Oreste Mottola racconta le "ombre" della storia
Visto da Fernando Iuliano
Docente di materie letterarie. Consigliere comunale di Altavilla Silentina. Capogruppo della maggioranza. Delegato alla comunità montana Calore Salernitano
Cos'ha in comune Ettore Maiorana, giovane scienziato scomparso misteriosamente negli anni Trenta, con Ulderico Buonafine, una sorta di Cagliostro di paese, o con Mast'Umberto "che morì tre volte"?
Oppure, quale legame può unire Ciccio Mottola, Carmine Fasano e il Sindaco Lorenzo Rago ? Apparentemente, nessuno. Distanti tra loro anni- luce, per spessore umano, culturale o, semplicemente, per l'anagrafe, sono tutti accomunati dal contesto, in cui hanno avuto la ventura di vivere, operare, lasciare un segno del loro passaggio, piccolo o grande che sia.
Perché il volume di Oreste Mottola , " I paesi delle ombre" ( Magna Graecia Edizioni, 2007), è, a suo modo, democratico, giacobino. Una volta, a scuola, si diceva, per essere innovativi, che la storia non la fanno i generali, i condottieri, ma gli umili fanti che, in prima linea, male armati, predestinata carne da macello, sostenevano l'urto iniziale. Da Alessandro, a Cesare, a Napoleone, così è sempre stato. Mottola è democratico perché riserva ai suoi personaggi un trattamento egualitario. Ciascuno viene indagato, anche in risvolti che possono apparire di poco conto, per dare al lettore un motivo per incuriosirsi, per cercare di saperne di più..
In anni di lavoro giornalistico, l'autore ha affinato via via la vena del cronista, alla ricerca di storie e persone destinate all'oblio del tempo, un poco come i "Vinti", di cui scriveva Giovanni Verga, ma che rappresentano il nerbo di una comunità.. Cronista di razza, indaga, va oltre la superficie ed i "si dice", si immedesima nel fatto, partecipa talvolta in prima persona, denunciando la sua origine di giornalista "militante". Attraverso l'indagine storica e psicologica di tipi umani che sono l'essenza di una realtà, seppur limitata, Oreste Mottola ci offre uno spaccato non di maniera, ad uso di platee distratte, di comunità locali, da Altavilla a Postiglione, da Battipaglia, a Capaccio, ad Albanella: in breve, degli Alburni e delle propaggini della Piana del Sele. E del Cilento. Da questo lavoro di scavo emergono i tratti distintivi di una micro-storia che non sfigurerebbe di fronte alle ricostruzioni di Jacques Le Goff sul Medioevo.
Nelle vicissitudini quotidiane, riflesse in queste "ombre", apparentemente evanescenti come personaggi danteschi, passano la storia, gli usi, le tradizioni di piccoli borghi che, un tempo, hanno fornito carne e sangue ad un Sud dignitoso, paradigmatico, depositario di una storia che viene da lontano, solidificatasi, come magma , in mille rivoli, da cui ha attinto a piene mani una cultura "alta", pretenziosa, falsamente autosufficiente. Queste figure, evocate quasi, rappresentano l'essenza, la sintesi dell'anima della propria comunità, una sorta di "genius loci"in cui ci si può specchiare, per comprendere il proprio essere passato, presente e futuro. Una galleria di storie emblematiche, se non didascaliche.
Altavilla Silentina, " terra di canti e musica", paese natale dell'autore, è il luogo dell'anima, la metafora della nostra meridionalità, per la messe e la varietà di sollecitazioni raccolte e proposte : dalle vicende del "Gattopardo" Francesco Mottola, miracolosamente resistente ad ogni rivolgimento politico, a quelle dello storico avversario, Donato Galardi, "avvocato" e consigliere dei poveri, quindi Ulderico Buonafine, ammantato ancora oggi di un fascino sulfureo, quasi luciferino, Carmine Perito, scultore ed emigrante in terra d'America, il maestro Raffaele Suozzo, preso nella disputa tra due bamde musicali. Ed il contorno di storie di donne di briganti, culti religiosi, feste, miracoli, eventi misteriosi e di emuli di Lawrence d'Arabia.
