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sabato 17 aprile 2010

Il professore Antonio Di Matteo: due ricordi di ex allievi

A generazioni di Altavillesi hai insegnato la matematica e le scienze naturali. Una persona mite e seria. Vogliamo oggi dirti grazie aggiungendo qui una parola, una frase o un episodio. Grazie professore!
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E' STATO UN VERO MAESTRO
di Fabio Sacco
Ho appreso questa triste notizia appena sceso dal treno che mi riportava a casa da Roma. Ero ancora in stazione e mio padre mi ha prontamente informato.
Sono stato alunno del prof Di Matteo per i 3 anni delle medie e ne conservo un ottimo ricordo. Non è stato solo un insegnante, ma un maestro, nel vero senso filosofico del termine. Sapeva trasmettere i suoi insegnamenti in maniera semplice e diretta, riuscendo sempre a suscitare vivo interesse nei suoi alunni.
Era davvero un'ottima persona ed un professore eccellente.
Fu lui, per primo, a trasmettermi la passione per la matematica, la fisica e le nuove tecnologie. Se sono diventato un ingegnere, in parte è anche merito del professor Di Matteo.
Eravamo alla fine degli anni ottanta. A quei tempi l'informatica era più fantascienza che scienza. Eppure lui riusciva sempre a trovare del tempo per insegnarci i rudimenti della programmazione informatica, utilizzando i pochi mezzi di cui si disponeva a quei tempi. Grazie a lui ho utilizzato per la prima volta un computer. Conservo ancora gelosamente i nastri magnetici su cui avevamo registrato i nostri programmi scritti in Basic, uno dei primissimi linguaggi informatici.
Qualcuno stenterà a crederci ma quegli insegnamenti mi furono utilissimi quando, anni dopo, mi ritrovai a sostenere uno dei primi esami all'università, fondamenti di informatica. Certo, nel frattempo la tecnologia e i linguaggi di programmazione si erano evoluti, ma i concetti di base sono rimasti sostanzialmente gli stessi ancora oggi. per me fu molto semplice superare quell'esame.
Successivamente ebbi l'occasione di raccontare questa storia al prof Di Matteo, ringraziandolo per i suoi insegnamenti. Ricordo la sua risata compiaciuta ed è il più bel ricordo che ho di lui, che conserverò sempre.
Fabio Sacco


Il professore Antonio Di Matteo: Un animo nobile, colto, inquieto
di SALVATORE ARIETTA
Non avrei mai immaginato di dover scrivere, in un pomeriggio uggioso di fine aprile, di quello che è stato, è e resterà, per me, il professore Antonio Di Matteo. Sembra tutto assurdo. Eppure è così. La mia preoccupazione è che, sul filo dei ricordi, si scivoli ben presto, e facilmente, sulla strada della retorica. È quello che voglio evitare, perché sono convinto che al professore avrebbe dato fastidio, scevro com’era da orpelli e prosopopee.
Mi affido, allora, solo a poche righe, dettate dall’impeto di voler dire tutto e subito, con il rischio evidente, però, di poter trasmettere poco o nulla. Ma proseguo lo stesso, consapevole che, comunque, non si sbaglia mai quando si è sinceri.
Cosa dire, oggi, sulla figura e l’opera del professore Di Matteo?, posso solo affermare di aver avuto l’onore, la fortuna, la straordinaria possibilità di essere stato suo alunno, pur se per un solo e tormentato anno scolastico, tra i banchi della scuola media di Altavilla. Il rammarico, probabilmente, è quello di non aver potuto usufruire abbastanza, a causa del capitale umano, del bagaglio culturale, della forza d’animo di una persona che ammiravo ed ammiro. Ero letteralmente estasiato dalle sue lezioni.
Uomo di poche parole, schivo, riservato, era spesso temuto dai suoi allievi. Ma sapeva farsi volere bene, apprezzare, fino a stimolare l’introspezione umana. Il nostro rapporto non fu mai offuscato da alcuna ombra. Ricordo, con affetto, che mi interrogava spesso: aveva intuito l’amore che lui, proprio lui, mi aveva trasmesso per la matematica e la mia volontà di approfondire i suoi immancabili “appunti” e di riferirli poi in classe, per la reciproca soddisfazione.
Non finirò mai di ringraziarti, professore Antonio Di Matteo, per i tuoi insegnamenti. Hai lasciato una traccia indelebile nella mente e nel cuore di un tuo studente che forse prima dei suoi compagni di classe (perdonami la presunzione!) aveva intuito, sin dal primo giorno di scuola, che dietro quell’aspetto da docente severo e intransigente, e spesso per questo incompreso, si celava un animo nobile, colto, inquieto. Addio, mio professore....
Salvatore Arietta

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