura nera le copriva la fronte inanellata da due occhi neri e profondi. Un giorno si ritrovano in un prato, mentre pascolano le loro caprette. Uno sguardo, languido e furtivo, li avvolge . E’ l’amore!...Si accorgono presto, però, che quello amore è impossibile I timidi cenni per parlarne con le rispettive famiglie vengono accettati con urla e minacce:mai e poi mai questo matrimonio si sarebbe fatto. Infatti pensavano che in seguito al matrimonio ella avrebbe perduto la pensione,per loro una fonte importante di sostentamento. Nonostante l’ostinazione delle famiglie, Carlo e Lucia continuano a vedersi: sguardi furtivi e sempre da lontano…..le famiglie fanno di tutto per non far vedere i due giovani; anzi impediscono loro persino di andare a pascolare. Una notte d’estate, quando i familiari dormivano, Carlo scavalca la finestra e va nel fienile dove Lucia lo raggiunge. Di comune accordo decidono di suicidarsi lanciandosi nel fiume che attraversava le loro Dopo essersi baciati appassionatamente e giurato eterno amore,si lanciano nel fiume . E qui vengono inghiottiti dalle acque. Qualche giorno dopo , ritrovano i corpi dei due disgraziati. La tragedia aveva fatto conciliare intanto le famiglie. Si decise di comune accordo di seppellirli insieme. Dopo quaranta giorni i familiari di stretto lutto con gonne e camicie nere, il padre pensò di far scrivere un’epigrafe sulla tomba dei due amanti che intanto erano stati tumulati nella stessa tomba. Poiché era analfabeta si recò dall’intellettuale del paese don Enrico. Era stato costui maestro elementare e successivamente direttore didattico. Era stato anche animatore di una lista civica “L’orologio” che era contrapposta alla lista “La stella” capeggiata da Don Ciccio.Aveva fama di essere anche poeta .Ormai vecchio arrotondava la sua pensione con gli introiti di alcuni possedimenti, dati a mezzadria ad alcuni contadini. Bussò alla porta col maniglione in ferro. Da un foro al di sopra del battente. Si sentì la voce di una delle nipoti di Don Enrico che chiese cosa volesse . Alla risposta lo fece accomodare, dopo aver ritirato il paniere di fichi freschi. Lo fece accomodare nello studio. Su u tavolo di legno massello era ammassato di tutto:da vecchi articoli di giornali , carte e pennini per inchiostro a penne di struzzo. Quando lo vide lo saluto con ossequi e riverenza, togliendosi il cappello. A sentire la richiesta,lo riprese dicendo che “la scritta sulla tomba” non si dice “scritta “ ma epigrafe o epitaffio. E lo invitò a ritornare all’indomani. Il giorno dopo, di buon ‘ora, si recò a ritirare la “scritta”, che don Enrico gli consegnò, dopo avergliela letta. “Vissero e morirono d’amore”,epigrafe che si può ancora vedere sulla lapide.

Luigi s’era innamorato della figlia di Antonio già sposata. I due amanti si vedevano di nascosto. Quando la notizia giunse all’orecchio del padre, questi decise di ammazzarlo per impedire che l’onda della vergogna lo travolgesse insieme alla sua famiglia. Decise pertanto di ammazzarlo. Lo attese col fucile carico e con un colpo lo uccise. Il giorno dopo, impassibile, s’imbarcò per andare nell’America latina. I preparativi della partenza erano stati preparati con cura i giorni precedenti. Il cadavere fu ritrovato il giorno dopo. L’ esame macroscopico delle feci e un mozzicone di sigaretta della stessa marca portarono all’individuazione di un giovane di Cerrocupo ,rivale in amore nel passato di una stessa donna. Durante il processo gli indizi presentati dall’accusa e l’alibi del giovane portarono alla sua scarcerazione. Solo alcuni anni dopo l’assassino ritornò dall’America. Durante una festa con pochi amici, nel pieno dell’euforia , dovuta all’abuso smisurato di alcolici, svelò che era stato lui l’assassinio del giovane. Tutto rimase segreto…..ma ,come si sa, le voci si diffondono…..

