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venerdì 28 settembre 2012
sabato 22 settembre 2012
Compleanni amari. Oggi Angelo Vassallo avrebbe compiiuto 59 anni...
Omicidio Vassallo, nessuna verità dopo due anni di silenzi, indagini e svolte mancate
La sera del 5 settembre 2010 il primo cittadino di Pollica, nel Cilento, venne ammazzato con sette colpi di pistola mentre tornava a casa. Da allora, nulla si è saputo su chi ha eliminato il 'sindaco-pescatore': tante piste - dagli appalti negati, alla droga per finire ai rancori personali - ma niente di concreto
Più informazioni su: Angelo Vassallo, franco roberti.
Vassallo venne ucciso la sera del 5 settembre 2010. Era in auto, stava rincasando. Si fermò davanti al suo assassino, abbassò il finestrino. Forse lo conosceva. Una mano incerta, nervosa, forse furiosa, arrabbiata, esplose nove colpi di pistola da una calibro 9. Sette andarono a segno. Dall’omicidio al rinvenimento del corpo passarono diverse ore. Ore preziose, che consentirono al killer di far perdere le proprie tracce. L’arma non è stata mai ritrovata: in queste settimane i Ris di Roma concluderanno le perizie su tre pistole recuperate dai Ros di Salerno, ma in due anni la calibro 9 usata per eliminare Vassallo potrebbe avere preso il volo chissà dove.
Per competenza territoriale la Procura di Vallo della Lucania fu la prima a occuparsi del caso. Il rapporto dei carabinieri fu inoltrato al pm Alfredo Greco. Ma in meno di 48 ore, al termine di una riunione tra gli uffici giudiziari di Vallo e Salerno, prevalse la tesi del delitto di camorra e si decise di affidare l’inchiesta alla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, guidata dal procuratore capo Franco Roberti. L’inchiesta è curata dai pm Rosa Volpe e Valleverdina Cassaniello. Che coordinano uno spiegamento di forze imponente: i Ros dei Carabinieri, la Polizia, la Dia. L’impegno non manca. L’omicidio Vassallo è priorità assoluta nella scaletta di lavoro della procura salernitana, che non ha mai smesso di studiare le nuove informative e convocare testimoni vecchi e nuovi per approfondimenti investigativi. Si attende da un momento all’altro la ‘svolta’. La scoperta decisiva. Il tassello mancante.
Nei giorni scorsi il Tg5 ha ipotizzato un legame tra la reclusione di Marco Penza, il disabile cilentano incensurato che si ritrova in galera per aver bevuto un paio di birre di troppo e perché gli operatori della giustizia hanno dimenticato di applicargli la sospensione della pena, e le indagini sull’omicidio Vassallo. La notizia non pare avere particolare fondamento. Si sa che uno zio di Penza è stato sentito come testimone, segnalando la presenza di un sospetto ad Acciaroli il giorno dopo il delitto. Un po’ poco per azzardare conclusioni. Ma andiamo con ordine.
La Procura per spiegare l’omicidio ha battuto diverse piste. La prima parte dalla droga distribuita e venduta nei locali del porticciolo. Vassallo litigava coi pusher, li voleva fuori dal paese, chiedeva in continuazione la presenza delle forze dell’ordine e quando queste non intervenivano subito passava all’azione in prima persona e afferrava per il bavero gli spacciatori. Era capace di ‘scenate’ tremende. Nell’ottobre 2011 scattano le manette ai pusher, incriminati per spaccio. C’è anche l’uomo che è venuto alle mani con Vassallo pochi giorni prima del delitto. Fine della storia. Non ci sono collegamenti con l’omicidio. Un’altra pista si materializza da un verbale di un confidente. Che rivela di ascoltato la telefonata del presunto killer, compiuta dal cellulare di un’altra persona, che si lamentava della qualità della pistola. Oggi costui si troverebbe a Medellin, in Colombia. Ma è una tesi senza fondamento, mancano i riscontri.
Una terza pista riguarda una vigilessa originaria di Pollica, figlia di un generale dei Ros, arrestata a Roma insieme al compagno Sante Fragalà, siciliano vicino al clan di Nitto Santapaola, per un duplice omicidio nell’ambito di un regolamento di conti della mala laziale. Si chiama Ausonia Pisani e la sua famiglia avrebbe motivi di rancore verso Vassallo, che negò al padre, generale in congedo, il permesso per l’installazione di uno stabilimento balneare. Gli investigatori sono sicuri della presenza della Pisani e Fragalà ad Acciaroli la sera del 5 settembre 2010 e ordinano una perizia su un’arma rinvenuta in casa della poliziotta municipale. E’ una calibro 9, come la pistola del delitto Vassallo. Anche lo zio di Penza avrebbe riconosciuto Fragalà a Pollica in quei giorni.
Una quarta pista è quella degli appalti. Vassallo era il sindaco di un’amministrazione a impatto zero per l’ambiente. Era un ostacolo agli interessi degli speculatori edilizi. E da consigliere provinciale della Margherita ha presentato alcune denunce contro lo scempio di alcune strade provinciali che avrebbero dovuto unire i paesi del Cilento, appaltate a ditte che si erano divorate i soldi ma avevano lasciato a metà le opere. Quegli esposti hanno provocato una catena di inchieste e di arresti sulle malversazioni nei lavori pubblici della Provincia di Salerno. Il filone degli appalti e degli imprenditori collusi con ambienti vicini alla criminalità organizzata è sempre aperto. A fine luglio è stato sentito come testimone l’attuale sindaco di Pollica, Stefano Pisani, il pupillo di Vassallo, che fu il suo vice nell’ultima giunta.
Oggi la comunità di Pollica ricorderà il suo sindaco con 15 minuti di silenzio. Dalle 18.45 alle 19, saracinesche abbassate e un pensiero di raccoglimento. Poi la messa di suffragio nella Chiesa del porto di Acciaroli. Ed infine il programma della terza giornata della Festa della Speranza, organizzata dalla Fondazione Vassallo: un incontro sulla “bella politica”, 35 primi cittadini di ogni colore venuti da ogni parte d’Italia e dall’estero a testimoniare le loro esperienze di buona amministrazione. Una celebrazione sobria e lontana dalle pomposità. Vassallo non avrebbe chiesto altro.
venerdì 21 settembre 2012
Tiziana Di Masi e Legality Band teatro e musica uniti per cambiare l’Italia. Con Mimmo Locasciulli e Iskra Menarini
Debutta in provincia di Reggio Calabria un originale
progetto, con la partecipazione di Mimmo Locasciulli e Iskra
Menarini, che punta a creare una rete sociale e aggregativa per
l’apertura,nei luoghi più critici del Paese, di Case della
Legalità, adottate da gruppi di imprese etiche del territorio
Sabato 22 settembre, ore 21, Rizziconi
(Rc)
Domenica 23 settembre, ore 21,
Montebello Jonico (Rc)
Un progetto work in progress
che aggrega artisti, performers relazionali, economisti, donne e uomini
d’impresa e del mondo associativo. Obiettivo: creare una rete sociale e
aggregativa per aprire, nei luoghi critici del nostro Paese, una serie di case
della legalità. Questo, in sintesi, è Legality Band Project,
che debutta sabato 22 e domenica 23 settembre partendo da uno dei territori più
difficili, la provincia di Reggio Calabria.
Tiziana Di Masi tiene a
battesimo questo gruppo, portando la propria esperienza di attrice impegnata
nel sociale e mettendola a disposizione di una super-band formata per
l’occasione dai SudOre (Francesco Maria Gallo & Francesco Saverio
Tarantini) con la partecipazione di Mimmo Locasciulli, grande
cantautore noto anche per le collaborazioni con De Gregori e Ruggeri, e Iskra
Menarini, che per vent’anni ha affiancato Lucio Dalla e molti altri big
della canzone italiana.
La performance di Tiziana Di
Masi, con i monologhi tratti dal suo spettacolo più noto, “Mafie in pentola.
Libera Terra, il sapore di una sfida”, si alternerà, in queste prime due serate
(a Rizziconi e a Montebello Jonico), ai brani degli artisti, per poi unirsi in
alcuni racconti musicati di storie di uomini che si sono opposti al ricatto
della criminalità organizzata.
“Musica e teatro”, spiega
Tiziana Di Masi, “parlano lo stesso linguaggio. Ho sposato la causa di
Legality Band Project per il suo impegno che si concretizza in un progetto vivo
e realizzabile, destinato a seminare nel territorio una presenza radicata che potrà
diventare quel contenitore culturale che porta al cambiamento. Le case della
legalità saranno un’opportunità a disposizione degli artisti per cambiare
l’Italia, superando i limiti dello spazio teatrale e facendo finalmente rete
tra le diverse esperienze. È la stessa idea che sta alla base di un altro
progetto a cui ho aderito, l’associazione Ponti di Memoria, che domenica 30
settembre presenterò alla stampa con Daniele Biacchessi al Mei Supersound 2012 di
Faenza”.