Non manca, a mò di introduzione, una breve trattazione sulle peculiarità del carattere degli Altavillesi. Su quell'essere eternamente "periferici", nella buona e nella cattiva sorte : "… Da tutti abbiamo preso ed a tutti abbiamo dato".
Il quadro che emerge dalle pennellate del cronista è quello di una comunità arguta, vivace, un tantino più avanti, per certi tratti della sua realtà sociale, economica e culturale, rispetto ai confinanti ( almeno per i trascorsi decenni), con un blasone di tutto rispetto, un tempo feudo dei Solimena, pittori di corte, a Napoli. Questo non toglie che, durante i fatti del '99, gli Altavillesi prendessero parte per la Repubblica partenopea, come testimonia l'episodio del " Miracolo di Sant' Antonio"; così come Altavilla è stata terra di confinati politici – Mussolini consule - ospitale e ben disposta verso i forestieri, anche a voler prescindere dal "balordo" di Piero Chiara.
Davide contro Golia, gli inermi paesani avevano tentato anche di resistere alle truppe agguerrite di Federico II, qualche secolo addietro, avendo appoggiato una congiura andata a male. Il tragico risultato fu la distruzione dell'abitato, con l'uccisione di tutti i cittadini maschi, superiori ai quattordici anni. Tutto questo a riprova di una originalità - se non mutevolezza- di atteggiamenti ed opinioni che rendono gli abitanti della "Collina degli ulivi" un popolo quasi "sui generis". Oggi si vive anche nel ricordo di un passato di tutto rispetto, per non dire glorioso..
Allargando l'orizzonte, .Albanella, dal canto suo, riluce attraverso il poeta misconosciuto Nicola Vernieri, oggi meritoriamente in auge, grazie all'impegno di Gaetano Ricco, i tesori del bosco di Camerine e la storia del mulino di Giardullo.
Battipaglia, agli albori del suo impetuoso sviluppo economico ed industriale, viene raccontata attraverso la storica figura di Lorenzo Rago, sindaco-imprenditore, scomparso misteriosamente, negli anni Cinquanta, che richiama alla mente – fatte le debite proporzioni- la fine di Mauro De Mauro, qualche decennio dopo, in Sicilia., e di tanti altri meno noti. Il fisico Ettore Majorana, della famosa "nidiata" di via Panisperna, a Roma, viene inseguito fino a Perdifumo, in pieno Cilento, attraverso testimonianze dirette, prima di svanire nel nulla, quasi come, più recentemente, ha fatto l'economista Federico Caffè.
Nei racconti di Oreste Mottola, l'Alto Sele si presenta tra prodigi, tartufi e misteriosi tesori. Gli Alburni, invece, emergono tra i combattivi serresi, già in prima linea nella lotta per le terre di Persano, "ricchi di mitologia paesana", indagati in compagnia di un intellettuale, Gerardo Chiumiento, i liberali alla Carmine Fasano e Mast' Umberto. Il Cilento è terra ospitale dell' "antifascista gentile" Franco Antonicelli e di Ernest Hemingway che, ad Acciaroli, si favoleggia abbia trovato l'ispirazione per l'immortale vecchio pescatore, sconfitto dagli squali. Paestum, tra passato e presente, viene delineata attraverso le storie della vecchia stazione ferroviaria di cui oggi si reclama il restauro ed il ripristino e l'episodio di Ada Sereni che atterrò con il suo piccolo aereo a Seliano.
Una galleria di varia umanità, quello di Oreste Mottola, che assomiglia ad una pinacoteca di famiglia di antica nobiltà, che ha conosciuto tempi migliori, con ritratti di avi più o meno illustri, più o meno presentabili, più o meno misteriosi : scienziati e scavezzacolli, nobildonne austere, dall'aria inquisitoria, zie "leggerine", il capostipite tutto d'un pezzo. E', tuttavia, la linfa di una società, quella del Cilento, degli Alburni, della Piana al di qua del Sele che, a ricordo delle vestigia del Casato antico, denunzia una vitalità che, seppure oggi poco appariscente, cova sotto la cenere di una realtà deprimente, quale quella di una società che sembra aver buttato alle ortiche i suoi valori fondanti, in attesa di tempi migliori.
