Antonio ed Alfredo Di Lascia
di Oreste Mottola (riproduzione riservata)
Alfredo Di Lascia, docente all'Università di Manhattan è tra i massimi studiosi a livello mondiale del pensiero di don Luigi Sturzo. Il professore Alfredo Di Lascia, che oggi ha il volto incorniciato da una barba da francescano, di salde convinzioni politiche "liberal". E' figlio dell’altavillese Antonio Di Lascia, valente flautista e direttore d'orchestra nelle formazioni musicali della Marina Americana. Al professore Alfredo Di Lascia qualche anno fa il Comune di Caltagirone, il paese dov'è nato don Sturzo, ha attribuito un importante premio. L'altro fratello, Giovanni, laureato in giurisprudenza ed in lingue straniere, è stato insegnante di francese.
Antonio Di Lascia (1884 - 1967), quando parti da Altavilla per l'America era solo un giovanissimo emigrante in cerca di fortuna. Uno dei tanti. Figlio della panettiera Carmela Tedesco, dal paese natio s'era portato appresso la passione per la musica e per il flauto e niente più. La traversata oltreoceano gli trasmise quella passione per il mare che lo portò ad arruolarsi nella Marina americana. Qui aiutato agli inizi da una zia diventò un capo orchestrale e sulle navi con stelle e strisce di "zio Sam" girò tutto il mondo e si soffermò soprattutto nei mari tra Cuba e le Filippine. Con la divisa, il flauto e la bacchetta da direttore. Più volte ebbe modo di suonare anche nelle orchestre dirette dal celebre maestro Arturo Toscanini. Acquistò anche la nazionalità americana.
Al contrario del protagonista di "Novecento", il romanzo di Alessandro Baricco incentrato su di un orchestrale marittimo che si rifiuta ostinatamente di scendere dalla sua nave, Antonio Di Lascia, dal 1935, collocato in pensione, scelse di tornare ad Altavilla, anche per far studiare in Italia i suoi due figli. Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale non ebbe dubbi: corse al Liceo Tasso di Salerno e, con mezzi di fortuna, riportò Alfredo e Giovanni in America.
Ebbe una vita che solo un grande scrittore come Ernest Hemingway avrebbe saputo raccontare adeguatamente: dal ponte delle sue navi ha visto scorrere tantissima vita, con la sua quotidianità e le sue grandezze, le meschinità ed i suoi eroismi. Le immense distese americane si alternano ai paesaggi africani, le dolci ed avventurose notti di Cuba lasciano il posto alle asprezze di guerra. E non ebbe mai paura delle tempeste: amava dire infatti che, per lui, quello era il momento giusto per radersi!
Fu spesso al centro di magiche feste dove eleganti ufficiali di marina con le loro mostrine d'oro accompagnavano nelle danze signore fascinose dagli eleganti alberi da sera luccicanti, cariche di gioielli e di voglia di vivere. Ed il "via col vento" era dato proprio dalle note dell'orchestra diretta dal maestro Antonio Di Lascia. Ha fornito la colonna sonora di storie d'amore che potevano entrare e ben figurare anche nelle trame dei romanzi di Scott Fitzgerald come di un bel film hollywoodiano. "Mr. Antonio" padroneggiavano tutti i generi musicali: dal jazz al fox trot, agli inni ed alle marce di prammatica.
Per gli altavillesi fu sempre "il professore americano" e la sua figura dal portamento distinto e sempre elegante mente vestita, nonostante il carattere allegro e gioviale fu sempre guardata con rispetto e timore. Pochi erano i suoi amici il medico don Amedeo Molinara, i tabaccai Alessandro ed Eduardo Belmonte ed il noleggiatore Cesare Suozzo. Tornato ad Altavilla una prima volta dopo la fine della prima Guerra Mondiale era già un affermato musicista se ne andò subito perchè capì che gli orizzonti del paese erano ancora molto ristretti. il professore Di Lascia s' invaghisce di una ragazza altavillese di "buona famiglia" come allora si diceva Letizia Napolitano e succede che mentre suona l'Ave Maria nella chiesa del Carmine gli accade di incrociare il suo sguardo ... e si emoziona talmente tanto da smettere di suonare per lunghi attimi. Che romantica dichiarazione d'amore!
Accade però che nell’Altavilla di quegli anni al figlio della panettiera non fosse possibile sperare di poter sposare una giovane possidente. Tornato in America, Antonio Di Lascia si sposa subito con una giovane napoletana: Concetta Di Poto. Dal 1935 agli inizi della Guerra visse tra Italia e Stati. Da maggio ad agosto era qui con le famiglie del colonnello Gallo e di don Ciccio Mottola tra coloro che si potevano permettere una spartana baracca sulle spiagge di Paestum. I suoi figli Alfredo e Giovanni erano già dei provetti nuotatori e sbalordivano tutti con le loro prodezze natatorie. I ragazzi studiarono dapprima al Collegio Convitto "Le Querce" di Firenze e poi s'iscrissero al Tasso di Salerno. Poi la guerra e la fuga in America. Qui Giovanni ed Alfredo proseguono gli studi e si affermano nelle rispettive attività professionali.
Così Bruno Mazzeo, su “Il Mattino” del 2 maggio del 1967, ne racconta la sua tragica fine, provocato dalle esalazioni della stufa elettrica : “Il professore!. Così lo chiamavano tutti dopo essere stato per circa un cinquantennio in America (…). Inutili si erano rivelati i reiterati inviti dei suoi figli (…) per riportarlo in seno alle loro famiglie. Sordo alle resistenze non aveva saputo resistere al prepotente richiamo del suo caro paese. Antonio Di Lascia era nato ad Altavilla Silentina nel 1881. Era stato il primo flauto al Teatro Metropolitan di New York e successivamente maestro direttore della banda musicale della Marina Militare statunitense. (…) Era venuto a godersi la sua pensione nell’accogliente quiete del suo paese natio, lasciando i figli ottimi professionisti in America, che molto spesso venivano a trovarlo”.
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