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martedì 28 luglio 2009

Conversazione sulla professione di giornalista con Giorgio Prinzi Conversazione sulla professione di giornalista con Giorgio Prinzi

Conversazione sulla professione di giornalista con Giorgio Prinzi


di MARCELLO MOTTOLA

E' in corso un dibattito sulla professione di giornalista ed in particolare sulla funzione dell'Ordine dei Giornalisti. A Giorgio Prinzi, consigliere nazionale dell'Ordine dei Giornalisti eletto per la lista di "Pubblicisti di Stampa Romana", abbiamo posto alcune domande.




I giornalisti sono circa 100.000: in rapporto alla popolazione anche loro si avviano ad essere una pletora come i medici e gli psicologi?


"Sono decisamente troppi e, purtroppo, spesso del tutto impreparati ed inadeguati. Questo vale per ambedue le categorie ma è, a mio avviso, più grave per i professionisti che spesso, per incompetenza e per convinzioni "teologiche", scrivono inesattezze madornali, provocando danni enormi. Se vogliamo, il problema non è il numero ma la qualità nel complesso scadente".

Per far sì che una laurea o un percorso formativo e di pratica si sostanzino in professione occorre l'abilitazione all'esercizio professionale (esame di Stato): è questo attualmente uno snodo fondamentale della qualifica di giornalista, a suo avviso?

"Assolutamente no. La parte scritta dell'esame per accedere alla professione come giornalista professionista consiste nella redazione di una noticina di cronaca. La discriminante sono i diciotto mesi di pratica, che comunque oggi vengono svolti in maniera spesso difforme dalla lettera della legge istitutiva dell'Ordine. Viene considerato praticantato persino la frequenza delle cosiddette scuole di giornalismo, sulle quali l'attuale esecutivo nazionale sta svolgendo un'accurata verifica, che ha già portato ad alcuni ritiri di convenzione".

Quali sono le prerogative e le peculiarità della figura di giornalista unico (invece dell'attuale distinzione in giornalista pubblicista e giornalista professionista) da lei prefigurata?

"Quella procedura è una mia personale proposta. Ne esistono differenti, tra cui quella ufficiale votata lo scorso ottobre a Positano e quella di recente presentata in parlamento da un gruppo trasversale. Anche all'interno dell'attuale maggioranza parlamentare molti sono favorevoli all'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti. La questione è apertissima. La mia proposta è dettata dall'esigenza di porre su condizioni di eguaglianza e parità tutti gli aspiranti. Quindi un titolo di studio conseguibile come quello che forma per altre professioni e un esame finale come previsto dall'articolo 33 della Costituzione. Certo, poi il problema di trovare un lavoro non viene automaticamente garantito, però attualmente non viene neppure garantito l'accesso all'abilitazione professionale a tutti i cittadini che desiderino conseguirlo. Se non si trova una testata disponibile non si può diventare giornalisti. Molti editori pirati sfruttano le aspettative degli aspiranti".

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