Lo stile, non pretenzioso, è piano, asciutto, da cui traspare il gusto fine a se stesso di raccontare , diretto ad un pubblico variegato, curioso, desideroso di farsi prendere da una narrazione intrigante, a volte ironica, rispettosa tuttavia di fatti e persone, cui l'autore si avvicina per capire, quasi in punta di piedi. Un salutare antitodo a tutto quello che quotidianamente passa il convento della cronaca: frattaglie indigeribili che scaturiscono dalle viscere di un mondo sempre più disumano, pettegolo, senz' anima.
"I PAESI DELLE OMBRE", è un libro di viaggi
Visto da VINCENZO CUOCO
Laureato in scienze politiche. E' il responsabile delle pagine culturali del settimanale "Unico"
Il libro di Oreste Mottola, I paesi delle ombre, Edizioni Magna Graecia, Albaella (€ 13) ha un dettaglio-sottotitolo che lo svela: "Cilento misterioso". Il libro porta il lettore a conoscere, o ri-conoscere storie raccontate dallo stesso Mottola nel corso degli ultimi dieci anni apparse sulle varie testate locali nelle cui redazioni Mottola era come fosse a casa sua e che, a volte, ha diretto. La descrizione, rappresentazione, precisazione è un viaggio nella cosa e nelle cose e, come ogni viaggio, ad un visitatore si contrappone l'utile guida, una figura che, come Virgilio per Dante, ha sempre saputo orientare, in maniera più o meno rigida, il cammino del viandante. Il luogo è il Cilento, la guida Oreste Mottola, la destinazione? Liberamente scelta come ogni buon viaggio che si rispetti, il contrario esatto della 'vacanza' preordinata e predigerita della modernità. I paesi delle ombre di Oreste Mottola è dunque un libro di viaggio. Ogni viaggio è avventura esteriore e esplorazione interiore, minuziosa documentazione di fatti e di episodi avvenuti in un certo luogo i quali, in un certo periodo, oltre ad avere conseguenze tangibili esteriori hanno influenzato profondamente la 'pancia' dell'opinione pubblica locale. L'indice è un susseguirsi di argomenti, fatti, episodi che avrebbero fatto la gioia dello scrittore inglese Lawrence Sterne (1713 -1768) per il quale la bellezza, anzi l'utilità del viaggio non è nella meta, ma nella libertà di cambiare percorso e nei discorsi che si fanno per strada e dunque nel rapporto umano che si stabilisce tra i viaggiatori. Tranne alcuni casi di rilevanza nazionale - La scomparsa del fisico Ettore Majorana e della misteriosa sparizione-rapimento dell'sindaco di Battipaglia Lorenzo Rago del 1953 - il grosso del libro è costituito dalla descrizione della quotidianità del Cilento. Tutti gli articoli lo illuminano. I personagggi di rilievo che sono passati dalla stazione di Paestum, il racconto 'annalistico' della storia 'minima' altavillese, l'episodio dal caratteristico "colore locale", e, per finire, il dolente, intimo e privatissimo racconto di un tragico incidente stradale, fanno del libro un ottimo baedecker per viaggiatori curiosi e non superficiali.
Variegato lo stile di scrittura di tutto il libro: a ciascuna sezione il tono appropriato capace di evocare le atmosfere in una lettura veloce e piacevole. Si va dalla pura'inchiesta di taglio giornalistico ad un 'noir' discreto e lieve; dalle 'leggerezze' della cronaca 'rosa' al lirismo malinconico. Un libro 'tuttigusti' da ombrellone o da 'pergola ombrosa'. Da leggere sulle spiagge e nei paesi del Cilento.
Oreste Mottola, I paesi delle ombre, Albanella (Sa), 2007, Magna Graecia Edizioni, pp.194, 13 euro.
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