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venerdì 2 gennaio 2009

I primi quarant’anni altavillesi dell’avvocato Buonaventura Rispoli

di Oreste Mottola

Una proposta: conferiamogli la cittadinanza onoraria per il contributo dato all'economia altavillese

La verità messa giù semplice è che alla fine degli anni Sessanta i Rispoli - che oggi nella loro azienda di Borgo Carillia producono conserve di pomodori, legumi, frutta sciroppata - quarant’anni fa vennero a rinvigorire l’economia di Altavilla Silentina quando essa era ancora tutta agricola. E che già al padre di Luigi e Buonaventura Rispoli quell’edificio a pianta crociata piacque già solo per questa particolarità architettonica.

LA FABBRICA CHE NON TROVAVA PACE

Dopo la morte di De Martino, avvenuta nel 1958, quella fabbrica non trovava pace e non ebbe successo il rilancio fatto dal Concooper, allora una sorta di “Partecipazioni Statali” fatta in casa. Nel nostro paese il settore primario era però a brandelli, con i meloni della varietà “Altavilla” consegnati ad una gloriosa memoria, il tabacchificio avviato ad una crisi irreversibile ed un’agricoltura annaspante perché i pomodori altavillesi venivano piantati in ogni dove e i Mellone a Ponte Barizzo, Cirio a Paestum, Rondino a Bellizzi e l’ebolitano De Martino se proprio li prendevano li pagavano assai poco. Nel paese si continuava ad emigrare in massa. A fare l’operaio a Torino, in Germania o a portare una divisa a Milano, differenza non c’era. Era ancora in atto il baby boom ed i vuoti non si notavano. Il sindaco Tedesco ed il medico Sassi “politicamente” cercavano di rimediare altri posti di lavoro: non bastavano mai, erano sempre come gocce date agli assetati. I nuovi acquirenti, gli “abatesi” provenienti dalla profonda provincia napoletana, nella fabbrica rivestita a mattoni rossi si misero ad inscatolare pomodori e, anche per l’impronta “cattolico–democratica” che li ha sempre caratterizzati, cominciarono con il pagare meglio i contadini e permisero ad un’intera comunità di tirare avanti, di ricominciare un suo circolo virtuoso, di “scansarsi” anche un po’ dal “mercato” della politica, facendo studiare i figli e maturando pensioni più decorose per gli anziani.

ACCOLTO CON DIFFIDENZA, MA POI FU SUBITO SIMPATIA

All’inizio non furono però rose e fiori. “Sentivo una forte diffidenza nei nostri confronti. C’era chi ci vedeva come invasori. Ma bastò conoscerci come persone e tutto finì bene. Chi credette subito in noi fu un gruppo di agricoltori coraggiosi che io non finirò mai di ringraziare: Vincenzo Marra di Cerrocupo, Carmine Lanza di Quercioni, Natale Sgangarella di Albanella e, qui a Carillia, Vito Belmonte”, racconta oggi quello che per Borgo Carillia è l’avvocato per antonomasia: Buonaventura Rispoli, classe 1935, studi di giurisprudenza a Napoli in una facoltà che traboccava di grandi maestri. “La prima volta che mi elessero sindaco del mio paese, avevo poco più di vent’anni, io non solo non mi votai ma mi dimisi quasi subito perché non ero ancora laureato e non mi sentivo adeguato al ruolo. Antonio Gava mi voleva mangiare vivo. E mi costrinse a fare più volte il consigliere provinciale a Napoli. Io che pur mi sentivo moroteo militavo nella sua area politica poiché il mio paese è a cinque minuti da Castellammare, zona di profonda influenza gavianea”. Storia di un’Italia del secolo scorso, infatti siamo nel 1960, e di un giovane che voleva fare l’avvocato e che la politica prima e l’imprenditoria dopo “traviano” e trascinano fuori dalle aule di udienza.

AVVOCATO E IMPRENDITORE
Al di là dei ruoli formali, Buonaventura è ancora il punto di riferimento delle industrie Rispoli, il “cervello”, mentre Luigi è “l’operativo”, negli edifici che una volta furono di Carmine De Martino e che oggi amministra Carmela Palumbo, moglie di Buonaventura, con suo fratello Luigi ed i più giovani Natale e Giovanni, come nuove punte di diamante. “Oggi la fabbrica è diversa. E’ tutta tecnologie, il peso del lavoro si è ridotto all’osso”, confessa l’avvocato. Una volta non era così e sono forse migliaia gli altavillesi, e non solo, che soprattutto d’estate hanno lavorato alla Rispoli. Impossibile fare il conto dei soldi che, è davvero il caso di dirlo, “sono stati fatti girare”. “Ho un vanto: io non ho mai chiuso le porte a nessuno. Ho dato lavoro quando e come si è potuto. Ed è per questo che oggi, che sono quasi fuori dalla mischia, mi onoro di essere benvoluto dai più”. Il primo punto di svolta sono gli anni della virosi che colpisce il pomodoro, a metà degli anni Ottanta. Finisce l’approvvigionamento locale e la materia prima va fatta arrivare dalla Puglia, dalla Basilicata e dalla Calabria. “Il contributo delle campagne di Altavilla si era sempre più ridotto. Le aziende agricole – racconta Rispoli - avevano via via scelto l’allevamento delle bufale. La scarsa dimensione degli appezzamenti a disposizione, però, come era un problema per il pomodoro lo è ancora di più per il comparto bufalino”. Ci si mette poi la Cina che prima ci inonda con grosse quantità di semitrasformato da lavorare ulteriormente prima di rispedirlo nei capienti mercati africani e poi alza i prezzi della materia prima e con il concomitante aumento dell’energia necessaria per la lavorazione, il Btz, composto soprattutto da gasolio: “Sono 300-400 vecchie lire al Kg solo di energia termica. A queste condizioni è difficile tener dietro a questi costi”. In conclusione? “Non si possono fare più le lavorazioni invernali ai ritmi precedenti. Che ci assicuravano almeno 30 posti di lavoro. E così ogni anno dobbiamo ridurre di due o tre unità…”.

I PROBLEMI DI OGGI: IL PRG E LA TASSA RIFIUTI

Gli altri problemi? “Dal Piano Regolatore che non ha voluto riconoscere che qui c’è una zona industriale naturale che ha più di settant’anni. Ma i nostri progetti di valorizzazione ed investimento non ne risentiranno più di tanto”. Ma non finisce qui: “La Rispoli che non grava per un solo chilogrammo dei suoi rifiuti sullo smaltimento generale deve pagare 10mila euro all’anno per un servizio che non riceve. Mettiamola così: è un nostro contributo alla comunità”.
Una comunità che potrebbe parzialmente sdebitarsi – è la modesta proposta di chi scrive - concedendo all’avvocato Buonaventura la cittadinanza onoraria del paese che, grazie al suo acume, è ancora uno dei centri di riferimento dell’agricoltura e dell’economia della Piana del Sele.

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