di Oreste Mottola
Parte IV - CICCIO IORIO e il CONTRATTO
CICCIO IORIO - L'ex muratore diventato fotografo Ciccio Iorio volle prendersi lo sfizio di fare anche uno scherzo a don Ulderico. Aspettò che con il solito giro di amici Buonafine passeggiasse per Piazza Antico Sedile. Gli attaccò un petardo ai lembi della giacca e lo fece scoppiare. Lui replicò imperturbabile "Caro Ciccio, me l'hai fatta . . . ma io ti restituirò, a tempo debito, lo scherzo! Ma sarà una cosa seria. . non ti dovrai incazzare". E per mesi e mesi Iorio aspettò la reazione del Buonafine. Quest'ultimo aspettò il periodo intorno al primo di aprile per mettere in azione la beffa. Si ricordò di "Jose", il fratello che Ciccio Iorio aveva in America, ed imitandone la calligrafia scrisse una lettera al sarto Alberto Tancredi, con la quale gli annunciava il ritorno ad Altavilla, dopo la fortuna fatta in America. Tancredi comunicò subito la lieta notizia a Ciccio Iorio e questi. per non fare brutta figura, si affrettò a far imbiancare la propria abitazione, comprò un vestito nuovo per i figli e fiducioso andò a Napoli, presso l'Albergo Sirena, ad attendere l'arrivo di Jose Iorio. A causa di ritardi vari e per non perdere l'appuntamento Ciccio si fece il tratto da Altavilla a Salerno in bicicletta! Con le strade dell' epoca, sconnesse ed in terra battuta, non fu certo un viaggio agevole. E dopo qualche giorno d'attesa, l'albergatore amico e complice di don Ulderico Buonafine gli fece sapere che era arrivato un telegramma che lo riguardava. Il testo diceva pressappoco: "Mi trovo ad Altavilla presso Ulderico Buonafine. Firmato: Jose Iorio". Lo 'mbacchione (il soprannome di Ciccio) capì tutto e tornò scornato ad Altavilla. Era il primo aprile, e così nel paese prese piede l'usanza del... pesce d'aprile. Ulderico e Ciccio rimasero amici e questa del "fratello americano" diventò la beffa più celebre di Altavilla.
IL CONTRATTO E LA SCADENZA - Don Ulderico costruiva anche delle ringhiere in ferro di notevole fattura artistica. Ma per farle ci voleva molto tempo. Capitò così che a lui si rivolse una nota famiglia altavillese che aveva qualche soldo e s'era costruito un villino pretenzioso che abbisognava di parapetti che ben figurassero. . Il capofamiglia era un tipo dall'aria furbetta. . E così a don Ulderico Buonafine ordinò la costruzione delle ringhiere, gli versò una caparra e pretese un contratto che contemplasse una data di consegna a decorrere dalla quale scattava per ogni giorno di ritardo una cospicua penale. Scelse lui stesso una data ravvicinata con l'obiettivo di un sostanzioso risparmio sul prezzo pattuito ma . . . commise l'errore d'incaricare lo stesso don Ulderico della scrittura del contratto. Questi fiutata la trappola lo scrisse e dimenticò (intenzionalmente) dopo aver scritto giorno e mese, di indicarvi l'anno. Il signorotto, dopo qualche giorno dalla data pattuita, trascinò don Ulderico presso la Pretura di Roccadaspide per l'inadempienza contrattuale. Ma il Pretore non potette non darla vinta al Buonafine che così si scelse da solo sia i tempi di lavorazione e soprattutto riscosse l'intero importo del contratto. Quando si dice "a brigante, brigante e mezzo...".
Parte IV - CICCIO IORIO e il CONTRATTO
CICCIO IORIO - L'ex muratore diventato fotografo Ciccio Iorio volle prendersi lo sfizio di fare anche uno scherzo a don Ulderico. Aspettò che con il solito giro di amici Buonafine passeggiasse per Piazza Antico Sedile. Gli attaccò un petardo ai lembi della giacca e lo fece scoppiare. Lui replicò imperturbabile "Caro Ciccio, me l'hai fatta . . . ma io ti restituirò, a tempo debito, lo scherzo! Ma sarà una cosa seria. . non ti dovrai incazzare". E per mesi e mesi Iorio aspettò la reazione del Buonafine. Quest'ultimo aspettò il periodo intorno al primo di aprile per mettere in azione la beffa. Si ricordò di "Jose", il fratello che Ciccio Iorio aveva in America, ed imitandone la calligrafia scrisse una lettera al sarto Alberto Tancredi, con la quale gli annunciava il ritorno ad Altavilla, dopo la fortuna fatta in America. Tancredi comunicò subito la lieta notizia a Ciccio Iorio e questi. per non fare brutta figura, si affrettò a far imbiancare la propria abitazione, comprò un vestito nuovo per i figli e fiducioso andò a Napoli, presso l'Albergo Sirena, ad attendere l'arrivo di Jose Iorio. A causa di ritardi vari e per non perdere l'appuntamento Ciccio si fece il tratto da Altavilla a Salerno in bicicletta! Con le strade dell' epoca, sconnesse ed in terra battuta, non fu certo un viaggio agevole. E dopo qualche giorno d'attesa, l'albergatore amico e complice di don Ulderico Buonafine gli fece sapere che era arrivato un telegramma che lo riguardava. Il testo diceva pressappoco: "Mi trovo ad Altavilla presso Ulderico Buonafine. Firmato: Jose Iorio". Lo 'mbacchione (il soprannome di Ciccio) capì tutto e tornò scornato ad Altavilla. Era il primo aprile, e così nel paese prese piede l'usanza del... pesce d'aprile. Ulderico e Ciccio rimasero amici e questa del "fratello americano" diventò la beffa più celebre di Altavilla.
IL CONTRATTO E LA SCADENZA - Don Ulderico costruiva anche delle ringhiere in ferro di notevole fattura artistica. Ma per farle ci voleva molto tempo. Capitò così che a lui si rivolse una nota famiglia altavillese che aveva qualche soldo e s'era costruito un villino pretenzioso che abbisognava di parapetti che ben figurassero. . Il capofamiglia era un tipo dall'aria furbetta. . E così a don Ulderico Buonafine ordinò la costruzione delle ringhiere, gli versò una caparra e pretese un contratto che contemplasse una data di consegna a decorrere dalla quale scattava per ogni giorno di ritardo una cospicua penale. Scelse lui stesso una data ravvicinata con l'obiettivo di un sostanzioso risparmio sul prezzo pattuito ma . . . commise l'errore d'incaricare lo stesso don Ulderico della scrittura del contratto. Questi fiutata la trappola lo scrisse e dimenticò (intenzionalmente) dopo aver scritto giorno e mese, di indicarvi l'anno. Il signorotto, dopo qualche giorno dalla data pattuita, trascinò don Ulderico presso la Pretura di Roccadaspide per l'inadempienza contrattuale. Ma il Pretore non potette non darla vinta al Buonafine che così si scelse da solo sia i tempi di lavorazione e soprattutto riscosse l'intero importo del contratto. Quando si dice "a brigante, brigante e mezzo...".
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