giovedì 16 aprile 2009

L’unica scuola statale: la scuola elementare

L’unica scuola statale: la scuola elementare
di Carmine Senatore
----------------------------------------------------------------------------------
Con l’arrivo degli aiuti americani il paese riprese a vivere.
Si aprirono le scuole in grandi stanze ai lati del castello . Un lungo corridoio all’aperto proprio corrispondente a quello che portava al frantoio con ai lati grossi stanzoni utilizzati per aule. In un lato , in fondo ai lati della cattedra da una parte la lavagna dall’altra una stufa in terracotta a legna. In una parete una armadio con vetri .Vi erano racchiusi solidi geometrici e mappamondo. I bagni turchi,in fondo al lungo corridoio maleodoranti per mancanza d’acqua.. Le classi erano numerose: in prima elementare circa 60 alunni, per mancanza di aule e di maestri,alcuni ancora non tornati dalla prigionia. Alle maestre venivano affidate le prime classi, ai maestri le classi quarte e quinte.
Le cose incominciarono a migliorare con il loro trasferimento nel centro storico di fronte alla casa del maestro Vincenzo. Maestri più numerosi cambiarono l’assetto degli classi: una trentina di alunni per classe .Immancabili le punizioni corporali in casa di mancanze, abitudini che si protrarranno anche nei decenni successivi sessanta e settanta. Con gli anni 80 , tollerate, fino a scomparire. Alcune punizioni erano terrificanti. La bacchetta come simbolo e parte integrante dell’arredo scolastico. Uso di ortiche e ceci sotto le ginocchia erano la norma. Vi erano poi le punizioni personalizzate. Quelle del mio maestro incutevano terrore:.ci si metteva con la testa in mezzo alle gambe del maestro,mani dietro la schiena, afferrate e tenute rigidamente dal maestro., bacchettate in queste condizioni sul sedere. Per la verità erano riservate ai maschi, in caso di mancanze gravi. Ci si recava almeno un’ora prima a scuola,per effettuare competizioni tra le varie classi organizzate dai caporioni di ogni classe. Il mio era Mario Crisci, di qualche anno più vecchio della gran parte di noi. La sua amicizia era segno di rispetto e di protezione. Era lui che aveva biglie di ferro che portava in una borsa di legno, per giocare a bocce. Ricordo una volta , in piena atmosfera di silenzio,un rumore ci fece trasalire. Le biglie con un rumore assordante finirono in mezzo alla classe. Ovviamente,massima punizione. Ogni banco di legno aveva architettura classica: aveva un pianale leggermente inclinato, che si apriva e vi si metteva la cartella e un ripiano di una decina di centimetri con due buchi circolari per mettere i calamai d’inchiostro. I quaderni erano con la copertina nera e quasi sempre pieni di macchie che venivano asciugate con carta assorbente non posseduta da tutti . In prima si iniziava con le aste e bastoncini, prima con la matita e poi con penna con inchiostro. il passaggio, dall’uno all’altro attrezzo, a dir poco, era traumatico. A casa molti di noi usavano per asciugare l’inchiostro la cenere del camino o del braciere. Se i maestri divennero più numerosi, il numero di alunni per classi ridotto,non portarono certo al miglioramento delle condizioni igieniche .I bagni, turchi, posti in quella che una volta era una stalla, adattati e con luce che proveniva da un’apertura circolare. Si imparavano le poesie a memoria, sempre le stesse e codificate (S.Martino, T’amo pio bove….) Si insegnavano le discipline come prima della guerra, anche se le condizioni politiche avevano cambiato l’assetto dell’Europa. Per cui si recitavano a memoria le capitali delle Repubbliche baltiche, ormai parti integranti dell’impero sovietico. Geometria pian e solida, con esercizi sulle aree e sui volumi, divisioni con cifre intere e decimali, moltiplicazioni e divisioni per 10, 100,1000.,riduzioni ed equivalenze: questo il programma di matematica. Lettura, con l’obbligo di portare il segno. Era proprio la scuola dell’essenzialità: scrivere, leggere e far di conto. Immancabile l’educazioni fisica, con esercizi con gli arti inferiori e superiori. E poi schieramenti, marce e riposi. Punizione generalizzata : l’uso della bacchetta, usata per un duplice scopo, come indicatore di città,monti e fiumi sulle carte geografiche, politiche e fisiche, e come mezzo di coercizione di massa. Dieci, venti, trenta bacchettate erano la norma: veri supplizi. Era vietato qualsiasi lamentela a casa. Il rischio era aggravare la situazione con altre punizioni da parte del genitore. Chi erano i maestri del tempo? Alcuni severissimi, tipo la sig.rina Ninetta Belmonte, altri burberi benefici, tipo Cecchino di Verniere, la cui voce possente incuteva paura e rispetto al solo sentirla ,buoni e alquanto dolci Beniamino Guerra e la sig.ra Giovine, moglie di Paolo Tesauro OIivieri, anch’egli maestro, e i coniugi Scarsi. Il maestro Nando (Ferdinando Belmonte) , fratello della sig.rina Ninetta, credo sia stato il primo maestro ad andarsene a Salerno, seguiti da quasi tutti gli altri.

VIA SOLIMENE

Topografia antropologica

VIA SOLIMENE

di Carmine Senatore

Nella via che portava al centro storico non vi erano negozi.

Casa Evelina Baione, Ufficio tributi, casa Luigi Nese,Casa E. Giannella, Casa Brenca Angelo (sgroia) , Casa Peppe Galardi, Casa del parroco, al pian terreno Azione cattolica , calzolaio Giuliano e poi ilmeccanico di biciclette Lettieri,Casa Cennamo, di fronte Peppe Marra e Vitulia,”Maculatone” con la figlia Liliana, casa di Giuliano, in fondo al vico i Sacco , casa Cembalo e dentista,la Caserma, , I russolillo, frantoio Galardi, il concerto,Casa Marra ( i falegnami), “I petuosi” casa Peduto , la sezione comunista sulla scalinata in pietra pagata e gestita da Luigi Giello, complesso Galardi, famiglia Poppiti e Glicerio Taurisano autista del maestro Morrone,, negozio zio Alfredo, scuole elementari, maestro Morrone , a sinistra salendo casa Alessandro ed Eduardo Belmonte, famiglia Tesauro con la mia maestro Giovine, nel vicolo i fratelli di mio nonna zia Luigi….),, famiglia di Feo (padre del Sindaco odierno 2008), falegnameria Marra, comare Rita Tesauro, il maestro Cecchino di Verniere e il fratello, Ugo Reginella il compagno, nel vico senza sbocco Antonino e la sua famiglia , la mia casa natale, famiglia del mio compare durante la guerra Gerardo Pacifico, l’ufficio di collocamento, famiglia Guarino, casa Morra Gerardo, di fronte la tipografia Cennamo. Nel largo S.Egidio: Bollette SEDAC, Sabatino d'Auria,abitazione di Peppe Galardi, Casa Taurisano Alfio, nel vico sulla destra scendendo famiglia Cupolo e Tedesco ( il mastro ferraio mio maestro artigiano con Oreste e Paolo) ,casa don Achille Sassi, casa Luigi Morrone e Rachele (perpetua),Agostino e fratello Antonio Lettieri

