di ORESTE MOTTOLA
Nella chiesa madre intitolata a S. Nicola di Bari, al centro di piazza Nicotera in Roscigno Vecchio i restauri, dopo ben 29 anni, non finiscono mai. Mentre il restauro delle case va avanti, il recupero della chiesa sembra essersi fermato. “Una sera ho visto arrivare Sgarbi qui”, racconta il custode di Roscigno, Giuseppe Spagnuolo. Sono almeno tre le stratificazioni storiche: convento basiliano e prima ancora fors’anche luogo di culto pagano. E poi la chiesa che ha ospitato tutti i fatti importanti di Roscigno fino al 1960. Il paese nuovo sorge più a nord, a poco più di un chilometro, ma la storia di questa comunità è tutta quaggiù, nella grande piazza con al centro il lavatoio e la chiesa. A dare inizio alla protesta è Vito Gerardo Roberto, di professione informatico. “Dopo aver interpellato tutti non mi resta che scrivere al presidente Napolitano”, dice. L’assessore Pino Palmieri ha già fatto le sue rimostranze alla Soprintendenza e promette di farsi sentire direttamente da Bondi. L’ultima tranche di lavori, iniziati nel novembre del 2004, per quasi 27 mila euro di spesa, non sono stati ancora conclusi. La discussione ora si è accesa intorno ai saggi di scavo effettuati dagli archeologi all’interno della chiesa. Si cercavano i resti delle antiche sepolture. Non è venuto fuori niente di significativo, si può procedere a ricoprire con il cemento, hanno detto gli esperti. Ma sono in molti a contestare ritenendo troppo superficiali i saggi, “non sono andati più a fondo perché non c’erano soldi da spendere”, aggiunge chi dice di saperla tutta. Da qui nasce la richiesta di avere un pavimento in legno e con ampie zone in vetro che permettano di osservare quello che si vede sotto i piedi. “Io sono rimasto sbigottito dallo stato in cui ho trovato gli stucchi che facevano da cornice alle pitture (almeno queste rimosse) presenti all'interno della chiesa, dallo stato fatiscente degli antichi altari sottostanti le stesse (diffusi ai lati delle navate secondarie) e dalla pavimentazione (completamente rimossa) all'interno della chiesa”, dice Vito Gerardo Roberto. La chiesa potrebbe diventare un grande attrattore turistico dopo un attento restauro e dovrebbe essere riaperta al culto o almeno riaperta alla visione di migliaia di turisti e visitatori che ogni anno si recano a visitare Roscigno Vecchio. “Presidente intervenga per far recuperare allo Stato italiano (visto che sono opere di restauro finanziate con contributi provenienti dalle casse dello Stato Italiano) un prestigio un po' offuscato perché i lavori interminabili della Chiesa madre – continua Vito Gerardo Roberto - hanno diffuso tra la popolazione residente la sensazione che le istituzioni siano latitanti e che la chiesa e le sue inestimabili opere d'arte (stucchi, statue ed affreschi) siano destinate ad una lenta e degradante agonia e destinate ad un lento ed inesorabile tramonto se non s'interviene nel breve termine (1-2 anni)”. Sulla stessa linea è Angelo Spinillo, vescovo della diocesi di Teggiano.
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