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lunedì 4 maggio 2009

Il portafoglio di Carmine Senatore

di Carmine Senatore

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In pullman pregustavo la delizie delle arie de ”Il ratto del Serraglio” cantate dalla voce calda e melodiosa di Jane Archibald nella parte di Konstanze , il tutto condito dall’abile direzione di Jeffrey Tate. Stato di benessere spirituale accompagnato dal rito dell’acquisto da Pintauro delle sfogliatelle per la mia nipotina e non solo. L’ordine con l’immancabile domanda (“A che ora le mangiano? ’), la preparazione del pacchetto,e il pagamento….Una sorpresa,a primo acchito stordente!...... e il portafoglio? Dopo qualche istante la constatazione :non lo avevo più. Sì, proprio lui! Il mio…. Mi sono reso conto subito dei fastidi che avrei avuto: patente, carta di riconoscimento, patentino, blocchetto degli assegni, bancomat e carta di credito. Sarebbe stata una vera ed accidentata maratona : dai carabinieri alla denuncia di bancomat e carta di credito. Per me abituato ad una certa passività : un vero supplizio!...No,il denaro, no: non era la cosa più importante. Il biglietto dello spettacolo, almeno, era al sicuro e una consolazione ..non avevo neanche il telefonino che abitualmente metto insieme. In quel momento ho visto davanti agli occhi l’ilarità dei miei amici quando lo aprivo. La caratteristica: il suo gonfiore, giustificato dal fatto di essere un uomo di “affari”, tra pagamento di bollette, di spazzatura, di trattoristi e di potatori. L’ilarità subito sostituito “dal che fare?”. Telefonare a casa per sapere se l’avevo lasciato lì….ma come telefonare? Mi viene incontro l’immancabile Aldo, mi presta soldi e telefonino. Chiamata casa …silenzio. Infine chiamo mio figlio…. . L’attesa, se pure breve di durata, mi sembrò lunghissima. Finalmente la risposta: l’avevo lasciato nel cassetto insieme al telefonino. Un oggetto, inconsciamente, trascurato, se pure importante, non tanto per i soldi quanto per la nostra identificazione. In esso c’è la storia di ognuno di noi: la banca sulla quale abbiamo il conto, la foto, gelosamente custodita della mia nipotina, la patente per guidare ( sarebbe stata la perdita quasi irreparabile ,un vero calvario, tra denunce,ai carabinieri, nuova richiesta alla motorizzazione, carta bollata per il permesso provvisorio). Un mondo!.... Ho provato un sensazione strana . mi sono sentito privato di un parte di me. Il mio atteggiamento e comportamento è cambiato all’improvviso. Mi muovevo come se fosse stato privato degli arti per camminare. Anche se , comunque, non avrei comprato nulla, mi ha dato un sensazione di malessere,come se fossi stato privato della capacità di muovermi. E’ mai possibile che siamo schiavi di un portafoglio? A queste considerazioni, una riflessione: e quelli che non ce l’hanno? E a quelli, sempre più numerosi, in cassa integrazione, che devono vivere con 700 € al mese, ai tanti disoccupati , ai tanti precari ,che cosa può servire un portafoglio, se in esso non c’è poco o niente...? In quel momento ho provato un attimo di ribellione istintiva,che si è trasformata in rabbia, sempre più razionale man mano che il tempo passava…La prevaricazione dell’avere ci contamina come se fosse una febbre. Chi non ha danaro (rappresentato simbolicamente dall’oggetto) , viene espulso da una società che sempre più è basata su colui che ha , che possiede. L’empatia materialistica tra simili per il denaro esclude chi non ce l’ha. Ho sentito il bisogno di liberarmi di questa prigionia e il rifiuto del feroce ingranaggio consumistico è diventato motivo dilagante della mia protesta . Solo intellettuale….L’ho e continuo ad averlo.

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