mercoledì 15 aprile 2009

Anche a me è capitato... a scuola da Manuccio Di Lucia

Anche a me è capitato……….
di Carmine Senatore
-----------------------------------------------------------------------------------------------------
Avevo appena conseguita la licenza media nella sessione estiva. Un bel 7 in latino faceva bella mostra nel risultato finale. Due finezze traduttive nella versione dall’italiano in latino, astuto qual era (qua astutia erat) e un cuius interest utilizzando anziché cuius la forma arcaica cuia, avevano suscitato il plauso e l’ammirazione della commissione d’esame. Non così era stato l’anno precedente, quando il salto,due anni in uno, non era stato coronato da successo. Era costume ai miei tempi, quando gli alunni avevano frequentato la quinta elementare,presentarsi direttamente agli esami di ammissione alla scuola media. Lo facevano soprattutto i figli di impiegati e commercianti, mentre i figli degli operai e dei contadini sostenevano gli esami di quinta elementare. Quindi i primi non conseguivano la licenza elementare, perché gli esami erano contemporanei a quelli di ammissione. Io sostenni pertanto gli esami di ammissione alla scuola media l’anno dopo. Allora non esisteva in paese la scuola media, per cui quelli che non potevano andare a pensione a Salerno a frequentarla,dovevano affidarsi ad un precettore pagato. Il precettore più gettonato era un giovane studente universitario in giurisprudenza , Manuccio di Lucia. Ci riceveva alla sua casa .In una stanza una tavola quadrato e in un angolo un tavolo più piccolo. Qui sono passati tanti miei compagni da Germano Marra ,Umberto Cantalupo, Antonio Molinara, Giovanni Mazzeo Giuseppe di Lucia, fratello del precettore, e di tanti altri. Si trattava piuttosto che di un insegnamento vero e proprio di un autodidattismo guidato. I libri naturalmente usati,venivano acquistati direttamente dal precettore e poi ripagati dai nostri genitori,con la naturale cresta per l’avvenuto acquisto. A volte dovevano attendere in completo silenzio il nostro maestro,dedito al pisolino pomeridiano. Alla fine dell’anno gli esami a Salerno da privatisti: i più bravi alla scuola media Pirro e in meno bravi alla scuola media di Largo Campo. Era possibile, allora, a chi aveva compiuto i 14 anni, presentarsi agli esami di licenza media. Io che avevo superato il primo anno, secondo il precettore, potevo fare gli esami di licenza media. Il che comportava fare due anni in uno. L’insuccesso scolastico,dopo gli esami di riparazione, aprì la via al lavoro. Era in ristrutturazione la chiesa di S.Antonino, gravemente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. La ditta vincitrice dell’appalto un’impresa napoletana , il cui capomastro si chiamava Don Antonio,abile muratore ed esperto stuccatore. Mio padre , assunto dall’impresa, riuscì a farmi assumere ,naturalmente in nero, come apprendista. Non so quante “caldarelle” ( allora di ferro) di cemento e di calce ho trasportato sulle spalle. Ero diventato la “mascotte” del cantiere. Seguivo mastro Antonio nella direzione e nel lavoro come stuccatore. Occorreva rifare tutti gli intonaci e le cornici danneggiate. Si usava del gesso per fare i modelli che l’abile maestria dei Marra trasformava in modelli di legno. Questi servivano facendoli scorrere a fare le cornici. Tutta la chiesa era un immenso cantiere, tra statue e iscrizioni lapidee. Il luogo aveva perduto qualsiasi sacralità. Si ristrutturavano i finestroni della parte terminale della chiesa. Proprio ristrutturando uno di questi finestroni che avvenne un episodio ancora vivo nella mia mente. Mio padre su un’impalcatura in legno che dava parte all’esterno e parte all’interno stava ristrutturando le cornici . Occorreva ovviamente per farlo poco calce. Io preso , dal non far niente e dalla richiesta, aveva invitato di trasferire a mio padre parecchi secchi di calce. Quando all’improvviso, nell’andare a pigliare la calce all’interno,mi sentii arrivare a qualche metro un secchio pieno di calce lanciato da mio padre. Per poco non mi colpì. Dopo questo fatto divenni l’apprendista preferito di Don Antonio. Ovviamente a cantiere chiuso, nessuna buonuscita per me. Anche questa volta , pur in presenza di un successo,mio padre mi portò con sé a lavorare alla SAIM, come apprendista, questa volta come lavoratore vero e in regola con ferie e contributi. Lavorai per cinque mesi . Si impiantavano macchine per la segheria, manovale “U farmacista”. Si ristrutturavano le case dei dipendenti e si iniziò la costruzione di un fabbricato per un nuovo tipo di prodotto: un cordificio per discoli per frantoi oleari. Si era nella seconda parte dell’anno 1955.

Centro storico: una passeggiata e poi una discussione sul che fare

di GLICERIO TAURISANO

E si, caro Oreste, a leggere la "Collina degli Ulivi" ci si commuove sempre, i ricordi sono ricordi, ma quanta energia danno nel proseguire il cammino di ognuno di noi, essi sono come l'aria che quando ci manca la cerchiamo, disperati, attraverso qualsiasi varco di un "passato" il quale alimenta, inconsapevole, la forza del nostro presente.
Sere fa mi trovavo in un Paese del Cilento e guardando le viuzze, i vicoli, le case non potei fare a meno di ritornare con la mente al Centro Storico di Altavilla e, colmo di una estraneità dal presente mi allontanavo sempre più dalle voci dei presenti che intorno a me si confondevano con le grida di quando noi in giovane età si scorazzava tra un vicolo all’altro, tra i richiami dei vicini i quali con spirito materno o paterno ci rimproveravano per lo schiamazzo che producevamo; oppure, sentir risuonare nella mente i racconti “antichi” che qualche anziano ci elargiva con tanto accanito sentimento.
Quello che tu hai sopra descritto, è un po’come la vita di ognuno di noi, vita passata ma sempre presente nei nostri ricordi e ciò è di un meraviglioso incredibile.
Il Centro Storico di Altavilla: comincerei, caro Oreste, ad organizzare una sana, culturale e propedeutica passeggiata nel centro storico invitando un po’ di gente, discutendo, scambiando opinioni, ricordi, e per lo più discutere su cosa realmente ci sarebbe da fare per riqualificare una parte di storia di centinaia e centinai di Altavillesi. E, chi meglio di Te può proporre questa iniziativa? inoltre sarebbe anche bello raccogliere tutte le storie, i ricordi, di epoche vissute, diverse per ognuno ma sempre uguali nella loro caratteristica naturale: l’amore per il proprio Paese.
Sarebbe bello anche implementare un tavolo di discussione e reagire contro un degrado che porta solo all’annientamento della storia, della cultura, del sociale.
E’ un impegno che un po’ tutti dovremmo prendere, e ognuno dovrebbe dare il suo contributo, ma non solo per Altavilla, ma per tutti i Paesi detentori di bellezze, arte e storie, cose che abbandonarle a se equivale a rinnegare una parte di se stessi.
Con profonda Stima,
Cordialmente
Glicerio Taurisano

