di Carmine Senatore
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Era situato nella parte pianeggiante adiacente al castello, al piano terra , appena si attraversavano i due pilastri che facevano da ingresso alla proprietà Mottola. Nel passato,negli anni ‘20 era stato uno stabilimento conserviero con annessa segheria. Qui aveva lavorato mio nonno e poi, da giovane,mio padre. Aveva dato lavoro a tanti giovani altavillesi e anche a giovani ragazze , alla loro prima occupazione in uno stabilimento ,tradizione che poi sarà seguita nell’immediato dopoguerra da De Martino alla SAIM (come noi dicevamo allora). Aveva conservato all’esterno la vecchia architettura,quasi una “dependance” del Castello. Era stato uno dei primi edifici con solaio in cemento armato del paese. Dopo la guerra era stato trasformato, dividendolo in due parti: la parte antistante come sala cinemagrafica, la seconda , quella posteriore, in frantoio oleario,che veniva raggiunto, attraverso un lungo corridoio, che serviva anche come uscita di sicurezza dal cinema. Dal soffitto, alto una decina di metri, si vedevano le travi in tutta la loro possanza e grandezza. Dalla parte opposta, sempre lateralmente l’ingresso col botteghino. Un ampio portone al centro nella parte anteriore ne costituiva l’uscita alla fine dello spettacolo. Nella parte destra attraverso uno spiazzo, chiuso da un passaggio a livello portava al garage e alla segheria. Un enorme pino marittimo si stagliava nel cielo in tutta la sua grandezza. Nel garage una “vecchia Balilla” faceva mostra di sé. Subito dietro, la segheria,con pialla e sega elettrica. , al lato una vecchia vasca , in cemento,utilizzata per la raccolta delle acque piovane. La sala era separata da un enorme palcoscenico dal frantoio .Un grande schermo in fondo al palcoscenico su cui venivano proiettati i film del tempo. La sala di proiezione in uno degli angoli della sala. Vi si accedeva mediante una scala in ferro e legno. Tutto era nato da un’idea e dalla fantasia alacre di uno dei rampolli di Don Ciccio, Don Vincenzo, che sarà uno dei figli di Don Ciccio che rimarrà a vivere ad Altavilla e qui sarà eletto consigliere provinciale per il partito liberale. Sarà proprio don Vincenzo uno degli animatori : dalla compagnie teatrali di avanspettacolo, con balletti e orchestra, alla rappresentazione di film di Totò. Tutto si muoveva all’insegna della novità e del divertimento. Il paese era uscito dalla guerra e aveva voglia di gioire e divertirsi .Non si disdegnavano rappresentazioni di film commoventi e “strappalacrime” . Il tabellone dei film da rappresentare si trovava all’ingresso dello spiazzo, vicino al lato destro di uno dei pilastri. Operatore abituale, Cesare Suozzo, che in seguito diventerà anche impresario teatrale e lo gestirà insieme ai fratelli , quando il tumultuoso e variopinto ingegno di Don Vincenzo si aprirà a nuove sperimentazioni e imprese. I film interpretati,da Totò, da Rossano Brazzi (“Tosca” , “Noi vivi”…..) e Amedeo Nazzari (“La cena delle beffe”, “Catene”) erano i più rappresentati. Ricordo, pur essendo ragazzo, la prima scena di nudo femminile (un'inquadratura di pochi secondi di Clara Calamari a seno nudo che varrà il divieto ai minori e la condanna delle autorità ecclesiastiche . Ancora tollerato dalle autorità ( SIAE) qualche film interpretato da Osvaldo Valenti ( “La cene delle beffe” e “Ettore Fieramosca”….) , l’attore fascista , repubblichino,che era stato accusato di crimini di guerra, processato in modo sommario e fucilato.
Al botteghino ,Zio Martino, il fattore di Don Ciccio, prestato in quella occasione a Don Vincenzo, ovviamente in modo gratuito come parte straordinario del lavoro svolto normalmente. Io, ragazzo,accedevo senza biglietto on la seguente parola d’ordine: ”Più tardi viene papà!” Ogni tanto, per non dire spesso, essendo pellicole di seconda mano,si spezzavano . Di conseguenza ,accensione delle luci, attesa e ripresa, e ciò accadeva ,nei migliori dei casi ,un paio di volta a proiezione. La sala si riempiva di fumo,nonostante una ventola nella parte lata insufficiente ad aspirare il fumo prodotto. Un venditore di “spassatiempo” passava tra le varie fila durante gli intervalli. Vendeva caramelle, lupini, semi di zucca, fave e ceci arrostiti. Si può immaginare in quale stato rimaneva la sala alla fine dello spettacolo!...Un solo spettacolo serale. Alla fine dello spettacolo la discussione sull’interpretazione del film si protraeva anche a casa: era il timido accenno ad una discussione di tipo culturale. Solo con gestione dei Suozzo ,collegati ad altri gestori che venivano da Salerno e portavano i film, gli spettacoli, diventarono diurni e continuativi, per cui era possibile vedere più rappresentazioni della stesso film. Spesso nella parte adiacente alla sala cinematografica , trovavamo, insieme ai pinoli che cadevano dal pino, pezzi di pellicola con qualche scena del film. Per molti anni, a partire dal dopoguerra fino alla fine degli anni sessanta era stata la fonte quasi esclusiva, se si eccettuano le rappresentazioni teatrali dell’azione cattolica, della cultura altavillese. Poi, con la televisione, il rapido declino e la chiusura……
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