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A un anno dalla scomparsa di Maurizio Mottola
di Marcello Mottola“Il suo contributo ha toccato vari campi – spiega Claudia Del Vento giornalista pubblicista e sua compagna di vita per oltre 36 anni – dalla medicina alla medicalizzazione, dalla psichiatria alla ricerca spirituale, dalla genealogia all’approccio psico-generazionale, dall’amore per l’arte alla realizzazione grafica di vignette zen. Ma quella qualità particolare che resterà sempre nel nostro ricordo era la sua capacità di parlare (e di scrivere) immediata, chiara, essenziale. La capacità di usare e giocare con le parole destrutturando e contrastando le superficiali convinzioni, facendoci approdare a inaspettati scenari e riflessioni oltre i limitati schemi mentali”.
Nato a Napoli nel marzo del 1951, dopo essersi laureatosi giovanissimo in Medicina e Chirurgia, svolse una brillante carriera all’interno del servizio sanitario nazionale come psichiatra e psicoterapeuta, fino a diventare dirigente medico di psichiatria all’ASL Napoli 1, presso l’Unità Operativa di Psicologia Clinica e dell’Età Evolutiva. Tale competenza lo portò, dall’ottobre 2000 al maggio 2009, ad essere componente della Commissione per la valutazione dell’idoneità delle scuole di formazione in psicoterapia del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, realizzando nove anni di presenza ininterrotta e partecipando ad oltre ottanta riunioni. La sue esperienza sul campo lo portò in diverse occasioni, l’ultima durante 2004, docente invitato alla Cattedra di Psichiatria della II° Università degli Studi di Napoli dove tenne i corsi in “Legislazione psichiatrica ed organizzazione dipartimentale dei servizi psichiatrici” e “Legislazione psichiatrica e normativa sulla psicoterapia”.
Sin dal 1973 fu impegnato come militante politico nel movimento radicale. Più volte candidato alle elezioni nella lista Pannella e nella lista Bonino, Mottola si legò alle iniziative radicali in favore dei diritti civili e per la libertà di scelta, con particolare attenzione per i temi del divorzio, opponendosi al referendum che ne chiedeva l’abolizione, per la depenalizzazione del reato di aborto, prima attraverso il libro Verso l’aborto non chirurgico e poi con la formazione dell’Associazione per l’aborto farmacologico, ponendo rilievo sull'interruzione volontaria della gravidanza attraverso l'aborto farmacologico tramite RU486.
Poi, in quanto psichiatra, fu rilevante il suo impegno per l’abrogazione della legge manicomiale del 1904 che non s’interruppe con il successo per l’approvazione della legge 180/1978 di riforma psichiatrica. Infatti, in tutti i lustri successivi, Maurizio Mottola promosse ed organizzò convegni e dibattiti sul tema dell'applicazione e della valutazione di proposte di modifica della legge 180/1978 di riforma psichiatrica, sottolineando come “l'approvazione della legge 180 aveva evitato sia il referendum promosso dal Partito Radicale che l'ampio confronto nel paese sul tema della follia, che suscita ancora oggi una profonda paura, seconda unicamente alla paura della morte”.
La passione per la politica proseguì affiancandosi a quella per il giornalismo e nel corso degli anni collaborò prima con Quaderni Radicali, rivista dell’ex-segretario del Partito Radicale Giuseppe Rippa, e , a partire dal 2000, anche con Nuova Agenzia Radicale, supplemento web di QR. “Conoscevo Maurizio da più di 45 anni. Eravamo stati a scuola dai barnabiti al Collegio Bianchi per poi rincontrarci dopo l’università nell’esperienza della stagione dei diritti civili al Sud – racconta Geppi Rippa, direttore di Quaderni Radicali e di Nuova Agenzia Radicale – e in tal senso un momento significativo resta la prima manifestazione dei radicali di Napoli al teatro Augusteo per il lancio della campagna per il referendum per il divorzio. Fu un successo enorme e con nostra grande sorpresa le monetine che avevamo raccolto come autofinanziamento bastarono, oltre che per pagare il teatro, anche per proseguire la campagna e Maurizio ne fu, seduta stante, il fidato tesoriere”.
Nell’ultimo scorcio della sua vita era giunto a coniugare l’esperienza di psicoterapeuta con la passione per la ricerca storica ed aveva elaborato un nuovo approccio alla pratica psicoterapeutica basato proprio sulla psicogenealogia degli antenati. “Esistono – scriveva Maurizio poco più un anno fa – delle dinamiche nascoste che mantengono legati gli individui alla propria nazione, alla propria famiglia, al proprio gruppo sono una modalità di appartenenza e queste lealtà a valori, idee, leggi del sistema sono spesso invisibili ed inconsapevoli e spingono le persone ad attuare degli atteggiamenti e dei comportamenti che condizionano la vita, le cognizioni, le emozioni e le relazioni con gli altri. Possiamo infatti renderci conto che la nostra vita spesso viene condizionata da atteggiamenti e comportamenti che non sono proprio nostri, ma che appartengono ad altri membri della famiglia, magari scomparsi da tempo, e che esercitano ancora un certo influsso e quindi di fatto limitano la nostra libertà”.
Proprio nel giorno dell’anniversario della sua morte il Del Vento Club del Benessere Napoli, l’Associazione Amici di Quaderni Radicali e l’Istituto Internazionale per gli Studi Patologici e Psicopatologici annunciano un convegno in sua memoria. “L’arte del Vivere e del Morire”, sarà un appuntamento a lui dedicato che si svolgerà nella prestigiosa sede dell’Antisala dei Baroni del Maschio Angioino di Napoli e avrà luogo il 13 maggio prossimo, giorno dell’approvazione della legge 180/1978 di riforma psichiatrica.
“Vogliamo ricordare Maurizio attraverso il suo impegno civile e sociale – spiega Claudia Del Vento – incentrato sullo sviluppo della coscienza individuale con lo scopo di recuperare l’integrità della persona e così abbiamo deciso che il convegno parlerà della morte, di come la cultura del nostro tempo ha dimenticato che la morte è un evento naturale e sacro per tutti ritenendola un incidente di percorso che va subito accantonato o delegato al medico e al prete”.
Fine ultimo del convegno sarà porre l’accento sul diritto a ritualizzare la morte secondo il rito che il defunto, la sua famiglia, il suo gruppo culturale di riferimento abbiano scelto attraverso l’istituzione da parte del Comune di uno spazio pubblico in cui sia possibile la commemorazione del defunto nel rispetto della pluralità dei riti.
“La città di Napoli non possiede questi spazi per cui, chi non si riconosce nella tradizione del funerale cattolico, è costretto a raccogliersi in luoghi di fortuna come appartamenti privati, sale di obitori, e persino chiese sconsacrate. In tutta Italia solo due città, Roma e Milano, si sono attrezzate in tal senso. Con lo slogan uno spazio sacro per ognuno – continua Del Vento – ci ritroveremo a Maggio per ricordare che Maurizio è stato un ricercatore, un “entronauta” ed un “astronauta”. Il dentro ed il fuori in lui non erano scissi. Il suo impegno civile e sociale sono andati di pari passo alla sua crescita interiore ed umana. Il suo è stato un lavoro intenso e continuo di ricerca di significato e di integrazione. Una ricerca di modelli esistenziali, mentali ed operativi che potessero dare un senso alla propria condizione umana in questo spazio ed in questo tempo”.
Uno sforzo incessante fatto con vigore e presenza.
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