martedì 14 aprile 2009

Centro storico:un grido di allarme! Occorre fare qualcosa, subito!....

di Carmine Senatore

---------------------------------------------------------------------

Oreste Mottola , quasi mese fa, si doleva del fatto che al tempo degli avvenimenti menzionati in un post da Bruno Di Venuta junior, lui era adolescente. Lo stesso naturalmente si dica di Bruno nei miei riguardi. I ricordi, come si sa, lasciano impronte e non sono mai temporalmente definiti. I luoghi descritti come le immagini, che ne sono il ricordo sbiadito ,possono a volte sovrapporsi. Alcuni giorni fa, ho approfittato di un paio di ore di sole, per fare un giro per il centro storico. Che squallore!.. Ho incontrato facendo tutto il giro solo tre persone. Un centro che un tempo era pieno di vita! Il silenzio intorno, lo spopolamento ,mi hanno dato un senso di desolazione e di morte e hanno suscitato in me emozioni e sensazioni strane . Sono riapparsi nella mia mente immagini in un coacervo più o meno confuso. Ho rivisto davanti , quasi un delirio a occhi aperti, un luogo pieno di vita. Ho sentito nelle narici l’odore di stallatico lungo la strettoia dei Di Vernieri, l’odore inebriante e della pasticceria Iorio, le voce del banditore “Luigi all’ossa” che annunciava, dopo uno squillo di tromba che il pescivendolo era arrivato. Ho rivisto luoghi e personaggi che sono stati parte integrante di una comunità. Quanti ricordi ! Ecco il macellaio Turillo, la figura piccola e rotondeggiante di Gerardo Morra, Enrico Guerra col suo immancabile bastone, il mulo di Antonio Pacifico,con la barda montata di due tavole sulle quali poneva la sua mercanzia, e….. i luoghi : la cantina di Peppe di Matteo, il Sieggio con le donne che attingevano l’acqua, gli stridii e le voci dei bambini che si recavano a scuola, il rumore incessante e stridulo della segheria dei Marra…. E poi gli animali che venivano direttamente macellati in loco , la carne tagliata su un tronco di legno e pesata su bilancia a doppio braccio,da una parte, la carne avvolta in una carta (una carta molto doppia ,in parte assorbente e di colore giallastra) dall'altra i pesi in ferro rigidamente controllati periodicamente dall'ufficio misure e pesi . Si trattava ovviamente non di carne di vitello,ma di castrato, pecora , agnello .La corsa alla bevuta del sangue, quando incominciò ad essere macellato qualche vitello dai Baione, perché si riteneva fortemente medicale per gli anemici. Inutile parlare del’abbondanza di mosche, che venivano tenute lontane con mazzetti (credo) di felci. Rivedo” Sciarrillo”, Giovanni Pacifico,il mio sarto, che dopo aver fatto colazione, il più delle volte pane e frittata o pane con cicoria, beveva l’acqua da una “cocoma”, probabilmente per tenerla fresca. La mattina era quasi un rituale…. Un via vai continuo di persone che si recavano ,chi, al municipio , chi, all’Ufficio Postale. Ancora nelle radici l’odore del ragù domenicale .E poi ……mille ricordi ancora.
E' disponibile l’ultimo aggiornamento sulle elezioni primarie on line in corso ad Altavilla Silentina:

Fernando Iuliano (assessore comunale) 1%; Gerardo Di Verniere (ristoratore e consulente ambientale) 7 %, Enzo Giardullo (attuale vicesindaco) 5%, Oreste Mottola (giornalista) 37%; Michele Gallo (avvocato) 9%; Elena Mucciolo (segretaria provinciale Partito Liberale) 7%; Enzo Baione (paramedico) 10 %; Antonio Molinara (insegnante) 18 %;Salvatore Arietta (ragioniere, già assessore all'ambiente) 7%.

Da oggi è partito un altro turno di votazione che vedrà impegnati:
Pasqualino PERILLO; Giovanni MOTTOLA; Antonio MARRA; Emilio IULIANO; Antonio MARRA; Antonio avv.BASSI; Emiddio MANGONE; Carmen GALLO; Sergio DI MASI; Sabatino DI LUCIA

