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lunedì 15 marzo 2010

Hemingway si prese una sbandata per una bella di Acciaroli e Mary s’ingelosì

In un libro presentate nuove testimonianze sul soggiorno cilentano dello scrittore americano

Dieci giorni o più, nell’estate del 1951. Hemingway ha davvero conosciuto il Cilento. Nonostante le smentite di Fernanda Pivano. Lo raccontò più o meno così: “Raramente sono stato nel vostro sud. Solo una volta e per puro caso. Dovevamo visitare Napoli ed incontrare un gruppo di amici che non abbiamo visto e così ci siamo messi in viaggio verso Pompei e invece ci siamo ritrovati io e Mary ad Acciaroli, un paesino di pescatori, con facce abbronzate da un sole a scorza di limone. Ricordo di Acciaroli una bella chiesetta secolare, i tetti rossi delle case, il mare azzurro spumeggiante e un buon vino che non ubriaca. E poi... beh spero di rivederla presto”. Ernest Hemingway racconta all’architetto materano venuto a trovarlo a Cuba i suoi incontri nel sud dell’Italia. L’architetto vuole portarlo a Matera, per fargli visitare i Sassi, ed immagina un suo racconto o articolo che faccia conoscere al mondo quell’incredibile scenario. Il ricordo di quest’aneddoto è stato tramandato da Bobo Ivancich, nipote di quell’Adriana che fu uno degli amori italiani del grande scrittore. Di lei lo scrittore s' innamorò pazzamente e con cui visse una tumultuosa (ma per alcuni solo platonica) storia d' amore che segnò la Ivancich per sempre, fino a condurla a un tragico destino. Giuseppe Recchia è l’autore del libro “Hemingway for Cuba”, edito da Shakespeare & Company, dove la rivelazione centrale è che nel '59 gli americani obbligarono lo scrittore, con le "buone maniere", ad abbandonare Cuba. L’ambasciatore statunitense Phillip Wilson Bonsal esercitò un forte pressione sullo scrittore affinché si dichiarasse contrario alla Rivoluzione Cubana e a Fidel, fino a trasmettergli la minaccia di convertirlo in traditore se non abbandonava l’isola. Ma quello che a noi interessa è portare nuovi tasselli all’ipotesi di una permanenza nel Cilento, precisamente ad Acciaroli, dove trova le atmosfere per scrivere “Il Vecchio ed il mare”, che è l’opera che maggiormente lo avvicinerà al Nobel per la letteratura. Giuseppe Recchia è uno che ha frequentato il meglio del mondo e miti letterari come Anais Nin e Italo Calvino, Leonardo Sciascia e Jerome Rothenberg, Claude Levi-Strauss e Larry Durrell. “Hemingway for Cuba” sarà presentato a Napoli, il 28 maggio, alle 18, presso il Salone Rosso della libreria Guida.
Recchia, allora Hemingway scoprirà Acciaroli per puro caso. Per via di un incontro con la bella Ivancich che saltò…
“Incontro? No, era qualcosa di più… Hemingway aveva programmato una fuga con Adriana andata a monte perché ci fu un malinteso fra i due a causa della presenza inaspettata di Mary Welsh, la moglie, che non volle restare a Venezia. Il periodo doveva essere fra il mese di agosto e settembre del '51. Fu così che si mise in macchina con l'autista degli Ivancich per una visita a Napoli perché invitati da nobili napoletani (non vi è riferimento a quali nobili, forse amici del conte Carlo Kechler). Ernest e Mary, arrivati a Napoli, hanno un secondo contrattempo. Non riescono a prendere contatto con i nobili napoletani. Ernest s'infuria e si rimette in viaggio a caso verso Salerno. Vanno a far visita a Pompei e poi scendono per stradine varie a Salerno fino a Battipaglia. Qui si perdono ed arrivano per strade impervie fino ad Acciaroli. Sarà Ernest e lo stesso autista che racconteranno l'odissea a Adriana Ivancich. Ernest, a sua volta, ne accennerà qualcosa durante la visita di Adriana e di Dora Ivancich a Cuba nel '53”.
