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lunedì 20 aprile 2009

Altavilla. Le recite parrocchiali

di Carmine Senatore

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La mancanza di qualsiasi struttura culturale, fece aderire una parte di noi, pur essendo orientati a sinistra, verso l’unica, se non esclusiva, agenzia nella quale fare un po’ di cultura: l’azione cattolica. Presidente dell’associazione era Giovanni Di Paolo, nipote di Don Domenico, studente in giurisprudenza. Si trasferirà, poi, a Roma dove diventerà funzionario del ministero delle Finanze (dirigerà la rivista pubblicata dallo stesso ministero).Un ricordo di Giannino (così noi lo chiamavamo): ogni domenica aspettava sotto casa mia in un angolo , però ben visibile dalla cucina di casa mia, Maria, che veniva da Cerrocupo, la sua fidanzata e poi moglie. Giochi innocenti ,come tenere la mano nella mano, fecero scattare l’ira di mio padre. Motivo: offriva alle mie sorelle un spettacolo “indecente”. Si può capire la reazione di Giannino: si fece rosso come un peperone e mai più osò fermarsi sotto casa nostra. L’associazione, allora,era dove si trova ora la sede l’associazione di “Altavilla viva”. Tre stanze una dentro l’altra. Nella prima un tavolo di ping pong. Fu proprio qui che apprendemmo i rudimenti del gioco. Alcuni, come Gigino Guerra, raggiunsero livelli di eccellenza. Successivamente l’associazione si trasferì momentaneamente nella casa canonica,nel frattempo costruita. Al primo piano da una parte un’ampia scalinata in pietra, che portava agli alloggi di Domenico, davanti proprio in corrispondenza del portone un corridoio lungo il quale una scalinata portava in quella che erano state stalle e portava in un piccolo giardino, in fondo al corridoio una porta portava in un ampio salone. Proprio qui si svolgevano le recite parrocchiali. In fondo il palcoscenico, nel lato più lungo una finestra e un balcone perennemente chiuso in quanto mancante di ringhiera. Il palco, era stato costruito da un falegname e divenne struttura permanente della sala.. Le recite avevano un tradizione vecchia,perché già da ragazzo vi si svolgevano. Gli attori principali per le parti più importanti: Adelfio Senatore, Bruno Mazzeo e per le parti comiche l’immancabile Giuliano De Rosa. Grande successo ebbe nell’opinione pubblica altavillese la rappresentazione di Tommaso Moro,l’intellettuale cattolico che si ribellò alle direttive di Enrico VIII in seguito alla sua ribellione alla chiesa cattolica e alla nascita della chiesa anglicana. La parte,interpretata con maestria da Bruno Mazzeo, ebbe ampia risonanza e consacrò Bruno come attore di qualità. Lo spettacolo, e questa organizzazione rimase,si articolava tin tre momenti distinti: un dramma, una comica e un varietà canora. Attore di eccezione della comica: Giuliano de Rosa. La sua figura magra e dinoccolata,i suoi capelli con una fila al centro che Giuliano raccoglieva costantemente all’indietro, gli conferivano una verve comica di prestigio. E poi l’immancabile presentatore: Manuccio Di Lucia, che fungeva anche da regista. Era lui che, quando andava a Napoli, comprava i libretti delle rappresentazioni. La struttura , il ricordo, le emozioni si erano stratificati ed erano diventate tradizioni e patrimonio della cultura altavillese. Fummo noi, giovani professionisti, negli anni ’60, a raccoglierne l’eredità. Gli attori d’allora: Giacomino Antico, il fratello minore di Attilio Senatore,Gigino Guerra,e ,nella parti comiche , Carmine Rizzo; presentatore : Tonino Bassi , regista: Peppe Galardi….. E poi, tutti insieme, sceneggiatori , costumisti e personale addetto al cambio di scene, il cui materiale veniva comprato da Placido Guerra con le spese naturalmente riportate sul conto di don Domenico. In una comica ,attore protagonista Carmine Rizzo, facemmo intervenire nella parte di salumiere e di padrone di casa Carmine Mangone, il calzolaio. La sua apparizione sulla scena suscitò una risata generale di tutta la sala. Non poteva essere altrimenti: la sua figura, stempiata , con la testa sparsa di raro pelo, con quattro dita anchilosate, il suo costume (un vestito da salumiere stretto e corto con molte macchie) e le poche battute dette in un italiano stentato suscitarono una ilarità irrefrenabile da parte degli astanti. E il ricavato? …. Per una pizza per tutti (attori, regista e personale vario) nella

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