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sabato 28 febbraio 2009

Mio zio Alfredo Di Matteo e la sua Africa

Zio Alfredo aveva sposato la sorella di mio padre, zia Fiorinda Nel dopoguerra, lavorava come calzolaio insieme al padre , ma con una clientela sua propria. Decise di aprire bottega da solo. Io mi si recavo spesso e seduto una sedia vicino al dischetto ascoltava a bocca aperto le sue narrazioni della suo soggiorno ad Addis Abeba.

Lavorava dietro un negozio di scarpe , aperto nel frattempo, gestito insieme al fratello. Era stato primo clarino nella banda “Rossini” Aveva un ‘ottima conoscenza musicale: sapeva suonare quasi ogni strumento.

Da soldato, era stato in cavalleria. Lo si vedeva in un grande fotografia mentre col suo cavallo saltava un ostacolo, al termine di una scala su una parete della stanza dove mia zia lavorava come sarta.

A partire dal 1929 il governo fascista di Benito Mussolini dà inizio al progetto di conquistare un “proprio posto al sole” sulla scia di Gran Bretagna e Francia: l’aspirazione del duce è, in altre parole, quella di avviare una politica imperialista che sia in grado di dare lustro al regime, di conquistare terre ricche di risorse naturali, di ricostruire un impero sullo stile del grande impero romano. L’Abissinia sembra subito, alle alte gerarchie politiche e militari fasciste, l’obiettivo giusto; è uno Stato ancora indipendente e l’invasione italiana non avrebbe con tutta probabilità provocato reazioni internazionali. Inoltre il livello militare delle truppe etiopi è basso: la guerra di Etiopia sembra l’occasione adatta per vendicare la sconfitta subita dall’Italia, nel 1896 in Africa orientale

Il panorama internazionale sta però lentamente cambiando: in molti paesi colonizzati cominciano a nascere e a farsi strada movimenti nazionalisti e indipendentisti che di lì a poco muteranno gli equilibri geopolitici dell’intero pianeta.

Mussolini voleva “fascistizzare” il paese e a tale scopo saprà sfruttare magistralmente i mezzi di comunicazione di massa. In particolare la radio, che viene ascoltata nelle case, in tutti i posti di ritrovo, persino nelle fabbriche. La colonna sonora è fatta di dichiarazioni, di proclami, di discorsi, di parole d’ordine o di canzonette facili e orecchiabili che colpiscono e accendono la fantasia del popolo. Ma non c’è solo la radio: grande importanza hanno anche i documentari e i cinegiornali dell’Istituto Luce .

Dal 1937, inizia a bonificare terre, a costruire strade e infrastrutture e a progettare un nuovo piano regolatore che renda Addis Abeba la città modello dell’impero. Vengono persino prese alcune iniziative in campo sanitario, in quello dell’ assistenza alla popolazione locale. In realtà, però, molte di queste iniziative non si realizzeranno mai. Spiega Labanca: “La ricerca di un posto al sole, di un luogo dove far emigrare gli italiani per non farli più sentire bistrattati nei luoghi di emigrazione, in America Latina, in America Centrale, in Europa, era un altro tema della propaganda. Ed effettivamente il fascismo spera di poter portare milioni di coloni italiani in Etiopia. Ma tutte queste rimasero parole perché in realtà mai più di alcune decine di migliaia di italiani si mossero verso l’Etiopia, non ci fu il tempo di sfruttare le risorse del sottosuolo etiopico. L’Italia fascista spese forse 16 miliardi del tempo per la guerra di Etiopia, una cifra immensa che creò un baratro nelle risorse finanziarie italiane”.

Fu così che anche Zio Alfredo si trovò in Abissinia, rimanendovi ancora qualche anno.

L’Africa orientale viene gradualmente abbandonata dalle forze armate che a malapena riusciranno a inviare i mezzi necessari per continuare la repressione della guerriglia etiopica appoggiata in forze dalla Gran Bretagna. Gli inglesi lanciano un’offensiva su larga scala partendo a sud dal Kenya e a nord dal Sudan e travolgendo in tal modo le truppe italiane.

Saranno gli eventi della Seconda guerra mondiale a sancire dolorosamente la fine dell’avventura etiopica.

Roberto , il fratello, aveva combattuto in Russia.Viveva con una pensione di guerra : alcune minuscole schegge erano rimaste nel polso e gli davano un dolore atroce. Sapeva suonare la chitarra. Da giovane infatti aveva partecipato e diretta un’orchestrina che si esibiva durante i matrimoni.

Nella banda musicale “Rossini” era stato suonatore di corno.

Il 22 giugno 1941: attacco tedesco all’Unione Sovietica. Mussolini decide pochi giorni dopo l’invio di un corpo di spedizione italiano (Csir, Corpo di spedizione italiano in Russia), che il 10 luglio comincerà la marcia di trasferimento. L’attacco tedesco, condotto lungo un fronte che va dal Baltico al Mar Nero, ottiene inizialmente grandi successi; nell’autunno inizia l’assedio a Leningrado e prosegue la marcia di avvicinamento su Mosca; ai primi di dicembre i tedeschi sono a 40 chilometri dalla capitale, ma sono costretti a ripiegare da una controffensiva sovietica di inaspettato vigore.

Nel febbraio 1942 viene deciso l’invio al fronte russo di nuovi contingenti italiani, che andranno a costituire l’Armata italiana in Russia (Armir). In primavera e in estate riprende l’offensiva tedesca, concentrata sui territori sovietici sud-orientali. Nel settembre 1942 comincia la lunga battaglia di Stalingrado: i tedeschi stringono d’assedio la città, ma alla metà di novembre si trovano accerchiati dalla controffensiva sovietica; tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943 comincia la ritirata delle forze italo-tedesche, nel corso della quale l’armata italiana (e soprattutto il corpo alpino) subirà gravissime perdite. La sconfitta tedesca a Stalingrado, e la successiva ritirata, rappresentano uno dei principali momenti di svolta nella vicenda della seconda guerra mondiale.

La ritirata dalla spedizione russa fu catastrofica. Molti furono i morti e i pochi ritornarono, molti con gravi mutilazioni

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