Le prossime date di “Mafie in
pentola”
26/09: Torino, Piazza dei
Mestieri
28/09: Padova, teatro Mpx
02/10: Bentivoglio (Bo), centro
culturale Teze
06/10: Milano, Casa della Carità
07/10: Spilamberto (Mo), Rocca
Rangoni
13/10: Milano, Cascina Cuccagna,
Festival Kuminda
18/10: Bergamo
20/10: Cortona (Ar), teatro
Signorelli
27/10: L’Aquila, sala convegni
Carispaq
28/10: Avezzano (Aq), Castello
Orsini
Foto scaricabili in alta risoluzione da:
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Ulteriori informazioni sul sito www.tizianadimasi.it e su www.facebook.com/ mafieinpentola
Rassegna stampa su: http://tizianadimasi. altervista.org/dicono_mafie. html
Date effettuate e future su: http://tizianadimasi. altervista.org/tournee.html
Showreel: http://www.youtube.com/watch? v=9qrPQd2jBqM
Rassegna stampa su: http://tizianadimasi.
Date effettuate e future su: http://tizianadimasi.
Showreel: http://www.youtube.com/watch?
Info per la stampa: 338-2712616. mafieinpentola@gmail.com
giovedì 20 settembre 2012
L'altavillese Tiziana Di Masi in MAFIE IN PENTOLA a Sasso Marconi
Venerdì 21 settembre ore 10
Teatro comunale di Sasso Marconi
(BO)
Piazza dei Martiri 5 - ingresso libero
Piazza dei Martiri 5 - ingresso libero
Tiziana Di Masi
in
MAFIE IN
PENTOLA
LIBERA TERRA,
IL SAPORE DI UNA SFIDA
Un progetto di teatro civile gastronomico realizzato da Tiziana Di Masi e Andrea Guolo
Mafie in pentola è il racconto di un viaggio all’interno delle cooperative di Libera dove, sui terreni un tempo in mano alle mafie, è nata una "bella economia" basata su agricoltura biologica, qualità, lavoro e rispetto delle leggi.
L’inchiesta giornalistica condotta da Andrea Guolo (premio Cronista dell’anno 2011) sulle terre confiscate alle mafie e sui prodotti che le cooperative di Libera Terra sono state capaci di ottenere da quei terreni, è stata trasformata da Tiziana Di Masi in uno spettacolo brillante e coinvolgente, con il pubblico chiamato sul palco a degustare le delizie preparate con i prodotti di Libera Terra, mentre viene raccontato come abbiano avuto origine quei cibi. È uno spettacolo che si fonda dunque sulla speranza e sulla rinascita (perché la terra non smette mai di rigenerarsi, basta concederle la possibilità) e che, attraverso un’interpretazione capace di sfumare dal drammatico al brillante, stimola la “fame” di legalità degli spettatori.
Lo spettacolo è
rivolto in particolare ai ragazzi delle scuole medie e superiori, ma in
generale a tutti coloro che desiderano approfondire le dinamiche legate al
rapporto tra cibo, etica e legalità.
“Con questo evento si conclude il percorso sulla filiera della legalità, avviato lo scorso anno dal Comune di Sasso Marconi grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna”, ha dichiarato l’Assessore all’Istruzione di Sasso Marconi, Marilena Lenzi. “Il progetto, che ha avuto come partner Libera Terra, Slow Food, Alce Nero e Coop Adriatica, ha coinvolto gli studenti di quattro Istituti Agrari e Alberghieri della zona con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi sugli aspetti legati al rapporto tra cibo, etica e legalità, aiutandoli a costruire il proprio futuro mediante scelte consapevoli e responsabili, anche in ambito alimentare. Ora il percorso didattico dedicato al rapporto tra cibo, territorio e salute prosegue attraverso le attività dell’Aula di Educazione Alimentare del Comune di Sasso Marconi - “Non è la solita zuppa” - che promuove progetti di educazione alimentare rivolti a studenti e cittadini e altre iniziative mirate, come la realizzazione degli orti didattici nelle scuole elementari del territorio”.
PRUNO. Incontro con Angelo Avagliano, il contadino contemporaneo
UN ARTICOLO DEL MANIFESTO CHE PARLA DI GRANO E DI CILENTO
Aliano, a scuola di paesologia
di Angelo Mastrandrea
Nel paese del confino di Carlo Levi si ritrovano contadini contemporanei, neoruralisti, seguaci della decrescita e della paesologia. Un anno di azioni politiche e culturali per combattere lo spopolamento delle aree interne del sud. Nel segno della vita «slow» Cicinieddo, quattrocento, serpentino, curdone, ramato, vietro, carosedda rossa, carosedda bianca, mazzuto, cappella, maionica, granuario, grano bianco, maccarunaro, riscuolo. I nomi delle antiche varietà di grano sono diventati una filastrocca cilentana, con influssi agro-nocerino sarnesi, nella bocca di Angelo Avagliano. Lo ascoltano in trecento, nel nuovissimo auditorium comunale di Aliano, a cinquanta passi dalla casa in cui fu confinato Carlo Levi e un chilometro circa dal cimitero in cui lo scrittore del Cristo si è fermato a Eboli si fece seppellire. Angelo Avagliano si definisce un «contadino contemporaneo». Quasi vent'anni fa decise di lasciare la sua città, Salerno, per ritirarsi sui monti del Cilento, a Pruno, uno dei pochissimi borghi rurali sopravvissuti in Europa, dove per arrivarci fino a qualche anno fa bisognava scarpinare per sette chilometri. Anche i pastori lo abbandonavano per andare a svernare verso il mare, dove il clima è decisamente più mite. Oggi una strada per fortuna è stata costruita, ma il paese più vicino continua a chiamarsi Piaggine e non New York, e come buona parte dei paesi dell'entroterra appenninico si va svuotando perché il turbocapitalismo impone una velocità doppia o perfino tripla rispetto ai ritmi che la vita ha da queste parti, e chi rallenta è perduto. A Pruno sono rimasti in venticinque. Uno di questi è Avagliano, l'unico ad aver compiuto il percorso inverso, dalla città alla campagna, in direzione della decrescita e della slow life, una vita a misura di Magna Grecia. A Pruno il «contadino contemporaneo» Avagliano, refrattario alla modernità ma perfettamente globalizzato («la prima volta che in vita mia ho messo piede in una banca è stato per sottoscrivere le azioni del manifesto», ci fa sapere) ha messo in piedi un progetto di ruralità contemporanea, fatto di «accoglienza per viaggiatori lenti, decrescita tra nomadesimo e radici, permacoltura indigena non accademica», recupero dei grani antichi che nessuno più coltiva. Le trecento persone che stanno ad ascoltarlo sono state radunate qui ad Aliano da Franco Arminio, scrittore-poeta-paesologo,
sarebbe meglio
definirlo agitatore culturale, che a questo punto della sua vita si è
posto un obiettivo: far rivivere un paese semi-abbandonato del sud
Italia chiamandovi scrittori, artisti, seguaci della decrescita e
neoruralisti a occuparlo per un anno intero, per farne un laboratorio
culturale che rimetta al centro il tema della bellezza e del rapporto
con il paesaggio. Aliano è un luogo altamente simbolico, oltre ad essere
particolarmente suggestivo: il fatto che quassù si salisse «a
balzelloni», come raccontava Levi, che la strada si arrotolasse come un
verme tra due burroni e poi finisse nel nulla lo rendeva un ideale luogo
di confino agli occhi del fascismo. Così, quando l'antifascista
torinese arrivò, nell'agosto del '36, vi trovò già una decina di altri
esiliati e un podestà la cui principale attività era quella di
controllarli.
Ieri e oggi
Oggi Aliano non è più quella descritta da Carlo Levi. Il paesaggio
rimane immutato, «da ogni parte non c'erano che precipizi di argilla
bianca, su cui le case stavano come librate nell'aria», ma la
popolazione è quasi dimezzata rispetto ad allora. Tra il comune e la
frazione di Alianello, qualche chilometro più in giù, vivono appena
1.100 persone. Uno di questi ha costruito una casa blu notte che spicca
tra i colori lunari di questo posto come un monumento alla caduta del
gusto e ai danni, estetici prima di tutto, provocati da una crescita
mal-educata. La casa di Levi rimane l'ultima del paese, affacciata su
una distesa sterminata di calanchi, è stata ristrutturata come tutto il
quartiere attorno, fino alla piazza su cui affaccia il Municipio, e il
tutto diventerà un borgo albergo, ci spiega il sindaco Luigi De Lorenzo,
riparato da malelingue e tirapiedi grazie alle tipiche facciate «con
gli occhi» anti-malocchio che ricordano come i tempi in cui Ernesto de
Martino arrivava da queste parti a indagare sul sud e la magia non sono
poi così lontani.
