Avrebbe fatto il missionario. Lo decise da bambino ascoltando i racconti di don Antonio Cortazzo al Seminario di Altavilla Antonio Polito all' età di 74 anni può ben dire di aver concretamente realizzato il suo progetto di vita. E' stato sacerdote, missionario, insegnante, scrittore e giornalista operando nelle zone più impervie e difficili del Brasile e dell' Argentina E sono tante le attività di cui è tuttora responsabile.
Oggi a sentir nominare ltambè ed ltaparica, cittadine dello stato brasiliano di Bahia, si pensa subito al turismo ed alla samba Ma non erano affatto dei posti allegri quando vi arrivò, più di mezzo secolo fa, il missionario altavillese Antonio Polito. Ed il suo volto placido di uomo operoso e paci oso si illumina quando racconta della difficile lotta intrapresa mezzo secolo fa contro la Mafia brasiliana, che, significativamente, si chiamava "impresa della morte", con le sole armi della cultura e della fede, e dell'azione per redimere interi quartieri dalla piaga della prostituzione, dando da mangiare e portando a scuola i figli delle prostitute. O dei rapporti difficili con i padroni delle grandi fazendas.
Vi ha fondato molte scuole e con suor Walkiria Alves de Amorim ha dato vita alla Congregazione delle Suore Volontarie del Cristo Re. Sono davvero multiformi le attività che fanno capo al vocazionista altavillese Padre Antonio Polito. il sacerdote è nato 68 anni fa a Cerrocupo di Altavilla Silentina, figlio di Carmine Polito e di Anna Di Venuta. Nel nostro paese ha frequentato le scuole elementari e quando, nel 1941, i Vocazionisti di don Giorgio Mele aprirono il Seminario, lui fu tra i primi a frequentarlo. E vi veniva a parlare di infedeli da convertire il prete albanellese don Antonio Cortazzo.
Questo fece scattare la "molla" nel giovane altavillese che ebbe poi modo di approfondire l'argomento con l'appassionata lettura di libri e periodici d'argomento missionario. Intanto, al paese, si consumano i drammi legati allo sbarco Alleato del 1943 ed alla furibonda resistenza dei tedeschi. Seppelliti i morti e rimarginate le ferite la vita ricominciava per tutti. Per Antonio Polito il primo dopoguerra fu scandito dalle tappe per arrivare ad indossare l'abito sacerdotale: il Ginnasio, il noviziato, la teologia Nel 1950 viene consacrato sacerdote. Tre anni dopo riesce a concretizzare il sogno di andare missionario: la destinazione è per una località compresa nel golfo di Bahia E' Itambè. Vi arriva perché un giovane funzionario del "Banco do Brasil" si è reso conto che per l'opera di "civilizzazione" della zona in cui è intento c'è assolutamente bisogno della presenza della Chiesa Qui la vita umana contava poco, cosi come le leggi, e la gente era abituata a farsi giustizia da sola Con la parola d'ordine: "Non ammazzate" partì la a prima azione di P. Antonio con una vigorosa campagna di stampa sui giornali locali come Voz de Itaparica e Voz do povo, contro questa sorta di legge del taglione che imperava. Ed erano soprattutto i sicari dei grandi fazenderos a dettare legge in una comunità locale dove vivevano mischiati discendenti di portoghesi, africani, indios ed alcune famiglie genovesi. I coraggiosi Vocazionisti intrapresero cosi una delle loro prime azioni missionarie, anche perché i Salesiani interpellati per prima non se r erano sentita di intervenire in una realtà cosi difficile.
Ma il lavoro di P. Antonio e dei suoi collaboratori diede i suoi frutti: venne costruita una scuola dalle elemèntari alle superiori che arrivò ad avere 600 alunni, si edificò una bella chiesa e l'ambiente locale venne così civilizzato che la polizia adesso gira disarmata. Dai ragazzi educati dai Vocazionisti proviene anche gran parte di quella che è oggi la classe dirigente dello stato: sono deputati, dirigenti di banche, medici e grandi commercianti.
A ltambè don Antonio è stato, contemporaneamente, parroco, direttore di collegio, insegnante di matematica. Vi edificò la Chiesa della Madonna della Grazia. Dopo più di vent'anni di attività missionarie a padre Antonio vengono affidate anche le attività ecclesiali di un'altra città: Vittoria de Conquista. Qui, oltre a fare il parroco, svolge anche importanti incarichi di responsabilità in seno alla ConferenZA dei Vescovi del Brasile.
Nel 1983 P. Antonio decide che è arrivato il momento per andare a svolgere in Africa la sua attività missionaria. Ha già la valigia pronta, quando gli arriva "l'ordine" di recarsi in Argentina, a S. Juan, per occuparsi della vasta realtà delle Ande argentine. Mentre è qui l'altitudine gli gioca un brutto scherzo aggravandogli alcuni problemi cardiaci. La salute gli impone quindi di far ritorno ad ltambè dove ha ripreso a svolgere le sue consuete attività.
GLI ALTAVILLESI A SAN PAOLO DEL BRASILE
Un punto di riferimento degli altavillesi di San Paolo era Francesco Di Venuta, che aveva messo su un'agenzia che procacciava lavoro ai camionisti, mentre i Capopizza facevano i sarti e don Felice Buonafine gestiva un'officina meccanica. Uno dei Suozzo suonava il clarinetto alla tv brasiliana. I Marra avevano iniziato una promettente attività industriale nel settore tessile. In quella piccola comunità si distingueva Andrea Di Masi, self made man dalla personalità poliedrica ed originale, commerciante all'ingrosso di pellami e pastore avventista, emigrato a S. Paolo del Brasile dal 1925.
Gli altavillesi conobbero quest'ultimo quando egli tornato nella Cerrocupo dell'appena iniziato secondo dopoguerra benestante, avvezzo a vivere in con dizioni agiate, si fece notare per il modo originale con cui poneva rimedio all'assenza delle comodità e degli agi che lo circondavano a S. Paolo. Così, ad esempio per ovviare alla mancanza di acqua corrente in casa e alla possibilità di fare la doccia giornaliera cui era abitato, si lavava ripetutamente nel vallone della Chianca, con grande scandalo dei tanti che ritenevano disdicevoli e superflue le sue manie di pulizia.
Oreste Mottola
riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento