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mercoledì 14 aprile 2010

Il braccio di San Biagio non può restare nella Chiesa di Cerrelli

Il braccio di San Biagio deve tornare a casa sua, nella chiesa che si affaccia sulla piana di Paestum e guarda al “Granato” di Capaccio. E' l'ingiunzione della Soprintendenza, che chiede un tavolo tecnico per il recupero dei beni storico-ecclesiastici altavillesi

Quella reliquia non può più restare nella chiesa di Cerrelli. Lo si afferma una nota del 12 marzo la Soprintendenza per i Beni etnoantropologici per province di Salerno ed Avellino, in una nota spedita all’Associazione Auriga Cilento, al Vescovo Favale, al Parroco don Costantino Liberti, Soprintendenza BAP e nucleo T.P.A. La responsabile del procedimento è Maria Guglielmina Felici, mentre la firma sotto la relazione è direttamente del Soprintendente, Fabio De Chirico: “Relativamente al prezioso Braccio reliquiario del XV secolo, in argento sbalzato ed inciso, dalla scheda in catalogo risulta in deposito presso il Convento di San Francesco, al primo piano, in consegna all’allora parroco. Pertanto è evidente che, in mancanza di autorizzazione, prevista ai sensi del D. Lgs 42/2004 – Codice dei Beni Culturali – Art. 30, la collocazione, documentata fotograficamente, nella teca presso la Chiesa di San Biagio fuori le Mura in località Cerrelli di Altavilla S., appare del tutto arbitraria”. E’ tutta la complessa vicenda che ha portato al non commendevole risultato di avere, ad oltre 29 anni dal sisma del 1980, le principali chiese altavillesi, vale a dire San Biagio intra moenia e S.Egidio, desolatamente chiuse poiché non recuperate. La questione era stata riportata all’attenzione da una presa di posizione dell’associazione Auriga Cilento, diretta da Bruno Di Venuta. Sulla vicenda è subito intervenuto don Costantino Liberti, il giovane parroco di Altavilla Silentina, rettore del Convento di San Francesco. “Sono sorpreso di una lettera così ricca di particolari che non sono stati visti e ne discussi nel sopralluogo effettuato e in particolare mi riferisco al trasferimento del braccio di san Biagio e agli spostamenti delle statue lignee. Il braccio di san Biagio è a Cerrelli con il consenso del vescovo”. Don Costantino si trattiene anche sugli altri aspetti evidenziati dalla Soprintendenza all’interno della chiesa di San Biagio: “Per ciò che riguarda l'esito dei lavori, che a loro giudizio non hanno risolto i problemi, non è di mia competenza, posso solo dire, così come si evince anche dalla relazione, che i lavori sono stati fatti con dovuti permessi e tutti collaudati. Si è esagerati nel dire che il disordine e l'incuria regnano, come si è esagerati nel dire che il pulpito ligneo è abbandonato sul pavimento della chiesa. Per ciò che riguarda i lavori alla chiesa della madonna del Feo, non essendo responsabile io non entro nel merito. A breve mi incontrerò con il vescovo e vedremo il da farsi, come convocare questo auspicato "tavolo tecnico" con le autorità competenti e se vi è la necessità interpellando persone che stanno nel nostro paese e possono esserci di aiuto. E' chiaro che l'incontro non verrà fatto di venerdì santo o in altri giorni particolari, ma verrà fatto in un giorno feriale dove chi è invitato ( l'invito non verrà dato 4 ore prima) potrà prendervi parte”. L’ultima parte del discorso è diretto ai responsabili dell’Auriga accusati per aver tenuto un incontro pubblico, presso il Centro Anziani, nel tardo pomeriggio del Venerdì Santo. La Soprintendenza, dal canto suo, non risparmia una solenne tirata d’orecchi, direttamente indirizzata alla Curia di Vallo della Lucania: “Nell’attesa è indispensabile che la Curia, in quanto ente proprietario dei beni, si attivi per far cessare le situazioni di irregolarità segnalate e mettere in sicurezza i beni storico – artistici in luogo provvisto di impianto antifurto ed antintrusione, inventariando le parti facilmente asportabili come le mattonelle del pavimento e gli altri beni mobili, ponendo attenzione alla conservazione delle parti meccaniche dell’organo che, smontate ed imballate, potrebbero costituire un facile bottino per malintenzionati nell’attesa dello stanziamento di ulteriori fondi per il completamento del restauro; proteggendo, dopo spolvero accurato, i beni lignei già restaurati”. Scontri dialettici a parte, ora si attende che tutti coloro che vi abbiano parte, d’amore e d’accordo, si mettano a lavorare per ridare agli altavillesi i più cari dei loro luoghi di storia e di fede.

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