Benvenuti al Sud
E' il turismo l'ultimo miraggio per questi luoghi, ora che è chiaro che
il sogno di diventare il Texas italiano grazie alle non ancora
precisamente quantificate riserve petrolifere rimarrà tale. A ricordarlo
è l'oleodotto, un altro monumento alla modernità fallita, che
attraversa la valle e fa da bussola ai viandanti sperduti: seguendolo si
arriva a Taranto, a sud c'è il Pollino, a nord si risale verso Matera. I
pozzi della val d'Agri pompano 15 mila barili al giorno di petrolio,
che finiscono in questo gigantesco tubo metallico che sega in due il
panorama desertico. Da tempo è in corso una battaglia tra chi, le
compagnie petrolifere, vorrebbe mano libera per ulteriori trivellazioni e
chi invece, gli ambientalisti, denuncia lo sfruttamento del territorio.
Il presidente della Regione Vito de Filippo, a capo di una giunta di
centrosinistra, proviene da Sant'Arcangelo, un paese vicino ad Aliano,
per questo motivo sente particolarmente la questione e coraggiosamente
promette: «Finché ci sarò io non autorizzerò alcun altro pozzo». Vedremo
come se la caverà con il piano Passera e gli facciamo i migliori
auguri.
Da queste parti ha destato molta impressione come il paesino cilentano
di Castellabate sia stato rivoluzionato nella sua quiete da un film che
ha avuto un gran successo di pubblico: Benvenuti al sud. In fondo, il
sogno di chi vive in questi luoghi è semplicemente quello di evitare che
quest'ultimi si trasformino in paesi per vecchi, come ospizi di gran
lusso, mentre i giovani continuano a essere costretti a emigrare. Pure
il «modello Castellabate» mostra però i suoi limiti: nessuno ne può più
dei vacanzieri alla ricerca dell'ufficio postale, che non esiste se non
nel film, mentre la dura realtà è che a Castellabate la Posta è stata
soppressa.
L'albergo diffuso
Morigerati è un piccolo comune del Cilento nell'entroterra del golfo di
Policastro, pressoché ignoto alle mappe geografiche. Il sindaco Cono
D'Elia e la sua amministrazione hanno avviato un progetto che si chiama
«Radici». In buona sostanza, l'idea è quella di riallacciare un rapporto
con gli emigranti, ormai diventati più numerosi dei cittadini. Così
D'Elia e i suoi assessori e consiglieri hanno sistemato le case
inutilizzate per accogliere chi è andato via e i loro discendenti. In
particolare, spiega il sindaco, «abbiamo un rapporto con la comunità di
San Paolo, in Brasile, e ogni anno ospitiamo una quarantina di
italo-brasiliani».
A Caselle in Pittari, non molto lontano, un gruppo di giovani non
disposti a lasciare il paese come la gran parte dei loro coetanei hanno
invece messo in piedi una Festa del grano. Agli stage sulla mietitura
prendono parte tanti ragazzi che, cancellata dai loro padri la cultura
contadina, hanno voglia di recuperare la memoria dei luoghi. Il Palio
del grano, in estate, è una gara di mietitura tra gli otto rioni e otto
paesi «compari» gemellati con essi.
In pochi sanno che da quelle parti c'è stata una «repubblica rossa», per
37 giorni dal 16 ottobre del 1943. La fondarono i contadini di Sanza,
guidati da un emigrante di ritorno, Tommaso Ciorciari, comunista e
antifascista. Fu una repubblica autarchica che riuscì a inglobare anche
Caselle in Pittari, il socialismo in un paese solo ma di appena tremila
abitanti, dove meno di un secolo prima aveva provato a portare la
rivoluzione Carlo Pisacane, al prezzo della vita sua e dei trecento
«giovani e forti» che lo avevano seguito nell'impresa.
I «parlamenti comunitari»
Tutte queste storie le abbiamo apprese partecipando ai «parlamenti
comunitari» di Aliano, seguendo le tracce di Franco Arminio e della sua
paesologia. «Non sono un filosofo, non sono uno che produce concetti.
Non sono un politico, uno che dovrebbe risolvere problemi. Sono uno che
scrive, produco visioni senza l'obbligo che siano coerenti», ha scritto
qualche tempo fa sul suo blog Comunità provvisorie. Arminio è convinto
che se ci sarà una rinascita in Italia, verrà dai paesi e non dalle
città, e che se dovesse scoppiare un nuovo '68, sarà «il '68 delle
montagne» e non quello di Saint Germain o Valle Giulia. Intanto gli va
riconosciuto un merito: di riuscire a smuovere energie laddove tutto
appare fermo, di creare spazi pubblici di discussione nei luoghi più
impensati, di innescare scintille che un giorno potrebbero provocare
incendi o fuocherelli. Per niente facile, qui a Mezzogiorno. Peccato che
la politica segua poco le sue «visioni», come quando propose di
ripopolare i paesi dell'Appennino con gli immigrati. Ne avrebbero
beneficiato gli uni e gli altri, probabilmente.
di Angelo Mastrandrea
Nel paese del confino di Carlo Levi si ritrovano contadini contemporanei, neoruralisti, seguaci della decrescita e della paesologia. Un anno di azioni politiche e culturali per combattere lo spopolamento delle aree interne del sud. Nel segno della vita «slow» Cicinieddo, quattrocento, serpentino, curdone, ramato, vietro, carosedda rossa, carosedda bianca, mazzuto, cappella, maionica, granuario, grano bianco, maccarunaro, riscuolo. I nomi delle antiche varietà di grano sono diventati una filastrocca cilentana, con influssi agro-nocerino sarnesi, nella bocca di Angelo Avagliano. Lo ascoltano in trecento, nel nuovissimo auditorium comunale di Aliano, a cinquanta passi dalla casa in cui fu confinato Carlo Levi e un chilometro circa dal cimitero in cui lo scrittore del Cristo si è fermato a Eboli si fece seppellire. Angelo Avagliano si definisce un «contadino contemporaneo». Quasi vent'anni fa decise di lasciare la sua città, Salerno, per ritirarsi sui monti del Cilento, a Pruno, uno dei pochissimi borghi rurali sopravvissuti in Europa, dove per arrivarci fino a qualche anno fa bisognava scarpinare per sette chilometri. Anche i pastori lo abbandonavano per andare a svernare verso il mare, dove il clima è decisamente più mite. Oggi una strada per fortuna è stata costruita, ma il paese più vicino continua a chiamarsi Piaggine e non New York, e come buona parte dei paesi dell'entroterra appenninico si va svuotando perché il turbocapitalismo impone una velocità doppia o perfino tripla rispetto ai ritmi che la vita ha da queste parti, e chi rallenta è perduto. A Pruno sono rimasti in venticinque. Uno di questi è Avagliano, l'unico ad aver compiuto il percorso inverso, dalla città alla campagna, in direzione della decrescita e della slow life, una vita a misura di Magna Grecia. A Pruno il «contadino contemporaneo» Avagliano, refrattario alla modernità ma perfettamente globalizzato («la prima volta che in vita mia ho messo piede in una banca è stato per sottoscrivere le azioni del manifesto», ci fa sapere) ha messo in piedi un progetto di ruralità contemporanea, fatto di «accoglienza per viaggiatori lenti, decrescita tra nomadesimo e radici, permacoltura indigena non accademica», recupero dei grani antichi che nessuno più coltiva. Le trecento persone che stanno ad ascoltarlo sono state radunate qui ad Aliano da Franco Arminio, scrittore-poeta-paesologo,
Agropoli, Pino Aprile al Settembre Culturale. Venerdì, 21 settembre, ore 19, Castello Angioino Aragonese
Il “meridionalista” più
seguito in Italia ospite
del Settembre Culturale, in corso di svolgimento al Castello
Angioino Aragonese
di Agropoli. Il giornalista e scrittore Pino Aprile, dopo il
successo di
“Terroni” presenterà domani, venerdì 21 settembre alle ore 19,
il suo ultimo
lavoro “Giù al Sud. Perché i terroni Salveranno l’Italia”
(Edizioni Piemme).
Sarà introdotto dallo storico agropolese Domenico Chieffallo.
