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venerdì 7 settembre 2012

L'incredibile storia del milione di euro che la comunità montana tiene al sicuro mentre non paga gli operai e lamenta di non avere i soldi per la benzina per le autobotti...


di Oreste Mottola  - riproduzione vietata
 
 IL FATTO. Non c’erano i soldi per pagare i 237 operai forestali e finanche il carburante e l’assicurazione per i mezzi antincendio della comunità montana del Calore Salernitano. Poi si scopre che l’ente ha quasi un milione di euro in cassa. Fermi all’insaputa di tutti, in un conto corrente presso una banca locale. E’ stato Liberato Russo, funzionario della tesoreria regionale, a ricordare all’ente che ha "dimenticato" ben 991.677,95 di euro. I soldi non stati utilizzati e nemmeno rendicontati. Lettera che a ridosso di ferragosto viene fatta pervenire presso l’ente montano e ne paventa la restituzione alle casse regionali.

UN MIO COMMENTO
“Perché continuate a dire che quei soldi non ci sono?” Dopo la lettera dell’8 agosto scorso della Tesoreria regionale, tra i primi a lanciare l’allarme sui fondi sconosciuti della comunità montana Calore, poco oltre 991 mila euro, sono i sindacati dei lavoratori forestali. Qualcuno, bene informato, gli ha passato la lettera di Liberato Russo. Questo tesoretto dell’ente, sempre negato dalla dirigenza amministrativa e dal vertice politico, sembra volersi materializzare. Russo, dirigente regionale, indica anche qual è L’Iban. Per quasi un mese niente però era accaduto. Il caso ha dovuto deflagrare sui giornali affinché il presidente prenda una qualche iniziativa. Angelo Rizzo dovrà rendere conto di perché ha impiegato almeno tre settimane per agire. Perché non è dato sapere cosa abbia fatto prima della nota sindacale e relativa diffusione della nota regionale. Perché non riesce a ottenere risposte dal dirigente del settore programmazione e finanze, Aldo Carrozza, e tantomeno dal ragioniere Francesco Mastrandrea? Carrozza è in ferie, non può – fanno capire gli amministratori dell’ente – essere disturbato per una questione di così ordinaria amministrazione. Ordinaria amministrazione? Con 237 operai forestali che da oltre un anno non prendono un euro di salario e lo stesso presidente Rizzo che ha scritto al presidente Caldoro per dirgli che le autobotti, in caso d’incendio, non potranno più partire perché non ci sono i soldi per il carburante e nemmeno per le assicurazioni? Stiamo tutti bene o c’è qualche problema? Nell’ultimo caso ci sentiamo rassicurati dalla professione di psicologo del presidente Rizzo. A un certo punto i toni diventano quelli della commedia con gli stessi soldi che non ci sono per comprare la benzina necessaria per andare dove il fuoco divampa ma che ricompare, la benzina, copiosa e figurata per alimentare una polemica che questa volta sembra lasciare poco spazio alle opinioni.  Il dottore di Campora, cugino di primo grado dell’assessore provinciale Marcello Feola, invece di ingaggiare uno dei suoi soliti duelli verbali con gli operai forestali prende carta e penna e chiede spiegazioni su questa strana storia di soldi, tanti, che la Tesoreria regionale dice che esistono e che occorre pure rendicontare. Un buonuomo, Rizzo. Ha anche aspettato per non rompere il riposo feriale altrui. Diritti sanciti dalla Costituzione. Intoccabili, anche nell’Italia del 2012 che vede la Grecia così vicina. Un altro al suo posto, avrebbe cominciato con il comminare un po’ di sanzioni ai responsabili, chessò altri periodi di ferie (ovviamente non retribuite), una sospensione cautelare. Sempre a fin di bene, mica per punire. E’ un buono, Rizzo. Un altro, al suo posto, avrebbe potuto passare anche alle vie di fatto. I primi risultati? Si becca un’imbarazzata relazione del ragioniere Mastrandrea che non nega l’esistenza di questi soldi “dormienti” presso il Banco di Napoli ma prende tempo, poiché: “Le somme in questione devono essere individuate nella loro natura attraverso una ricognizione da fare con l’Istituto San Paolo – Banco di Napoli di Roccadaspide non appena sarà possibile realizzare un’interfaccia operativa”. Non pensi il presidente di pagare benzinai, assicuratori e men che meno operai forestali, poiché anche il ragioniere si richiama a “assegnazioni vincolate per legge”. Non lo sono lavoratori che non possono pagare le tasse universitarie ai figli. Mastandrea a suo modo rassicura: “Non appena sarà effettuata una precisa ricognizione, codesta Presidenza ne sarà informata”. Poi, in mezzo, ci mette una mezza ammissione: “Le somme ivi giacenti a oggi sono il risultato di assegnazioni riferite a un periodo quasi ventennale”. Ohibò, quindi anche con le presidenze di Giovanni Rocco, Di Motta e Feola, Donato De Rosa e Mario Miano, Franco Latempa e la contemporanea con Rizzo. Di quando c’era ancora la lira. Mo’ ci immaginiamo le scene successive, con un po’ di persone munite di lampade da minatore, a scavare nei caveau della banca che si affaccia sul corso Gaetano Giuliani. E con i vigili urbani di Roccadaspide a disciplinare i tanti curiosi che osservano la scena e disturbano il traffico automobilistico. Questa volta però muovetevi per tempo, avvertite già il comandante De Rosa. Mica vorrete telefonare nel 2032? E pure a Ferragosto?          

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