Una riflessione da una cittadina di entrambi i comuni
di Tiziana Rubano
Chiamparino dona una macchina spazzatrice ad Altavilla. Non capisco. Rileggo. Chiamparino dona una macchina spazzatrice ad Altavilla. Colpita. Un brivido lungo la schiena. Che c’entra il buon vecchio Sergio con il mio paesello di campagna? Clicco sul titolo e mi perdo nella lettura di un articolo precisissimo in cui vengono citati numericamente i meriti dei miei compaesani estivi.
La notizia ha per me doppia risonanza: Chiamparino sindaco della mia città e nativo del paese adiacente al capoluogo piemontese dove ora vivo, Moncalieri; Altavilla rifugio dalle mie pene metropolitane.
Mi viene da sorridere per frasi giustamente dettate dalla gratitudine, ma che suonano un po’ stonate alle mie orecchie. Il sindaco dell’autorevole comune di Torino deve essersi convinto, oltre che per le ben note ristrettezze economiche dei piccoli comuni, per i risultati raggiunti in termini di raccolta differenziata. Penso alla seconda ipotesi e mi pare la più corretta perché, ahimé, Torino di ristrettezze economiche paradossalmente ne ha da vendere. Ma, almeno questo, fortunatamente, non è un vostro problema.
Ringraziamo Chiamparino, accettiamo il regalo e torniamo all’emozione che ho provato alla scoperta della nuova. Un senso di orgoglio mi ha invasa. Non l’orgoglio di una torinese che tende la mano al Sud, ma di un’altavillese e dei propri conterranei che, partiti da una situazione di svantaggio, hanno avuto il merito di arrivare dove gli altri faticano a giungere. Mi spiego.
Torino regala una macchina spazzatrice ad un comune del Sud. Traduzione. Una città del Nord dove è scontato che la raccolta differenziata sia ben organizzata e completamente assorbita dalla cultura dei cittadini premia un piccolo paese dell’entroterra campano con l’emergenza rifiuti costantemente dietro la porta.
La rete straripa di articoli che lodano Moncalieri, Torino e la loro efficienza nell’ambito, ma la realtà vissuta nel quotidiano è un’altra: è di questi giorni la notizia della rabbia dei torinesi che, durante le festività natalizie, hanno visto la città trasformarsi in un’enorme discarica a cielo aperto e il “porta a porta” finire nuovamente nel mirino delle critiche.
Sarei felice se Chiamparino, recentemente eletto fra i tre sindaci più amati d’Italia, venisse a riposarsi dalle fatiche dei consigli comunali, particolarmente duri da quando “democraticamente” ha deciso di costruire un inceneritore alle porte di Torino, in uno degli agriturismi di Altavilla. Solo così, si renderebbe veramente conto di quanto giusta sia stata la sua decisione e, con la sua testimonianza, potrebbe sfatare il mito del “meridionale” che inquina. Sogno di vederlo passeggiare per le vie del paese alla ricerca di un cassonetto che non troverebbe neanche a pagarlo oro, il suo viso stupito nel vedere ogni mattina la vecchietta o il bambino sporgere il sacchetto, coscienziosamente suddiviso in base ai giorni della settimana, all’esterno della propria abitazione e lo stesso sparire dopo appena qualche ora perché già sulla via della discarica. Lui, uomo semplice e da sempre vicino alla gente, quotidianamente costretto a confrontarsi con i problemi di una grande città, si porrebbe certamente delle domande, una potrebbe essere come sia stato possibile trasmettere alla mentalità paesana l’importanza del differenziare.
Mi piace immaginarlo, una volta rientrato dalla sua vacanza campestre carico di buoni propositi, immerso in un tipico scenario da girone dantesco. Avvolto dalla nebbia padana lo scorgo camminare per le strade di Moncalieri dove un tempo correva bambino, non colpevole di ciò che lo circonda, ma amareggiato dalla visuale e costretto a zigzagare tra i piccoli bidoncini stracolmi di rifiuti sostituiti a quelli giganti di un tempo quando, bizzarria, differenziare non era obbligatorio. Vedo i bidoncini animarsi e dopo averlo circondato chiedergli perché sono stati sbattuti in mezzo alla strada quando gli era stato promesso che sarebbero rimasti al sicuro all’interno dei cortili condominiali e i sacchetti della plastica traboccanti e maleodoranti, per cui non è stato creato alcun cassonetto particolare, ammassati inermi ai lati dei marciapiedi a ricordare che Napoli non è poi tanto lontana. Vedo il sindaco continuamente interrotto nel suo percorso dai cortei di protesta che regolarmente si svolgono tra le vie del paese, arrivare stanco e deluso davanti alle porte del comune che gli ha dato i natali e affranto sussurrare al primo cittadino e collega: “Ho un consiglio da darti, c’è un paese nel Cilento che ha molto da insegnarti…”.