Un invito ai giovani altavillesi

di Carmine Senatore

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La carrellata dei ricordi del passato ha una duplice valenza: da un lato ricordare significa dare identità ad una comunità, dall’altra stimolare tutti i giovani altavillesi a scrivere qualcosa che possa essere di stimolo anche agli altri sul futuro del proprio paese. Ho notato che gran parte di quelli, che per ragioni di lavoro o per motivi di studio se ne sono allontanati,sentono una forte attrazione e nostalgia per il paese, non solo per quelli che vi sono nati, ma anche perché dai loro padri ne hanno sentito raccontare personaggi ed eventi. E’ mai possibile che giovani intelligenti,professionisti e studenti universitari non sentono la necessità di raccontare un fatto della loro vita, delle loro amicizie , dei loro studi? I giovani, che sono tendenzialmente proiettati nel futuro, hanno idee , principi sani e valori. Manifestarli con calore ed entusiasmo, confrontarli con quelli di altri , è un dovere categorico. Le loro idee connesse all’ identità comunitaria sono il sale della vita. Sono pertanto i giovani a far sentire le loro emozioni, le loro proposte perché il loro paese riprenda fiato e ricominci a mettersi a passo con i tempi. So che qualcuno si lamenta ancora che le informazioni via internet sono lente. E’ mai possibile che le autorità comunali non riescono a far entrare il nostro paese in una comunità più vasta , come quella delle comunicazioni di massa e della banda larga? Un paese come il nostro, con una collina ubertosa e ricca di ulivi, può rinascere . Fabbriche di trasformazione dei nostri prodotti agricoli potrebbero sorgere,una pianura ricca di ortaggi e foraggi potrebbe alimentare cooperative agricole di vendita dei prodotti ed dare inizio ad allevamenti di bestiame moderni e razionali. In un momento di crisi,occorre raccogliere le proprie forze per dare sviluppo alla nostra comunità e far ritornare anche quelli che se ne sono allontanati per necessità, spinti dalla difficoltà di trovare un’occupazione nel proprio paese. Compito dell’Ente locale e dei suoi rappresentanti è quello di stimolare tutte le energie economiche a dare impulso all’economia della zona, favorendoli con alleggerimento di pratiche e di permessi e mettendo a disposizione terreni e risorse. Un ruolo fondamentale lo deve svolgere la cassa rurale cooperativa, favorendo l’accesso al credito agevolato. Le idee per cambiare un modo di essere e di pensare volano sulla parola scritta. Da qui nasce pertanto l’invito ai giovani altavillesi, qualunque sia la loro condizione, a farsi sentire. Giovanni, Carmine, Davide, “en age”, fatevi sentire! Iniziate..Vi sosterremmo….

Nuovo "girone" delle primarie on line di Altavilla Silentina

Oggetto: Nuovo "girone" delle primarie on line di Altavilla Silentina

I NUOVI CANDIDATI alle primarie on line altavillesi sono:

Pasqualino PERILLO; Giovanni MOTTOLA; Antonio MARRA; Bruno DI VENUTA jr.; Antonio MARRA; Antonio avv.BASSI; Emiddio MANGONE; Carmen GALLO; Sergio DI MASI; Sabatino DI LUCIA

si vota su www.mottolaoreste.blog.tiscali.it

mercoledì 8 aprile 2009

“Nuovo cinema Paradiso”: Il cinema di Don Vincenzo

di Carmine Senatore

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Era situato nella parte pianeggiante adiacente al castello, al piano terra , appena si attraversavano i due pilastri che facevano da ingresso alla proprietà Mottola. Nel passato,negli anni ‘20 era stato uno stabilimento conserviero con annessa segheria. Qui aveva lavorato mio nonno e poi, da giovane,mio padre. Aveva dato lavoro a tanti giovani altavillesi e anche a giovani ragazze , alla loro prima occupazione in uno stabilimento ,tradizione che poi sarà seguita nell’immediato dopoguerra da De Martino alla SAIM (come noi dicevamo allora). Aveva conservato all’esterno la vecchia architettura,quasi una “dependance” del Castello. Era stato uno dei primi edifici con solaio in cemento armato del paese. Dopo la guerra era stato trasformato, dividendolo in due parti: la parte antistante come sala cinemagrafica, la seconda , quella posteriore, in frantoio oleario,che veniva raggiunto, attraverso un lungo corridoio, che serviva anche come uscita di sicurezza dal cinema. Dal soffitto, alto una decina di metri, si vedevano le travi in tutta la loro possanza e grandezza. Dalla parte opposta, sempre lateralmente l’ingresso col botteghino. Un ampio portone al centro nella parte anteriore ne costituiva l’uscita alla fine dello spettacolo. Nella parte destra attraverso uno spiazzo, chiuso da un passaggio a livello portava al garage e alla segheria. Un enorme pino marittimo si stagliava nel cielo in tutta la sua grandezza. Nel garage una “vecchia Balilla” faceva mostra di sé. Subito dietro, la segheria,con pialla e sega elettrica. , al lato una vecchia vasca , in cemento,utilizzata per la raccolta delle acque piovane. La sala era separata da un enorme palcoscenico dal frantoio .Un grande schermo in fondo al palcoscenico su cui venivano proiettati i film del tempo. La sala di proiezione in uno degli angoli della sala. Vi si accedeva mediante una scala in ferro e legno. Tutto era nato da un’idea e dalla fantasia alacre di uno dei rampolli di Don Ciccio, Don Vincenzo, che sarà uno dei figli di Don Ciccio che rimarrà a vivere ad Altavilla e qui sarà eletto consigliere provinciale per il partito liberale. Sarà proprio don Vincenzo uno degli animatori : dalla compagnie teatrali di avanspettacolo, con balletti e orchestra, alla rappresentazione di film di Totò. Tutto si muoveva all’insegna della novità e del divertimento. Il paese era uscito dalla guerra e aveva voglia di gioire e divertirsi .Non si disdegnavano rappresentazioni di film commoventi e “strappalacrime” . Il tabellone dei film da rappresentare si trovava all’ingresso dello spiazzo, vicino al lato destro di uno dei pilastri. Operatore abituale, Cesare Suozzo, che in seguito diventerà anche impresario teatrale e lo gestirà insieme ai fratelli , quando il tumultuoso e variopinto ingegno di Don Vincenzo si aprirà a nuove sperimentazioni e imprese. I film interpretati,da Totò, da Rossano Brazzi (“Tosca” , “Noi vivi”…..) e Amedeo Nazzari (“La cena delle beffe”, “Catene”) erano i più rappresentati. Ricordo, pur essendo ragazzo, la prima scena di nudo femminile (un'inquadratura di pochi secondi di Clara Calamari a seno nudo che varrà il divieto ai minori e la condanna delle autorità ecclesiastiche . Ancora tollerato dalle autorità ( SIAE) qualche film interpretato da Osvaldo Valenti ( “La cene delle beffe” e “Ettore Fieramosca”….) , l’attore fascista , repubblichino,che era stato accusato di crimini di guerra, processato in modo sommario e fucilato.

