SÌ, IO MI RICORDO - 1
"Zia" Teresa Arietta e la Foresta. Nel mese di settembre faceva celebrare una Messa per i caduti del 1943 che vide riversi nel vallone della Foresta. E poi suoi racconti dei briganti, con l'indicazione dei loro discendenti, dei terribili misfatti nella zona del Convento nel suo periodo di decadenza, prima del 1928, e poi le ricette per guarire con le erbe del bosco i malanni. Era convinta che fossi io, quando avevo intorno ai vent'anni, ad illudere alcune ragazze. Capiva tutto, zia Teresa, tranne quest'ultimo capitolo. La realtà, già allora, era diversa.
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Il mio bisnonno Domenicantonio Di Marco, che veniva dal Cilento, che amò l'America e l'anarchia. L'unico non prete a possedere una Bibbia che conosceva benissimo. E "suppontato" Vito i suoi figli li volle chiamare Alessandro, Adelina, Alberigo, Amerigo ed Alberigo. Tutti con l'inizale "A". Un solo figlio lo seguì: Alessio, Antonio e Adelina. Avveniva nell'Italia dei primi due decenni del Novecento. Ai tempi era una singolarissima forma di anticonformismo. Oggi si scelgono i nomi suggeriti dalle mode televisive.
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Gerardo Fasano ed il suo modo di domare da fuoriclasse del surf, la vita collettiva in un paese come è il nostro. Altavilla lui se l'è respirata tutta. La fabbrica, il frantoio e la farmacia. I boschi per i funghi ed il fiume per la pesca. Poi la piazza e le cuzzupiglie con gli amici. E' un vero colto con i molto presunti tali, buono e popolare con gli indifesi. Ama ache il gossip, però quello che strappa un sorriso e non graffia la faccia dei malcapitati. Fortunate le donne che stanno nelle tue giornate.
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Franco, Germano, Rosario ed ancora Franco. E Piero. Alla rinfusa: sono stato compagno di banco dell'uno, ho avuto tante dimostrazioni d'amicizia dagli altri e di un altro ancora sono stato compagno di "formidabili quegli anni" di quando vedevamo il mondo solo in bianco e nero ma io stavo con quelli che lo preferivamo rosso, non troppo però. Restiamo ancora amici, come lo eravamo ai nostri tempi delle mele. Nessuno più di me sarà contento se avrete il successo che sperate. Nella piazza Castello c'è l'officina delle mie sconfitte dalle quali vi ho tenuto doversosamente lontano.
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Sì, io mi ricordo. Anche "Lisa dalle vesti trasparenti" versi di un amico che alla fine degli anni Settanta voleva sfondare come cantautore: un po' Lolli ed il resto... Baglioni. Gerardo sa di chi parlo.
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Mi ricordo bambino con i tagli alle dita per via di una scatoletta tipo Simmenthal che volevo apririmi durante una festa di S.Antonio. Inutile dire che era la prima volta che ne potevo comprare una da solo su di una bancarella...
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I racconti che mi hanno fatto querce e lecci del bosco della Foresta. Le mille storie dello "Scivolaturo" sono lì. Di briganti o di amori più o meno di contrabbando, l'anima romantica di Altavilla vivente tutta da lì. Con più esagerazioni che realtà. E poi una fontana... come quella dei Franci dove se ne bevi l'acqua nel paese ci resti... da decenni l'acqua non è potabile.
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Ci sono domeniche che vorrei non aver mai fatto il mestiere che faccio. Con gente che ti rimprovera per cose che non hai scritto e che loro non hanno mai letto. Però gliele hanno raccontate. Sotto non c'era la tua firma. Ma che importa...sono arrabbiati e ti tengono il broncio. E nel frattempo nel bar dove prendi il caffè entra uno del quale veramente non hai potuto scrivere ... bene.
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Giumentari o butteri, che li vogliano chiamare è dal mio paese che vengono i migliori cow boy di Persano. Che si misero in tasca i butteri maremmani che fecero mordere la polvere agli uomini di Buffalo Bill. Altavillesi, come i più bei meloni d'Italia. Tutto perso, finanche la memoria.
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Mi ricordo di Giovanni Giello, fondatore della sezione del Pci, che si arrabbiò quando io, pur ventenne contestatore, da sinistra, dei comunisti "ortodossi", proposi - era il 1980 o giù di lìdi dare vita ad una lista civica. "Lo fa la Dc, facciamolo anche noi" fu il mio ragionamento.
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L'aspirante cantautore un po' Baglioni e tanto Lolli era Attilio Senatore, il giovane però, che oggi fa il bidello. Le montagne di Magliano Vetere, Attì te le ricordi? Io, sì. Ma mai mi sono fermato a rimirarle.
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Ricordo di essere uscito a pezzi da alcune complicate storie d'amore perché di un paio di ragazze ho scoperto dopo diversi anni di non volerle perdere. Loro però già si erano scocciate di me. Lo diceva Aristotele: "Certe cose si capiscono solo alla fine".
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Nella mia vita molti giorni sono stati lunghissimi. E ringrazio Marina che c'era sempre.
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Si parlava di donne, lontananze e sogni nelle lunghe passeggiate con Piero. Molti pensavano che ordissimo congiure ed altri che semplicemente stavamo a perdere tempo.
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Ricordo com'era l'aula del mio primo giorno di scuola e la maestra che teneva a bada una quarantina di bambini e ragazzi delle vituperate pluriclassi dove ho imparato a leggere, scrivere e a non far di conto. Quest'ultima lacuna non l'ho mai colmata.
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Sì, io mi ricordo.
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