di Carmine Senatore
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Dopo il periodo di latenza, con l’adolescenza incominciano le prime pulsioni sessuali e cominciano ad assumere importanza i rapporti con l’altro sesso. Inizia la fase dell’innamoramento. Come? Dove? Con chi? Perché? ....Avviene. Il corteggiamento di noi adolescenti era fatto di passeggiate serali sotto il balcone o le finestre, di sguardi rapidi e fuggitivi durante la messa vespertina, spesso il solo motivo per andare in chiesa. Bastava incontrarla perché il cuore cominciasse a battere rapidamente e lo sguardo scambiato farci toccare il cielo .Durante le feste religiose, il passeggiare per la strada illuminata , il corso Franci, e guardarsi ad ogni scesa scambiandosi un sorriso o uno sguardo era occasione di intenso corteggiamento, così come il ballare per l’intera serata sempre con la stessa ragazza durante i matrimoni. Era anche il segnale per i genitori che ci si piaceva. Quanti matrimoni sono stati l’occasione di innamoramenti che poi hanno portato al fidanzamento e al matrimonio! La fase seguente era la serenata alla propria donna che veniva eseguita con fisarmonica e cantante e con la presenza dello spasimante. Ricordo le serenate alle sorelle Mariotti. La dolce melodia durante la notte,era un dolce risveglio e un piacere per l’anima. La fisarmonica di Giuliano De Rosa e la voce di Bruno Mazzeo ne erano le componenti essenziali. Serenate,ma era notte fonda, quando tutti dormivano. L’apparizione rapida , dietro il vetro del balcone o della finestra , ne era la conclusione. Erano questi i segnali dell’incontro fatidico per chiedere l’amore. Il fermare la persona e chiederne il fidanzamento ne erano gli atti supremi. La ragazza con cenni e fugaci affermazioni faceva capire ai genitori di essere innamorata. I genitori capivano. Al loro gradimento per lo spasimante seguiva il fidanzamento. Consisteva nel ricevere il fidanzato per un paio di volte alla settimana in casa . Il tutto sotto il rigido controllo della madre e delle sorelle maggiori. Nessun contatto fisico, solo rapidi sguardi e progetti sul futuro matrimonio. I più audaci, eludendo la sorveglianza, riuscivano a scambiarsi qualche carezza o qualche bacio. Questo significava “andare a fare l’amore”. Noi adolescenti curiosi chiedevano informazioni al fidanzato sull’andamento della serata. Ricordo Biagio Di Stefano,mio amico e di qualche anno più grande, che diceva: “Com’è bello fare l’amore vicino a “vrasera”, perché durante lo sbraciare con la paletta il braciere si tentava una rapida palpatina sulla coscia dell’innamorata. Era il massimo della goduria. Se nell’innamoramento l’occhio aveva la sua parte importante, durante il fidanzamento , lo sguardo intenso legittimato . Cosa faceva l’innamorata ? O si metteva in un angolo seduta scambiando sguardi rapidi e intensi o continuava a lavorare all’uncinetto o al telaio, sollevando ogni tanto la testa e guardando con languore l’innamorato. Con i familiari invece si facevano progetti per il matrimonio. Mentre la fidanzata preparava il corredo, i genitori risparmiavano i soldi per completare il corredo e per l’arredo della casa. Il fidanzato, intanto, accumulava i soldi per la celebrazione del matrimonio e per preparazione la casa nella quale andare ad abitare. Prima del matrimonio vi era una fase che lo precedeva: lo scambiarsi “la promessa di matrimonio”. Tale rito si faceva in casa dei familiari della sposa alla presenza di entrambe le famiglie. Durante si patteggiava , come un vero e proprio contratto, anche se non legale, ma avente un valore etico, la dote. Qualche giorno prima tutti i parenti in lunga fila portavano in ampie ceste alla futura casa la dote della sposa. Erano ceste piene di lenzuola, biancheria intima, asciugami ,tovaglie e arredi per la casa, fra i quali “la batteria di rame rossa” , e la batteria di pentole di alluminio e di rame. Quelle di alluminio insieme a quelle più piccole di rame venivano appese ad un telaio di legno a dei chiodi a forma di elle. Il giorno delle nozze un lungo corteo si recava in chiesa per la cerimonia ,con tutti gli invitati, a coppie , un uomo e una donna, rigidamente posti uno a sinistra l’altra a destra;alla fine del corteo, “ gli scoppiati”. Dopo il rito con lo scambio del “si” e degli anelli alla presenza del compare, il corteo si recava a casa dove si svolgeva il festino. Durante il corteo si lanciavano in segno di augurio monete, precedentemente accumulate, vaniglie, confetti con rosolio, e cannellini, che venivano raccolti dai ragazzini. Nei giorni precedenti i pasticcieri avevano dato il meglio di sé. Qualcuno si recava direttamente a casa con i suoi attrezzi a preparare dolci e sorbetti. Erano i pasticcieri del tempo Armido Iorio, Gigino Cantalupo “u poponzio” e il “caffettiere” a deliziare i festini del tempo. All’arrivo gli sposi venivano accolti dalla mamma dello sposo che su un piatto offriva due dolci particolari in segno di augurio e di benedizione. Il taglio del nastro e quindi l’inizio della festa. Lungo le pareti le sedie per gli invitati (tutte le sedie del vicinato e dei parenti venivano requisite). In un angolo l’orchestrina. Prima la distribuzione di dolci,liquori e paste e in qualche caso anche del gelato , i famosi “spumoni” preparati da Saverio Suozzo. Si aprivano le danze. Valzer, tango, one step, mazurke i balli del tempo. Le danze si protraevano fino a tarda ora. Per i giovani era l’occasione per qualche palpeggiamento. Alla fine del festino,tutti a casa,mentre gli sposi si preparavano per consumare la loro prima notte di nozze. Nessun viaggio di nozze . I festini, in alcuni casi, si protraevano per alcuni giorni.
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