Pubblicato su carta sin dal 1993, è uno dei più longevi periodici dell'area della Piana del Sele e Cilento. La Collina degli Ulivi online vuole essere ancora di più un luogo di informazione, ascolto e diffusione di idee, anche attraverso l'interazione in tempo reale con i suoi lettori in ogni parte del mondo.

lunedì 23 febbraio 2009

Ancora sulla figura di Giuseppe Galardi

di CARMINE SENATORE

Dopo il diploma le mie amicizie si allargarono con gli altri diplomati e studenti universitari del paese. Si vedevano in piazza la sera: durante la bella stagione si facevano lunghe passeggiate lungo i viottoli della Foresta o nella Macchia; di inverno,  al sopraggiungere dei primi freddi,  invece, si giocava carte : la vincita veniva accantonata dalla proprietaria del bar ed annottata su un taccuino. Tale somma veniva spesa poi a fine anno per la cena di capodanno. Le passeggiate nella Foresta era quasi quotidiane. Era quasi un rito . Era un a densa boscaglia ,  fatta da piante ad alta fusto,  cerro, ontani e querce miste a macchia mediterranea,  composta da mirtillo e lentisco. Si attraversano i numerosi piccoli viottoli e infine ci si riposava nei pressi di una fontana,  alimentata da una sorgente naturale di acqua molto fresca . Il gruppo era unito ,  ma ,  quando si incominciava a parlare di politica riaffioravano i due opposti estremisti.

Nelle notti di estate si girovagava ,  poi ci si stendeva su una panchina ad osservare le stelle. Ognuno degli aderenti al gruppo aveva ricevuto una carica , di nobile o di schiavo: così c’era il cavaliere di serramanico”,  il “principe di spogliamonache “ e naturalmente v’era il servo della gleba. Quest’ultimo preparava la cena di fine anno,  sparecchiava e lavava le stoviglie. Ovviamente,  essendo figlio unico,  la sua casa era il luogo obbligato per il festino. Vincenzo,  questo era il suo nome,  era studente dell’Orientale,  un istituto universitario molto rigoroso e di eccellenza. Spesso Vincenzo ci raccontava la sua esperienza inglese ,  quando per imparare la lingua e la giusta pronuncia si era recato a Londra. Il mattino lavorava in un obitorio , la sera andava a lezione.

 Le feste di fine anno si concludevano con una quasi generale ubriacatura,  accompagnata da balli,  rigidamente tra maschi,  e vomiti. L’unico sobrio: Vincenzo. Infine la passeggiata ,  a notte fonda,  nella Foresta,  che si concludeva con un’abbondante bevuta di acqua fresca.

L’arrivo di Diodoro Mastandrea ,  nominato direttore didattico delle locali scuole elementari, diede un decisivo impulso culturale al paese. Si avvicinò ai giovani professionisti e studenti e ne incoraggiò le capacità e le energie intellettuali. Convegni,  dibattiti politici furono promossi e permearono l’ambiente culturale del paese. Di tradizioni cristiane popolari,  fu lui che portò in paese un giovane intellettuale avellinese,  Ciriaco De Mita che poi divenne presidente del Consiglio e segretario nazionale della Democrazia Cristiana.

 La sua presenza segnò una svolta nello scenario politico altavillese. Abituati ad una conduzione di tipo clientelare della DC dei coltivatori diretti e dei Comitati civici.,  la sua personalità sembrò una novità nel panorama politico-culturale. Stimolò’ e promosse la nascita del Movimento di collaborazione civica,  in origine un’associazione milanese,  si occupò nell'immediato dopoguerra dell'educazione degli adulti e,  per mezzo dell'Umanitaria e del Fronte della cultura,  diede impulso alla fondazione dell'Unione italiana della cultura popolare. Il movimento si era esteso anche e soprattutto nel Mezzogiorno per elevare culturalmente le masse popolari. Con contributo mensile si iniziò a costituire una biblioteca e validamente diretta da Giuseppe Galardi si arricchì di molti libri, grazie anche alla generosità di molte case editrici ,  che inviarono libri  riviste e giornali.

 Peppe partecipò anche alle recite parocchiali (alcune foto si trovano accluse a questo gruppo),  facendo il regista e lo sceneggiatore. L’unico diversivo da parte dei giovani ,  infatti, era l’azione cattolica che preparava alcune recite teatrali che poi venivano rappresentate al pubblico del paese, animate e favorite dal parroco del paese. Don Domenico ,  dopo aver preso i voti, era venuto da un paese del Cilento ed aveva portato con sé gran parte dei familiari ,  sorelle e nipoti. La sua dimora era situata ai lati della chiesa da cui era separata da uno spiazzo. Comprata dalla curia che ne aveva fatto la casa canonica per i il parroco. Era stata una vecchia dimora signorile della famiglia "Perrotta". Al primo piano vi era , all’interno , un ampio salone che Don Domenico aveva riservato ai giovani del’azione cattolica. Era proprio in questo locale che si svolgevano le recite . In fondo un palchetto realizzato da un falegname locale. Tutti i materiali per l’allestimento delle scene venivano comprati a spese del parroco nel negozio più fornito del paese. Aveva questa sala due balconi , perennemente chiusi, in quanto non aveva le inferriate. Potevano aprirsi solo i finestrini. Arrivano fino alla loro altezza d un giardino laterale due splenditi e rigogliosi aranci. Era il mese di aprile,  da l finestrino si scorgevano sull’albero numerose arance. Presi dalla ingordigia,  i giovani teatranti riuscirono ad afferrarne alcune e mangiarle. Non l’avessero mai fatto : l’ira del parroco non si calmò se non dopo alcune settimane e mise in forse la esecuzione della recita. Il ricavato della recita veniva utilizzato dai teatranti per una pizza nella nascente pizzeria "Rufo".

 I miei ricordi risalgono alla prima metà degl anni sessanta. Eventi e contingenze della vita interruppero il sodalizio da noi creato. Agli inizi degli anni '90 ci siamo ancora rivisti, e più volte, con Peppino e Mario Guerra abbiamo peparato dei pic-nic propri nei luoghi sgarronesi da me comprati . Qualche violta abbiamo in quegli anni organizzati anche dei pic-nic , lungo il Calore,  località presso Leo Romagnuolo,  a cui hanno partecipatp oltre l'immancabile Mario Guerra ed il sottoscritto anche Gigino Guerra e Rocco Morrone.

 Memorabili anche i nostri litigi politici. da una parte Rocco Morrone e Peppe Galardi (allora elettori del MSI di Almirante),  dall'altra parte io ,  Mario Guerra e Vincenzo Grimaldi. Equidistante Gigino Guerra,  successivamente elettore del MSI. Di fronte allo strapotere democristiano,  però , uniti,  tanto che nel 1964 appoggiammo anche noi comunisti la lista del MSI,  naturalmente sconfitti per una manciata di voti.

1 commento:

  1. da DAVIDE PZCIFICO

    "molto bello...quanti ricordi!!! Il mio è di quando veniva a casa per via di una malattia di mamma e parlando scopri' il mio interesse di dodicenne per la fantascienza e allora mi presto' un gran numero di "Urania" una rivista di genere...di lui ho sempre avuto grande stima anche negli anni bui della lotta politica..."

    RispondiElimina