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mercoledì 22 luglio 2009

La grande Lucania vista dal Cilento - di Oreste Mottola

La grande Lucania vista dal Cilento

Cosa vuoi dalla vita? Voglio andarmene con l'Antica Lucania

di ORESTE MOTTOLA
Non ci avete voluto dare la nuova provincia cilentana? Ed allora noi ci mettiamo a promuovere il distacco, la secessione, dalla Campania ingrata, per riunirsi alla Basilicata nostro antico focolare. Questa è la rappresentazione caricaturale che spesso, da queste parti, si tende a dare della discussione sui nuoi orizzonti poltico – amministrativi.. Andarsene con la Lucania per i soldi del petrolio? I centomila barili di greggio estratti ogni giorno non hanno prodotto grande occupazione e le royaltees, fissate al 7%, non sono state un grande affare. E c'è, lo sanno bene i lucani, discussione finanche sui criteri della misurazione. La Lucania non è ricca, l'Istat la colloca solo prima della Sicilia.

Allora cos'è che ci attrae? Un lucano, una lucana? La freddura la conosciamo tutti. "Lucano? No, lu cano è là sotto. Io so' lu pastore". Sì, è proprio la lucanità. E' anche quell'insieme di racconti, proverbi, che ricordano l'anima comune della gente più umile, uniti dai viaggi della mietitura nella Puglia o delle raccolte nella Piana del Sele, dal flusso degli scambi commerciali in natura per rifornirsi di ciò che mancava nella propria località.

"E' ora di separarci dalla Regione Campania", ha scritto Raffaele De Dominicis, nativo di Ascea, un compìto ed assennato magistrato della Corte dei Conti. Ed ha dimostrato che, in punta di diritto, si può fare. Gli ha fatto eco Valentino Di Brizzi, presidente degli imprenditori del Vallo di Diano. E' lui che ha scritto: "Quasi la totalità dei nostri imprenditori è concorde nel sostenere che portare il nostro territorio in una regione che, oltre ad essere la nostra casa storica, sia per cultura che per tradizioni, in secondo luogo si differenzia dalla Regione Campania, per essere di dimensioni molto più ridotte e di conseguenza, in grado di porre maggiore attenzione alle nostre esigenze e, dunque di sburocratizzare e facilitare la realizzazione di opere infrastrutturali che ci consentano di abbattere in tempi celeri il gap con il resto d'Italia e d'Europa".

E' il passato parla mentre il presente atterrisce: dell'Antica Lucania fecero parte il Cilento ed il Vallo di Diano. Paestum fu città anche lucana. E le Nares Lucanae, le porte della Lucania "stretta" sono allo Scorzo di Sicignano degli Alburni, Vallo della Lucania porta quel nome e non un altro. La parlata cilentana, la musica ed il canto del Cilento, sono altra cosa da Napoli. Sono la "lucanità". Napoli è invece Gomorra, il vulcano che da due secoli inghiotte gran parte delle risorse destinate alla Campania.
Perché conviene.
ALLA BASILICATA.. Raccogliere aspettative e attese delle comunità del Vallo di Diano e del Basso Cilento, nell'ambito di storia, cultura, tradizioni popolari che accomunano, può rappresentare per la Regione Basilicata un'occasione, tra l'altro, per superare l'attuale limite demografico dei 600 mila abitanti che di fatto è un gap limitativo per le prospettive di sviluppo perché è alla base della ripartizione delle risorse finanziarie statali in settori nevralgici e fondamentali specie per garantire servizi essenziali alle nostre comunità. Una necessità ancora più sentita per superare le note carenze infrastrutturali che altrimenti, anche a causa dei limiti demografici, resterebbero irrisolti.
A SALA CONSILINA E VALLO DELLA LUCANIA. Nella nuova organizzazione regionale che deriverebbe dalla "scissione" dalla Campania queste due cittadine avrebbero tutti i titoli per poter aspirare ad essere i capoluoghi delle due nuove province che dovrebbero essere necessariamente formate. E Sala Consilina è naturalmente al centro di una serie di paesi (zona di Melfi - Lagonegrese – Senisese – Mercure) che oggi sono alle "dipendenze della provincia di Potenza. In questa zona da tempo è attivo un movimento d'opinione "per la terza provincia lucana" che naturalmente appoggerebbe un'ipotesi di nuova provincia lucana che abbia al centro il Vallo di Diano.
A NAPOLI E SALERNO. Città ed aree metropolitane che potrebbero avviare politiche economiche ed urbanistiche direttamente calibrate su aree intensamente popolate e quindi senza più tener conto dei piccoli "presepi" dei tanti paesi cilentani e dianesi.
Colpisce il legame profondo che le popolazioni 'dell'altra Lucania' hanno con la Basilicata. Non so se è attuale parlare della 'grande Lucania' di un tempo, o sollevare antiche contese di natura storica, ma è senz'altro opportuno riflettere sul percorso comune d'aree geografiche vicine ed accomunate dagli stessi problemi, che una regione cerniera come la Basilicata, capace di guardare al di là dei suoi confini, deve saper cogliere e indirizzare nell'ambito delle sue politiche di sviluppo.

2 commenti:

  1. Sono convinta che riformare la "grande Lucania" porterebbe vantaggi a tutti, quindi spero che prima o poi ciò accada.
    Luciana - Potenza

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