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martedì 26 agosto 2008

Sognando l'aspirante sindaco...


di Emiddio Mangone

L’indole moderata e la freddezza tipica degli altavillesi fa sì che molte scelte amministrative passino nel silenzio quasi totale. L’altavillese s’infervora quando cambiano itinerari a processioni o vesti alle statue ma è indifferente da 25 anni all’apertura delle storiche chiese di San Biagio e Sant’Egidio. Eppure passa per un popolo molto religioso. Il dibattito politico langue. Le sezioni di partito non esistono. L’operato degli amministratori passa inosservato anche quando aumentano le tariffe del 50% e applicano l’Irpef comunale per pensionati e lavoratori dipendenti al massimo consentito. Qualche anno fa il capogruppo consiliare della maggioranza a qualche timida puntura di spillo stizzosamente rispose che dovevamo lasciarli lavorare. L’opposizione lo ha preso alla lettera e loro imperterriti si sono scelti , con fare familiare, una bella “addetta stampa”, ed alla faccia della trasparenza!. Dal mio osservatorio privilegiato (chi mi conosce sa dove passo molto tempo) ho notato che l’articolo politico apparso sull’ultima “Collina” ha leggermente smosso le acque chete dello stagno politico.
Sicuramente si è notato il malumore di un successore, in altri momenti designato, ma ora caduto in disgrazia. Fa da contraltare l’attivismo del presidente del consiglio nostrano onnipresente nel risolvere i piccoli bisogni della gente. Dell’altro pretendente il barcamenarsi fra un partito e l’altro non giova a suo favore tra la gente.
Vox populi riferisce che lo sconfitto numero uno abbia siglato un accordo con l’attuale sindaco. A rigor di logica l’aspirante sindaco dovrebbe essere selezionato nel Pd, visto che quasi tutti i consiglieri comunali hanno dichiarato di appartenervi. Se poi alle elezioni politiche sono stati presi meno voti delle primarie , questa è un’altra storia. Molta gente è contenta dell’operato dell’assessore all’ambiente, considerando la buona gestione della “munnezza”.
Non so con quali criteri Oreste Mottola continua a mettere al centro della scena colui che non voleva diventare cerrelliano o battagliava contro i muri in mattoni rossi. E’ vero, dopo sette anni di consiliatura la gente fa fatica a ricordare qualcosa. Dei soliti noti se ne parla sempre ma non si fanno mai avanti. L’aspirante sindaco: onnipotente, onnipresente… quasi un Dio. No, Non ancora. Capace, attivo, buon conoscitore dei meandri burocratici. Amico dei deboli e dei potenti. Deve ottenere ottime capacità di entrata. Nella chiesa con i vescovi, nei partiti, nei ministeri, nelle gabbie del potere. Se fosse un animale, lo definirei come un pony… aspirante cavallo. Se fosse un albero, una pianta di fichi buoni, ma selvatici. Politico, non politico. Piccolo, grande amico, nemico affettuoso, scontroso, distante, complice, sincero, bugiardo. Basta! Ho finito gli aggettivi. Lo incontro spesso. Ne sento parlare. Sta maturando ma il tempo può anche fallire con lui. Mi tolgo lo sfizio di chiedergli sempre qualcosa, così per ascoltarne le risposte. Vado a pelle. E sono sempre attento alla mia pelle.

L’aspirante sindaco dev’essere un uomo che aggrega, propone, realizza, scava come una ruspa, crea spazi. Deve affascinare e diventare una risorsa importante per il paese. Ho la sensazione che il mio uomo voglia davvero fare il sindaco. Sono convinto della sua buona riuscita. E’ pulito, cocciuto, solenne, efficace, concreto e diplomatico. A meno che il potere non lo cambi.

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