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lunedì 11 maggio 2009

Metà..e metà - l'ufficio postale di una volta

di Carmine Senatore
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Centro della vita pubblica ed economica,luogo di attesa e di speranza, questo è l’ufficio postale nei piccoli paesi.
Nel mio l’ufficio si trovava al limite della piazza ,laddove iniziava la discesa del quartiere “ Franci”. Il direttore,un uomo grande e grosso, con le orecchie a sventola , era l’effettivo padrone dell’ufficio che egli portava avanti insieme alla moglie ed un altro impiegato assegnato da poco.
Durante lo spoglio della posta l’ufficio rimaneva fino a quando tale incombenza non fosse completata.
Il postino aveva una memoria di ferro: ricordava a memoria i nomi di tutti quelli che avuto una lettera o una raccomandata . Una prima distribuzione avveniva davanti all’ufficio. Guardava tutti gli astanti e assegnavano loro una lettera,un giornale o una raccomandata. Poi iniziava lo smistamento iniziando dalle viuzze del centro storico.
Era stato ricavato da un locale terraneo detto fuori squadro, perché la sua planimetria non aveva alcuna forma geometrica .Infatti non era né un quadrato né un rettangolo. Aveva due grandi portoni: uno che immetteva sulla via principale e l’altra verso un oliveto. Erano stati ricavati due locali: uno rettangolare più grande per l’Ufficio postale, un altro irregolare per salotto per barbiere con doccia , naturalmente a pagamento.
Prima di diventare Ufficio postale era stato adibito a stalla e successivamente per dormitorio per rom e zingari.
Il tempo era arrivato: occorreva utilizzarlo e si pensò ad una ristrutturazione delle parti interne. Fu dato incarico a mastro Emilio su progetto di uno dei rampolli del proprietario. Divisioni,intonaci,impianti elettrici ,un rudimentale impianto idraulico e pitturazione: tutto affidato alle mani di mastro Emilio, che durante il lavoro,si accompagnava cantando, avendo una bella voce, le melodie del tempo.
Io aspettavo Bruno con la sua seicento bianca per andare a scuola. Scendevo da casa e aspettavo la sua venuta e attendevo proprio nel luogo sede della ristrutturazione, per ascoltare la sua voce ;anzi il più delle volte anticipavo per ascoltarlo. Si usavano per le divisioni i “quattro fori”, mattoni leggeri in laterizio. La tecnica consisteva nel legare con la calce i vari mattoni che venivano disposti in fila. Alla fila successiva si iniziava con i mattoni sfalsati per concatenarli meglio. Occorreva pertanto ad intervalli un mezzo mattone. Osservavo:martellina, mastro e mattone. Uno,poi l’altro,poi un altro ancora. Ma mezzo mattone mai. Colpi mal assestati,imperizia e frettolosità li mandavano in mille pezzi .Fui costretto ad intervenire. Mi feci dare la martellina. Colpetti per sentirne la compattezza e poi otto colpi ben assestati. Ed ecco le metà. In dieci minuti ne feci più di venti. Ammirazione e sorpresa da parte di mastro Emilio. Un suono di clacson. Era Bruno. L’acquisto del giornale, del pacchetto di pavesini e via…..

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