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domenica 14 marzo 2010

San Biagio e l’ulivo di San Germano

di ORESTE MOTTOLA (riproduzione riservata)

”E’ questa la quarta volta che il campanile è colpito dallo scatenarsi dagli elementi nel giro di un cinquantennio”, scrive nel 1964 Bruno Mazzeo su “Il Mattino”. L’evento, anche per gli effetti che determina, è visto come presagio di sventura. San Biagio non solo protegge la gola ma è nel cuore degli altavillesi Nei giorni dei bombardamenti a tappeto del settembre del 1943 per lo sbarco Alleato a Paestum la chiesa è in prima linea: ti affacci sul sagrato e Paestum è di fronte. Centinaia di persone pensarono di trovare riparo proprio in quel luogo di culto. Ad un certo punto vi entrò uno dei proiettili che dalle navi alla fonda di Paestum facevano il tiro a segno sul paese: poteva essere una strage ed invece non ferì nessuno: “I due santi hanno indirizzato la traiettoria”, si disse. Perché nella chiesa di san Biagio, splendida commistione tra romanico e barocco, c’è San Germano con in mano un ramoscello d'ulivo, simbolo di pace. Nel giorno della sua festa, nell'ultima domenica di maggio, fatto prodigioso, rinverdiva. Da oltre venticinque anni l'evento non si ripete più. A partire dal terremoto del 1980 la chiesa che l'ospita, S. Biagio, per i danni patiti dal sisma, è rimasta chiusa e la popolazione non ha potuto onorarlo. Nella chiesa ci sono i resti del martire cristiano estratto dalle Catacombe e si entra dentro un affascinante mistero storico, antropologico e culturale. Fu il cardinal Borghese, nel 1779, a volere l'invio dei sacri resti di San Germano ad Altavilla Silentina. Il destinatario era il parroco Giuseppe Perotti, amministratore delle proprietà dei Borghese nel salernitano. Grazie all'opera, ed all'onestà, del sacerdote le rendite della celebre famiglia aristocratica si erano decuplicate. Nello stesso periodo la Chiesa "usava" molto lo strumento della diffusione delle reliquie come mezzo per affermare il suo ruolo. L'Europa era già alle prese con i prodromi della rivoluzione francese e l'influsso protestante si faceva sentire. Il corpo del Santo arrivò qui via nave, imbarcato da Civitavecchia, fino al porticciolo alla foce del Sele. Da qui fu messo su di un carro trainato da buoi. Arrivati nella Piana d’Altavilla uomini e animali si fermarono per una sosta. I pochi abitanti di quella zona (dove ora risiede gran parte della popolazione) rimossero l'urna con San Germano dal carro e fecero festa. Ciò mise in agitazione l'intero paese e quando San Germano arrivò fu festa grande. Dalla vicina Casina Reale di Persano il Re mandò dei musici, l'intero abitato fu addobbato da "apparatori" specializzati arrivati da Salerno. La Chiesa di San Biagio fu, eccezionalmente, ricoperta da centinaia di lucernette ad olio. Una cronaca del tempo rende noto che fu organizzata una festa grandiosa. Così lo storico locale Giuseppe Galardi descrive la reliquia: "E' lo scheletro di un uomo discretamente alto, semidisteso sul lato destro, con la zona temporale aggrappata sul palmo della mano destra. Appare come un legionario romano, dormiente. Racchiuso in una guaina di seta con supporti metallici, è ricoperto da un'argentea lorica con squame a contorni rossi su di una tunica di seta celeste. E' appoggiato su di una materasso di seta bianca guarnito da merletto dorato. La serica tunica, di colore celeste, ha maniche di seta bianca: il tutto con trine dorate. Ad entrambe le estremità ha guanti e calzari confezionati con fili aurei metallizzati. Alle spalle ed in testa ha un drappo di seta rossa".

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