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venerdì 19 settembre 2008

La mostra su Cefalonia. A Salerno dal 30 settembre 2008

Durante la seconda guerra mondiale l'isola di Cefalonia fu occupata dagli italiani il 1° maggio 1941 come parte della campagna di GreciaDopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, avendo il presidio italiano (costituito dalla divisione Acqui) rifiutato l'intimidazione di resa fatta dai tedeschi, fu attaccato e sopraffatto con la perdita di circa 3000 uomini. Dei superstiti oltre 5000 furono "giustiziati" (14-22 settembre 1943) in quello che è noto come l'eccidio di Cefalonia.

Martedì 30 settembre, alle h. 18,30, nel Complesso Monumentale di S. Sofia di Salerno verrà presentata la memoria fotografica dal titolo"I ragazzi del '43. L'eccidio della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù. Il contributo della città di Salerno e della Provincia." L'evento è sostenuto dal Comune, dalla Provincia, dall'Azienda del Gas, dalla Centrale del Latte, dalla Bimed, dal Liceo Sc. G. da Procida e dal Museo Acqui di Argostoli- Cefalonia.

A distanza di 65 anni da uno dei più efferati eccidi compiuti dall'esercito tedesco durante la 2° guerra mondiale, in cui furono assassinati, dopo l'8 settembre, almeno 5000 militari dell'eroica Divisione Acqui di stanza a Cefalonia e Corfù, la città di Salerno e la sua Provincia ricordano e rendono omaggio ai 52 concittadini caduti e ai 15 sopravvissuti che di quella strage furono testimoni.

La nostra terra che ha dato sempre prova di buona memoria storica, ricompone in un sacrario ideale il sacrificio di questi giovani eroi ed esprime loro i sensi della sua riconoscenza, della sua gratitudine, della sua pietà, indicando alle nuove generazioni un luogo per riuscire a vedere meglio il futuro, un luogo intorno a cui stringersi insieme alle famiglie e a quanti ne hanno coltivato la sacra memoria, un luogo da cui partire per la progettazione e la realizzazione di una città fondata sui valori civili della convivenza, della partecipazione, della tolleranza, del rispetto, della pace, valori che la nostra terra ha conquistato con dolorosa tenacia in quei giorni del '43 che la videro protagonista di una grande pagina di storia.

Luciana Baldassarri

Si veda anche il post Cefalonia. I due sopravvissuti altavillesi ignorati e dimenticati dalla loro Altavilla

1 commento:

  1. Gentilissimo Oreste,

    sono da tempo appassionata lettrice di Unico. E non solo per la conoscenza personale di nomi del giornalismo locale che scrivono anche per il tuo giornale.
    Oggi ti scrivo perché con lo scorso numero di Unico ho avuto modo di leggere, nella pagina della Collina degli Ulivi, l'articolo sulla storia di Biagio Paruolo e Pasquale Acito.
    L'ho letto con enorme e commossa sorpresa. Anche il mio papà era un sopravvissuto a Cefalonia. Purtroppo scomparso già nel lontano 1974.
    Nei giorni successivi ai tragici fatti dell'8 settembre, scelse di restare a combattere nelle file dell'ELAS, formazione partigiana.
    Fin da piccola accompagnavo e seguivo il mio papà nella ricerca dei suoi compagni, partecipando anche a raduni nazionali dei reduci. Ricordo, ma ero piccola, il rientro in patria delle salme e la cerimonia al sacrario di Bari. Ricordo l'inaugurazione dei monumenti a Parma, di quello bellissimo a Verona, ad Acqui. Ricordo con commozione l'affetto che univa tutte quelle persone che una volta all'anno si riuniva
    per riabbracciarsi.
    Di recente, una professoressa salernitana, Luciana Baldassarri, ha voluto ricostruire la storia della Divisione. Ne ha scritto anche un libro. Ha contattato reduci o le famiglie con una pertinacia lodevole. Ha raccolto foto e notizie. Tutto il materiale è stato raccolto per una mostra che si terrà a Salerno dalla fine di settembre fino ai principi di ottobre.
    So che Luciana, alla quale ho prestato la mia modesta collaborazione, ha già contattato Bruno Di Venuta e le famiglie dei due altavillesi.
    A te vanno i miei ringraziamenti affettuosi per avere pubblicato la storia, per avere consentito a chi come me ha sentito quelle stesse storie e sofferto di rimando per le atrocità perpetrate di sapere che non è storia dimenticata. E che mai dovrà esserlo.
    Il mio papà, al ritorno dalla Grecia, portò chiuso in un fazzoletto un pugno di quella terra intrisa di tanto sangue. Il barattolo che la raccoglie lo custodisco ancora gelosamente. E ho la sensazione che da quel barattolo si levi forte il monito "Mai più...!!!" di fronte alla rinascita di sentimenti razzisti e nazisti in tante parti di questo nostro paese.

    Con gratitudine,

    Rosanna Paradiso

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