Al botteghino ,Zio Martino, il fattore di Don Ciccio, prestato in quella occasione a Don Vincenzo, ovviamente in modo gratuito come parte straordinario del lavoro svolto normalmente. Io, ragazzo,accedevo senza biglietto on la seguente parola d’ordine: ”Più tardi viene papà!” Ogni tanto, per non dire spesso, essendo pellicole di seconda mano,si spezzavano . Di conseguenza ,accensione delle luci, attesa e ripresa, e ciò accadeva ,nei migliori dei casi ,un paio di volta a proiezione. La sala si riempiva di fumo,nonostante una ventola nella parte lata insufficiente ad aspirare il fumo prodotto. Un venditore di “spassatiempo” passava tra le varie fila durante gli intervalli. Vendeva caramelle, lupini, semi di zucca, fave e ceci arrostiti. Si può immaginare in quale stato rimaneva la sala alla fine dello spettacolo!...Un solo spettacolo serale. Alla fine dello spettacolo la discussione sull’interpretazione del film si protraeva anche a casa: era il timido accenno ad una discussione di tipo culturale. Solo con gestione dei Suozzo ,collegati ad altri gestori che venivano da Salerno e portavano i film, gli spettacoli, diventarono diurni e continuativi, per cui era possibile vedere più rappresentazioni della stesso film. Spesso nella parte adiacente alla sala cinematografica , trovavamo, insieme ai pinoli che cadevano dal pino, pezzi di pellicola con qualche scena del film. Per molti anni, a partire dal dopoguerra fino alla fine degli anni sessanta era stata la fonte quasi esclusiva, se si eccettuano le rappresentazioni teatrali dell’azione cattolica, della cultura altavillese. Poi, con la televisione, il rapido declino e la chiusura……

martedì 7 aprile 2009

I terremoti: che cosa sono e quali sono le cause che li determinano?

di Carmine Senatore

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Il terremoto dell’Aquila, l’enorme emozione suscitata nell’opinione pubblica, i risvolti che hanno sulla stampa e sui mezzi di comunicazione radio-televisivi, mettono in secondo piano le mie narrazioni sui ricordi del passato e fanno emergere i fatti e le emozioni che questi eventi suscitano. Un giornale,se vuole avere un suo ruolo di informazione e anche una funzione pedagogica, non può rimanere insensibile al grido di dolore che da tanta parte del paese in questi casi si eleva. Dedicherò due o tre note a questo evento doloroso che ha portato alla morte , finora,più di cinquanta persone e al crollo di interi centri storici, sia del capoluogo che dei piccoli paesi che vi gravitano attorno. Il tecnico e il professore , nel raccontare questi eventi hanno un ruolo importante. Il primo per la conoscenza del fenomeno,il secondo quello di renderne semplice la spiegazione . Scriverò tre note sull’argomento: la prima su che cosa sono i terremoti e quali le cause che lo determinano, la seconda sulle previsioni dell’evento, la terza sui rimedi. Terremoti ed eruzioni vulcaniche non sono eventi casuali,ma sono l’effetto di cause precise. Essi si verificano quasi con continuità sulla superficie terrestre , spesso senza nessun effetto pratico , registrati solo dagli strumenti, a volte , invece,in modo disastroso. Tutta la crosta terrestre è composta di varie zolle , in continuo movimento tra di loro. I margini di esse non coincidono , se non in qualche caso, con i margini dei continenti, che sono trasportati dalle zolle, così come dei naufraghi su una zattera. Ed è proprio lungo questi margini che si verificano i terremoti con maggior forza e distruzione. Questo movimento relativo delle zolle è contrastato dalle forze di coesione dei materiali di cui queste sono formate. La rottura dei materiali si verifica quando la forza applicata ,dovuta al movimento delle placche, supera la forza di coesione dei materiali. Di conseguenza tutta l’energia incamerata nelle rocce si sprigiona sotto forma di onde elastiche meccaniche, determinando l’onda di terremoto, con conseguenze disastrose su tutto ciò,uomini e cose, che si trovano in superficie. Il punto dove si verifica la rottura viene detto ipocentro, mentre il punto sulla sua verticale si chiama epicentro. Ed è proprio da qui che le onde piene di energia si propagano , come le onde provocate dal sasso in uno stagno, determinando con l’energia che essi trasportano conseguenze disastrose, tanto più quanto gli edifici sono vetusti . I ricordi del terremoto del 23 novembre del 1980 nell’Irpinia con conseguenze in tutto il territorio circostante sono ancora vivi in gran parte di noi .E’ stato e non sarà l’ultimo .Altri eventi nel passato, anche recente, si sono verificati nelle stesse aree. L’intensità, cioè la forza con la quale si manifesta il terremoto,viene misurato con un apparecchio molto semplice nell’ideazione e nella progettazione, detto sismografo che registra l’andamento del fenomeno su un foglio di carta detto sismogramma. Fino ad una cinquantina di anni fa l’intensità di un terremoto si misurava con una scala,detta scala Mercalli, basata sull’effetto che il terremoto aveva sull’uomo e sugli edifici. Questa scala empirica è stata sostituita con una scala di tipo matematico e l’intensità è stata chiamata Magnitudo, detta scala Ricter. Si riporta, a fondo pagine, le due scale con i loro rapporti reciproci. La scala Mercalli,è espressa in gradi,mentre la Magnitudo è un numero. Quindi si dirà grado 3, riferendosi alla scala Mercalli, e magnitudo 4 riferendosi alla scala Ricter. All’inizio ho detto che i terremoti sono più probabili, o quasi certi, lungo i margini di zolla,mentre sono quasi assenti all’interno della zolla. L’Italia , con la catena alpina e appenninica, è un paese ad alto rischio sismico,perché essa fa parte della catena alpino-himalaliana che è un margine di zolla.