La notizia ha per me doppia risonanza: Chiamparino sindaco della mia città e nativo del paese adiacente al capoluogo piemontese dove ora vivo, Moncalieri; Altavilla rifugio dalle mie pene metropolitane.
Mi viene da sorridere per frasi giustamente dettate dalla gratitudine, ma che suonano un po’ stonate alle mie orecchie. Il sindaco dell’autorevole comune di Torino deve essersi convinto, oltre che per le ben note ristrettezze economiche dei piccoli comuni, per i risultati raggiunti in termini di raccolta differenziata. Penso alla seconda ipotesi e mi pare la più corretta perché, ahimé, Torino di ristrettezze economiche paradossalmente ne ha da vendere. Ma, almeno questo, fortunatamente, non è un vostro problema.
Ringraziamo Chiamparino, accettiamo il regalo e torniamo all’emozione che ho provato alla scoperta della nuova. Un senso di orgoglio mi ha invasa. Non l’orgoglio di una torinese che tende la mano al Sud, ma di un’altavillese e dei propri conterranei che, partiti da una situazione di svantaggio, hanno avuto il merito di arrivare dove gli altri faticano a giungere. Mi spiego.
Torino regala una macchina spazzatrice ad un comune del Sud. Traduzione. Una città del Nord dove è scontato che la raccolta differenziata sia ben organizzata e completamente assorbita dalla cultura dei cittadini premia un piccolo paese dell’entroterra campano con l’emergenza rifiuti costantemente dietro la porta.
La rete straripa di articoli che lodano Moncalieri, Torino e la loro efficienza nell’ambito, ma la realtà vissuta nel quotidiano è un’altra: è di questi giorni la notizia della rabbia dei torinesi che, durante le festività natalizie, hanno visto la città trasformarsi in un’enorme discarica a cielo aperto e il “porta a porta” finire nuovamente nel mirino delle critiche.
Sarei felice se Chiamparino, recentemente eletto fra i tre sindaci più amati d’Italia, venisse a riposarsi dalle fatiche dei consigli comunali, particolarmente duri da quando “democraticamente” ha deciso di costruire un inceneritore alle porte di Torino, in uno degli agriturismi di Altavilla. Solo così, si renderebbe veramente conto di quanto giusta sia stata la sua decisione e, con la sua testimonianza, potrebbe sfatare il mito del “meridionale” che inquina. Sogno di vederlo passeggiare per le vie del paese alla ricerca di un cassonetto che non troverebbe neanche a pagarlo oro, il suo viso stupito nel vedere ogni mattina la vecchietta o il bambino sporgere il sacchetto, coscienziosamente suddiviso in base ai giorni della settimana, all’esterno della propria abitazione e lo stesso sparire dopo appena qualche ora perché già sulla via della discarica. Lui, uomo semplice e da sempre vicino alla gente, quotidianamente costretto a confrontarsi con i problemi di una grande città, si porrebbe certamente delle domande, una potrebbe essere come sia stato possibile trasmettere alla mentalità paesana l’importanza del differenziare.
Mi piace immaginarlo, una volta rientrato dalla sua vacanza campestre carico di buoni propositi, immerso in un tipico scenario da girone dantesco. Avvolto dalla nebbia padana lo scorgo camminare per le strade di Moncalieri dove un tempo correva bambino, non colpevole di ciò che lo circonda, ma amareggiato dalla visuale e costretto a zigzagare tra i piccoli bidoncini stracolmi di rifiuti sostituiti a quelli giganti di un tempo quando, bizzarria, differenziare non era obbligatorio. Vedo i bidoncini animarsi e dopo averlo circondato chiedergli perché sono stati sbattuti in mezzo alla strada quando gli era stato promesso che sarebbero rimasti al sicuro all’interno dei cortili condominiali e i sacchetti della plastica traboccanti e maleodoranti, per cui non è stato creato alcun cassonetto particolare, ammassati inermi ai lati dei marciapiedi a ricordare che Napoli non è poi tanto lontana. Vedo il sindaco continuamente interrotto nel suo percorso dai cortei di protesta che regolarmente si svolgono tra le vie del paese, arrivare stanco e deluso davanti alle porte del comune che gli ha dato i natali e affranto sussurrare al primo cittadino e collega: “Ho un consiglio da darti, c’è un paese nel Cilento che ha molto da insegnarti…”.
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