Il
libro
GIU’ AL SUD
Perché i
terroni salveranno l’Italia
“Mai ho viaggiato a Sud
come in questi ultimi due,
tre anni, e ogni volta mi sorprendo a fare il conto di quanto
non ne so e di
quanto si possa percepire, di intenso, profondo, senza
riuscire a cogliere
appieno il senso dell’insieme. Ho pensato che fosse più
corretto raccontare le
tappe del mio viaggio, senza ricorrere ad artifici che le
facessero diventare
parte di una narrazione unica. Ma questo paesaggio narrativo
comunque parla, e
sapere di noi, chiunque noi siamo, ovunque siamo, è opera
collettiva. Questo
libro è il mio mattone (termine disgraziatissimo per un libro)
per il muro
della casa che si costruisce insieme. Il Sud non ha voce, o
voci piccole e
sparse, ed è possibile che gli stessi protagonisti non
percepiscano quanto
siano parte di un tutto, forse decisivo. Mentre tutti guardano
al Nord, ricco e
potente, alle loro spalle, al Sud, credo stia nascendo
l’Italia di domani.
Un’Italia migliore.” Cosa succede dove sembra che non stia
succedendo nulla?
Nelle regioni più dimenticate, come la Calabria
che pare esistere soltanto per la
criminalità e la ‘ndrangheta? Invece, forse, è proprio li che
si prepara il
futuro. Un viaggio a tappe nel Sud, dove ogni esperienza parla
per sé e di sé
ma, tutte insieme, riescono a disegnare un paesaggio narrativo
intenso e unico.
PINO APRILE
Giornalista e scrittore,
pugliese residente ai
Castelli Romani, ha lavorato per anni a Milano. E’ stato
vicedirettore di Oggi
e direttore di Gente. Per la televisione ha lavorato con
Sergio Zavoli
all’inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud” e al settimanale di
approfondimento
del Tg1, Tv7. Il suo libro precedente,
Terroni, è stato il volume di saggistica più venduto
del 2010. Pino
Aprile è diventato il giornalista “meridionalista” più seguito
in Italia, un
vero fenomeno che, nelle parole dei suoi lettori, “ha ridato
voce e dignità al
Sud”. “Terroni” verrà pubblicato anche in America e diffuso
nelle università
americane. Per Piemme ha scritto anche Il trionfo
dell’Apparenza, sui falsi
miti di questo inizio di secolo, Elogio dell’imbecille ed Elogio dell’errore,
accolti con successo e
tradotti in molti paesi.
martedì 18 settembre 2012
Eboli, scoperta piantagione di canapa indiana: due arresti. Con la collaborazione dei carabinieri di Carillia e Altavilla
Centosettanta piante sotto le serre, altre quaranta ad essiccare e cinque chilogrammi di marijuana già essiccata, oltre ad armi e munizioni: marito e moglie sono stati arrestati
Sorpresi a coltivare piante di canapa un uomo e una donna della provincia di Napoli, entrambi incensurati, sono stati arrestati dai carabinieri: è accaduto in località Scorziello del comune di Eboli. Al termine di un meticoloso servizio di osservazione i carabinieri della compagnia di Eboli (agli ordini del capitano Alessandro Cisternino) unitamente ai militari delle stazioni di Eboli, Altavilla Silentina e Borgo Carillia (frazione di Altavilla Silentina) hanno fatto irruzione nell'abitazione dei due: l'uomo, nel tentativo di evitare il controllo, ha sguinzagliato contro i carabinieri cinque cani di grossa taglia e ha tentato invano di disfarsi di una pistola calibro 7.65 con matricola abrasa, con colpo in canna e di due caricatori da otto colpi ciascuno. I militari sono riusciti tuttavia a tenere la situazione sotto controllo ed hanno fermato l'uomo e la donna.
Sorpresi a coltivare piante di canapa un uomo e una donna della provincia di Napoli, entrambi incensurati, sono stati arrestati dai carabinieri: è accaduto in località Scorziello del comune di Eboli. Al termine di un meticoloso servizio di osservazione i carabinieri della compagnia di Eboli (agli ordini del capitano Alessandro Cisternino) unitamente ai militari delle stazioni di Eboli, Altavilla Silentina e Borgo Carillia (frazione di Altavilla Silentina) hanno fatto irruzione nell'abitazione dei due: l'uomo, nel tentativo di evitare il controllo, ha sguinzagliato contro i carabinieri cinque cani di grossa taglia e ha tentato invano di disfarsi di una pistola calibro 7.65 con matricola abrasa, con colpo in canna e di due caricatori da otto colpi ciascuno. I militari sono riusciti tuttavia a tenere la situazione sotto controllo ed hanno fermato l'uomo e la donna.
Gdf Lauria, L'altavillese Marco Cappetta prende il posto di D’Elia
LAURIA - Cambio alla Compagnia delle fiamme gialle lauriote. D'Elia lascia il Comando e al suo posto giunge il tenente Cappetta, caratterizzato da intensa e proficua attività nei più svariati settori di servizio. Il capitano Salvatore D'Elia, dopo cinque anni di permanenza alla sede in cui, al comando del prestigioso reparto ha conseguito lusinghieri risultati d servizio dirigendo importanti operazioni di polizia economico e finanziaria, è stato trasferito alla sede di Potenza, ove è stato assegnato alcomando dellaCompagnia capoluogo.Al Comando della Compagnia di Lauria, è subentrato il tenente Marco Cappetta, che opera su un territorio che costituisce il Sud/Est della regione Basilicata, confinante con la Campania Nord e con la Calabria a Sud, dove gran parte del territorio di competenza è attraversato dalla Ss 653 Sinnica, direttrice stradale che collega la costa ionica all'autostrada A/3 Sa-Rc e la Val d'Agri tramite la Ss 92. Il reparto, altamente impegnato per le investigazioni economico-finanziarie, è alle dipendenze del Comando Provinciale di Potenza ed è strutturato in tre articolazioni quali la Squadra comando, la sezione operazione, il nucleo mobile ed ha alle dipendenze la Brigata di Maratea. Il Comando lauriota è da diversi anni impegnato nella lotta all'evasione fiscale ma anche nel settore della lotta alla contraffazione deimarchi, dello spaccio degli stupefacenti nonché della tutela dell'ambiente. Un'eredità importante, quindi, per il nuovo Comandante, che potrà comunque contare su una solida base di partenza per continuarea avorare all'internodi un solco giàt racciatoe che ha dato ottimi frutti dal punto divista operativo. Il tenente Cappetta è sposato con due figli, laureato, ha frequentato l'Accademia del Corpo di Castelporziano e proviene dal Nucleo di Polizia Tributaria di Crotone. In precedenza, ha maturato pregresse importanti esperienze operative a Torino e Roma.
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L'artista Fernanda Quaglia, di Albanella, in esposizione alla Millennium Art Gallery nei pressi del famoso Millennium Park di Chicago
SUCCESSO DELL’ARCHITETTURA DI CHICAGO RIMODELLATA
SULLE TELE DI UN ARTISTA ITALIANA
L’artista
contemporanea Fernanda Quaglia in esposizione alla Millennium Art Gallery nei pressi del famoso
Millennium Park di Chicago
CHICAGO 17 Settembre 2012
Ciò che stupisce gli appassionati d’arte di Chicago è come la pittrice
italiana Fernanda Quaglia ,attraverso la sua personale tecnica delle “TELE
STROPICCIATE” avvolge magicamente e con gran raffinatezza, gli imponenti
grattacieli di Chicago ed ogni cosa intorno -. Nelle sue tele prevale un effetto
tridimensionale che deforma e rimodella
nuovi palazzi generando immagini pseudo-realistiche . “Ho
un’attrazione ossessiva per Chicago e le sue alte e maestose torri ” ci risponde
l'artista. Questo
stile delle “TELE STROPICCIATE” è una nuova prospettiva nel panorama
artistico contemporaneo e della paesaggistica urbana astratta di
Chicago.
Nata a Scandiano in Emilia Romagna, ma di origini
campane, Fernanda Quaglia, influenza i suoi
lavori e mostra con eloquenza , la
combinazione tra la sua piccola città
Italiana e le drastiche differenze di un
imponente metropoli come Chicago ; caratterizzando il
tutto attraverso il suo stile unico di drappeggiare le tele per formare
immagini tridimensionali. Miscelando forme distorte e texture labirintiche alla
sua personale visione interiore , Fernanda Quaglia ha creato ed esibisce una mostra
d’arte unica e piacevole dove il dolce e bellissimo paesaggio Italiano contrasta
magnificamente le forti linee dei grattacieli di Chicago. Questo è evidente e
scaturisce dalle opere intitolate
“AUTUNNO” e “CHICAGO SKYLINE.”
