di Oreste Mottola - riproduzione vietata
IL FATTO. Non c’erano i soldi per pagare i 237 operai forestali e finanche il carburante e
l’assicurazione per i mezzi antincendio della comunità montana del Calore
Salernitano. Poi si scopre che l’ente ha quasi un milione di euro in cassa.
Fermi all’insaputa di tutti, in un conto corrente presso una banca locale. E’
stato Liberato Russo, funzionario della tesoreria regionale, a ricordare all’ente
che ha "dimenticato" ben 991.677,95 di euro. I soldi non stati
utilizzati e nemmeno rendicontati. Lettera che a ridosso di ferragosto viene
fatta pervenire presso l’ente montano e ne paventa la restituzione alle casse
regionali.
UN MIO COMMENTO
“Perché continuate a dire che quei soldi non ci sono?” Dopo
la lettera dell’8 agosto scorso della Tesoreria regionale, tra i primi a
lanciare l’allarme sui fondi sconosciuti della comunità montana Calore, poco oltre
991 mila euro, sono i sindacati dei lavoratori forestali. Qualcuno, bene informato, gli ha passato la lettera di Liberato Russo. Questo tesoretto dell’ente,
sempre negato dalla dirigenza amministrativa e dal vertice politico, sembra volersi
materializzare. Russo, dirigente regionale, indica anche qual è L’Iban. Per
quasi un mese niente però era accaduto. Il caso ha dovuto deflagrare sui
giornali affinché il presidente prenda una qualche iniziativa. Angelo Rizzo dovrà
rendere conto di perché ha impiegato almeno tre settimane per agire. Perché non
è dato sapere cosa abbia fatto prima della nota sindacale e relativa diffusione
della nota regionale. Perché non riesce a ottenere risposte dal dirigente del
settore programmazione e finanze, Aldo Carrozza, e tantomeno dal ragioniere Francesco
Mastrandrea? Carrozza è in ferie, non può – fanno capire gli amministratori
dell’ente – essere disturbato per una questione di così ordinaria
amministrazione. Ordinaria amministrazione? Con 237 operai forestali che da
oltre un anno non prendono un euro di salario e lo stesso presidente Rizzo che
ha scritto al presidente Caldoro per dirgli che le autobotti, in caso d’incendio,
non potranno più partire perché non ci sono i soldi per il carburante e nemmeno
per le assicurazioni? Stiamo tutti bene o c’è qualche problema? Nell’ultimo
caso ci sentiamo rassicurati dalla professione di psicologo del presidente
Rizzo. A un certo punto i toni diventano quelli della commedia con gli stessi soldi
che non ci sono per comprare la benzina necessaria per andare dove il fuoco
divampa ma che ricompare, la benzina, copiosa e figurata per alimentare una
polemica che questa volta sembra lasciare poco spazio alle opinioni. Il dottore di Campora, cugino di primo grado
dell’assessore provinciale Marcello Feola, invece di ingaggiare uno dei suoi
soliti duelli verbali con gli operai forestali prende carta e penna e chiede
spiegazioni su questa strana storia di soldi, tanti, che la Tesoreria regionale
dice che esistono e che occorre pure rendicontare. Un buonuomo, Rizzo. Ha anche
aspettato per non rompere il riposo feriale altrui. Diritti sanciti dalla
Costituzione. Intoccabili, anche nell’Italia del 2012 che vede la Grecia così
vicina. Un altro al suo posto, avrebbe cominciato con il comminare un po’ di
sanzioni ai responsabili, chessò altri periodi di ferie (ovviamente non
retribuite), una sospensione cautelare. Sempre a fin di bene, mica per punire. E’
un buono, Rizzo. Un altro, al suo posto, avrebbe potuto passare anche alle vie
di fatto. I primi risultati? Si becca un’imbarazzata relazione del ragioniere
Mastrandrea che non nega l’esistenza di questi soldi “dormienti” presso il
Banco di Napoli ma prende tempo, poiché: “Le somme in questione devono essere
individuate nella loro natura attraverso una ricognizione da fare con l’Istituto
San Paolo – Banco di Napoli di Roccadaspide non appena sarà possibile
realizzare un’interfaccia operativa”. Non pensi il presidente di pagare
benzinai, assicuratori e men che meno operai forestali, poiché anche il
ragioniere si richiama a “assegnazioni vincolate per legge”. Non lo sono lavoratori
che non possono pagare le tasse universitarie ai figli. Mastandrea a suo modo
rassicura: “Non appena sarà effettuata una precisa ricognizione, codesta
Presidenza ne sarà informata”. Poi, in mezzo, ci mette una mezza ammissione: “Le
somme ivi giacenti a oggi sono il risultato di assegnazioni riferite a un
periodo quasi ventennale”. Ohibò, quindi anche con le presidenze di Giovanni
Rocco, Di Motta e Feola, Donato De Rosa e Mario Miano, Franco Latempa e la
contemporanea con Rizzo. Di quando c’era ancora la lira. Mo’ ci immaginiamo le
scene successive, con un po’ di persone munite di lampade da minatore, a
scavare nei caveau della banca che si affaccia sul corso Gaetano Giuliani. E
con i vigili urbani di Roccadaspide a disciplinare i tanti curiosi che
osservano la scena e disturbano il traffico automobilistico. Questa volta però
muovetevi per tempo, avvertite già il comandante De Rosa. Mica vorrete
telefonare nel 2032? E pure a Ferragosto?
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