di Carmine Senatore
****I nomi dei protagonisti sono stati “criptati “ con nomi fasulli per ovvi motivi di riservatezza. I fatti sono realmente accaduti e il rifermento ai fatti non è casuale.
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Tre fatti di cronaca nera tennero desta l’opinione pubblica altavillese : annegamento di due innamorati,un omicidio e il disseppellimento di cadavere. Quest’ultimo fu scoperto in seguito ad una denuncia da parte di alcuni vicini che sentivano da una casa provenire strati olezzi . In seguito all’intervento dei carabinieri si suppose che all’interno della casa era nascosto qualche cosa di putrescente. Di qui l’intervento del magistrato. Maria aveva disseppellito dal cimitero nel quale era tumulato il cadavere del suo convivente e nottetempo se l’era portato in casa dove l’aveva murato in una nicchia della sua casa. La storia di questa donna era iniziata quaranta anni prima, quando allora trentenne aveva accolto un grande mutilato della grande guerra privo di braccia e di gambe. Marco, questo era il suo nome , veniva curato con premura e dedizione: Maria gli dava da mangiare, lo lavava e lo puliva .Marco era diventata per lei l’unica ragione di vita. Alla sua morte Maria rimase sconvolta e profondamente addolorata:non si dava pace e lo chiamava notte e giorno. La poverina ,in preda a crisi isteriche, pensò di andarlo a disseppellire nottetempo si armò di pala e piccone , scavalcò il muro di cinta , e si mise scavare. Dopo alcune ore, finalmente, raggiunse la bara, l’aprì, prese il cadavere l’avvolse in un lenzuolo se lo portò a casa,non senza prima aver coperta la bara, ormai vuota, col terreno smosso. Qui lo murò in una vecchia nicchia scavata in una parete che serviva come armadio a muro Quando preparava da mangiare preparava per due, lo chiamava gli parlava e dialogava con lui. L’intervento del magistrato, dei carabinieri e del medico legale riuscirono a scoprire Il cadavere murato. Poiché era molto deteriorato Maria affermò che era una vecchia capretta morta , a cui era molto legata Alcuni particolari anatomici però facevano pensare ad un cadavere umano . Poiché i mezzi di indagine allora erano molto rudimentali, fu giocoforza andare a verificare se c’era stato il disseppellimento e il trasloco del cadavere. Si ipotizzò ,mancando di braccia e di gambe, che potesse essere quello di Marco. Il disseppellimento accerta le ipotesi fatte. Maria fu portata in carcere in attesa del processo che si svolse alcuni anni dopo. Maria ormai malata fu prosciolta da ogni accusa Nelle motivazioni della sentenza assolutoria si mise in particolare evidenza l’amore smisurato per il suo Marco . Ormai libera dopo alcuni giorni morì.
Altro caso che ebbe enorme emozione fu l’annegamento di due amanti contrastati nel fiume Calore . Carlo era un giovane bello e forte: aveva occhi azzurri e capelli biondi .Lucia era bellissima .Da giovinetta, però,aveva avuto un incidente :una ordigno bellico ,mentre pascolava,le aveva tranciato alcune dita. Inseguito a questo incidente la mano aveva perduto qualsiasi sensibilità e un poco alla volta l’insensibilità si estese anche il braccio . In seguito a questa menomazione i genitori avevano deciso che mai ella sarebbe andata in sposa , soprattutto per il fatto che aveva ricevuta una buona pensione di guerra, fonte sostanziosa per tutta la famiglia. Una folta capigliatura nera le copriva la fronte inanellata da due occhi neri e profondi. Un giorno si ritrovano in un prato, mentre pascolano le loro caprette. Uno sguardo, languido e furtivo, li avvolge . E’ l’amore!...Si accorgono presto, però, che quello amore è impossibile I timidi cenni per parlarne con le rispettive famiglie vengono accettati con urla e minacce:mai e poi mai questo matrimonio si sarebbe fatto. Infatti pensavano che in seguito al matrimonio ella avrebbe perduto la pensione,per loro una fonte importante di sostentamento. Nonostante l’ostinazione delle famiglie, Carlo e Lucia continuano a vedersi: sguardi furtivi e sempre da lontano…..le famiglie fanno di tutto per non far vedere i due giovani; anzi impediscono loro persino di andare a pascolare. Una notte d’estate, quando i familiari dormivano, Carlo scavalca la finestra e va nel fienile dove Lucia lo raggiunge. Di comune accordo decidono di suicidarsi lanciandosi nel fiume che attraversava le loro Dopo essersi baciati appassionatamente e giurato eterno amore,si lanciano nel fiume . E qui vengono inghiottiti dalle acque. Qualche giorno dopo , ritrovano i corpi dei due disgraziati. La tragedia aveva fatto conciliare intanto le famiglie. Si decise di comune accordo di seppellirli insieme. Dopo quaranta giorni i familiari di stretto lutto con gonne e camicie nere, il padre pensò di far scrivere un’epigrafe sulla tomba dei due amanti che intanto erano stati tumulati nella stessa tomba. Poiché era analfabeta si recò dall’intellettuale del paese don Enrico. Era stato costui maestro elementare e successivamente direttore didattico. Era stato anche animatore di una lista civica “L’orologio” che era contrapposta alla lista “La stella” capeggiata da Don Ciccio.Aveva fama di essere anche poeta .Ormai vecchio arrotondava la sua pensione con gli introiti di alcuni possedimenti, dati a mezzadria ad alcuni contadini. Bussò alla porta col maniglione in ferro. Da un foro al di sopra del battente. Si sentì la voce di una delle nipoti di Don Enrico che chiese cosa volesse . Alla risposta lo fece accomodare, dopo aver ritirato il paniere di fichi freschi. Lo fece accomodare nello studio. Su u tavolo di legno massello era ammassato di tutto:da vecchi articoli di giornali , carte e pennini per inchiostro a penne di struzzo. Quando lo vide lo saluto con ossequi e riverenza, togliendosi il cappello. A sentire la richiesta,lo riprese dicendo che “la scritta sulla tomba” non si dice “scritta “ ma epigrafe o epitaffio. E lo invitò a ritornare all’indomani. Il giorno dopo, di buon ‘ora, si recò a ritirare la “scritta”, che don Enrico gli consegnò, dopo avergliela letta. “Vissero e morirono d’amore”,epigrafe che si può ancora vedere sulla lapide.
Luigi s’era innamorato della figlia di Antonio già sposata. I due amanti si vedevano di nascosto. Quando la notizia giunse all’orecchio del padre, questi decise di ammazzarlo per impedire che l’onda della vergogna lo travolgesse insieme alla sua famiglia. Decise pertanto di ammazzarlo. Lo attese col fucile carico e con un colpo lo uccise. Il giorno dopo, impassibile, s’imbarcò per andare nell’America latina. I preparativi della partenza erano stati preparati con cura i giorni precedenti. Il cadavere fu ritrovato il giorno dopo. L’ esame macroscopico delle feci e un mozzicone di sigaretta della stessa marca portarono all’individuazione di un giovane di Cerrocupo ,rivale in amore nel passato di una stessa donna. Durante il processo gli indizi presentati dall’accusa e l’alibi del giovane portarono alla sua scarcerazione. Solo alcuni anni dopo l’assassino ritornò dall’America. Durante una festa con pochi amici, nel pieno dell’euforia , dovuta all’abuso smisurato di alcolici, svelò che era stato lui l’assassinio del giovane. Tutto rimase segreto…..ma ,come si sa, le voci si diffondono…..
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