Le sue opera
sono presenti in diversi cataloghi d’arte contemporanea e ha ricevuto notevoli riconoscimenti , tra
cui un primo premio nazionale con l’opera intitolata “IL SILENZIO DOPO” Con la
sua arte attraversa paesi e questa volta oltrepassa il continente con la sua
prima mostra sulla magnifica zona di Chicago. Lei è una gradita aggiunta alla vivace scena dell’arte contemporanea della
città, ed è chiaro che Chicago
si sta innamorando di questa nuova
artista italiana.
La personale d’arte di Fernanda Quaglia sarà in mostra nello spazio
espositivo della Millennium Art
Gallery fino al 30 settembre 2012, presso la Art
Deco Willoughby Tower, 8 S. Michigan Avenue, Suite 2103, Chicago, Illinois 60603, USA. Una
reception con l’artista e degustazioni si terrà Domenica, 23 settembre, 03:00-05:00.
domenica 16 settembre 2012
EDILIZIA: DA AQUARA ATTO PER LO SVILUPPO TRA AZIENDE E BCC AQUARA PER RISORSE E RISCOSSIONE DEI CREDITI
Comitato permanente di concertazione allargato agli enti
pubblici che rappresentano i maggiori committenti oltre a costituire il numero
più numeroso dei creditori che in alcuni casi non pagano quanto dovuto pure da
oltre un anno e mezzo, ridefinizione del credito scaduto, ristrutturazione del
debito a lungo termine, lettera alla Cassa Edile sottoscritta dai
rappresentanti delle imprese per
chiedere che le Banche di credito cooperativo siano quelle da utilizzare
per ogni operazione. Così, insieme, le imprese impegnate nell’edilizia e
la Bcc Aquara: per superare lo stato di crisi e gli ostacoli che si frappongono
al regolare quanto proficuo svolgimento delle attività imprenditoriali. Patto
sancito a Paestum durante l’incontro di venerdì sera organizzato dall’istituto
di credito presieduto da Luigi Scorziello e di cui è direttore generale Antonio
Marino. “Essere presenti sul territorio e voltare le spalle a quanti con
sacrificio creano sviluppo e occupazione non significherebbe essere quella
Banca differente che sempre più persone individuano nella Bcc Aquara. - ha sottolineato il direttore generale Antonio
Marino - Ed anche se il tutto è nato da un evento che non intendiamo sottacere,
la scelta della Cassa Edile Salernitana di chiudere il conto corrente con
operazioni a costo zero dedicato ai versamenti delle imprese edilizie per
aprirne uno con un istituto di credito non del territori , è stata l’occasione
per incontrarsi in un confronto reale e utile ad ascoltare quali sono le reali
esigenze delle aziende che, bisogna ricordarlo, creano occupazione. E se le
stesse si fermano è certo che ci ritroveremo a parlare di disoccupazione
piuttosto di come affrontare le difficoltà. Mentre se cresce l’impresa ecco che
cresce anche il territorio”. Oltre cento i rappresentanti delle aziende edili
del territorio salernitano, le quali operano in tutta Italia ed alcune anche
all’estero, che per oltre due ore si sono spogliate dell’ufficialità per
confrontarsi e offrire soluzioni alle tante problematiche che ne frenano la
crescita oltre a minarne l’attività promossa da due e più generazioni. “La
scelta del confronto voluta dalla Bcc
Aquara è una novità perché di questi tempi registriamo nel rapporto con il
sistema bancario solo richieste di rientro degli affidamenti e valutazioni
sulla base dei criteri di Basilea 2
piuttosto che di quelli di merito dell’azienda. - ha spiegato Pietro
Andreozzi, imprenditore edile e presidente dell’Unione Costruttori Salernitani
- E’ giusto cooperare perché questa
parte finale dell’anno, pure in considerazione del rispetto del patto di
stabilità a cui sono sottoposti i Comuni, certamente renderà ancora più arduo
riscuotere i tanti crediti vantati oppure vedere l’avvio di nuove opere. Ha
fatto bene la Bcc Aquara a riunirci e ad attivare un dialogo che non potrà che
essere fattivo. E’ per questo giusto che la Cassa Edile riapra il conto con la
Bcc Aquara che è una banca effettivamente sensibile e vicina alle nostre
esigenze di imprenditori costretti ad anticipare notevoli somme e ad attendere
non poco per incassare quanto dovuto”. Sono intervenuti anche gli imprenditori
Stefano Schiavo, Marco Grandino, Luigi Galardo, Marco Galardo. Consulenza è
stata offerta dall’avvocato Franco Cesaro e dal commercialista Maurizio
Caronna. Presenti anche Martino Melchionda, sindaco di Eboli, Massimo la Porta,
assessore comunale di Agropoli, l’assessore alle finanze del Comune di
Capaccio, Maria Rosaria Palumbo.
Prossima tappa, subito, l’invito ad altre aziende del comparto edile e
dell’indotto a partecipare al tavolo congiunto di confronto, l’adozione di
misure idonee a favorire lo sblocco dei crediti vantati dalle imprese, la
presentazione alla Cassa Edile Salernitana della richiesta di ripristinare il
conto presso la Bcc Aquara e le altre banche di credito cooperativo, il via
all’iter per la concessione di credito. “Siamo una ex Cassa Rurale e Artigiana
nata per servire i soci e il territorio, non possiamo sottrarci al grido di
allarme di questo settore come di altre attività produttive. Abbiamo approvato
proprio nei giorni scorsi la semestrale e vi è stato un lieve incremento delle
sofferenze, a significare che noi non cediamo alla tentazione di non concedere
più credito. Tanto che abbiamo già erogato quasi il sessanta per cento di somme
rispetto al totale dello scorso anno. E intendiamo continuare a premiare chi è
virtuoso affiancandolo. Sempre considerando che anche noi siamo una impresa e
una Banca di piccole dimensioni”, conclude Antonio Marino, direttore generale
della Bcc Aquara.
A PROPOSITO DI UNA DISCUSSIONE SUI GIORNALI SU CASTELLABATE, BENVENUTI AL SUD E DINTORNI... di Gianfranco Nappi
Con alcuni interventi sulle pagine di Repubblica e Corriere della Sera
si è aperta una discussione sulle conseguenze negative, secondo alcuni
opinionisti, che il film Benevenuti al Sud avrebbe avuto per
Castellabate e il Cilento.
L’dea
di fondo ispiratrice è che il film avrebbe rotto la tranquillità e la
pace di luoghi per pochi riversando su di essi una massa, spesso plebea,
rumorosa, incolta e incapace di cogliere il valore profondo dei luoghi
visitati, tutti presi solo dalla voglia di calcare lo stesso suolo
calcato da Bisio, Siani e compagnia....
La polemica non è nuova in casi del genere.
Francamente la trovo stucchevole.
Che
ci si sorprenda ancora degli effetti correlati alla affermazione della
fabbrica dell’immaginario questo davvero desta sorpresa...
Parlo da uomo conquistato dal Cilento negli ultimi dieci anni.
Che la solitudine e l’isolamento facciano bene a Castellabate e al Cilento è tutto da discutere e da dimostrare.
La realtà ci dice il contrario : solitudine e isolamento hanno portato
questo territorio in una condizione di progressivo depauperamento,
abbandono, decadenza.
Questa è la verità.
Si
veda la curva del decremento demografico, si veda l’età media degli
abitanti, si veda la voglia dei giovani di scappare, si veda lo stato di
abbandono e di fatiscenza di tanti centri storici...e non solo
nell’interno ( che non dimentichiamolo è parte prevalente dell’essere
Cilento), ma anche sulla costa...
...Che
il film in questione abbia contribuito a far conoscere di più questa
parte d’Italia a tutta l’Italia e che da ciò sia derivato un aumento di
attenzione, di visitatori e fors’anche di turisti perchè dovrebbe essere
considerato un male?
Certo, detto questo da qui poi cominciano i problemi, anche nuovi.
Di sicuro fa sorridere la voglia di fotografarsi sotto la lapide con la
famosa frase di Gioacchino Murat o davanti alla finta Posta o sotto il
cartellone di Benvenuti al Sud che ha visto protagonisti migliaia di
visitatori...mi sorprendo della sorpresa, insisto : dopo che per
decenni si sono decantate le magnifiche e progressive sorti di questa
modernità di ‘plastica’, perchè ce la si vuole prendere poi con la
coppietta che si immortala nei luoghi dei famosi protagonisti?
I problemi nuovi sono presto detti.
E’ evidente che una presenza così consistente, molto leggera anche, da
visita di corsa in torpedone e via, è destinata a scemare con il tempo.