Sono prevedibili i terremoti?

di Carmine Senatore

------------------------------------------------------------------------------------------------------

La prima informazione:10 morti; poi 50 ed ora, ultime informazioni, 179 morti e 34 dispersi…Man mano che il tempo passa appare in tutta la sua tragicità la realtà dell’evento. Il numero dei morti e dei feriti non riflette l’importanza dei sismi, perché può essere imputabile a cause indipendenti dell’entità di questi ultimi; i fattori che in questo caso intervengono in questi casi sono l’ora nella quale avvengono ( di solito i terremoti notturni che colpiscono zone abitate, causano molte più vittime di quelli diurni) ,il tipo e la qualità degli edifici esistenti nelle zone colpite. A volte in quelli più disastrosi determinano nelle città colpite grandi incendi causate dalla rotture delle condutture del gas, da corti circuiti, da deterioramento degli impianti di riscaldamento. La domanda che ad ogni verificarsi di un terremoto ci si fa “Sono prevedibili questi eventi?” La risposta è: certamente no! La scienza finora non è ancora riuscita a dare informazioni sicure sul determinarsi dell’evento. L’aumento del radon , che si ha durante il loro avvicinarsi, non ci dà informazioni né su quando né sul luogo dove . La stessa analisi statistica sulla frequenza degli eventi verificatisi nel passato può dare solo indicazioni sulla vulnerabilità del territorio in seguito ad un evento sismico,mentre nulla ci dice sul quando e sul dove. In nessuna parte del mondo,anche in quelli più all’avanguardia , come il Giappone e in California,non vi sono studi scientifici tali da determinarne la certezza. Segni premonitori, che si verificano nell’imminenza del terremoto, non hanno nessuna utilità pratica , perché hanno scarsa attendibilità scientifica o possono verificarsi anche per motivi non collegabili ad essi,mentre altri precedono di poco l’evento e non consentono alla popolazione di sottrarsi ai suoi effetti distruttivi. Allo stato attuale , quindi, è impossibile prevedere con sufficiente esattezza il momento, l’intensità, e l’epicentro. Comunque le anomalie premonitrici prolungate nel tempo,quali aumento del radon, il comportamento di alcune rocce che si magnetizzano quando vengono sottoposte a pressione come pure le variazioni geoelettriche di materiali,che fanno variare la resistività dei terreni, sono cause che potrebbero prepararci all’evento sismico, anche se la strada da percorrere è ancora lunga. Grande importanza è data, al fine di costruire un quadro previsionale , si sono allestite reti di sismografi in grado di tenere sotto controllo varie zone. Ed è stato possibile sulla base delle analis ie di altre di tipo geotettonico costruire la carta della pericolosità sismica dell’Italia. Comunque, il rimedio più facile per evitare i danni del terremoto, allo stato attuale,consiste nell’adozione di sistemi costruttivi capaci di resistere alle sollecitazioni delle scosse telluriche e facilitarne lo sgombro della popolazioni in zone più sicure.

Rimedi

di Carmine Senatore

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Si capisce bene come in una situazione incerta circa la determinazione dell’evento, tutta l’attenzione va posta sulla progettazione delle strutture . Innanzitutto la costruzione di nuovi edifici deve avvenire seguendo rigidamente i criteri antisismici previste dalle norme vigenti. Sarebbe necessaria inoltre la messa in sicurezza di quelli più vecchi, specialmente edifici pubblici e scuole. Porre particolare attenzione ai terreni, sui quali si va costruire, determinando una caratterizzazione geotecnica puntuale e precisa dei terreni di sedime, non è solo una buona pratica geotecnica , ma rappresenta l’unico modo per evitare morte e distruzione, in caso di scuotimento sismico. Assolutamente da evitare la costruzione su terreni franosi , predisposti naturalmente al dissesto . Occorre determinare con assoluta precisione il coefficiente di fondazione,uno dei parametri considerati nei computi progettuali per il calcolo della forza sismica orizzontale. La interazione terreno-struttura è un altro punto da tenere in particolare considerazione. Qui,una regola generale: rendere flessibile la struttura su terreni rocciosi, e rendere rigida la struttura su terreni sciolti. Il terremoto dell’Aquila non avrebbe avuto nessuna conseguenza, se fosse avvenuto in California o in Giappone, dove i criteri antisismici per la costruzione delle strutture sono diventati la norma. Le fondazioni vanno collegate tra di loro e vanno poste a profondità adeguata e su terreni con buone caratteristiche geomeccaniche. A tal fine l’opera del geologo è assolutamente indispensabile. Lo studio dei terreni,con la determinazione delle principali caratteristiche fisiche e sismiche , sono le condizioni necessarie per l progettazione di una struttura. Sulla base del comportamento e delle caratteristiche dei terreni è stato possibile costruire la carta della pericolosità sismica dell’Italia. Si può concludere che più che con prevenzione attiva,in grado in qualche modo di attenuare o di impedire l’evento, è invece possibile la prevenzione passiva. L’adozione, pertanto di tecniche di costruzione antisismiche, di scale di sicurezza, di valvole di blocco automatico sulle linee elettriche o nelle reti di distribuzione del gas, di corrette e tempestive istruzione date alla popolazione, può ridurre enormemente la perdita di vite umane e di danni.