E quel poco viene riportato fedelmente nel suo volume “Hemingway for Cuba”. Perché non se ne parlò mai più di tanto? E la Pivano s’inalbera pubblicamente?
“Non poteva certo Hemingway dire in giro a chiunque di quello che era accaduto con Adriana e del pacco che gli fu tirato dai nobili napoletani. Io immagino ben poco per quanto riguarda il viaggio di Ernest Hemingway ad Acciaroli. Nel mio“Hemingway for Cuba”, ho dovuto ricostruire alcune scene della vita sulla base di molte testimonianze e fatti che mi sono stati raccontati. Ho dovuto agire a volte come un restauratore di opere d'arte e a volte come un bravo enigmista con l'intuizione per quelle piccole parti mancanti. Certamente Hemingway è stato ad Acciaroli e, conoscendolo, se è rimasto una decina di giorni, vuol solo significare che si è trovato bene, fu accolto bene e questo è certamente un merito della gente di Acciaroli che non lo ha lasciato andar via dopo poche ore, così come lui era solito fare quando non si sentiva a suo agio. Certo posso immaginare anche altre cose. Ma quel che più conta ora è che è reale e non una chimera la sua permanenza nel Cilento”.
Chi è quest’architetto lucano…
“I fatti mi sono stati raccontati da più persone fra Cuba e Venezia, compreso Bobo Ivancich, nipote di Adriana . L'architetto è realmente esistito ma è morto. Era di Matera, è scomparso in circostanze abbastanza misteriose”.
Torniamo alle certezze di questa storia così affascinante ed intrigante…
“L'unica cosa che si sa, perché è documentata, è che Ernest e Mary rientrarono a Venezia dopo una ventina di giorni, dopo viaggi e soggiorni. Si suppone quindi che furono più o meno una decina di giorni quelli passati ad Acciaroli”.
Il soggiorno durò poco perché lì successe qualcosa…
“Sì, Hemingway mise gli occhi su una bella cilentana e la cosa fece arrabbiare Mary che abbandonò Acciaroli e se ne tornò a Napoli. Hemingway fu costretto a raggiungerla lì”.
Lei però non crede all’ambientazione cilentana de “Il vecchio ed il mare”.
“E certamente qualche influenza sul romanzo “Il vecchio e il mare” ci potrà essere stata, Hemingway era uno che si annotava ogni cosa utile al suo lavoro letterario. Io non credo che fu “solo” un pescatore di Acciaroli a fare da “modello” per il personaggio di Santiago nel romanzo che fu alla base del successo del Premio Nobel”.
C’è però la decisa presa di posizione di Fernanda Pivano, che più volte ha decisamente negato questo soggiorno cilentano di Ernest Hemingway…
“Fernanda Pivano è un mito intoccabile. E come tale va rispettato. In breve. Avrei dovuto lavorare con lei per la sceneggiatura di un film sulla vita di Hemingway legata al periodo cubano (di cui Nanda Pivano sapeva ben poco se non le poche informazioni datele da Mary Welsh per telefono) ma ho dovuto rinunciare proprio perché le cose fondamentali di E. H. (ivi compresi alcuni segreti) a lei sfuggivano. Ernest non le raccontava tutto ed è facile per molti addetti ai lavori intuirne le ragioni. Molti dei fatti che riguardavano le sue relazioni extraconiugali facevano parte della cassaforte mentale dello scrittore. Se poi Fernanda Pivano avesse ammesso il viaggio al Sud del suo “amato” scrittore, avrebbe dovuto ammettere tante altre cose che Lei, Fernanda Pivano, si negava non solo per mancanza di conoscenza (il che può accadere a qualunque biografo) quanto per un autocensura per quel che riguardava in particolare Adriana. E questo accade soprattutto oggi, contraddicendo persino molte cose che ha scritto a proposito appunto della stessa Adriana”.

Oreste Mottola

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