In ogni caso c’è una cosa che farà giustizia di tutto : se il territorio
( inteso come suo tessuto associazionistico, come sue istituzioni, suoi
operatori economici e commerciali....), saprà cogliere l’occasione
dell’attenzione creata per elevare la propria offerta di qualità della
ricettività,dell’accoglienza, degli eventi culturali, delle
occasioni di vita diversa, insieme alla difesa intransigente del
contesto ambientale e del mare, sarà questo a selezionare anche la
domanda e renderne duratura nel tempo l’attrattività.
(Piccola
considerazione : la stessa esperienza che voi avete incontrato e sulla
cui newsletter compare questa riflessione è figlia di questo tentativo).
Se
l’offerta diventerà sempre più ricca di qualità e di opportunità nuove,
anche la domanda si conformerà ad essa selezionando anche da questo
lato qualità : senza andare a scomodare esempi lontani, ma Ravello e
Giffoni diranno pur qualcosa in questo senso dopo tanti anni...
Il vero tema è questo.
Se la discussione aperta aiuterà a riempire anche questo spazio di proposta, nonostante tutto potrà essere stata feconda.
Idee, proposte,ipotesi ve ne sono sul campo e tante altre possono
nascere...( sarebbe interessante ad esempio se si promuovesse su questo
un incontro chiamando a confronto tante realtà del territorio e tante
personalità ed esperienze significative amiche del territorio, chiedendo
a tutte un contributo di idee...certo poi ci vorrebbe chi queste idee
le raccogliesse...).
Una suggestione viene a me.
Nel 2015 a Milano. Expo mondiale sull’alimentazione. Ma è possibile che
il territorio dove è nata la Dieta Mediterranea, con tutti gli annessi e
connessi su cui non torno e su cui magari tanto si chiacchiera ma tanto
poco si fa...., non debba immaginare se stesso come soggetto
protagonista di un tale evento mondiale lì a Milano ( e dico
protagonista...non la risoluzione di tutto con un piccolo convegno, una
piccola passerella...), ma anche portando dal 2015, diciamo così,
Milano qui, in un grande appuntamento che si rifletta nell’Expo e che
abbia poi l’ambizione di ripetersi negli anni successivi...e perchè il
Cilento non potrebbe diventare uno dei luoghi privilegiati in cui, a
livello mondiale, si pensano una alimentazione nuova ed una
distribuzione della risorsa cibo sempre più giusta per i produttori e
per i consumatori? Ci sono personalità che o nella produzione di
eccellenza vitivinicola, di olio, di formaggi, o nell’arte, o nella
gastronomia, da Sant’Agata ai due golfi a Sapri ( per limitarci alla
provincia di Salerno ), già oggi parlano non all’Italia ma al mondo con
la qualità che producono : queste personalità sarebbero le prime da
coinvolgere insieme a tante altre non espressione del territorio
disposte però a contribuire ad una idea del genere.
A
proposito di esempi e di attenzione sul Cilento, non è anche in questo
che Angelo Vassallo con il suo sacrificio estremo ci ha lasciato un
grande dono che tocca a noi, anche in sua memoria, saper far crescere in
modo giusto?
Gianfranco Nappi
P.S. Mi farebbe piacere che a proposito di difesa del Cilento e della
sua ‘integrità’ si denunciassero di più e si riflettesse meglio sulle
vere brutture che si vedono sul territorio : dalla crescita senza
limiti dell’urbanizzazione di Ascea Marina alla collina di Torchiara
che sembra essere diventata la collina del Vomero degli anni ’50...Forse
su questo sì varrebbe la pena di accendere i riflettori.
GIANFRANCO NAPPI
giovedì 13 settembre 2012
Il Ministero chiarisce sul ristorante a Paestum: Rinnovo locazione alla moglie del sindaco
PAESTUM. In merito all’interrogazione parlamentare presentata dal deputato Franco Barbato (IDV), il quale aveva chiesto di verificare la regolarità delle proprietà del sindaco di Capaccio, Italo Voza, all’interno dell’area archeologica vincolata di Paestum, è giunta la risposta da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Relativamente alla Question Time n. 5-07768 della VI Commissione Finanze a firma dell’on. Barbato, il competente Ufficio del Coordinamento Legislativo-Finanze ha comunicato quanto segue:“Con il documento in esame, l’Onorevole interrogante chiede informazioni circa la natura giuridica e le procedure di concessione dell’immobile in cui è situato il ristorante Nettuno (nella foto), ubicato nei pressi dell’area archeologica di Paestum. Al riguardo, si fa presente che la Filiale Campania dell’Agenzia del Demanio ha comunicato che, a seguito degli accertamenti presso gli atti d’ufficio, è stato verificato che l’immobile in questione non rientra tra i beni di proprietà dello Stato, sebbene il medesimo risulti interno alla cinta muraria del sito archeologico e confinante con i beni appartenenti al demanio pubblico dello Stato – ramo artistico storico archeologico in consegna al Ministero peri i Beni e le Attività Culturali. Dalle visure catastali esaminate, l’immobile in argomento risulta intestato all’Ente per le Antichità e i Monumenti della Provincia di Salerno, in virtù di una delibera del Podestà del 14.10.1932. Inoltre, il competente Reparto territoriale del Corpo della Guardia di Finanza ha riferito quanto segue: il terreno su cui insiste il citato esercizio commerciale risulta di proprietà dell’Ente per le Antichità e i Monumenti della Provincia di Salerno e che, tra le parti, in data 20 aprile 2006, è stato stipulato un contratto di locazione di durata ventennale, al canone di Euro (omissis) complessivi. Nell’accordo redatto in forma di scrittura privata non si fa menzione di procedure di aggiudicazione pubblica, essendo stata rinnovata la locazione già precedentemente concessa a Pisani Maria Giuseppa (la moglie del sindaco Voza, ndr) a far data dal 5 maggio 1999”.
lunedì 10 settembre 2012
Altavilla. San Biagio intra moenia. Situazione recupero organo
Report incontro del 13 agosto 2012 – Raccolta fondi “100 euro per San
Biagio
Il 13 agosto 2012, presso il
Convento San Francesco di Altavilla Silentina, si è svolto l’incontro-dibattito
con la cittadinanza sul tema “Raccolta
fondi per l'organo di San Biagio”, evento promosso
dall’Associazione AURIGA CILENTO e da PADRE COSTANTINO LIBERTI.
Nel corso dell’incontro sono
stati resi noti i nominativi delle persone e/o associazioni che hanno
contribuito al raggiungimento del risultato. L’elenco è consultabile sul sito
web:
Alcune promesse di donazione non
sono state ancora mantenute e speriamo che chi ha preso un tale impegno, in
maniera totalmente spontanea, voglia mantenere la parola data al più presto.
Di contro, sono state presentate
ulteriori offerte non incluse nella lista degli impegni. Tra queste, l’avv.
Michele Gallo, in rappresentanza del Lions Club Paestum, ha consegnato a Padre
Costantino Liberti un assegno di ben 2.100 euro. Tali fondi sono stati ricavati
grazie alla vendita del libro di Padre Candido Gallo “Le novelle
dell’Acquafetente”, i cui proventi sono stati generosamente donati in favore
della Chiesa di San Biagio.
Padre Costantino Liberti, insieme
ai rappresentanti de L’Auriga Cilento, la presidente Tiziana Rubano, Bruno Di
Venuta e Gaetano Lupi, ha reso pubblici gli eventi che si sono susseguiti negli
ultimi anni, dal momento in cui è stato dato incarico del restauro alla società
Scarparo fino agli eventi degli ultimi giorni. Allo stato attuale detta società
pretende un saldo di 32.000 euro per il completamento dei lavori ed il
montaggio dell’organo. Tale cifra è stata giudicata troppo esosa ed è stato
dato mandato ad altre società che si occupano di restauri di redigere un nuovo
preventivo.
È stata, inoltre, informata la
Soprintendenza di Salerno che, nei prossimi giorni, invierà un proprio
rappresentante per visionare lo stato dell’arte.
All’incontro ha partecipato anche
il signor Gerardo Di Verniere che ha portato la sua testimonianza. I relatori
hanno ringraziato Di Verniere per il trentennale impegno profuso a tutela delle
chiese altavillesi ed in particolare di San Biagio, impegno apprezzato
dall’intera popolazione altavillese. Essendo, per questo motivo, in possesso di
documentazione originale e materiale vario appartenente alla Chiesa, Padre
Costantino ne ha chiesto l’immediata restituzione, in modo da poter utilizzare
i documenti al fine di giungere quanto prima alla conclusione dei lavori.
L’Auriga Cilento, dal canto suo,
continuerà a seguire gli eventi e, nei limiti delle proprie capacità, a
supportare Don Costantino Liberti nella delicata gestione della vicenda.
Un cordiale saluto.
