Pubblicato su carta sin dal 1993, è uno dei più longevi periodici dell'area della Piana del Sele e Cilento. La Collina degli Ulivi online vuole essere ancora di più un luogo di informazione, ascolto e diffusione di idee, anche attraverso l'interazione in tempo reale con i suoi lettori in ogni parte del mondo.

lunedì 23 febbraio 2009

Via Borgo nei ricordi di Bruno Di Venuta jr.

Via Borgo

articolo di Bruno Di venuta

Inizia dallo stabile in cui viveva la famiglia di  Amedeo Molinara (‘ronnAmedeo’) il medico buono,  gentile e sempre disponibile. Ricordo lo studio medico che si raggiungeva dopo aver salito la prima rampa di scale;  nel locale sottostante, poi adibito a garage, ricordo appena l’edicola  Mazzeo, con Salvatore e Arnaldo giovanissimi dietro al ‘bancone’,  e la madre ‘zieDdelina’ seduta davanti al negozio .
Dopo la curva, trovavi il deposito di mobili del Rag. Antonio Tedesco (Sindaco), poi la cantina di Carmelo Nigro e la Macelleria di Giovanni Baione (‘Giuvannone’). In questo tratto di strada allora sterrato a tratti,   la domenica pomeriggio, “sotto o muro”,  i clienti della cantina giocavano a bocce, quelle di legno. Noi ragazzini, seduti sopra il muro di pietra, e all’ombra delle acacie che allora adornavano  il tratto stradale Chiesa del Carmine - tabaccaio Belmonte, ci divertivamo seguendo gli sfottò e i complimenti che si scambiavano i giocatori “brilli”.  Infatti  chi perdeva doveva pagare un mezzo litro di vino e una gassosa che Carmelo Nigro preparava sul tavolo appena entravi nel locale.

Pochi metri e sulla destra entrando nel grosso portone ancora oggi esistente, trovavi il negozio di scarpe di Guglielmo Agresti, con Carluccio e Carminuccio intenti a suolare le scarpe e inchiodare le “centrelle” (grossi chiodi con la testa piatta semi-arrotondata che si mettevano sui contorni della suola di cuoio duro  per non farla rovinare e per camminare meglio nella strade impervie e sterrate); pochi metri e negli anni ’70 viene inaugurato  il Bar Senatore di “Mast’Adolfo e Angiulina” (che trasferiscono l’attività da Piazza Antico Sedile). Io e miei amici compravano, con 10 lire,  il ghiacciolo Toseroni o un bicchiere di spuma Viviani.
Di seguito il frantoio (“u trappito”) di Antonio Nese nel quale si accedeva da una scalinata in pietra posta nel vicolo che ti permette  di arrivare alla Foresta in pochi minuti.
Subito dopo il negozio alimentari di Ciccillo Grimaldi (padre di Vincenzo ex consigliere Provinciale di Rifondazione Comunista)  e zia Rosina; difronte l’emporio di Angelo ed Oreste Capaccio . Dall’altro il Maestro Suozzo seduto sul balcone che attendeva i ragazzi ai quali insegnava musica. Pochi passi e trovavi ‘ZiMinichino’ Agresti, grande amico di Rocco Rizzo il panettiere, seduto sui gradini di casa con in mano il quotidiano Roma o “Il Mattino”. Subito dopo  abitavano ‘Zi Davide’ e zia MariaGrazia. Due gradini e accedevi a casa di zia Giovanna e zio Guglielmo Agresti dove Carmelina offriva a me e Gaetano, amico d’infanzia, una fetta di pane con il sugo rosso.
Ricordo il salone di Ciccio il parrucchiere, difronte e di lato ad esso, il negozio e i depositi commerciali di mio padre.  Poco più avanti, dopo il negozio della mia famiglia, trovavi quello di ‘zi Carmine Molinara’ e ‘zeClelia’. Di seguito il negozio di elettrodomestici di Raffaele Capaccio. Dopo dieci metri lo stagnino Donato Laurino, detto “Runato o’ peritaro” ; persona squisita sempre sorridente e pronto alla battuta e alla ‘scurreggia’. Era un artista del rame e della lamiera, ricordo le oliere e i ‘setacci per i pomodori’ che realizzava in poche ore. Ricordo che tutte le  scatole di latta (le ‘buatte’ dei pomodori, i contenitori del DDT, e  i contenitori vuoti delle sarde salate)  le riutilizzava per fare utensili per la cucina. ‘ZiRunato’ è stato il primo patentato di Altavilla ed era l’autista di Don Ciccio Mottola e del maestro Galardi. Poco piu avanti il locale di Amodio Celentano, prima adibito a sede del PSI,  poi a locale commerciale-artigianale dove mio cugino Peppe Peduto mosse i primi passi da sarto, poi il locale diventa un negozio di frutta e verdura gestito da Carmelo Luisi appena tornato dalla Germania.  Sul lato opposto il negozio di mio zio Fidelio.
Nella parte in cui si restringe Via Borgo, il calzolaio Ciccio Molinara e poco piu’ in la il sindacalista-calzolaio Antonio Lettieri (Antonio ‘u dottore). Nel suo locale nacque, con il contributo determinante di Oreste Mottola, la prima cooperativa di consumo altavillese, la Cooperativa  S.Antonio che  aprì una macelleria in Via Roma. In questo stesso locale Oreste Mottola, già impegnato politicamente con la sinistra, organizzava i primi incontri per la partecipazione altavillese alla battaglia per le terre di Persano.
Questo appena descritto era il tratto più vivo della Via, dopo la strettoia trovavi le bombole di gas che vendeva Ciccio Nigro l’elettricista, e la fontanella pubblica, installata negli anni ’70 in prossimità dell’abitazione di Don Ferdinando Napolitano.  Piu’ avanti, presso l’abitazione di Angelo Di Lucia, si comprava il latte appena munto. Dopo la casa di Angelo, dove oggi sorge la casa di Antonio Molinara, una discarica comunale (‘o culuombu’) . Il resto della via oggi è rimasto pressoche’ inalterato.

Altro aspetto da ricordare è la ‘processione’ di mucche, pecore, asini,maiali che attraversavano, sin dalle prime ore del mattino,  Via Borgo in occasione delle fiere comunali. Era uno spettacolo piu’ unico che raro, i lamenti degli animali si mescolavano e dappertutto trovavi lo sterco lasciato durante il passaggio.   Dovevano raggiungere il mercato che si teneva  in Via San Francesco dove oggi sorge l’edificio che ospita la Guardia Medica e i Vigili Urbani.
Comunque la via era sempre viva, fin troppo viva. Dalle prime ore dell’alba tanti  paesani l’attraversano a piedi  (sentivo le loro voci quando passavano sotto casa mia),  la mattina per raggiungere il posto di lavoro, e  la sera dalle 17 in poi per rientrare a casa.  Ricordo tanti contadini che domenica legavano gli asini,  adibiti a “mezzo di trasporto”, davanti le finestre o le case dei parenti ed amici per riprenderlo appena si doveva rientrare nella propria casa di campagna.
Purtroppo solo ricordi! . Oggi è rimasto ben poco, quasi niente, di quello che ho appena descritto e forse, considerato anche i pochi cittadini residenti,  cade anche il famoso detto: “ Chi passa pu burrug e nun è trrrcato ,  o è muorto o è carcerato” !.

Bruno Di Venuta jr

Nessun commento:

Posta un commento