di CARMINE SENATORE
Era costume in paese, alla chiusura della scuola, da parte dei padri, mandare i figli presso un artigiano,non tanto per imparare il mestiere, quando per tenerli lontani dalla strada.
Anche a me spettò in sorte “mastro Dinuccio”, un falegname, che aveva da poco aperto bottega.
Questi era figlio dell’artigiano che aveva insegnato a mio padre il mestiere di muratore.
La bottega si trovava a mezzo strada fra il centro e la sua casa al bivio detto “La croce “. Erano due locali terranei separata da una porta . Vi si accedeva attraverso due portoncini. Nella prima vi era il banco di lavoro con gli attrezzi. Nella seconda vi era un camino dove Luigi scioglieva la colla quando serviva.
In un angolo della bottega i trucioli e la segatura residui della lavorazione del legno. Non vi era il tetto ma solo il solaio. Un muro dell’altezza di qualche metro la circondava. Era il luogo dei servizi igienici. Ci si arrampicava attraverso dei massi.
Alla spalle un ampio oliveto nel quale si tenevano le principali fiere, soprattutto di animali domestici, maiali , asini ed ovini.
Luigi , una mattina, mentre si recava in bottega, lungo un solco trovò alcune monete di carta, perse il giorno prima da qualche compratore. La madre, al ritorno, volle sapere, dove aveva preso quei soldi . La rassicurarono solo le parale di mastro al quale aveva narrata il ritrovamento.
Stando a contatto,tutti i desideri, le emozioni, i primi amori venivano trasmessi anche all’adolescente garzone .
Corteggiava una giovane e bella ragazza di nome Filomena . Spesso abbandonava il lavoro pur di vederla e scambiarsi uno sguardo.
Amava cantare :il suo idolo era Claudio Villa. E’ inutile dire la sua gioia che egli provò, quando gli arrivò una cartolina dalla Rai : avrebbero trasmesso la sua canzone preferita .
Fare l’artigiano certo non era la massima aspirazione e quando fu bandito un concorso nella polizia decise di parteciparvi.
Nei giorni precedenti aveva imparato a scrivere una lettera aiutato da un maestro con la giusta e corretta ortografia.
I risultati furono positivi e la carriera di mastro falegname finì.
Iniziò la sua carriera militare.Essere poliziotto, significò per lui non solo sicurezza economica ma anche alimentare e soddisfare il senso dell’autorità.
Erano gli anni delle lotte bracciantili per la conquista delle terre.
I primi cinquant'anni dello Stato unitario sono un continuo succedersi di scontri sanguinosi in ogni parte d'Italia fra masse che reclamano il loro diritto di vivere umanamente e truppe ridotte all'ubbidienza cieca e assoluta da metodi di caserma duri e spietati, eccidi di braccianti agricoli e di operai.
La lotta si estese anche ai braccianti della piana del Sele e molti di essi furono arrestati.
I braccianti si trovarono davanti ai carri armati: il 23 marzo 1950 la lotta al grido di "pane e lavoro" cambiò la vita a San Severo. A fermare la rivolta arrivò l´esercito. Un morto, centinaia di feriti e 180 arrestati. Uomini e donne, in carcere per due anni. E, soprattutto, i loro bambini incustoditi, accolti nelle case di famiglie del Nord grazie a una catena di solidarietà.
L’uso della violenza come strumento di risoluzione dei conflitti sociali non è stato una scoperta, una invenzione del fascismo, anche se il fascismo ne ha fatto sistema esclusivo e permanente di governo. Le giornate milanesi del 1898 ne sono state già, ventiquattro anni prima dell’assunzione del potere da parte del fascismo, un’eccellente anticipazione. Il generale Bava-Beccaris e chi gli diede ordini (e chi a strage compiuta lo ha decorato) ubbidivano a concezioni del tutto identiche a quelle sulle quali poi Mussolini e i suoi accoliti hanno eretto la loro “radiosa” epopea.
Malgrado la maggior parte del sangue versato nella lotta di liberazione fosse quello di giovani comunisti, subito dopo, con campagne infamanti quanto calunniose essi furono cacciati dal governo. Il cerchio si è chiuso, da un regime liberale, formalmente democratico, vistosi in pericolo, si è passati alla dittatura fascista, la quale in 20 anni di feroci repressioni e assassinii ha distrutto la volontà rivoluzionaria del popolo, quindi si è ritornati ad un regime liberale, formalmente democratico, nuovamente pronto a difendere i propri privilegi con ogni mezzo. Ma ora nessuno può fingere di non sapere che subito dopo la liberazione fu costituita la forza militare segreta di Gladio, finanziata dagli USA e gestita da apparati governativi per attuare un colpo di stato nel caso il Partito Comunista avesse vinto le elezioni. La forza dei lavoratori faceva paura anche dopo vent’anni di dura repressione e la violenza contro di loro continua con altri mezzi: si utilizzò la cosiddetta mafia e la strage di Portella delle Ginestre effettuata il 1° maggio 1947 fu il primo atto di terrore che diede inizio ad una nuova e non ancora terminata scia di sangue, 32 giorni dopo De Gasperi formò un governo senza ministri comunisti e socialisti; dai documenti del Pentagono oggi sappiamo che gli USA fornirono segretamente alla Democrazia Cristiana 10 milioni di dollari in armi e munizioni, 24 ore prima delle elezioni politiche generali del ’48. Se la Democrazia Cristiana avesse perso le elezioni, si sarebbe trasformata in un corpo armato pronto a trascinare l’Italia in una guerra civile per impedire ai comunisti di governare. L’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga ha confermato l’esistenza di una Democrazia Cristiana armata clandestinamente. Il 19 aprile del medesimo anno ci fu l’attentato a Togliatti; vi furono tentativi di colpi di stato come quello del generale De Lorenzo; la strage di Piazza Fontana; di Piazza della Loggia; gli attentati in tutto il Paese, ai treni; la strategia della tensione; lo Stato parallelo; le collusioni mafia-servizi segreti; mafia e politica; i depistaggi dei servizi segreti che ogni volta che si trovano inquisiti in uno scandalo cambiano nome per acquisire legittimità; le inchieste sempre insabbiate; la massoneria; la P2; si è saputo che perfino volantini delle Brigate Rosse erano stampati dai servizi segreti.
Nel 1947 era iniziata la lunga e tristemente famosa carriera di Mario Scelba, come ministro degli interni, dicastero che guiderà ininterrottamente del 1947 al 1953. Si distinguerà per l’avversione alla piazza e alle manifestazioni dell’opposizione socialista e comunista (sia politica che sindacale) utilizzando anche e soprattutto le forze di polizia (la temuta “celere, i cui uomini i “celerini erano stati soprannominati “scelbini”).
Furono anni di discriminazione verso i militanti della sinistra ai cronisti dei cui giornali era persino vietato entrare nelle sede del governo.
Ma furono anche anni di tensioni che spesso sfociarono in scontri tra calere e manifestanti con spesso morti e feriti.
A tutto questo era andato incontro il poliziotto "mastro Dinuccio"
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