Ufficio Stampa
venerdì 7 settembre 2012
L'incredibile storia del milione di euro che la comunità montana tiene al sicuro mentre non paga gli operai e lamenta di non avere i soldi per la benzina per le autobotti...
di Oreste Mottola - riproduzione vietata
IL FATTO. Non c’erano i soldi per pagare i 237 operai forestali e finanche il carburante e
l’assicurazione per i mezzi antincendio della comunità montana del Calore
Salernitano. Poi si scopre che l’ente ha quasi un milione di euro in cassa.
Fermi all’insaputa di tutti, in un conto corrente presso una banca locale. E’
stato Liberato Russo, funzionario della tesoreria regionale, a ricordare all’ente
che ha "dimenticato" ben 991.677,95 di euro. I soldi non stati
utilizzati e nemmeno rendicontati. Lettera che a ridosso di ferragosto viene
fatta pervenire presso l’ente montano e ne paventa la restituzione alle casse
regionali.
UN MIO COMMENTO
“Perché continuate a dire che quei soldi non ci sono?” Dopo
la lettera dell’8 agosto scorso della Tesoreria regionale, tra i primi a
lanciare l’allarme sui fondi sconosciuti della comunità montana Calore, poco oltre
991 mila euro, sono i sindacati dei lavoratori forestali. Qualcuno, bene informato, gli ha passato la lettera di Liberato Russo. Questo tesoretto dell’ente,
sempre negato dalla dirigenza amministrativa e dal vertice politico, sembra volersi
materializzare. Russo, dirigente regionale, indica anche qual è L’Iban. Per
quasi un mese niente però era accaduto. Il caso ha dovuto deflagrare sui
giornali affinché il presidente prenda una qualche iniziativa. Angelo Rizzo dovrà
rendere conto di perché ha impiegato almeno tre settimane per agire. Perché non
è dato sapere cosa abbia fatto prima della nota sindacale e relativa diffusione
della nota regionale. Perché non riesce a ottenere risposte dal dirigente del
settore programmazione e finanze, Aldo Carrozza, e tantomeno dal ragioniere Francesco
Mastrandrea? Carrozza è in ferie, non può – fanno capire gli amministratori
dell’ente – essere disturbato per una questione di così ordinaria
amministrazione. Ordinaria amministrazione? Con 237 operai forestali che da
oltre un anno non prendono un euro di salario e lo stesso presidente Rizzo che
ha scritto al presidente Caldoro per dirgli che le autobotti, in caso d’incendio,
non potranno più partire perché non ci sono i soldi per il carburante e nemmeno
per le assicurazioni? Stiamo tutti bene o c’è qualche problema? Nell’ultimo
caso ci sentiamo rassicurati dalla professione di psicologo del presidente
Rizzo. A un certo punto i toni diventano quelli della commedia con gli stessi soldi
che non ci sono per comprare la benzina necessaria per andare dove il fuoco
divampa ma che ricompare, la benzina, copiosa e figurata per alimentare una
polemica che questa volta sembra lasciare poco spazio alle opinioni. Il dottore di Campora, cugino di primo grado
dell’assessore provinciale Marcello Feola, invece di ingaggiare uno dei suoi
soliti duelli verbali con gli operai forestali prende carta e penna e chiede
spiegazioni su questa strana storia di soldi, tanti, che la Tesoreria regionale
dice che esistono e che occorre pure rendicontare. Un buonuomo, Rizzo. Ha anche
aspettato per non rompere il riposo feriale altrui. Diritti sanciti dalla
Costituzione. Intoccabili, anche nell’Italia del 2012 che vede la Grecia così
vicina. Un altro al suo posto, avrebbe cominciato con il comminare un po’ di
sanzioni ai responsabili, chessò altri periodi di ferie (ovviamente non
retribuite), una sospensione cautelare. Sempre a fin di bene, mica per punire. E’
un buono, Rizzo. Un altro, al suo posto, avrebbe potuto passare anche alle vie
di fatto. I primi risultati? Si becca un’imbarazzata relazione del ragioniere
Mastrandrea che non nega l’esistenza di questi soldi “dormienti” presso il
Banco di Napoli ma prende tempo, poiché: “Le somme in questione devono essere
individuate nella loro natura attraverso una ricognizione da fare con l’Istituto
San Paolo – Banco di Napoli di Roccadaspide non appena sarà possibile
realizzare un’interfaccia operativa”. Non pensi il presidente di pagare
benzinai, assicuratori e men che meno operai forestali, poiché anche il
ragioniere si richiama a “assegnazioni vincolate per legge”. Non lo sono lavoratori
che non possono pagare le tasse universitarie ai figli. Mastandrea a suo modo
rassicura: “Non appena sarà effettuata una precisa ricognizione, codesta
Presidenza ne sarà informata”. Poi, in mezzo, ci mette una mezza ammissione: “Le
somme ivi giacenti a oggi sono il risultato di assegnazioni riferite a un
periodo quasi ventennale”. Ohibò, quindi anche con le presidenze di Giovanni
Rocco, Di Motta e Feola, Donato De Rosa e Mario Miano, Franco Latempa e la
contemporanea con Rizzo. Di quando c’era ancora la lira. Mo’ ci immaginiamo le
scene successive, con un po’ di persone munite di lampade da minatore, a
scavare nei caveau della banca che si affaccia sul corso Gaetano Giuliani. E
con i vigili urbani di Roccadaspide a disciplinare i tanti curiosi che
osservano la scena e disturbano il traffico automobilistico. Questa volta però
muovetevi per tempo, avvertite già il comandante De Rosa. Mica vorrete
telefonare nel 2032? E pure a Ferragosto?
mercoledì 5 settembre 2012
Ricordo | Alfonso Longo del Vottaro di Trentinara. Aveva fondato "La Pergola"
31 agosto 2012
Quanto muore un palazzinaro restano
in eredità i suoi disastri ambientali, quando viene meno una persona
come Alfonso Longo ci lascia la speranza.
Lo storico ristoratore pestano, fondatore della Pergola a Capaccio Scalo vicino i Templi di Paestum, assoluto riferimento delle prime scorribande di Carlo Petrini con Vito Puglia nella Piana del Sele alla fine degli anni ’80, è venuto improvvisamente meno mercoledì pomeriggio a 58 anni
Dopo la separazione, aveva lasciato il locale alla moglie Silla e ai suoi due bravissimi figli che stanno portando portato avanti l’azienda con coraggio, caparbietà e successo.
Lui si era rifugiato a Trentinara, un paese sconosciuto appollaiato sulle prime montagne cilentane con un affaccio sull’infinito, ossia da Capri sino ad Agropoli.
Quando lo andammo a trovare con Antonio Fumarola, chiedemmo indicazioni e un’anziana signora ci rispose: chi, il signore che compra le case vecchie? Già, si era insediato nel bellissimo e decadente centro storico e aveva iniziato a realizzare un nuovo progetto conosciuto da tutti gli appassionati come Il Vottaro.
Un progetto estremista, a metro zero compreso il vino. L’idea di una riproposizione integrale e della locanda contadina.
Cerco nell’archivio e vedo che la visita risale al 2007, è stata l’ultima volta che l’ho visto. Questa frenesia fa scorrere gli anni come fossero nano secondi e ogni volta che mi veniva in mente mi rispondevo, vabbé, tanto è a un’ora di macchina, la prossima volta.
Il destino non ci riserva altra prossima volta se non l’ultima che abbiamo colta.
Ma anche l’idea che non tutto è perduto, che il futuro di questi paesi del Sud costruiti su colline e montagne per sfuggire ai saraceni è nella loro anima antica dalla quale gli abitanti sono fuggiti per sedersi sulle sedie di plastica dell’Algida.
Ciao Alfonso.
Qui la scheda del 2007 sul Vottaro di Trentinara poi “rinfrescata” dalla brava Antonella Petitti due anni dopo
“La morte di un reazionario è più leggera di una piuma. Quella di un rivoluzionario è più pesante del monte Tai!!!” (Mao Ze dong).
Scout di territorio, amico di Slow Food
di Marco Contursi*
E’stato un fulmine a ciel sereno, così veloce che non fai in tempo ad elaborarlo che è già tutto finito. E’ scomparso in un caldo pomeriggio cilentano Alfonso Longo chef e anima prima della Pergola di Capaccio e poi del ‘’Lu Vottaro’’ di Trentinara. L’ho saputo per caso,vagando distrattamente su facebook, in un pomeriggio ugualmente afoso in Roma capitale. Purtroppo come spesso accade per le scomparse improvvise e dolorosissime anche chi lo conosce bene può non venire a conoscenza subito della dipartita, convinto ognuno dei vicinissimi che sarà qualcun altro ad avvisarti.
Ho perso quindi il funerale e ne affido il ricordo a queste righe che purtroppo informeranno della sua scomparsa i tantissimi appassionati di gastronomia che ancora non sanno.
