Un commento
di Lucio Ascolese
CHE FINE HA FATTO IL FONTANILE DI FALAGATO? Giro intorno a una piccola area circondata dall’asfalto. Sterpi, pezzi di cemento, bottiglie. È strano, doveva essere qui ... proprio qui! Il fontanile a Falagato è sparito. Lungo la strada che conduce al Feo, ad una biforcazione, si trovava questa vecchia fontana/abbeveratoio, di un tipo che era facile incontrare nelle nostre contrade. Non forniva più acqua né agli uomini né alle bestie, tuttavia stava lì, contrassegnava, identificava un luogo; come i maestosi esemplari di quercia, i morbidi declivi (tempe) del suolo, la vegetazione serpeggiante lungo i corsi d'acqua. Ho chiesto. Pare che costituisse intralcio, impedimento all'avere strada per trattori a due piani, per suv king-size e camion smisurati. Costava molto adattarsi? Neppure con un tanto semplice e umile manufatto siamo riusciti a coabitare? A nessuno mancherà quell’oggetto saldo e rassicurante, che chiedeva un po' di spazio per durare nel tempo? E la sensibilità, la pietas per una testimonianza così familiarmente conosciuta? Ma insomma, importa davvero a qualcuno conservare un'identità attraverso il volgere degli anni, "riconoscersi" nel flusso degli eventi? A fronte delle trasformazioni sociali, economiche e ambientali, deve essere possibile realizzare un "rapporto di amicizia" con il paesaggio, con ciò che lo costituisce. Immaginare che il proprio mondo è solo quello che recintiamo e crediamo di aprire/chiudere all'esterno con imponenti muri, inferriate, porte e cancelli, è sordidamente egoistico, oltre che di una irrimediabile stupidità. Siamo tutti condizionati dal luogo e raggiungiamo l'identità quando cominciamo a scegliere, fissare le immagini che esso ci offre. Cancellare queste immagini ci condanna all'anonimia, al dimorare, non al (con)vivere "in quel posto", sentendosi con gli altri qualcuno, sentendo di appartenere a una terra, di avere una storia. Oltre alla riprovevole mutilazione del paesaggio, sono l’accettazione passiva, il silenzio sull’ennesima ferita a essere segnali ancor più tristi.
Caro Lucio purtroppo questa è la triste realta altavillese! L'indifferenza di tutti ha portato alla distruzione di numerose testimonianze della nostra storia e delle nostre radici. Resto stupefatto quando si leggono articoli, su Unico, che descrivono il progetto di realizzazione di una pista ciclabile che dovrebbe attraversare diversi comuni salernitani, tra i quali Altavilla, promovuendo itinerari turistici! L'autore dell'articolo, giovane altavillese, si è chiesto cosa si trova di "turistico" ad Altavilla?. Non era il caso di fare un articolo denunciando lo stato delle chiese altavillesi o del castello medievale?
RispondiEliminaBruno Di Venuta Jr.