Ricordando Samanta, la ragazza del supermercato

ORESTE MOTTOLA
A settembre si sarebbe sposata con un ragazzo di Roccadaspide, dipendente dell’Enel, e nelle settimane scorse aveva già predisposto tutti i preparativi per le nozze. Bella e dal carattere solare, molto educata e compita nei modi, era benvoluta da tutti. Ogni giorno era al suo posto di lavoro, pronta a dispensare sorrisi, dare consigli ed aiutare gli anziani in difficoltà con la spesa. Era infaticabile e rapida, ma a tutti dava sempre l’impressione della calma. Il suo hobby era la danza ed era anche sempre attivissima nell’organizzare lo spontaneo e genuino Carnevale del suo rione. Sarà l’autopsia a chiarire definitivamente le cause che hanno portato alla morte di Samanta Verderame, 26 anni, commessa in uno dei supermercati più frequentati ad Altavilla. Il racconto raccolto dai carabinieri coordinati dal maggiore Nobile Risi tra i vicini della via Chianello, proprio al limite del centro storico del paese, rimanda ad un gattino che la ragazza stava cercando di raccoglierlo per portarlo a casa sua ed adottarlo. Samanta avrebbe alzato il passo e così è inciampata e caduta sull’asfalto. Smentite le notizie, date dal tg Rai, di un’aggressione da parte di un gruppo cani. La sorella più piccola di qualche anno, Francesca, che ha seguito la scena dalla finestra, è in un comprensibile stato di choc. La circostanza che Samanta sia caduta tra un’automobile ed una cabina elettrica può far pensare che stesse cercando di trarre a se il gattino impaurito ed in fuga. O che un malore improvviso l’abbia fatta accasciare improvvisamente. I soccorsi sono stati immediati ma putroppo non c’è stato niente da fare. Tra le prime ad intervenire due infermiere dell’ospedale di Eboli che si trovavano nella zona: Irene ed Antonella Sabia. Immediatamente è partita la telefonata al 118 ed al medico della famiglia Verderame, Emilio Iuliano. La scena che i soccorritori si sono trovati davanti è stata subito tragica. Samanta, con una ferita alla testa, conseguenza della caduta, non respirava più e tutti i parametri vitali risultavano praticamente assenti. Impossibile trasportarla subito verso il pronto soccorso, per oltre un’ora è stato tentato di tutto. Defibrillazione avviata per almeno 6 volte, respirazione e massaggi cardiaci. Nel frattempo veniva iniettata atropina, una sostanza che serve per stimolare il battito cardiaco. Il medico in servizio al 118 ha proceduto all’intubazione. Dopo un’ora di lavoro febbrile i medici hanno dovuto alzare bandiera bianca. Samanta non c’era più e così i suoi più immediati progetti di vita. Il corpo della ragazza, traportato presso la sala mortuaria dell’ospedale di Eboli, sarà sottoposto all’esame autoptico nella mattinata di mercoledì e nella stessa giornata si dovrebbero tenere i funerali. Samanta lascia il padre Carmelo, la sorella Francesca e la madre Tilde De Vita. Grande è la disperazione nel grande numero di sue amiche che accompagnavano volentieri la sua grande voglia di vivere al di là dei ristretti orizzonti di un piccolo paese in crisi d’identità e prospettive. “Abbiamo perso la nostra guida”, racconta una di loro.

orestemottola@gmail.com

---
P.s. Aspetto i vostri ricordi su Samanta

lunedì 6 aprile 2009

Abusi a Paestum, nuovo sequestro Off limits un chilometro di litorale che gestiva Carmine Ruggiero

Capaccio. A pochi mesi dall’inizio della stagione balneare un lungo tratto della fascia pinetata, lungo il litorale di Paestum, resta sotto sequestro. Il responsabile dei presunti abusi, l’imprenditore Carmine Ruggiero, non procederá con il ripristino dello stato dei luoghi. Pertanto, l’area in questione è stata sottoposta nuovamente al provvedimento di sequestro su disposizione del sostituto procuratore della Procura di Salerno, Roberto Penna. • La vicenda risale ad alcuni mesi fa quando scattarono i primi sigilli per presunte irregolaritá effettuate sul demanio da parte dell’imprenditore capaccese che, all’epoca, si auto denunciò per aver eseguito dei lavori non autorizzati lungo il litorale marino a ridosso della fascia pinetata, in localitá Laura-Varolato. I sigilli venerdì, su disposizione del sostituto procuratore Penna, sono stati riapposti dal personale della stazione della Forestale di Foce Sele, diretto dal comandante Marta Santoro, che alcuni mesi fa eseguirono il sequestro per gli abusi accertati sul demanio. A raccontare la vicenda, e le ragioni del mancato ripristino, è lo stesso imprenditore che realizzò le opere abusive. L’intento era di effettuare degli interventi di pulizia. Di fatto, sono state effettuati anche degli interventi di spianamento e collocazione di materiale misto con dei tagli di piante non autorizzati. «Il 31 ottobre del 2008 mi sono auto denunciato - spiega Carmine Ruggiero - per aver eseguito dei lavori non autorizzati lungo il litorale marino a ridosso della fascia pinetata, contestualmente ho chiesto al pm di effettuare i lavori di ripristino dello stato dei luoghi. Ma il Comune di Capaccio, attraverso una relazione tecnica mi ha chiesto il ripristino dello stato dei luoghi per opere abusive da me mai realizzate. Pertanto, mi sono rifiutato in quanto il Comune ha richiesto adempimenti che si ritengono non dovuti e non proporzionati all’abuso contestato». Non essendo stato eseguito il ripristino dei luoghi, tutta l’area è stata interessata da un nuovo provvedimento di sequestro a carico di Ruggiero. Il sequestro interessa una grossa fascia a ridosso della pineta che si sviluppa per circa mille metri lineari dalla Laura fino a Varolato, antistante numerosi stabilimenti balneari. Gli abusi contestati riguardano la rimozione dell’incannucciato a protezione della pineta, opere di livellamento e sbancamento, la collocazione di materiale misto sulla sabbia, il taglio ed estirpazione di piante.
Fonte :Comunicato Stampa