Era un amico di Slow Food dalla primissima ora, profondo conoscitore di un territorio magnifico, vero e proprio scrigno di bontà come il Cilento. Alla Pergola ha fatto un pezzo di storia della ristorazione locale, tra i primissimi ad usare oli diversi tra crudi e cotture, ad osare abbinamenti inconsueti tra pesce e ortaggi. Sempre maniacale la ricerca della migliore materia prima locale, fondamentale quando parliamo di cucina di mare, e che mare, quello di Enea, del mito.
Poi nel 2007 una scelta di vita ancora più radicale, andare in quel di Trentinara,la Terrazza del Cilento, fascinoso borgo di 1500 anime che sovrasta Paestum. Qui rileva e ristruttura un palazzotto 1700 con pozzo interno, camino e pergolato di uva fragola e dà vita al Lu Vottaro che diventa ben presto uno dei posti del cuore per tantissimi appassionati. Si mangiava quello che Alfonso trovava nei boschi, funghi, erbe spontanee, more,fragoline dal gusto inimitabile.
Al resto provvedevano fidati contadini e casari del posto. La cortesia discreta di Alfonso, sempre pronto a spiegare ciò che ti aveva appena portato e il caminetto scoppiettante in un contesto che trasudava tradizione, rendevano unica la cena lì. Adesso che Alfonso non c’è più, tradito dal quel cuore che metteva in tutti i suoi piatti, in tanti si chiederanno cosà sarà del Lu Vottaro, luogo dell’anima di Alfonso e di tanti buongustai, ma è presto per parlarne. Ora è il momento del dolore, di stringersi a chi lo ha amato e ne piange la scomparsa.
E mi piace esprimere il cordoglio mio e di tutti gli amici di Slow Food con due massime che credo dicano tanto: la prima è di John Donne poeta inglese del 1600 ’’ Quando un uomo muore, non viene strappato un capitolo dal libro, ma viene tradotto in una lingua migliore’’, e l’altra di Tolstoj,” Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice in altri”.
Il ricordo di Alfonso vivrà per sempre nelle emozioni che i suoi piatti hanno suscitato in chi ha avuto la fortuna di andare al Lu Vuttaro, dove quello che mangiavi erano ben più che pur ottime pietanze, erano rimandi a sensazioni ancestrali di un mondo contadino che va sempre più scomparendo per trovare posto, imperituro, nei ricordi di chi almeno una volta l’ha vissuto. Grazie Alfonso.
*fiduciario di slow food
Lo storico ristoratore pestano, fondatore della Pergola a Capaccio Scalo vicino i Templi di Paestum, assoluto riferimento delle prime scorribande di Carlo Petrini con Vito Puglia nella Piana del Sele alla fine degli anni ’80, è venuto improvvisamente meno mercoledì pomeriggio a 58 anni
Dopo la separazione, aveva lasciato il locale alla moglie Silla e ai suoi due bravissimi figli che stanno portando portato avanti l’azienda con coraggio, caparbietà e successo.
Lui si era rifugiato a Trentinara, un paese sconosciuto appollaiato sulle prime montagne cilentane con un affaccio sull’infinito, ossia da Capri sino ad Agropoli.
Quando lo andammo a trovare con Antonio Fumarola, chiedemmo indicazioni e un’anziana signora ci rispose: chi, il signore che compra le case vecchie? Già, si era insediato nel bellissimo e decadente centro storico e aveva iniziato a realizzare un nuovo progetto conosciuto da tutti gli appassionati come Il Vottaro.
Un progetto estremista, a metro zero compreso il vino. L’idea di una riproposizione integrale e della locanda contadina.
Cerco nell’archivio e vedo che la visita risale al 2007, è stata l’ultima volta che l’ho visto. Questa frenesia fa scorrere gli anni come fossero nano secondi e ogni volta che mi veniva in mente mi rispondevo, vabbé, tanto è a un’ora di macchina, la prossima volta.
Il destino non ci riserva altra prossima volta se non l’ultima che abbiamo colta.
Ma anche l’idea che non tutto è perduto, che il futuro di questi paesi del Sud costruiti su colline e montagne per sfuggire ai saraceni è nella loro anima antica dalla quale gli abitanti sono fuggiti per sedersi sulle sedie di plastica dell’Algida.
Ciao Alfonso.
Qui la scheda del 2007 sul Vottaro di Trentinara poi “rinfrescata” dalla brava Antonella Petitti due anni dopo
“La morte di un reazionario è più leggera di una piuma. Quella di un rivoluzionario è più pesante del monte Tai!!!” (Mao Ze dong).
Scout di territorio, amico di Slow Food
di Marco Contursi*
E’stato un fulmine a ciel sereno, così veloce che non fai in tempo ad elaborarlo che è già tutto finito. E’ scomparso in un caldo pomeriggio cilentano Alfonso Longo chef e anima prima della Pergola di Capaccio e poi del ‘’Lu Vottaro’’ di Trentinara. L’ho saputo per caso,vagando distrattamente su facebook, in un pomeriggio ugualmente afoso in Roma capitale. Purtroppo come spesso accade per le scomparse improvvise e dolorosissime anche chi lo conosce bene può non venire a conoscenza subito della dipartita, convinto ognuno dei vicinissimi che sarà qualcun altro ad avvisarti.
Ho perso quindi il funerale e ne affido il ricordo a queste righe che purtroppo informeranno della sua scomparsa i tantissimi appassionati di gastronomia che ancora non sanno.
Era un amico di Slow Food dalla primissima ora, profondo conoscitore di un territorio magnifico, vero e proprio scrigno di bontà come il Cilento. Alla Pergola ha fatto un pezzo di storia della ristorazione locale, tra i primissimi ad usare oli diversi tra crudi e cotture, ad osare abbinamenti inconsueti tra pesce e ortaggi. Sempre maniacale la ricerca della migliore materia prima locale, fondamentale quando parliamo di cucina di mare, e che mare, quello di Enea, del mito.
Poi nel 2007 una scelta di vita ancora più radicale, andare in quel di Trentinara,la Terrazza del Cilento, fascinoso borgo di 1500 anime che sovrasta Paestum. Qui rileva e ristruttura un palazzotto 1700 con pozzo interno, camino e pergolato di uva fragola e dà vita al Lu Vottaro che diventa ben presto uno dei posti del cuore per tantissimi appassionati. Si mangiava quello che Alfonso trovava nei boschi, funghi, erbe spontanee, more,fragoline dal gusto inimitabile.
Al resto provvedevano fidati contadini e casari del posto. La cortesia discreta di Alfonso, sempre pronto a spiegare ciò che ti aveva appena portato e il caminetto scoppiettante in un contesto che trasudava tradizione, rendevano unica la cena lì. Adesso che Alfonso non c’è più, tradito dal quel cuore che metteva in tutti i suoi piatti, in tanti si chiederanno cosà sarà del Lu Vottaro, luogo dell’anima di Alfonso e di tanti buongustai, ma è presto per parlarne. Ora è il momento del dolore, di stringersi a chi lo ha amato e ne piange la scomparsa.
E mi piace esprimere il cordoglio mio e di tutti gli amici di Slow Food con due massime che credo dicano tanto: la prima è di John Donne poeta inglese del 1600 ’’ Quando un uomo muore, non viene strappato un capitolo dal libro, ma viene tradotto in una lingua migliore’’, e l’altra di Tolstoj,” Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radice in altri”.
Il ricordo di Alfonso vivrà per sempre nelle emozioni che i suoi piatti hanno suscitato in chi ha avuto la fortuna di andare al Lu Vuttaro, dove quello che mangiavi erano ben più che pur ottime pietanze, erano rimandi a sensazioni ancestrali di un mondo contadino che va sempre più scomparendo per trovare posto, imperituro, nei ricordi di chi almeno una volta l’ha vissuto. Grazie Alfonso.
*fiduciario di slow food
5 Commenti a “Ricordo | Alfonso Longo del Vottaro di Trentinara”
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Da quel instante in poi eravamo amici. Tante volte abbiamo trascorso molti giorni come vaganze nell suo Lu Vottaro e Lui sempre con ill suo sorriso gli dice Zio Myke dove voglio di andare nel Cilento. Tutto bello qui e pulito e tranquillo. Insomma ce tante cose che abbiamo fatto con Alfonso e Cristina.
Abbiamo stato scioccati quando Cristina mi a inviato un messaggio che Lui e morto. Lo sento anche ora e noi non dimentichiamo mai la sua presenza vicino a noi.
Arrivederci Alfonso ci incontriamo sicuramente, io ti cerco nel paradiso. Ti Voglio bene.
Myke, Catherine, Olivia, Chris & Karl
Malta.